I personaggi sono sempre di Inoue, anche se gli ho chiesto
di vendermeli. Per ora purtroppo è solo disposto a prestarmeli,
sigh ç___ç
Capitolo III
Incontri e scontri
Arrivata a casa aveva sistemato la divisa scolastica e si era ritirata
subito in camera sua. Quella casetta apparteneva ai suoi zii, che gliel'avevano
lasciata volentieri per quell'anno. Non che fossero veri zii, più
che altro erano amici di famiglia. Erano giapponesi e avevano un figlio
della sua stessa età, Genzo, con il quale lei era cresciuta. Poi
quando erano ancora piccoli la famiglia aveva dovuto trasferirsi per motivi
di lavoro. Gli zii ora abitavano in Inghilterra, da 8 anni ormai, e lei
li sentiva solo qualche volta al telefono. Avevano mantenuto ottimi rapporti,
ma ormai non li vedeva da 1 anno, da quando era andata con l'amico a trovarli
a Londra. Più che un amico Genzo per lei era un fratello. Si erano
sempre confidati tutto, si conoscevano come nessun'altro, ma ora anche
lui era lontano, in Germania, perchè voleva diventare un calciatore
professionista. Era anche per questo che amava tanto il gioco del calcio.
Praticamente era vissuta con una palla ai piedi a cercare di segnare al
suo migliore amico. Qualche volta c'era anche riuscita, ma da fuori area
no, quello era praticamente impossibile. In fin dei conti lo chiamavano
il Super Great Goal Keeper, e a ragione. Il basket invece non le piaceva
granchè, non che lo odiasse, ma certo preferiva il calcio. Le piaceva
vedere le partite, questo si, e avrebbe sicuramente fatto il tifo per
lo Shohoku al campionato nazionale andando a vedere tutte le partite e
gli allenamenti. Si, avrebbe è la parola giusta. Non ne era più
molto sicura e il suo problema aveva un nome: Mitsui. Cavoli! Perchè
anche quando stava pensando alla sua infanzia e all'affetto per il fratellino
(Sono nata 6 mesi prima di Genzo! NdSary) doveva arrivare quell'essere
odioso a rovinare tutto. Meglio non arrabbiarsi, era inutile e poteva
solo farla sentire male. Solo pensare a lui le aveva fatto appesantire
il cuore e cominciava a mancarle il respiro. Ma non pensarci non eliminava
il problema. Doveva affrontarlo. C'erano lati della situazione che non
si potevano cambiare, non voleva rinunciare a vedere gli allenamenti di
pallacanestro, ma almeno doveva pensare a come stare nella stessa classe
senza farsi venire una crisi di nervi ogni volta che se lo trovava davanti.
L'unica cosa era ignorarlo.
Per scaricarsi i nervi decise di andare a fare una corsa palla al piede,
almeno avrebbe visto un po' la città e il quartiere dove abitava.
Chissà che senza pensarci avrebbe trovato la soluzione dei suoi
guai. Il sole stava ormai tramontando quando raggiunse la spiaggia. Com'era
bello il mare, con i gabbiani che volavano bassi per poi tuffarsi in acqua
e ricomparire alla vista con un pesce in bocca. Voleva provare qualche
tiro in porta, giusto per essere preparata alla battaglia che l'aspettava
il giorno seguente. Sicuramente i compagni di squadra l'avrebbero presa
sotto gamba solo perchè era una ragazza, e quindi doveva dimostrare
da subito il suo valore, il fatto che non era inferiore solo per il sesso
cui apparteneva. Anche quel giorno per due volte l'avevano chiamata ragazza
con quel tono che ben conosceva, quasi di compatimento. Non le importava
il giudizio degli altri, ma voleva poter fare ciò che le piaceva.
Trovato un muro che poteva fare al caso suo si esercito un po' e poi cominciando
a sentire i morsi della fame corse a casa. Ma svoltato l'angolo andò
a sbattere contro qualcosa e finì a terra. Un ragazzo in bici le
disse:
<<Tutto a posto?>>
<<Credo di si>>
<<La prossima volta guarda dove vai>>
<<Io dovrei guardare? E tu cosa facevi su quella bici? Dormivi?>>
Aveva di fronte il ragazzo del club di basket, quel Rukawa di cui tutte
le ragazzine della scuola erano innamorate. Il ragazzo l'aiutò
a rialzarsi e se ne andò senza dire una parola. Che tipo, pensò.
Non era poi così bello come tutte dicevano. Le sembrava solo un
frigorifero dal suo modo di fare (Chi sarebbe il frigorifero? NdRu; Preferisci
blocco di ghiaccio? NdSary)
Beh, meglio andare a casa si disse.
La mattina dopo si svegliò tardi. Non era abituata alla sveglia,
normalmente la buttavano letteralmente giù dal letto. Facendo una
grande corsa in pattini arrivò a scuola 5 minuti prima dell'inizio
delle lezioni e riuscì ad arrivare in classe in tempo. Prima di
aprire la porta ebbe il suo buongiorno quotidiano:
<<Buongiorno! Vedo che perfino le studentesse perfettine a volte
arrivano con un po' di ritardo. Credevo fossi già qui dalle 3 per
far vedere a tutti quanto sei brava. E' bello essere al centro dell'attenzione
vero?>>
disse il numero 14 dello Shohoku tutto d'un fiato.
