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Una raccolta di articoli e pubblicazioni che parlano di
Silvio La Maestra di
Silvio MI SENTO VERAMENTE
PRIVILEGIATA…
Era una splendida domenica di settembre dell’anno 1975, Silvio
corona il suo sogno: fare la prima Comunione con il suo fratello Carlo a cui
è molto affezionato. Egli si è preparato
all’appuntamento con impegno ed entusiasmo. Vicino alla casa, accanto al pilone della
borgata Becchio , fatto erigere dalla famiglia e dedicato a Papa S:Pio X,
c’è il Parroco, don Vincenzo Pansa che celebra la S. Messa; ci sono anche
diversi familiari, parenti ed amici. Tra gli invitati ci sono
anch’io, la sua prima maestra, a cui Silvio è legato da sentimenti di
stima e di grande affetto. Ripensando
a quel giorno, a distanza di tanti anni, 30 proprio quest’anno, mi sento di essere stata veramente
privilegiata per aver potuto condividere con lui e con la sua famiglia la
gioia di quei momenti di preghiera e di festa. Silvio, mentre riceve per la prima volta
Gesù eucaristico, è radioso e prega con devozione, dimostrando di avere già
una fede semplice e profonda. In quel
momento egli non può ancora immaginare che quel Gesù che viene nel suo cuore
sarebbe diventato il suo più grande Amico e gli avrebbe dato forza e coraggio
per affrontare la sofferenza. Egli infatti durante la malattia pregherà
incessantemente e riceverà Gesù nell’Eucarestia ogni giorno, fino
all’ultimo. Da Lui attingerà l’aiuto e sostegno per percorrere il
suo Calvario, diventando così Testimone di vera fede per tutti noi che
l’abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto bene. La maestra Vanna. IL CORRIERE DI CHIERI 24/09/ 2004 Per gli ammalati, nel nome di Silvio 25° della sua
morte: una domenica dedicata alla preghiera L’OSSERVATORE ROMANO
25/09/2004 Un piccolo grande
maestro LA STAMPA Torino sette 24/09/2004 Silvio Dissegna ricordato nel 25° della sua morte,
a Poirino GAZZETTA D’ALBA 24/09/2004 Una funzione per Silvio Dissegna a 25 anni dalla
morte IL CORRIERE DI CHIERI 8/10/2004 A
Poirino una piazza per Dissegna MADONNA DEL ROSARIO Dicembre 2004 Anche a Roma vogliamo tanto bene a Silvio
Dissegna. LE CIOCHE ‘D POIRIN Novembre
2004 POIRINO DEDICA UNA PIAZZA A
SILVIO DISSEGNA Non
è dovuto sembrare strano e neanche fuori posto all’Amministrazione
Comunale di Poirino dedicare
una piazza, non ad un politico, ad uno scienziato, a qualche personaggio
famoso o benemerito della cittadinanza, ma ad un ragazzino di 12 anni. Il
merito va prima di tutto al compianto parroco della Lunga, don Antonio
Bellezza Prinsi, che ha iniziato il percorso di beatificazione del ragazzo e
che già dal 1999 aveva suggerito l’idea
alla Giunta dell’epoca, guidata dall’ architetto Pierluigi
Avataneo, con Angelita Mollo, coetanea e amica di Silvio, nel ruolo di
assessore alla cultura. Tale proposta
venne subito accettata e messa in atto; venne ripresa e portata a termine
poi dalla Giunta attuale, guidata dall’ ingegner Sergio Tamagnone. E’ un bellissimo segno che siano stati
riconosciuti, non solo i valori politici, culturali, di benemerenza civile od
