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Una raccolta di articoli e pubblicazioni che parlano di Silvio

 

 

La Maestra di Silvio

MI SENTO VERAMENTE PRIVILEGIATA…

  Era una splendida domenica di settembre dell’anno 1975, Silvio corona il suo sogno: fare la prima Comunione con il suo fratello Carlo a cui è molto affezionato.

Egli si è preparato all’appuntamento con impegno ed entusiasmo.  Vicino alla casa, accanto al pilone della borgata Becchio , fatto erigere dalla famiglia e dedicato a Papa S:Pio X, c’è il Parroco, don Vincenzo Pansa che celebra la S. Messa; ci sono anche diversi familiari, parenti ed amici.

Tra gli invitati ci sono anch’io, la sua prima maestra, a cui Silvio è legato da sentimenti di stima e di grande affetto.  Ripensando a quel giorno, a distanza di tanti anni, 30 proprio quest’anno,  mi sento di essere stata veramente privilegiata per aver potuto condividere con lui e con la sua famiglia la gioia di quei momenti di preghiera e di festa.

 Silvio, mentre riceve per la prima volta Gesù eucaristico, è radioso e prega con devozione, dimostrando di avere già una fede semplice e profonda.   In quel momento egli non può ancora immaginare che quel Gesù che viene nel suo cuore sarebbe diventato il suo più grande Amico e gli avrebbe dato forza e coraggio per affrontare la sofferenza. Egli infatti durante la malattia pregherà incessantemente e riceverà Gesù nell’Eucarestia ogni giorno, fino all’ultimo. Da Lui attingerà l’aiuto e sostegno per percorrere il suo Calvario, diventando così Testimone di vera fede per tutti noi che l’abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto bene.                          La maestra Vanna.

 

IL CORRIERE DI CHIERI 24/09/ 2004 Per gli ammalati, nel nome di Silvio 25° della sua morte: una domenica dedicata alla preghiera

L’OSSERVATORE ROMANO 25/09/2004 Un piccolo grande maestro

LA STAMPA Torino sette 24/09/2004 Silvio Dissegna ricordato nel 25° della sua morte, a Poirino

GAZZETTA D’ALBA  24/09/2004 Una funzione per Silvio Dissegna a 25 anni dalla morte

IL CORRIERE  DI CHIERI 8/10/2004  A Poirino una piazza per Dissegna

MADONNA DEL ROSARIO Dicembre 2004 Anche a Roma vogliamo tanto bene a Silvio Dissegna.

LE CIOCHE ‘D POIRIN Novembre 2004  POIRINO DEDICA UNA PIAZZA A SILVIO DISSEGNA

Non è dovuto sembrare strano e neanche fuori posto all’Amministrazione Comunale di Poirino

dedicare una piazza, non ad un politico, ad uno scienziato, a qualche personaggio famoso o benemerito della cittadinanza, ma ad un ragazzino di 12 anni. Il merito va prima di tutto al compianto parroco della Lunga, don Antonio Bellezza Prinsi, che ha iniziato il percorso di beatificazione del ragazzo e che già dal 1999 aveva suggerito l’idea  alla Giunta dell’epoca, guidata dall’ architetto Pierluigi Avataneo, con Angelita Mollo, coetanea e amica di Silvio, nel ruolo di assessore alla cultura. Tale proposta  venne subito accettata e messa in atto; venne ripresa e portata a termine poi dalla Giunta attuale, guidata dall’ ingegner Sergio Tamagnone.

 E’ un bellissimo segno che siano stati riconosciuti, non solo i valori politici, culturali, di benemerenza civile od umanitaria, ma anche i valori spirituali della fede, della preghiera, del coraggio nella sofferenza offerta per il bene del mondo, dei valori eterni della persona umana, valori che sovente vengono dimenticati e disattesi.

