Il telescopio è uno strumento ottico utilizzato in Astronomia per l'osservazione dei corpi celesti.
Il funzionamento si basa sui principi dell'ottica geometrica, ossia sui fenomeni di rifrazione e
riflessione. La sua invenzione è dovuta all'olandese Hans Lippershey che
nel 1608 ne realizzò un modello rudimentale. Solo alcuni mesi dopo
Galileo Galilei, avutane notizia, costruì il primo vero telescopio per
uso astronomico, il migliore dei quali gli consentiva di ottenere 23
ingrandimenti.
Il telescopio è uno strumento personalissimo, persino i più esperti si
esimono dal dare un giudizio per la scelta di un tipo piuttosto che un altro. La
preferenza dipende molto dal soggetto, dalle proprie esigenze,
disponibilità economiche e dallo spazio a disposizione.
Trovarsi tra le mani uno
strumento fabbricato con cura o meno dipende molto dalla fortuna, visto che al
momento dell'acquisto generalmente non è possibile provare il medesimo, o
non si ha ancora la capacità necessaria (data l'inesperienza) di
effettuare i test di rito per stabilire l'assenza di coma, astigmatismo,
ecc. Normalmente a parità di caratteristiche, più è elevato il costo del
telescopio, minori sono le possibilità di incorrere in difetti di fabbricazione.
Ogni tipo di strumento ha comunque qualità e "difetti" che lo rendono più
adatto a certe osservazioni che altre. Approssimativamente si può dire
che i rifrattori sono preferibili per le osservazioni lunari, planetarie,
solari e stelle doppie, mentre i riflettori esprimono il meglio delle loro
qualità quando si tratta di rintracciare deboli nebulose e galassie o separare
stelle doppie molto strette.
A causa dell'inquinamento luminoso delle città l'astrofilo è spesso spinto
a cercare cieli nitidi e bui in cima ai monti o in aperta campagna, e ciò ha
favorito la diffusione di telescopi piuttosto leggeri, potenti e compatti, come gli
Schmidt Cassegrain, composti da uno specchio principale sferico, lastra
correttrice con al centro lo specchio secondario iperbolico ed osservazione
attraverso un foro praticato al centro delle specchio principale. Uno dei
difetti di questa categoria di telescopi è il prezzo, purtroppo ancora
piuttosto elevato, soprattutto a partire da aperture di 20 cm di diametro
in su.
Se decidete di acquistare un telescopio
ricordatevi di non dare molto peso al lato estetico del medesimo, ne' di cercarlo il
più grosso possibile, soprattutto se si tratta di un primo acquisto. Un
telescopio di grandi dimensioni risulta molto pesante, ingombrante e
difficile da spostare. Ciò
che deve attrarre è la qualità ottica e la stabilità della montatura
(E' IMPORTANTISSIMO). Se siete intenzionati ad acquistare un rifrattore
(telescopio a lenti) per esempio, non cadete nell'errore di pensare che un
acromatico faccia vedere le immagini in bianco e nero e un apocromatico a colori, come mi è capitato di pensare qualche anno fa leggendo
la mia prima rivista di astronomia.
Il cromatismo cui sono affetti i telescopi
rifrattori acromatici è un alone colorato che appare intorno ai corpi
celesti, soprattutto i più luminosi come la Luna o i pianeti maggiori
come Giove o Saturno. Può essere molto fastidioso, ed in parte
correggibile con l'ausilio di appositi filtri colorati da applicare agli
oculari. I rifrattori apocromatici o semi-apocromatici ovviano a questo
inconveniente grazie alla loro qualità ottica superiore, che invece
di normali lenti ne utilizza una, due o tre realizzate in fluorite, un
materiale molto costoso che fa enormemente lievitare anche il prezzo del
telescopio, anche se di piccola apertura (diametro dell'obiettivo), rendendolo ancora inaccessibile ai più.
Ritornando alla visione a "colori" o
"bianco e nero" c'è un altro mito da sfatare: all'osservazione
diretta, a parte tenui sfumature sul pianeta Marte o Giove, o differenza di
colore tra una stella e l'altra, difficilmente è possibile notare i
meravigliosi colori che le fotografie di nebulose e galassie ci mostrano,
l'occhio infatti non è abbastanza sensibile, e le affascinanti fotografie
sono la maggior parte delle volte il risultato della somma di moltissime
pose, lunghe a volte decine di minuti l'una!!!.
Per SEEING si intende una scala di valori che
misura la turbolenza presente nell'atmosfera ossia il movimento di masse
d'aria più o meno accentuato. Infatti non è sufficiente avere un cielo
perfettamente sereno e limpido per disporre delle condizioni ottimali
per l'osservazione. Il seeing affligge direttamente la quantità di dettagli
visibili negli oggetti estesi, e quindi il potere risolutivo reale di un
sistema ottico.
L'aria della nostra atmosfera tende ad agire come
una lente che piega e distorce i raggi luminosi incidenti. L'entità di
questa distorsione dipende dalla densità dell'aria. Gli strati d'aria hanno
differenti temperature e perciò differenti densità, perciò deviano la
luce in modo differente. I raggi luminosi provenienti dallo stesso oggetto
giungono leggermente sparpagliati creando un'immagine imperfetta o diffusa.