umanitaria, ma anche i valori spirituali della fede, della preghiera, del
coraggio nella sofferenza offerta per il bene del mondo, dei valori eterni
della persona umana, valori che sovente vengono dimenticati e disattesi. Per questo, domenica 17 ottobre 2004, i
genitori di Silvio, hanno potuto tagliare il nastro dell’inaugurazione,
nella piazzetta creata di recente dietro gli uffici dell’Asl, dopo che
il Sindaco ing. Sergio Tamagnone, ha messo in risalto l’importanza ed
il valore morale di questo gesto per la città di Poirino. E’ seguita la
preghiera di benedizione fatta dal parroco di Poirino, don Ottavio Paglietta
che ha parlato della fortuna per la città di avere un ragazzo, vero testimone
della Fede e esempio insigne per tutti, giovani e meno giovani. Don Lio de
Angelis, attore, cioè responsabile della Causa di beatificazione di Silvio
Dissegna, ha delineato i punti più
salienti e toccanti della sua vita, ringraziando ancora don Antonio Bellezza
e le due Amministrazioni che hanno realizzato l’opera e ricordando che
anche dal Pontefice, Giovanni Paolo II, Silvio è stato indicato come esempio
per le nuove generazioni e ha
ricordato che la devozione e la fama di questo “giovane Servo di
Dio”, in questi ultimi tempi è cresciuta ulteriormente, anche
all’estero. D.L. Dall’ OSSERVATORE ROMANO
25/09/2004 Ricordo
di Silvio Dissegna a 25 anni dalla morte UN PICCOLO GRANDE MAESTRO Già
quando era in vita, durante la sua malattia (il cancro alle ossa) che lo ha
consumato lentamente, e
subito dopo la sua morte, era iniziato
a diffondersi da lui un umile intenso profumo di santità. Tanti
hanno conosciuto bene Silvio Dissegna: oltre ai suoi familiari, anche
sacerdoti e religiosi, vicini e lontani UNA PICCOLA VITA Breve,
troppo breve la sua vita, dodici anni appena, ma ormai nota a molti, portata
in tutti i continenti della terra, dalla biografia che di lui scrisse don
Antonio Bellezza ( ora esaurita), e da quanto noi stessi abbiamo scritto. Nato
a Moncalieri (Torino) il 1° luglio 1967, vive un’ infanzia serena e
luminosa con i suoi cari, nella sua bella casa di Poirino (Torino), in
intimità sempre più intensa con Gesù, pregato ogni giorno, incontrato
settimanalmente nella Confessione e nella Santa Messa con la Comunione
eucaristica, servito e amato nei suoi familiari, nei compagni, nei poveri. D’intelligenza
assai precoce, di singolare maturità, in mezzo ai giochi e ai primi studi
elementari della sua età, ha una straordinaria comprensione della vita della
Fede che lo illumina e lo trasforma tutto.
A dieci anni e mezzo, nella primavera del 1978, la scoperta nel suo corpo
della malattia incurabile. Non
c’è bisogno di ingannarlo né di illuderlo. Animato dalla fede, Silvio
accoglie il dolore, devastante come un tornado, come dev’essere accolta
la Croce di Cristo, che redime ed espia il peccato. Ogni giorno vuole unirsi a Gesù immolato nel
Santo Sacrificio, ricevendolo nella Comunione Eucaristica. Sgrana un Rosario
dopo l’altro alla Madonna, anche di notte, mentre il male lo consuma.
