UN ANNO ALLO SHOHOKU
- SEIYA112 -

Ripetiamo di nuovo: i personaggi non mi appartengono, sono di Inoue sensei, anche perchè se fossero miei non starei qui a scrivere una storia che ho i miei dubbi che qualcuno, escluse le mie amate cavie, legga.

Capitolo IV
Lezioni

Ormai era passato un mese dal suo arrivo in Giappone. Si era ambientata benissimo. Con la squadra non c'erano problemi. Si stavano preparando per il campionato nazionale. Molti dei nuovi iscritti se ne erano andati. Ormai faceva parte dei titolari, con Kenji naturalmente. Era realmente bravo. Se si fosse impegnato sarebbe diventato un campione. Anche alla squadra di basket andava tutto bene. Avevano già fatto alcune eliminatorie e le avevano vinte tutte. Ormai conosceva tutta la squadra per il tempo che passava in palestra con Mito e gli altri. Si poteva definire anche un'amica di Kaede e spesso si ritrovavano a fare jogging insieme, sia alla sera che prima di andare a scuola. In classe Ayako continuava a rimproverare il povero Ryota (Non che non se lo meriti, ma a volte lei esagera! Povero Ryochan! NdSary) Voleva fare qualcosa per quei due, e cercava di convincere Miyagi a dichiararsi alla manager. Purtroppo era fiato sprecato. Era veramente troppo timido. Lei e Mitsui non si parlavano. Almeno così potevano sopravvivere senza litigare. Le giornate trascorrevano tra lo studio, le attività extrascolastiche e i litigi con gli amici. Ma qualcosa stava per cambiare. Un giorno mentre stava scendendo le scale per dirigersi in cortile si trovò davanti Rukawa.
<<Ciao Kaede!!!>>
<<Ciao>> disse con la solita espressione seria. <<Devo parlarti>>
La ragazza rimase interdetta. Era la prima volta che si comportava così. Nel giardino della scuola si sedettero su una panchina e lui cominciò
<<So che tu sei brava a scuola.>> disse guardandosi le scarpe.
<<Si, me la cavo. Perchè mi dici questo?>>
<<Io ho qualche problema. Avrei bisogno di qualche ripetizione>>
<<Per me va bene.>>
<<Non deve venirlo a sapere nessuno. Siamo intesi?>>
<<Come mai questa condizione?>> disse lei alzando un sopracciglio
<<Perchè non voglio che quelle orde di stupide ragazzine ci disturbino. Non voglio essere bocciato e non posso continuare a prendere dei voti così bassi.>> disse lui tagliando corto.
<<Ok! Quando cominciamo?>>
<<Hai impegni oggi pomeriggio dopo gli allenamenti?>>
<<No, veramente no>>
<<Allora ci vediamo fuori dalla palestra e poi decidiamo.>> e si alzò senza aspettare una risposta.
La ragazza si alzò e andò da Hanamichi che già la stava aspettando. Li aveva visti insieme e ora stava dicendo delle parole sommesse socchiudendo gli occhi (Gli stava facendo il malocchio come al solito dicendo frasi come <<Muori Rukawa>> etc etc. Le solite insommma. NdSary) Il rosso chiese
<<Non è che anche a te piace quell'idiota vero?>> con fare investigativo (Aveva tirato fuori da chissà dove una pipa e un cappello con paraorecchie. NdSary; Che idiota! NdRu)
<<Ma non dire stupidate. Siamo solo amici.>>
<<Solo amici, eh? Cosa avevate da dirvi così di nascosto?>>
<<Questi non sono affari tuoi>> e detto questo la ragazza si avviò verso gli altri che stavano già mangiando.
Al pomeriggio si trovarono come promesso. Si ritirarono in cortile e riuscirono a studiare insieme. Non era tardo ad apprendere. Aveva solo parecchie lacune e non riusciva a studiare in modo lineare. (Secondo me si addormenta sui libri... -__-' NdSary; Sante parole! NdHana; Zitto che tu sei peggio di lui! NdSary)
Gli incontri serali andarono avanti ancora per una settimana, ma l'ultimo giorno successe qualcosa di inaspettato. Davanti alla porta della classe Sara si trovò tre ragazzine. Erano le stupide del fan club di Rukawa (Sicuramente ricorderete il loro coretto <<Ma che ficco mi ci ficco>>. Semplicemente odiose, da strozzare. NdSary)
<<Puoi venire con noi un momento?>> chiese la più alta. Doveva essere lei a comandare.
<<Dove?>> chiese l'italiana senza scomporsi.
<<In cortile>> tutte vi si diressero. Non era difficile capire quello che stava per accadere, e neanche la ragione.
<<Ti abbiamo vista passare troppo tempo vicina al nostro Rukawa. Noi non possiamo permettere che qualcuna si fidanzi con il nostro idolo.>> disse la leader.
