3 Aprile 2003: 2 facce della stessa realtà
La scorsa settimana
sono venuti qui alla scuola due ragazzi e un ragazzo di Firenze; fanno parte
di un gruppo che sostiene il progetto di padre Xavier per la produzione e distribuzione
di latte di soia ai bambini a rischio di denutrizione. Il latte di soia ha proprietà
nutritive 6 volte superiori a quello di mucca, per cui con 4 litri di latte
al mese il progetto riesce a salvare dalla denutrizione diverse migliaia di
bambini di tutta la regione. La denutrizione come sapete porta come conseguenza
innumerevoli malattie che possono condurre fino alla morte. Inoltre con la denutrizione
anche l'intelligenza si sviluppa molto meno. Da quando è iniziato il
progetto del latte di soia la mortalità infantile si è praticamente
azzerata nelle comunità inserite nel progetto, che viene portato avanti
con l'aiuto della Pastorale dei bambini della Chiesa Cattolica.
Così, visto che i fiorentini facevano il giro delle comunità,
ho preso mezza giornata per accompagnarli anche io e conoscere questa realtà
a cui fino ad oggi non mi ero ancora avvicinata. Abbiamo visitato 5 comunità
in un pomeriggio e ho visto quanta differenza c'è anche tra i vari livelli
di povertà. I poveri di Jaboticaba sono dei borghesi in confronto a quelli
delle comunità visitate quel pomeriggio! E anche tra le comunità
viste c'è differenza. A Pedras Altas, che è un centro abbastanza
grande, lungo la strada nazionale, la situazione non sembrava così drammatica:
i bambini con le mamme erano riuniti in un ampio salone, avevano preparato un
succo di frutta per noi, hanno scambiato parole, discorsi, ringraziamenti, i
bambini erano in ordine, curati.
Ma quando siamo arrivati a Colonia, una delle comunità più sperdute
nei campi, sembrava di essere sbarcati in un altro mondo. Oppure sembrava di
essere sbarcati in Africa! Era una comunità quasi tutta nera, discendente
da schiavi africani, molto isolata e probabilmente la più povera e disorganizzata
di tutte quante. Bambini malaticci, pieni di ferite e infezioni, vestiti laceri,
madri consumate dalla fatica e dalla fame, volti pieni di rassegnazione, immobilismo,
gente che non esce mai dal raggio del villaggio... A volte ho paura di essere
razzista quando osservo che dove la comunità è prevalentemente
di origine africana le condizioni di vita e di organizzazione sono di livello
molto più basso. Però c'è da dire che magari anche secoli
di schiavismo hanno contribuito a tutto ciò....
Un'altra comunità si chiama Embratel, che è il nome della compagnia
di telefoni. Un po' come se un paese in Italia si chiamasse Telecom... Si chiama
così perché è un villaggio sorto (o forse c'era già?
) sotto una mega torre di trasmissione telefonica. Non oso immaginare l'inquinamento
elettromagnetico a cui è esposta quella gente... Anche lì le condizioni
di vita erano abbastanza impressionanti, molta spazzatura in giro, case fatte
di mattoni di fango, bambine di 4 anni che portavano in braccio la sorellina
di 2, adulti seduti sulla porta di casa con espressione rassegnata. Però
mi hanno detto che la situazione è migliorata moltissimo rispetto a 4
anni fa! Non immagino come fosse prima... La cosa che ti fa rabbia è
che con questa megatorre a 10 metri di distanza, a cui arriva chissà
quanta energia elettrica, per le case invece non hanno fatto ancora l'allacciamento!
Per la gente solo onde elettromagnetiche, ma niente elettricità!...
Per concludere... Se qualcuno volesse contribuire a dare 4 litri di latte al
mese a questi bambini può farlo tramite alcuni gruppi in Italia che raccolgono
fondi.
Ma ora passiamo
ad un'altra faccia della realtà che vivo ogni giorno. Oggi con Josa siamo
andate a trovare il mitico signor Antonio, proprietario del terreno su cui 3
anni fa il nostro progetto ha realizzato la diga sotterranea. E' un sistema
per cui l'acqua rimane imprigionata nel sottosuolo molto più a lungo
che in condizioni normali (si forma una specie di falda umida), per cui le coltivazioni
hanno molte più chance di dare una buona resa. Oggi il signor Antonio
era particolarmente felice perché il suo campo è l'unico della
regione che in questo periodo sta producendo granoturco, oltre che fagioli e
angurie. Il progetto prevede che lui versi il 10% del raccolto alla scuola ogni
volta, e così oggi ci ha caricato di pannocchie e angurie, con grande
generosità. Era molto orgoglioso del risultato (per noi europei si tratta
di povere pannocchie magre e spelacchiate.. ma per gli standard di qua era davvero
un buon raccolto), abbiamo girato tutto il campo e continuava a caricarci di
regali. Viene sempre un sacco di gente anche straniera a visitare questo sistema
e lui ne è felicissimo, parla della diga sotterranea come di una figlia...
Beh, il merito del successo è anche suo, perché è un uomo
che lavora bene, con impegno e attenzione. E' innamorato della sua fattoria,
è un uomo felice, gentile, buono e generoso, intelligente. E la sua casa
è sempre aperta a qualsiasi visita. Una casa semplice. Stasera anche
se era tardi, era bello stare lì alla luce della lampada a gas a sgranocchiare
le pannocchie bollite preparate da sua moglie sul fuoco a legna, a parlare dell'Italia
e a sentire il loro stupore nello scoprire che in Italia erano 5 ore più
tardi che lì!
Grazie signor Antonio delle pannocchie, delle angurie e soprattutto della sua
testimonianza di vita serena!
un bacione a tutti e buonanotte, che domani mi devo svegliare prima dell'alba...
Silvia