 Per questo, domenica 17 ottobre 2004, i genitori di Silvio, hanno potuto tagliare il nastro dell’inaugurazione, nella piazzetta creata di recente dietro gli uffici dell’Asl, dopo che il Sindaco ing. Sergio Tamagnone, ha messo in risalto l’importanza ed il valore morale di questo gesto per la città di Poirino. E’ seguita la preghiera di benedizione fatta dal parroco di Poirino, don Ottavio Paglietta che ha parlato della fortuna per la città di avere un ragazzo, vero testimone della Fede e esempio insigne per tutti, giovani e meno giovani. Don Lio de Angelis, attore, cioè responsabile della Causa di beatificazione di Silvio Dissegna,  ha delineato i punti più salienti e toccanti della sua vita, ringraziando ancora don Antonio Bellezza e le due Amministrazioni che hanno realizzato l’opera e ricordando che anche dal Pontefice, Giovanni Paolo II, Silvio è stato indicato come esempio per le nuove generazioni e  ha ricordato che la devozione e la fama di questo “giovane Servo di Dio”, in questi ultimi tempi è cresciuta ulteriormente, anche all’estero.               D.L.

 

 

Dall’ OSSERVATORE ROMANO 25/09/2004

Ricordo di Silvio Dissegna a 25 anni dalla morte

 

UN PICCOLO GRANDE MAESTRO

Già quando era in vita, durante la sua malattia (il cancro alle ossa) che lo ha consumato lentamente,

e subito dopo la sua  morte, era iniziato a diffondersi da lui un umile intenso profumo di santità.

Tanti hanno conosciuto bene Silvio Dissegna: oltre ai suoi familiari, anche sacerdoti e religiosi, vicini e lontani

 

UNA PICCOLA VITA

Breve, troppo breve la sua vita, dodici anni appena, ma ormai nota a molti, portata in tutti i continenti della terra, dalla biografia che di lui scrisse don Antonio Bellezza ( ora esaurita), e da quanto noi stessi abbiamo scritto.

Nato a Moncalieri (Torino) il 1° luglio 1967, vive un’ infanzia serena e luminosa con i suoi cari, nella sua bella casa di Poirino (Torino), in intimità sempre più intensa con Gesù, pregato ogni giorno, incontrato settimanalmente nella Confessione e nella Santa Messa con la Comunione eucaristica, servito e amato nei suoi familiari, nei compagni, nei poveri.

D’intelligenza assai precoce, di singolare maturità, in mezzo ai giochi e ai primi studi elementari della sua età, ha una straordinaria comprensione della vita della Fede che lo illumina e lo trasforma tutto.    A dieci anni e mezzo, nella primavera del 1978, la scoperta nel suo corpo della malattia incurabile.  Non c’è bisogno di ingannarlo né di illuderlo. Animato dalla fede, Silvio accoglie il dolore, devastante come un tornado, come dev’essere accolta la Croce di Cristo, che redime ed espia il peccato.

 

 Ogni giorno vuole unirsi a Gesù immolato nel Santo Sacrificio, ricevendolo nella Comunione Eucaristica. Sgrana un Rosario dopo l’altro alla Madonna, anche di notte, mentre il male lo consuma. Ripete a Gesù: ”Gesù, io credo che tu mi vuoi bene”.

Tutti accoglie ed illumina con il suo sorriso e attende la sua ora, certo che sarà felice solo in Cielo, quando vedrà Gesù che è la sua unica gioia. E’ la sera del 24 settembre 1979 – 25 anni fa -  quando Silvio dopo venti mesi di Calvario, se ne va in silenzio, come un “ piccolo Gesù” sulla croce, adorando Dio, come un’Ostia per la salvezza del mondo.

Dal 9 novembre 2001, la sua causa di canonizzazione prosegue presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Chi lo ha conosciuto di persona, o per averne letto la biografia, chi, senza nulla anticipare del giudizio della Chiesa, ritiene di aver ricevuto per sua intercessione celesti favori, ne può solo gioire, ed attendere e pregare.