Ripete a Gesù: ”Gesù, io credo che tu mi vuoi bene”. Tutti
accoglie ed illumina con il suo sorriso e attende la sua ora, certo che sarà
felice solo in Cielo, quando vedrà Gesù che è la sua unica gioia. E’ la
sera del 24 settembre 1979 – 25 anni fa - quando Silvio dopo venti mesi di Calvario,
se ne va in silenzio, come un “ piccolo Gesù” sulla croce,
adorando Dio, come un’Ostia per la salvezza del mondo. Dal
9 novembre 2001, la sua causa di canonizzazione prosegue presso la
Congregazione delle Cause dei Santi. Chi lo ha conosciuto di persona, o per
averne letto la biografia, chi, senza nulla anticipare del giudizio della
Chiesa, ritiene di aver ricevuto per sua intercessione celesti favori, ne può
solo gioire, ed attendere e pregare. L’OPERA
DI DIO Nel
ripensare a questa piccola vita, si trova sempre qualche nuovo raggio di luce
che da Gesù, per mezzo di Silvio, si irradia su di noi a indicarci la sua
missione nel mondo, missione che continua oggi. Ai discepoli che gli chiedevano il perché
della sofferenza del cieco nato, Gesù rispose: “
E’ perché si manifestino in lui le opere di Dio” (Gv.9,1). Gesù
stesso aveva spiegato che “questa è l’opera di Dio: credere in
Colui che Dio ha mandato” (Gv.6,29). L’opera di Dio da compiere è
dunque la fede e la sequela di Gesù Cristo, la comunione eterna in
Paradiso.” La fede che vince il mondo. Vince il mondo chi crede che
Gesù è il Figlio di Dio” (1 Gv.5, 4-5), e può tutto, anche la vittoria
e il trionfo sul dolore e sulla morte. In
Silvio Dissegna è apparsa l’opera di Dio per eccellenza, la fede in
Gesù Cristo, Figlio di Dio, che trasforma anche il cancro in redenzione del
mondo con Lui Crocifisso, che cambia la notte del dolore e dell’umana
disperazione nella vita: la Vita vera. E’
certamente un miracolo che un bambino malato di un male incurabile guarisca
per la potenza di Dio. Ma è miracolo altrettanto grande che, per la luce
della fede in Gesù Cristo e per la potenza del suo sacrificio sulla croce,
reso presente nell’eucarestia, una fragile creatura come Silvio
manifesti al mondo la risposta vera, definitiva ed adeguata al problema del
dolore e della morte, anzi sia lui stesso questa risposta vera e viva, come
scrisse il padre Garrigou-Lagrange a proposito della piccola serva di Dio
Antonietta Meo (Nennolina): “ Questa piccola vita supera
considerevolmente molti filosofi…ed è arrivata, per la luce dello
Spirito santo, a una soluzione non solo astratta e speculativa, ma concreta e
vissuta al problema del dolore, nell’offerta di sé con Gesù
Crocifisso” . LUCE
SUL MISTERO Ecco,
qui sta la grandezza di Silvio. Quando frequentava le elementari, egli un
giorno scrisse: “Da
grande farò il maestro, perché mi piace insegnare agli altri: però so che fin
da ora devo imparare tante cose”. Oggi questa affermazione sembra quasi
una “profezia”. Riguardo
all’età, non è mai diventato “grande”: avrà sempre dodici
anni. Fin da piccolo, però ha imparato tante cose, soprattutto la più bella,
la più sublime che molti potenti e sapienti del mondo non sanno ancora o
rifiutano di sapere: la vita dell’uomo è redenta e salvata solo da
Cristo. Soltanto
in Lui, trova luce, speranza, risurrezione e gioia il problema del dolore e
della morte che fuori di Lui è disperante enigma. Così
avvinto alla Croce di Gesù, Silvio benché tanto piccolo, è diventato grande a
dodici anni. Già nel suo breve passaggio tra noi, gli è capitato, come a Gesù
dodicenne nel tempio di Gerusalemme, di stupire “ i grandi” che
lo vedevano ed ascoltavano, con la sua sapienza.(Lc.2,46-47). Ora
che la sua storia è nota in tutto il mondo, davvero comincia a compiersi il
suo sogno: ”Da grande farò il maestro”. Maestro con la sapienza
di Gesù. A
chi oggi –familiari ed amici – gli può ancora domandare con
nostalgia struggente: Ma perché ci hai fatto così? Perché te ne sei andato
tanto presto?” Silvio, con singolare autorevolezza può rispondere, come
Gesù: “Io devo stare nelle cose del Padre mio” (Lc. 2, 49). Stare