<<Siamo solo amici>> fu l'unica risposta.
<<Ciò potrebbe essere vero, ma non possiamo lasciarti vicino a lui comunque.>> disse un'altra.
Erano 3 contro 1. Non sapeva se sarebbe riuscita ad uscirne incolume. Per di più sapeva che quelle erano solo delle esaltate, ma pur sempre ragazze. Non poteva picchiare senza rimpianti chi riteneva troppo debole. Avrebbe cercato solo di evitare i loro colpi. Però una lezione era necessaria.
La stessa cosa sarebbe potuta succedere ad Haruko, che era sua amica, e sapeva che Kaede non le sopportava. Bisognava renderle inoffensive, mettere loro paura.
La circondarono. La leader si era fatto avanti. Bisognava pensare a qualcosa.
<<Non ci sembra giusto attaccarti tutte insieme, ti attaccheremo una per volta>>
<<Facciamo uno scontro leale però. Se io riesco a battervi tutte voi lascerete in pace Rukawa con le urla da galline e non aggredirete chi cerca di avvicinarsi a lui>>
<<Cosa? Ma sei pazza?>> urlò una terza, ma fu zittita dalla leader del gruppetto.
<<Accettiamo le condizioni>>
Il combattimento cominciò. Ci mettevano troppo foga negli attacchi, sbilanciandosi continuamente. Non era stato difficile fare inciampare le prime due. Ora mancava solo il capo. Questa aveva una stazza molto superiore delle altre, ma ciò non importava. Dopo due attacchi andati a vuoto si preparava ad usare la sua stazza per avere la meglio sull'avversaria. Cercava di afferrare l'italiana ma questa si spostava in continuazione e usava la sua agilità di movimenti come arma per difendersi. Anche l'ultimo attacco era andato a vuoto, lasciando all'italiana l'occasione di colpire la teppista con un calcio che la tramortì. Purtroppo nell'appoggiare il piede per sferrare il calcio non si era accorta di un attrezzo di atletica che era stato abbandonato proprio in quel luogo, rovinandoci sopra. Cadde a terra. I rumori però avevano attirato l'attenzione e presto arrivò Rukawa. Alla vista del loro idolo le quattro quasi si sentirono male. Lui disse freddamente:
<<Toglietevi di torno>> e quelle scapparono portando via la compagna.
In quel momento arrivò anche Ryota. Corse verso l'amica. Non riusciva arialzarsi in piedi. Preoccupato le chiese:
<<Come ti senti? Te la sei vista brutta, quelle erano delle poco di buono. Ma sei ferita!!! Non ti sarai slogata la caviglia? Ti porto in infermeria>>
<<Ci penso io, è causa mia quello che è successo>> disse il numero 11 prendendola per un braccio e sorreggendola.
In infermeria:
<<Scusa, è per colpa mia che ti hanno attaccata.>>
<<Non è causa tua. Per lo meno ora non dovrebbero dare più fastidio.>>
<<Per fortuna che Mitsui ci ha detto dove eri andata. Avrebbero potuto attaccarti tutte>>
<<E io mi sarei difesa........cosa? E' stato lui a dirvi dov'ero?>>
<<Si, ti ha vista scendere le scale con quelle>>
<<Beh si, certo, avrei dovuto immaginarlo.......>> disse guardando fuori dalla finestra.
<<Io vado, ho gli allenamenti. Ciao>>
<<Ciao>> Kaede era già uscito dalla porta.
Non era il caso rimanesse ancora in quel locale della scuola. Bastava una bendatura strettae e avrebbe potuto anche giocare. Per quel giorno non ci sarebbero stati i suoi allenamenti, quindi non era il caso di affrettarsi. Meglio aspettare in palestra che avessero finito. Le tifose di Rukawa non c'erano. I ragazzi, che si erano preoccupati quando erano venuti a conoscenza della vicenda, si tranquillizzarono vedendola arrivare.
Il pomeriggio, dopo l'ultima lezione, Rukawa fece la strada con lei. Meglio non rischiare altri attacchi per quel giorno. Arrivati davanti a casa di Sara si fermarono.
<<Ti ringrazio per l'aiuto. Il compito in classe di domani andrà sicuramente bene>>
<<Di niente, è stato un piacere>>
<<Allora buona notte>> e dicendo questo le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia.
<<Buona notte anche a te, e in bocca al lupo per domani>> disse lei sorridendo e salutando l'amico mentre si allontanava. Non si sarebbe aspettata una reazione del genere proprio da lui. Però quello per lei era solo un ringraziamento da amico.
Ma non pensava la stessa cosa una persona che li stava spiando.

Continua...