 

L’OPERA DI DIO

Nel ripensare a questa piccola vita, si trova sempre qualche nuovo raggio di luce che da Gesù, per mezzo di Silvio, si irradia su di noi a indicarci la sua missione nel mondo, missione che continua

oggi.  Ai discepoli che gli chiedevano il perché della sofferenza del cieco nato, Gesù rispose:

“ E’ perché si manifestino in lui le opere di Dio” (Gv.9,1). Gesù stesso aveva spiegato che “questa è l’opera di Dio: credere in Colui che Dio ha mandato” (Gv.6,29). L’opera di Dio da compiere è dunque la fede e la sequela di Gesù Cristo, la comunione eterna in Paradiso.” La fede che vince il mondo. Vince il mondo chi crede che Gesù è il Figlio di Dio” (1 Gv.5, 4-5), e può tutto, anche la vittoria e il trionfo sul dolore e sulla morte.

In Silvio Dissegna è apparsa l’opera di Dio per eccellenza, la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, che trasforma anche il cancro in redenzione del mondo con Lui Crocifisso, che cambia la notte del dolore e dell’umana disperazione nella vita: la Vita vera.

 

E’ certamente un miracolo che un bambino malato di un male incurabile guarisca per la potenza di Dio. Ma è miracolo altrettanto grande che, per la luce della fede in Gesù Cristo e per la potenza del suo sacrificio sulla croce, reso presente nell’eucarestia, una fragile creatura come Silvio manifesti al mondo la risposta vera, definitiva ed adeguata al problema del dolore e della morte, anzi sia lui stesso questa risposta vera e viva, come scrisse il padre Garrigou-Lagrange a proposito della piccola serva di Dio Antonietta Meo (Nennolina): “ Questa piccola vita supera considerevolmente molti filosofi…ed è arrivata, per la luce dello Spirito santo, a una soluzione non solo astratta e speculativa, ma concreta e vissuta al problema del dolore, nell’offerta di sé con Gesù Crocifisso”

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LUCE SUL MISTERO

Ecco, qui sta la grandezza di Silvio. Quando frequentava le elementari, egli un giorno scrisse:

“Da grande farò il maestro, perché mi piace insegnare agli altri: però so che fin da ora devo imparare tante cose”. Oggi questa affermazione sembra quasi una “profezia”.

Riguardo all’età, non è mai diventato “grande”: avrà sempre dodici anni. Fin da piccolo, però ha imparato tante cose, soprattutto la più bella, la più sublime che molti potenti e sapienti del mondo non sanno ancora o rifiutano di sapere: la vita dell’uomo è redenta e salvata solo da Cristo.

Soltanto in Lui, trova luce, speranza, risurrezione e gioia il problema del dolore e della morte che fuori di Lui è disperante enigma.

Così avvinto alla Croce di Gesù, Silvio benché tanto piccolo, è diventato grande a dodici anni. Già nel suo breve passaggio tra noi, gli è capitato, come a Gesù dodicenne nel tempio di Gerusalemme, di stupire “ i grandi” che lo vedevano ed ascoltavano, con la sua sapienza.(Lc.2,46-47).

Ora che la sua storia è nota in tutto il mondo, davvero comincia a compiersi il suo sogno: ”Da grande farò il maestro”. Maestro con la sapienza di Gesù.

A chi oggi –familiari ed amici – gli può ancora domandare con nostalgia struggente: Ma perché ci hai fatto così? Perché te ne sei andato tanto presto?” Silvio, con singolare autorevolezza può rispondere, come Gesù: “Io devo stare nelle cose del Padre mio” (Lc. 2, 49).

Stare nelle cose di Dio significa innanzitutto seguire, amare, indicare ai fratelli Gesù Cristo e Lui Crocifisso che in questo e nell’altro mondo, è per chi lo accoglie, la redenzione e la vita. Silvio a dodici anni, può esserci maestro con la pedagogia del dolore innocente vissuta nella sua carne: la Croce di Cristo, sapienza e potenza di Dio.

Accoglierla è la più letificante avventura della vita, l’avventura che muove chi la compie a rivolgersi a Gesù, unico maestro e salvatore:” Arcana solus explicas/ vitae,doloris et funeris;/ aeternitatis arduum / recludis et misterium” (Tu solo fai capire le cose arcane della vita, del dolore e della morte; e in Te si trova l’arduo mistero della vita eterna).        Paolo Risso

 

 

 

CREDO AL DOLORE COME DONO DI DIO

 

Non è facile pronunciare questa frase veramente col cuore e con convinzione.