nelle cose di Dio significa innanzitutto seguire, amare, indicare ai fratelli
Gesù Cristo e Lui Crocifisso che in questo e nell’altro mondo, è per
chi lo accoglie, la redenzione e la vita. Silvio a dodici anni, può esserci
maestro con la pedagogia del dolore innocente vissuta nella sua carne: la
Croce di Cristo, sapienza e potenza di Dio. Accoglierla
è la più letificante avventura della vita, l’avventura che muove chi la
compie a rivolgersi a Gesù, unico maestro e salvatore:” Arcana solus
explicas/ vitae,doloris et funeris;/ aeternitatis arduum / recludis et
misterium” (Tu solo fai capire le cose arcane della vita, del dolore e
della morte; e in Te si trova l’arduo mistero della vita eterna). Paolo Risso CREDO AL DOLORE COME DONO DI DIO Non è facile pronunciare
questa frase veramente col cuore e con convinzione. Il dolore è sempre stato
ostico per l’uomo, direi, il
nemico numero uno da evitare e da vincere, ma da quando Gesù si è liberamente
sottoposto alla passione e morte, in tutta la sua crudezza, il dolore ha
assunto un altro aspetto. Anche Gesù ha chiesto al Padre di esserne liberato “Padre, se è
possibile, passi da me questo calice, però non come voglio io, ma come vuoi
Tu” La più grande lezione che Gesù ci da nella
passione, consiste che si possono essere sofferenze, vissute
nell’amore, che glorificano il Padre. Cioè Gesù ci ha fatto capire che
se il dolore è messo nelle mani del Padre, lo si può accettare come sua
volontà, lo si offre con amore, allora può diventare strumento di salvezza,
di purificazione, di desiderio incondizionato di fare la sua volontà ( pur
sapendo che non è affatto Dio a mandarci le sofferenze), anche se è difficile
e costa molto. Chi ha voluto e vuole seguire Gesù che ha detto “Chi
vuol essere mio discepolo, prenda la sua croce, ogni giorno e mi
segua”, queste cose le ha capite molto bene. Spesso è la” tentazione” di fronte
alla sofferenza che ci impedisce di fare progressi nella nostra vita
cristiana. Tendiamo infatti a credere che la sofferenza è sempre da evitare,
che non può esserci una sofferenza “santa”. Questo perché non
abbiamo ancora fatto sufficientemente esperienza dell’Amore infinito di
Dio. Tutti i Santi, tanti bravi cristiani, ed anche
Silvio Dissegna, a soli 12 anni, è riuscito ad entrare in quest’ordine
di idee, che ha poi espresso in varie frasi, in vari modi e momenti della sua
malattia. C’è
una serva di Dio, Suor Maria Alfonsa Bruno, che ha vissuto anni nel dolore e
l’ha capito secondo Gesù, ha tradotto in una poesia queste verità. Se
la leggiamo con attenzione sono molte le frasi simili a quelle pronunciate da
Silvio. IL Maestro è unico e chi lo vuol seguire lo si
riconosce specialmente nella testimonianza del dolore. Credo al dolore come dono di Dio. Credo al suo immenso valore, perché Gesù
stesso lo ha usato come sublime atto di amore e di riparazione. Credo al dolore accettato, come mezzo di
salvezza e di santificazione per sé e per gli altri. Credo al dolore, profumato dall’incenso
della preghiera, che apre i cieli e consola il cuore di Dio. Credo al dolore, come arma potente per
l’apostolato. Credo al dolore, vissuto con amore per
ottenere grazie. Credo al dolore, offerto con quello di
Cristo, col sorriso sulle labbra…ha la potenza di far scendere sulla
terra una rugiada salutare per le anime vicine e lontane. Credo al dolore che matura e fa crescere
l’anima in sapienza e luce. Credo alla potenza del dolore che fa vivere
l’anima in continua umiltà e annientamento. Credo al dolore come crescita di amore e
donazione a Dio ed ai fratelli. Credo al dolore come mezzo per distaccarci
da tutto ciò che dice terra e fa vivere nella beata attesa del cielo. Credo al dolore, che fa vivere in buona amicizia
con sorella morte. Credo al dolore, come potente arma per
disarmarci nei tanti contrasti e spine della vita, perché ci fa pensare:
tanto ci starò così poco sulla terra! Amen.
Alleluia ! Suor Maria Alfonsa è
nata nel 1937 a Tarquinia (Viterbo). Nel
1956 a Messina entra a far parte delle ”Ancelle Riparatrici del S.S.
