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Sorgono sulla costiera cinque terre quasi ad eguale distanza tra loro,    non solo famose in Italia,                ma anche presso francesi ed inglesi per l’eccellenza del loro vino.       Cosa invero che fa maraviglia è vedere monti costieri e scoscesi che perfino gli uccelli stentano a trasvolarli, pietrosi e aridi             ricoperti di tralci così stecchiti ed esili da assomigliare piuttosto all’edera che non alla vite.              Di qui vien fuori quel vino che approntiamo per le mense del Re                            Bracelli nel 1448

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Le Cinque Terre si trovano in Liguria, nella riviera di levante e fanno parte della provincia di La Spezia e del Parco Nazionale delle 5 Terre, ma il paesaggio che le caratterizza si estende anche oltre, in una fascia costiera più ampia che va da Portovenere a Moneglia. I paesi che compongono le cinque terre sono Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso. La caratteristica che li rende particolari è la costa aspra su cui sono stati costruiti e l'isolamento che hanno mantenuto per lunghi anni. In questo territorio l'uomo ha lottato per coltivare la terra, costruendo i caratteristici muretti a secco e terrazzando la costa con grande fatica, percorrendo sentieri ripidi e trasportando carichi pesanti a spalla e lavorando senza l'aiuto di strumenti meccanici. La coltivazione della vite e le pregiate uve che permettevano di realizzare il rinforzato e lo sciacchetrà, premiavano la fatica, ma negli ultimi decenni molti hanno abbandonato i terreni e lentamente i sentieri sono scomparsi, le  viti seccate e i muretti stanno franando mettendo in pericolo tutto il territorio. La coltivazione di queste terre è molto difficile, è impossibile intervenire con i più  moderni macchinari e la costruzione di trenini monorotaia da sola non è stata sufficiente ad incentivare negli  anni passati i giovani a dedicarsi alla coltivazione di questi terreni e comunque il frazionamento della terra in minuscoli appezzamenti non avrebbe consentito di dedicarsi all’agricoltura come principale attività.  Solo  recentemente si nota un'inversione di tendenza, e molti si stanno riavvicinando alla terra, ripristinando i  vecchi muri a secco, ristrutturando antiche cantine e casolari e gli antichi sentieri tornano ad essere frequentati.I centri abitati invece hanno conosciuto il turismo e sono sorti locali per turisti, ristorantini  agenzie di affittacamere e qualche bed & breakfast, non ci sono stati comunque grossi mutamenti, il terrirorio non lo ha permesso. Oggi gli abitati, specialmente in Agosto o nei ponti pasquali sono molto affollati, ma i sentieri che li collegano vi permettono di godervi la natura anche nei periodi più affollati. Per  apprezzare questo territorio bisogna però trovare un parcheggio e abbandonare l'auto, e questo non è molto semplice, perchè non ci sono molti parcheggi e sono situati a quote piuttosto alte, le strade  soprattutto quelle che conducono a Vernazza e Corniglia sono talmente strette che passa una macchina per volta. Il treno in soli venti minuti le percorre tutte e vi permette di spostarvi molto comodamente. Per visitarle potreste pernottare e parcheggiare a La Spezia o in qualche paesino dell'entroterra ligure, nella Val di Vara per esempio dove stanno sorgendo bed & breakfast e aziende agrituristiche. Se invece volete fare anche qualche giorno di mare oltre le passeggiate, potreste cercare alloggio a Bonassola, Moneglia e Deiva tre pittoreschi paesini (ricordate in Liguria il territorio è prezioso ed è tutto piccolo) con la spiaggia comoda in centro paese. In questo modo potete dividere il percorso in tappe rientrando ogni notte, alla vostra base,  anche perché al di fuori dei cinque paesi non ci sono molte possibilità di alloggio.Elementi indispensabili per un viaggio in questo territorio sono l'amore per la natura e per le passeggiate a piedi lontano dal traffico. La dotazione necessaria consiste in un paio di scarpe comode, un k-way e una bottiglia d'acqua. L'itinerario  classico parte da Riomaggiore che si può raggiungere dalla Spezia in treno in otto o dieci minuti, ma si può arrivare anche a piedi da Portovenere con il sentiero numero 1 del CAI Portovenere - Riomaggiore  (attenzione però perché il sentiero presenta qualche difficoltà a