Il dolore è sempre stato ostico per l’uomo,  direi, il nemico numero uno da evitare e da vincere, ma da quando Gesù si è liberamente sottoposto alla passione e morte, in tutta la sua crudezza, il dolore ha assunto un altro aspetto. Anche Gesù ha chiesto al Padre  di esserne liberato “Padre, se è possibile, passi da me questo calice, però non come voglio io, ma come vuoi Tu”

La più grande lezione che Gesù ci da nella passione, consiste che si possono essere sofferenze, vissute nell’amore, che glorificano il Padre. Cioè Gesù ci ha fatto capire che se il dolore è messo nelle mani del Padre, lo si può accettare come sua volontà, lo si offre con amore, allora può diventare strumento di salvezza, di purificazione, di desiderio incondizionato di fare la sua volontà ( pur sapendo che non è affatto Dio a mandarci le sofferenze), anche se è difficile e costa molto. Chi ha voluto e vuole seguire Gesù che ha detto “Chi vuol essere mio discepolo, prenda la sua croce, ogni giorno e mi segua”, queste cose le ha capite molto bene.

Spesso è la” tentazione” di fronte alla sofferenza che ci impedisce di fare progressi nella nostra vita cristiana. Tendiamo infatti a credere che la sofferenza è sempre da evitare, che non può esserci una sofferenza “santa”. Questo perché non abbiamo ancora fatto sufficientemente esperienza dell’Amore infinito di Dio.

Tutti i Santi, tanti bravi cristiani, ed anche Silvio Dissegna, a soli 12 anni, è riuscito ad entrare in quest’ordine di idee, che ha poi espresso in varie frasi, in vari modi e momenti della sua malattia.

   C’è una serva di Dio, Suor Maria Alfonsa Bruno, che ha vissuto anni nel dolore e l’ha capito   secondo Gesù,  ha tradotto in una poesia queste verità. Se la leggiamo con attenzione sono molte le frasi simili a quelle pronunciate da Silvio.              

IL Maestro è unico e chi lo vuol seguire lo si riconosce specialmente nella testimonianza del dolore.

Credo al dolore come dono di Dio.

Credo al suo immenso valore, perché Gesù stesso lo ha usato come sublime atto di amore e di riparazione.

Credo al dolore accettato, come mezzo di salvezza e di santificazione per sé e per gli altri.

Credo al dolore, profumato dall’incenso della preghiera, che apre i cieli e consola il cuore di Dio.

Credo al dolore, come arma potente per l’apostolato.

Credo al dolore, vissuto con amore per ottenere grazie.

Credo al dolore, offerto con quello di Cristo, col sorriso sulle labbra…ha la potenza di far scendere sulla terra una rugiada salutare per le anime vicine e lontane.

Credo al dolore che matura e fa crescere l’anima in sapienza e luce.                                      

Credo alla potenza del dolore che fa vivere l’anima in continua umiltà e annientamento.

Credo al dolore come crescita di amore e donazione a Dio ed ai fratelli.

Credo al dolore come mezzo per distaccarci da tutto ciò che dice terra e fa vivere nella beata attesa del cielo.

Credo al dolore, che fa vivere in buona amicizia con sorella morte.

Credo al dolore, come potente arma per disarmarci nei tanti contrasti e spine della vita, perché ci fa pensare: tanto ci starò così poco sulla terra! Amen.    Alleluia !

 

Suor Maria Alfonsa è nata  nel 1937 a Tarquinia (Viterbo). Nel 1956 a Messina entra a far parte delle ”Ancelle Riparatrici del S.S. Cuore di Gesù”. Nel 1967 le viene diagnosticata l’artrite reumatoide. Nel 1973 è costretta ad usare la sedia a rotelle. Nel 1994, dopo anni di sofferenza ritorna al Padre.