Cuore di Gesù”. Nel 1967 le viene diagnosticata l’artrite
reumatoide. Nel 1973 è costretta ad usare la sedia a rotelle. Nel 1994, dopo
anni di sofferenza ritorna al Padre. LA GLORIA DEI SEMPLICI Centinaia di
volte si è parlato da queste pagine della semplicità di Silvio, proprio quella semplicità di cui parla Gesù
nel Vangelo, quando dice che “ il Regno dei Cieli appartiene ai piccoli e ai semplici”. Ebbene, uno che di semplicità se ne intendeva, perché
l’ha vissuta in pieno, unita ad una grandissima sapienza, cultura e
santità di vita è proprio il compianto Cardinal Anastasio Ballestrero, il
quale in una delle sue “semplici”, ma sostanziose conversazioni,
così si esprimeva :”Facciamo
caso che in tutti questi ultimi anni il Signore ha mandato nella gloria
soltanto dei semplici, degli umili, della gente illetterata e impariamo. Di
questi tempi noi siamo tanto angustiati dal demonio delle inutili curiosità,
ed è una specie di frenesia di tutto sapere, di tutto capire, di tutto
scandagliare, e invece abbiamo tanto bisogno di metterci lì con un pochino
più di semplicità, ricordando le parole del Signore:”Signore ti benedico e ti
ringrazio perché queste cose le hai rivelate ai semplici ed agli umili e le
hai nascoste ai superbi”. E’ una grande lezione che dobbiamo imparare di questi tempi
specialmente,perché è un fatto che stiamo diventando un po’ troppo
curiosi, un po’ troppo complicati, un po’ troppo savi,troppo
sapienti, direi, e non sappiamo più stare ai piedi del Signore con quella
semplicità evangelica che invece è tanto necessaria, se vogliamo che il
Signore ci parli, ci faccia capire Lui, ci riveli i suoi segreti. E’ un fatto che questa insistenza
della Provvidenza nel mandare sull’altare dei semplici, di questi
ultimi anni, è sorprendente. Almeno
io sono stato sorpreso, ci penso tante volte e ci trovo una strada; è
veramente una indicazione, perché
quando il Signore manda in un determinato tempo qualcuno sugli altari,
non ce lo manda perché ne scrivano i
giornali, lo manda perché i cristiani imparino, tutti! Sono gli esempi che ci dà oggi
per noi.” La lezione è
chiara per noi, e ci auguriamo che anche Silvio, proprio per la sua profonda
semplicità, ci dia una mano, perché impariamo tutti!. Nei salmi e nei libri sapienziali compare qua e là l’indicazione per i
semplici, per gli ingenui, i piccoli, gli inesperti, per coloro che sono
umili, perché il Signore li renda saggi ed abbiano accorgimento, luce e
capacità di discernere:”La parola del Signore rende saggio il semplice” (Sal.19,8)
“ Chi scopre la tua parola entra nella luce; anche i semplici la
capiscono”(Sal.119,130) E così molti altri
testi. Gesù stesso ci
offre un richiamo efficace alla semplicità,come superamento
dell’indecisione a seguirlo.
E’ proprio il caso di Silvio che ha mai avuto indecisioni nella
preghiera e nel credere alla presenza confortante di Gesù. Uno stimolo a
capire meglio la semplicità ci può giungere anche dalla frase di Gesù:”Lasciate che i bambini vengano a me e non
glielo impedite, perché Dio dà il suo Regno
a coloro che sono come loro. Io vi assicuro: chi non l’accoglie
come farebbe un bambino, non vi entrerà” (Lc.18,15-17) Chi nel linguaggio biblico è “come” un
bambino? Colui che non ha meriti da accampare, non ha titoli da far valere,
non ha imprese di cui vantarsi. E qui
viene spontaneo pensare a tutta la vita di Silvio che si è svolta proprio
alla luce di questi princìpi semplici. Anche Silvio non aveva medaglie da
esibire, se non la sua innocenza e sofferenza, era consapevole di aver
bisogno di tutti, conosceva la sua impotenza. Significativa e fragrante di
evangelica semplicità la sua frase in un tema del 4/12/76:” Con mio fratello e mia mamma non sono tanto gentile,
a volte vorrei essere più buono verso la mia famiglia, ma non ci
riesco!”. Nessun invito a regressioni infantilistiche, ma una
chiamata a crescere nella maturità
della fede, senza perdere quell’ infanzia che ne è il vertice.