causa delle frane) o dal Santuario del Monte Nero che scende a Riomaggiore dal Monte Parodi, arrivando invece con la strada litoranea da la Spezia (circa 15 Km) dopo la prima galleria è possibile parcheggiare e raggiungere Riomaggiore con i mezzi del Parco. Se arrivate con il treno avrete subito alla vostra sinistra, appena usciti dalla stazione La Via dell'Amore, ma non dovete imboccarla senza aver data un'occhiatina al paese. Riomaggiore è interamente  pedonale ed è situata in una vallata stretta sino al mare, la via principale è un canale coperto, il Rivus Maior  che ha dato il nome al paese. Il paese è praticamente disposto a schiera lungo il torrente, le case sono a  torre addossate le une alle altre. Camminado tra i carugi e le bouganville si arriva alla marina e alla spiaggia. Dalla spiaggia un sentiero sale alla torre guardiola in territorio protetto. Ultimamente a Riomaggiore si trovano anche alcuni affittacamere e potrebbe essere la base ideale per godersi la visita alle cinque  terre.Tornati alla stazione potete percorrere la Via dell'Amore. La Via dell’Amore è il simbolo delle Cinque Terre ed è un sentiero molto facile costruito a strapiombo sul mare, in estate il sentiero è piuttosto affollato  (ma vi assicuro vale la pena). Il sentiero è a pagamento ma è possibile comprare un biglietto che comprende il viaggio in treno e l’accesso a tutti i sentieri del parco e ai mezzi di trasporto. La Via dell’Amore è nata dall’esigenza degli abitanti di Manarola e di Riomaggiore, costretti per incontrarsi, prima della costruzione  della strada litoranea, a percorrere il Corniolo, un sentiero che attraversava una valle con dirupi. Il primo  tratto del sentiero fu costruito negli anni venti, durante i lavori di ampliamento della linea ferroviaria, era un  sentiero strettissimo che partiva da Manarola e arrivava nella Vaolunga, dove c’era una polveriera e finiva lì.  Terminati i lavori di ampliamento della ferrovia, tutto cadde in abbandono sino al ‘28 quando un’impresa  incaricata di costruire la galleria Biassa necessitando di una polveriera si mise a cercare un luogo adatto, e gli fu indicata la vecchia polveriera. Gli abitanti speravano così di poter collegare il vecchio sentiero a  Riomaggiore e realizzare una passeggiata tra i due borghi. L’operazione presentava notevoli difficoltà, perchè  verso Manarola nella parte più spettacolare del sentiero c’era una roccia grande e levigata ardua da superare. Ma Lissandrin, un tenace macellaio, che forniva viveri e soldi, Pietro Manara minatore di Piacenza  a cui poi è stato intitolato il promontorio di Manarola e Pin de Dria un barbiere contadino, non se lo fecero  ripetere due volte e cominciarono a scavare le rocce del Vaolongo, dodici ore al giorno per mesi, qualche  mine inesplosa della polveriera di Biassa e portarono a termine il lavoro. La strada fù inaugurata con il nome  di STRADA NUOVA, ma divenne ben presto il ritrovo degli innamorati e fu proprio una scritta sulle porte  della polveriera in disuso con un pezzo di calce a suggerire il suo nome  “Via dell’Amore”. Ma dopo gli anni  60 con l’abbandono delle campagne, i vigneti terrazzati senza la costante manutenzione dell’uomo cominciavano lentamente a franare verso il mare e il movimento franoso cominciò ad interessare anche il sentiero, l’epilogo si ebbe nel 1990 quando a metà percorso i grossi macigni della Batternara minacciarono il sentiero e fù imposto il divieto di transito. La disperazione per la difficoltà a trovare i finanziamenti fu però  vinta dalla tenacia e l’Unione Europea stanziò i due miliardi e 650 milioni di vecchie lire necessari per  ripristinare il sentiero. Così rocciatori ed elicotteristi si sono adoperati per rimuovere i macigni e rendere sicuro il cantiere. Gli elicotteri sono stati preziosi e hanno dovuto lavorare trasportando a mare i materiali e scaricandoli senza mai atterrare e nonostante tutto questo nella zona della Batternara si è dovuta costruire  una galleria aperta a mare per rendere sicuro il transito. Gli ambientalisti e abitanti hanno storto il naso ma non è stato possibile evitarlo, e si è cercato di armozzinarla con la galleria della ferrovia che scorre pochi metri sotto. La strada dell’Amore è lunga poco più di un chilometro e da qui in 15/20 minuti si raggiunge la  stazione di Manarola e con un tunnel il paese di Manarola. Manarola si può raggiungere anche