 

 

 

LA GLORIA DEI SEMPLICI 

 

    Centinaia di volte si è parlato da queste pagine della semplicità di Silvio,  proprio quella semplicità di cui parla Gesù nel Vangelo, quando dice che “ il Regno dei Cieli appartiene ai piccoli e ai semplici”. Ebbene, uno che di semplicità se ne intendeva, perché l’ha vissuta in pieno, unita ad una grandissima sapienza, cultura e santità di vita è proprio il compianto Cardinal Anastasio Ballestrero, il quale in una delle sue “semplici”, ma sostanziose conversazioni, così si esprimeva :”Facciamo caso che in tutti questi ultimi anni il Signore ha mandato nella gloria soltanto dei semplici, degli umili, della gente illetterata e impariamo. Di questi tempi noi siamo tanto angustiati dal demonio delle inutili curiosità, ed è una specie di frenesia di tutto sapere, di tutto capire, di tutto scandagliare, e invece abbiamo tanto bisogno di metterci lì con un pochino più di semplicità, ricordando le parole del Signore:”Signore ti benedico e ti ringrazio perché queste cose le hai rivelate ai semplici ed agli umili e le hai nascoste ai superbi”.

 E’ una grande lezione che dobbiamo imparare di questi tempi specialmente,perché è un fatto che stiamo diventando un po’ troppo curiosi, un po’ troppo complicati, un po’ troppo savi,troppo sapienti, direi, e non sappiamo più stare ai piedi del Signore con quella semplicità evangelica che invece è tanto necessaria, se vogliamo che il Signore ci parli, ci faccia capire Lui, ci riveli i suoi segreti.

 E’ un fatto che questa insistenza della Provvidenza nel mandare sull’altare dei semplici, di questi ultimi anni, è sorprendente.   Almeno io sono stato sorpreso, ci penso tante volte e ci trovo una strada; è veramente una indicazione, perché  quando il Signore manda in un determinato tempo qualcuno sugli altari, non ce lo manda  perché ne scrivano i giornali, lo manda perché i cristiani imparino, tutti!

Sono gli esempi che ci dà oggi per noi.”

   La lezione è chiara per noi, e ci auguriamo che anche Silvio, proprio per la sua profonda semplicità, ci dia una mano, perché impariamo tutti!.

Nei salmi e nei libri sapienziali compare qua e là l’indicazione per i semplici, per gli ingenui, i piccoli, gli inesperti, per coloro che sono umili, perché il Signore li renda saggi ed abbiano accorgimento, luce e capacità di discernere:”La parola del Signore rende saggio il semplice” (Sal.19,8) “ Chi scopre la tua parola entra nella luce; anche i semplici la capiscono”(Sal.119,130) E così molti altri testi.

 Gesù stesso ci offre un richiamo efficace alla semplicità,come superamento dell’indecisione a seguirlo.  E’ proprio il caso di Silvio che ha mai avuto indecisioni nella preghiera e nel credere alla presenza confortante di Gesù. Uno stimolo a capire meglio la semplicità ci può giungere anche dalla frase di Gesù:”Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché Dio dà il suo Regno  a coloro che sono come loro. Io vi assicuro: chi non l’accoglie come farebbe un bambino, non vi entrerà” (Lc.18,15-17)

Chi nel linguaggio biblico è “come” un bambino? Colui che non ha meriti da accampare, non ha titoli da far valere, non ha imprese  di cui vantarsi. E qui viene spontaneo pensare a tutta la vita di Silvio che si è svolta proprio alla luce di questi princìpi semplici. Anche Silvio non aveva medaglie da esibire, se non la sua innocenza e sofferenza, era consapevole di aver bisogno di tutti, conosceva la sua impotenza. Significativa e fragrante di evangelica semplicità la sua frase in un tema del 4/12/76:” Con mio fratello e mia mamma non sono tanto gentile, a volte vorrei essere più buono verso la mia famiglia, ma non ci riesco!”. Nessun invito  a regressioni infantilistiche, ma una chiamata a crescere  nella maturità della fede, senza perdere quell’ infanzia che ne è il vertice. Emozionante per noi, leggere  la frase del bambino Silvio, come questa:” Quando vado a Messa, vado perché mi sento peccatore e chiedo perdono al Signore, confessandomi e ricevendo la Comunione” (4/12/76).