Questo disturbo atmosferico può variare di momento in momento e da un luogo
ad un altro. Le dimensioni delle celle d'aria instabile, confrontate con
l'apertura (diametro) del telescopio che viene usato, determinano la
qualità del seeing. In buone condizioni di seeing è possibile osservare
dettagli molto fini sulla superficie di Giove, e le stelle hanno un aspetto
puntiforme. Se il seeing è cattivo, le immagini sono diffuse e le stelle
appaiono come palloni. Il seeing viene classificato in una scala di cinque
valori, dove 1 è il peggiore e 5 è il migliore.
Leggete molto prima di acquistare
il vostro primo telescopio, almeno un paio d'anni costantemente
riviste
astronomiche e libri in materia. E' importante, se non si ha la possibilità
di contattare direttamente un appassionato con esperienza, o se
si è impossibilitati ad iscriversi ad una associazione di astrofili di zona.
Più volte all'inizio ho letto consigli riguardo
gli ingrandimenti maggiormente proficui per l'osservazione di oggetti deboli, dove
si raccomandava di non utilizzare oculari producenti elevati ingrandimenti, ed altrettante volte ho pensato
che non poteva essere vero, più grande potevo osservare una galassia o
nebulosa, sicuramente maggiore sarebbe stata la soddisfazione nel catturare
dettagli... SBAGLIATO!
In astronomia forzare gli ingrandimenti
significa ottenere a volte l'effetto contrario, ossia l'oggetto perde
definizione e luminosità, infatti gli oculari che producono maggiori
ingrandimenti hanno lenti molto spesse, che ostacolano il passaggio della
tenue luminosità che si va ad osservare in oggetti estesi e remoti come galassie
e nebulose, rendendole a volte addirittura
invisibili, meglio quindi cominciare con oculari che producano circa 50 o 80
ingrandimenti, sono molto luminosi, con un'estrazione pupillare ampia e
danno grandi soddisfazioni. Quando si avrà dimestichezza con i medesimi si
potrà spingere al massimo la capacità di ingrandimento del proprio
telescopio per l'osservazione planetaria, a quel punto pianeti come Giove e
Saturno, o i crateri ed altri particolari lunari appariranno in tutta la loro bellezza!
Quando acquistate un oculare la misura scritta sul
barilotto viene
espressa in millimetri, per sapere quale ingrandimento produrrà sul vostro
telescopio basterà semplicemente dividere la lunghezza focale del medesimo
(espressa in millimetri e dichiarata dalla casa) e quella che compare sull'oculare. Per esempio, un
telescopio con focale da 2000 mm con un oculare di 25 mm otterrà circa 80
ingrandimenti, con uno da 40 mm produrrà invece circa 50 ingrandimenti.
Se il telescopio che avete intenzione di
acquistare è di quelli tradizionali, magari motorizzato solo in
Ascensione Retta, e non possiede il puntamento automatico ne' computerizzazione
con software comprendente gli oggetti dei cataloghi Messier (M), NGC, ecc., dovrete per
forza dotarvi di un Atlante Astronomico, o di un programma specifico che
vi aiuterà nella ricerca degli oggetti da osservare. Infatti il cielo è
tanto vasto e gli oggetti (soprattutto del profondo cielo) tanto remoti,
tenui o di modeste dimensioni che andando "a caso" si rischia di cercare un
ago nel pagliaio.... E di non trovarlo mai!!!
Innanzi tutto bisogna
imparare a riconoscere le costellazioni, almeno le principali, le più
visibili e facili da riconoscere, il resto verrà con l'esperienza. Una volta
familiarizzato con costellazioni, sarà più semplice il
puntamento del telescopio e la ricerca di un oggetto, come ad esempio la
galassia di Andromeda, che prende il nome dall'omonima costellazione nella
quale appare, e che è stata la prima ad essere colta dal mio telescopio
dopo circa 1 ora di osservazione.
Non predetevi d'animo se all'inizio sembra
tutto difficile e incomprensibile, ci vorranno molte serate di
osservazioni assidue per notare miglioramenti, per trovare oggetti
apparentemente impossibili, l'importante è non scoraggiarsi mai. Molto
dipende anche dalla condizione atmosferica del momento, se il cielo appare
lattescente per la troppa foschia o per la fase troppo avanzata della
Luna, osservare oggetti del profondo cielo con telescopi di piccola o media
apertura risulterà arduo persino per i
più bravi astrofili, bisogna saper scegliere il momento migliore per ogni
tipo di osservazione desiderata.
Ed ora una dura realta': considerando i giorni in cui vi è
assenza di Luna o con fase che non infastidisce, la possibilità di
spostarsi in luoghi di scarso o assente inquinamento luminoso causato da
illuminazione pubblica, le condizioni di cielo sereno e con seeing favorevole,
l'orario e la temperatura esterna non proibitivi... Sarete fortunati se
riuscirete a mettere all'opera il vostro telescopio circa due o tre volte al
mese, tenetene conto, quando vi accingerete all'acquisto, in ogni caso,
l'augurio è di cieli calmi e sereni!