in auto dalla  strada litoranea la Spezia - Riomaggiore - Manarola, qui la strada litoranea che sale da la Spezia si interrompe, ma qualche centinaio di metri prima un bivio conduce a Volastra e Groppo due splendidi  paesini recentemente ristrutturati e da lì una strada non molto grande ma dalla quale si gode un panorama unico conduce a Corniglia, Vernazza e Monterosso. A Manarola i parcheggi sono piuttosto limitati, qualora riusciste nell'impresa un pulmino elettrico vi porterà alla Marina. Manarola è stata costruita in una stretta  gola, su un promontorio e non ha spiagge, non si può neppure arrivare in barca e ormeggiare qui. Gli abitanti alano le imbarcazioni con una gru superando un dislivello allucinante e il porticciolo oltre che piccolo non è sicuro, aperto ai venti di Libeccio e Maestrale. Dalla marina, sulla sinistra si arriva a Punta Manara sulla quale sorge il cimitero che reca sulle mura una bellissima poesia sulla Liguria scritta da Cardarelli. Sul promontorio  ci sono i giochi per bambini, la casa del pensionato e un panorama stupendo. Da Punta Manara si accede al sentiero per Corniglia che alcuni volenterosi del paese hanno sistemato. Il sentiero è facile e una volta saliti dalla marina al cimitero continua sempre allo stesso livello, percorrendolo dopo uno scorcio sul vecchio scalo di Manarola, ci troviamo davanti la grande spiaggia di Corniglia con il villaggio Europa e sullo sfondo si scorge il paese di Corniglia situato sulla sommità del monte. Il sentiero è facile e la meta è davanti ai nostri occhi ed è quindi difficile perdersi. Attraversato il villaggio Europa costruito tra ferrovia e spiaggia (oggi in disuso) si giunge alla stazione, qui lasciando la ferrovia a destra, costeggiando il mare si arriva ad una vecchia galleria della ferrovia in disuso e suonando il  campanello vi si può accedere. A percorrere la galleria (illuminata) ci vogliono circa 15 minuti ma all'uscita  dopo aver pagato il pedaggio (5000 lire) ci troviamo nella spiaggia di Guvano, a mio modesto parere, la più bella anche se molto contestata per la presenza di nudisti e campeggiatori che gli abitanti del paese non gradiscono. Da qui il sentiero sale ripido per ricongiungersi al sentiero del San Bernardino che collega  Corniglia a Vernazza. Ma se rientrate a Corniglia attraverso la galleria (consigliabile) da qui potete con una scalinata di 377 scalini, la Lardarella arrivare al paese di Corniglia, molto caratteristico con qualche localino dove potete gustare acciughe fritte o specialità di mare. Da Corniglia il paesaggio diventa meno aspro e il sentiero riparte dolcemente in mezzo agli ulivi, dopo il bivio per la spiaggia di Guvano di cui vi ho parlato (piuttosto ripido e sconnesso) il sentiero sale sino ad arrivare al paesino di Prevo (micro-paesino) con un bar con una spettacolare vista sulla costa dove si può gustare un bicchiere di vino. Il sentiero prosegue in quota e in poco tempo di può godere della vista su Vernazza che vista dall'alto è molto bella.       Qui spesso troverete pittori che la ritraggono sulle loro tele e poi il sentiero scende tra ristorantini e casette  multicolore sino al paese e alla marina. Vernazza non ha una vera e propria spiaggia, di solito abitanti e turisti affollano gli scogli del piccolo porticciolo. Qui si può arrivare e sostare anche con piccole imbarcazioni, ma il posto in banchina è molto limitato e comunque non è un porto sicuro, aperto al libeccio e al maestrale. Molto bella la piazzetta con i tavoli dei bar e ristoranti che si affacciano sulla spiaggia.Vernazza si può  raggiungere anche in auto ma la strada è molto stretta e tortuosa e i parcheggi sono pochi. Da Vernazza il sentiero ci porta a Monterosso, paese più grande e affollato con grandi spiagge che terminano nel  promontorio del Mesco.Questo promontorio è nella zona A del parco, qui il transito con le imbarcazione e ogni tipo di attività subacquea è proibita per salvaguardare la spiaggetta dei conigli, accessibile solo dal mare e l'ambiente marino del Mesco. A piedi, da Monterosso con ripidi gradoni (è più facile percorrererlo nel  senso opposto) si arriva in quota, poi in pochi minuti si giunge sul punto estremo del promontorio, in circa  due ore camminando tra gli olivi si arriva a Levanto e qui tra villette e un parco stupendo alla spiaggia, al paese e in pochi minuti si raggiunge la stazione ferroviaria.