         Semplicità è anche avere la capacità di vedere le cose nella loro essenzialità e bellezza creaturale. E qui Silvio sovrabbonda di scoperte  nella natura, nei fiori, nella neve, nel canto degli uccelli, nell’inizio della primavera che, secondo lui rallegra tutti e porta conforto dopo il duro inverno.”I prati si riempiono di fresca erba e nell’aria si spande un odore di fiori teneri…”.

 Semplicità è avere anche desideri grandi, magari irraggiungibili, ma che per un bambino sono veri e sinceri:”Per ricompensare i beni ricevuti dai miei genitori, quest’estate vorrei    andare dai vicini a lavorare. Quando il mio papà è in difficoltà, io sono pronto ad aiutarlo” (3/3/77)

Semplicità è anche l’amore gratuito verso i fratelli. E qui, c’è l’ imbarazzo della scelta, se vogliamo riportare esempi di Silvio. Il fermarsi nel gioco del calcio, se uno si fa male, il dare l’elemosina ad un povero perché “viva una vita migliore”, il dispiacere di sentire delle bestemmie, il suo disappunto al sentire  l’omicidio di Aldo Moro, di quanto combinano le Brigate Rosse e tanti altri esempi di carità genuina, che nasce solo da un cuore semplice e guidato dalle parole di Gesù.

 

Veramente, anche nella semplicità evangelica Silvio ci fa da maestro. Beati noi se siamo capaci di imparare anche questa bella lezione.         

 

D.L.

 

 

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IL CORO “PRIMAVERA” DI SUSA (TO)  

 

Una giornata piena di calore ed affetto umano, nel ricordo di Silvio, ci ha regalato il giovane Coro Primavera di Susa, venuto a renderci la S. Messa più solenne con le sue voci meravigliose. E’ stata tutta un’ esplosione di vita, di giovinezza e di gioia, sia la funzione in chiesa, che il pranzo che ne è seguito.

  Il Coro ha potuto vedere una cassetta sulle manifestazioni fatte in onore di Silvio, nelle varie giornate dell’anno. Ha visitato la mostra che si sta sempre più arricchendo di foto e testimonianze sulla devozione a Silvio, che ci pervengono un po’ da tutto il mondo. Certamente siamo tutti protesi nella preghiera con la speranza unanime  che il Signore esalti il Servo di Dio con un miracolo. Disponibili quindi alla volontà di Dio, ma non cessiamo di pregare e far pregare per questo. Grazie ancora al coro Primavera che ci ha aiutato in questa gioia e speranza.

Ma lascio la parola a don Walter Mori, direttore del Coro:

“ Carissimo Confratello, eccomi dopo la magnifica domenica del 9 novembre 2003, a mantenere la promessa, sia per quanto riguarda l’articolo che è apparso su VALSUSA, sia per i pensieri dei ragazzi. Sono veramente spontanei, tutta farina del loro sacco.   Ho cercato anche altro, per quanto riguarda la Francia, per il portoghese, provvederò. Vorremmo tanto che Silvio fosse più conosciuto. Il Signore ci aiuti! Grazie per il tuo lavoro e per i magnifici risultati che ottieni. Ricordiamoci al Signore. Un cordialissimo saluto da tutti noi.

Don Walter Mori.”

 

 

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Scrivono su Silvio - dal settimanale "La Val Susa"
Da La Val Susa


Silvio Dissegna: “Il contagio di un ragazzino”

    Mi trovavo una domenica mattina nella Chiesa di Santa Giovanna d’Arco a Torino, mia parrocchia per oltre trent’anni. Qui vi trovai a sinistra un libro di Silvio Dissegna depositato non so da chi. Mi attirò il volto del giovane e il titolo: “Morire di cancro a 12 anni”.
    Lo portai a casa, lo lessi e rilessi. Telefonai alla famiglia e concordai una visita con mia moglie ai genitori di Silvio, che ci accolsero con calore.
    Decisi in seguito di leggere il volumetto ai ragazzi che preparavo alla Santa Cresima e l’esito fu molto buono.
    Allora pubblicavo un giornalino “Ragazzi oggi” che diffondevo tra i ragazzi che preparavo alla Santa Cresima. L’esito fu molto buono e i ragazzi stessi furono invitati a scrivere le loro impressioni su Silvio di cui avevano ascoltato la lettura del libro.
    Copia del giornalino lo inviai ai signori Dissegna e per conoscenza da questi a don Antonio.