Emozionante per noi, leggere la frase
del bambino Silvio, come questa:” Quando vado a Messa, vado perché mi sento peccatore e chiedo perdono
al Signore, confessandomi e ricevendo la Comunione” (4/12/76). Semplicità è
anche avere la capacità di vedere le cose nella loro essenzialità e bellezza
creaturale. E qui Silvio sovrabbonda di scoperte nella natura, nei fiori, nella neve, nel
canto degli uccelli, nell’inizio della primavera che, secondo lui
rallegra tutti e porta conforto dopo il duro inverno.”I prati si riempiono di fresca erba e nell’aria
si spande un odore di fiori teneri…”. Semplicità è avere
anche desideri grandi, magari irraggiungibili, ma che per un bambino sono
veri e sinceri:”Per
ricompensare i beni ricevuti dai miei genitori, quest’estate
vorrei andare dai vicini a lavorare.
Quando il mio papà è in difficoltà, io sono pronto ad aiutarlo” (3/3/77) Semplicità è anche l’amore
gratuito verso i fratelli. E qui, c’è l’ imbarazzo della scelta,
se vogliamo riportare esempi di Silvio. Il fermarsi nel gioco del calcio, se
uno si fa male, il dare l’elemosina ad un povero perché “viva una vita migliore”, il dispiacere di sentire delle bestemmie, il suo disappunto al sentire l’omicidio di Aldo Moro, di quanto
combinano le Brigate Rosse e tanti altri esempi di carità genuina, che nasce solo
da un cuore semplice e guidato dalle parole di Gesù. Veramente, anche nella semplicità
evangelica Silvio ci fa da maestro. Beati noi se siamo capaci di imparare
anche questa bella lezione. D.L. * * * * * IL CORO “PRIMAVERA” DI SUSA (TO) Una giornata
piena di calore ed affetto umano, nel ricordo di Silvio, ci ha regalato il
giovane Coro Primavera di Susa, venuto a renderci la S. Messa più solenne con
le sue voci meravigliose. E’ stata tutta un’ esplosione di vita,
di giovinezza e di gioia, sia la funzione in chiesa, che il pranzo che ne è
seguito. Il Coro ha potuto vedere una cassetta sulle
manifestazioni fatte in onore di Silvio, nelle varie giornate
dell’anno. Ha visitato la mostra che si sta sempre più arricchendo di
foto e testimonianze sulla devozione a Silvio, che ci pervengono un po’
da tutto il mondo. Certamente siamo tutti protesi nella preghiera con la
speranza unanime che il Signore esalti
il Servo di Dio con un miracolo. Disponibili quindi alla volontà di Dio, ma
non cessiamo di pregare e far pregare per questo. Grazie ancora al coro
Primavera che ci ha aiutato in questa gioia e speranza. Ma lascio la
parola a don Walter Mori,
direttore del Coro: “ Carissimo Confratello,
eccomi dopo la magnifica domenica del 9 novembre 2003, a mantenere la
promessa, sia per quanto riguarda l’articolo che è apparso su VALSUSA,
sia per i pensieri dei ragazzi. Sono veramente spontanei, tutta farina del
loro sacco. Ho cercato anche altro,
per quanto riguarda la Francia, per il portoghese, provvederò. Vorremmo tanto
che Silvio fosse più conosciuto. Il Signore ci aiuti! Grazie per il tuo
lavoro e per i magnifici risultati che ottieni. Ricordiamoci al Signore. Un
cordialissimo saluto da tutti noi. Don
Walter Mori.” * * * * * Scrivono
su Silvio - dal settimanale "La Val Susa" Silvio
Dissegna: “Il contagio di un ragazzino” |
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