Gli abitanti delle Cinque Terre provengono quasi certamente  dalla Val di Vara e si sono trasferiti verso il mare seguendo l’esigenza di un clima migliore, più adatto a culture come l’ulivo e la vite, ma erano poco avezzi alla vita di mare e quindi di fatto incapaci di trarre dal mare fonte di sostentamento per se e per la propria famiglia. Per coltivare la terra Si impegnarono insieme uomini e donne e costruirono muretti a secco in questa costa ripida e aspra (si dice  che ne abbiamo costruiti per una lunghezza pari a quasi quattro volte quella della muraglia cinese) e crearono terrazze di terra a picco sul mare. Non potevano comunque ignorare il mare, era la via più  facile e  conveniente per trasportare i prodotti e quindi divisero il loro tempo tra l’andar per mare e coltivare i campi, anche perchè le loro coltivazioni si limitavano a poche colture che non davano tutti i prodotti necessari per il sostentamento e rendevano quindi necessari gli scambi. I documenti più antichi rinvenuti sono datati 1056 (Atto rogato a Monterosso che contevana la donazione dei monasteri  del Tino e della Palmaria). Le Cinque Terre in quegli anni erano di pertinenza dei feudi. Monterosso appartaneva ai signori di Lagneto e Celasco, Vernazza e Corniglia erano dei signori di Ponzò, Manarola,  Riomaggiore e Vernazza dei signori di Carpena. Nel 1200 le Cinque Terre facevano parte dei domini della Repubblica di Genova e feudi della Val di Vara. Solo dopo la fine del Xiv secolo Genova creò per ogni borgo una podesteria autonoma. All’inizio del XVI secolo la maggioranza degli abitanti erano agricoltori e si esportavano 15000 ettolitri di vino, solo Vernazza e Monterosso si dedicavano alla pesca, venivano raccolti anche mirto e capperi. Gli abitanti erano circa 2000. poi nel corso del XVIII alla coltivazione del gelso fu sostituita la coltivazione dei limoni. Nel secolo XVIII le esportazioni di vino  si ridussero drasticamente e gli abitanti furuno costretti a gravi sacrifici. Le Cinque Terre, nel frattempo caduta la repubblica di Genova, erano diventate cinque comunità e sotto il dominio Francese entrarono a far parte dell’impero, ma Napoleone non si occupò molto di queste terre, se non per introdurre il servizio militare obbligatorio.Con la caduta di Napoleone le Cinque Terre entrarono a far parte  del regno di Sardegna e vi rimasero fino alla creazione del Regno d’italia nel 1860. Nel 1856 franò la zona di Guvano e con essa molti territori coltivabili. A Monterosso la tonnara fu costretta a chiudere per il cambiamento di percorso dei tonni. ma l’evento più importante per questi borghi fù sicuramente la costruzione della ferrovia che iniziò nel 1861. 400 operai con le loro famiglie si trasferirono nella zona, il materiale necessario fù trasportato via mare con piccole imbarcazioni o con i muli attraverso l’Aurelia, ma finalmente dopo 14 anni nel 1874 la ferrovia entrò in funzione. Questo fu per gli abitanti un evento di enorme importanza date le difficoltà di collegamento via mare e la mancanza di strade. Ancora oggi il treno è la via di collegamento più importante.