Ecco alcuni giudizi espressi dai ragazzi:
Marco: “Era un ragazzo vispo e allegro ed anche molto coraggioso. Aveva una grande forza d’animo. Non pensava quasi per niente al suo dolore, mentre si preoccupava delle persone che gli erano vicine. Credo che adesso stia sorridendo nel meraviglioso mondo di Dio”.

Federica: “Nonostante gli atroci dolori che per le piaghe si formavano su tutto il corpo, riesce a pensare agli altri. Tutto questo perché ha un immenso amore per Gesù e per la Madonna.
Perde anche la vista, ma il suo amore per Gesù non viene mai meno.
Lascia i genitori e gli amici con il sorriso sulle labbra”.

Andrea: Era un bambino bellissimo.
I suoi genitori gli fecero quasi subito conoscere il suo più grande amico, Gesù. Tra Lui e Silvio crebbe ben presto una grande amicizia. Parlava a Gesù come ad un amico. Era un vero e proprio sole per gli altri.
Per lui la guarigione è secondaria e dice al Signore di unire le sue sofferenze a quelle di Gesù in croce.
Sogna la Madonna e confida nella mamma che aveva una voce soave, ma c’erano tra Lei e lui dei massi che gli impedivano di              da Lei.
Aveva 12 anno ma era in fatti d’amore come ne avesse 90. Ha raggiunto con un libro tutte le parti del mondo per offrire il suo esempio d’amore verso Dio e il prossimo.

Giuseppe: “I genitori non gli parlavano di favole, ma soltanto di Gesù e della Madonna.
Quando faceva qualcosa di male, subito chiedeva scusa.
Pregava giorno e notte, ma la sua preghiera preferita era il Rosario.
Muore lasciandoci con un sorriso fra le labbra”.

Claudia: “Quando Silvio pregava, non pregava per sé, ma per le altre persone.
A Parigi in ospedale c’è vicino a Silvio un ammalato che bestemmia. Silvio non sorride più.
Muore a 12 anni ed era un gigante dell’amore e del dolore”.

Emanuela: “Silvio era un bambino bello. Nei suoi occhi luminosi c’era Dio; se lo guardavi non lo dimenticavi più.
Spesso diceva: “Gesù, soffro come Te”.
Ci ha lasciato il suo sorriso e ha dimostrato molta fede verso Dio.
Io sto cercando di vivere come Lui nella preghiera e quindi avere più fede”.

Federico: “A Parigi venne messo in una stanza assieme ad un altro che bestemmiava e quello lo faceva sentire peggio.”.

Christian: “Nel mio cuore è rimasta impressa la serenità con cui ha affrontato la sofferenza e il dolore dei suoi genitori.
E’ incredibile come Gesù gli volesse bene e come lui riuscì a ricambiare il suo amore”.

Giorgia: “Silvio pensava molto alla sua famiglia che oltre ad avergli raccontato delle favole, gli aveva parlato di Gesù.
Dopo la Prima Comunione aveva fame di Gesù.
La sua guarigione per Lui resta un fatto secondario; prima di lui ci sono gli altri.
Maria lo portò via la sera del 24 settembre 1979”.

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ORATORIO  “Silvio Dissegna servo di Dio”.

    Dopo quanto ho tratto dagli scritti dei ragazzi ai quali avevo letto di Silvio, ho ritenuto efficace per i giovani di Tavernette (frazione di Cumiana) dedicare un oratorio a Silvio Dissegna perché mi è parso utile ed edificante per loro.
    Attualmente nei corsi di catechismo in preparazione alla Santa “Prima messa di Comunione” e alla Santa Cresima inserisco sempre la lettura della vita di Silvio, certo che anche ai ragazzi del giorno d’oggi gli esempi sono strumento efficace ed indispensabile per la loro formazione e crescita spirituale.

Nino Bigo
Diacono