<<Io non sono per niente perfetta e non mi piace avere troppa gente
intorno. Già mi sono alzata con il piede sbagliato quindi cerca
di starmi alla larga il più possibile. Io non piaccio a te e tu
non piaci a me!>>
e detto questo entrò in classe trovando i compagni ammutoliti.
Forse aveva alzato un po' la voce. Ayako e Ryota le si fecero incontro
chiedendo cosa c'era senza avere risposta. Entrò un attimo dopo
Mitsui urlandole dietro:
<<Hai ragione per una volta, non ti sopporto, quindi cerca di non
darmi fastidio visto che siamo vicini!>> e andò a sedersi
vicino alla finestra.
Aya e Miyagi ora ci capivano ancora meno e chiedevano spiegazioni ma furono
interrotti dalla campanella.
Meglio non mangiare tutti insieme per quel giorno, potevano ricominciare
a litigare. Di mutuo accordo i due ragazzi decisero di mangiare lei con
Sara e lui con Hisashi per scoprire qualcosa. Cercarono di far cadere
l'argomento sulla questione ma senza risultati all'inizio. Alla fine esasperati
dalle continue domande sputarono entrambi il rospo e si venne a sapere
la faccenda dell'anno precedente. Non si poteva proprio fare niente per
farli diventare amici. Se dopo un giorno che si vedevano erano quasi già
andati a botte, come farli andare daccordo? Era impossibile. O forse no?
Comunque nel pomeriggio ci furono gli allenamenti. Sara andò al
campetto di calcio. Aveva chiesto di non dire subito ai compagni chi era.
Prima voleva far vedere come giocava. Di nuovi iscritti non ce n'erano
molti. In tutto, anziani e nuovi, erano in 22, di cui un solo portiere,
il titolare. Volevano fare una partita senpai contro matricole ma ne avevano
bisogno un altro. L'unica era trovare qualcuno disposto a farlo. Delle
matricole nessuna e nessuno degli anziani era disposto a cambiare ruolo,
troppo abituati ad attaccare o a difendere non si erano mai neanchè
esercitati un po' in porta. Lei si invece, per capire quali erano i tiri
più difficili da parare, e quindi si offerse volontaria. La partita
cominciò. Sarebbe durata solo 15 minuti, giusto per vedere la capacità
dei nuovi e cercare di capire quelli che non sarebbe scoppiati al primo
allenamento duro. Il gioco degli anziani era troppo superiore, non riuscivano
a contenerli. Si vedeva che il loro era un gioco più organizzato
e con pochi passaggi riuscivano ad arrivare in area di tiro. Sara dava
indicazioni per la disposizione in campo ma non servivano. Riuscivano
regolarmente a sfondare le fila avversarie e a tirare. Purtroppo per loro
l'italiana non si faceva infinocchiare tanto facilmente e in dieci minuti
di gioco non erano riusciti a segnare nemmeno un volta. Ora capiva bene
quanto era importante avere un buon portiere in squadra. Il gol dipendeva
più dall'estremo difensore che dall'attaccante avversario. La partita
non si sbloccava. Bisognava fare qualcosa. Non poteva bastare il non aver
preso gol. L'ultima azione del bomber avversario era finita facilmente
tra le bracia del portiere che lo ripasso ai suoi. Niente da fare, se
l'erano fatta fregare di nuovo. No, aspetta, uno delle matricole, quello
che aveva cercato per tutto il tempo di andare a rete ma non aveva avuto
un buon sostegno dai compagni si era impadronito in scivolata del pallone.
Mancava pochissimo alla fine dell'incontro. Forse le era venuta un'idea.
Urlò a tutte la matricole di fare catenaccio davanti alla porta
e si mise lei a correre verso il compagno col pallone che stava cercando
di evitare i veterani. Questi ultimi non si erano ancora accorti di niente.
Il ragazzo la vide arrivare e capì al volo cosa voleva fare (Per
lo meno uno che ha un cervello c'è! NdSary): in due si aveva più
possibilità di segnare e il catenaccio avrebbe blolccato un eventuale
contropiede dando il tempo al portiere di tornare trai pali. Le passò
la palla e si liberò dei marcatori. Con una triangolazione erano
arrivati davanti al portiere. Il ragazzo stava per tirare e il portiere
era saltato nella sua direzione ma era una finta, un passaggio che Sara
intercettò colpendo di testa e insaccando la palla alle spalle
del portiere. La partita si concluse sull'1-0 per le matricole. Trai complimenti
ai due ragazzi ci fu la rivelazione. Togliendosi il berretto fece vedere
chi era. Ormai dopo quell'azione non potevano più dire niente sulla
sua entrata in squadra. Ce l'aveva fatta.
Gli allenamenti durarono ancora per un paio d'ore. I più giovani
erano spompati ad eccezione di due (Le solite eccezioni! ^__^ NdSary)
L'appuntamento era per il giorno dopo alle 15. Uscendo dagli spogliatoi
Sara incontrò il compagno che le aveva fatto l'assist in area.
Era alto 1 e 70, capelli castano chiaro, occhi neri.
<<Bel gol! Io sono Kenji, piacere!>>
<<Io sono Sara, piacere mio! Non male neanche il tuo passaggio>>
Continuando a parlare si avviarono verso la palestra di basket. Solo quando
furono arrivati capirono dov'erano.
<<Ciao fratellino>> disse Fuji girandosi verso di loro. A
quanto pare la diciassettenne era riuscita a farsi un nuovo amico anche
quel giorno.
Assistette agli allenamenti fino alla fine, cioè per 20 minuti
circa. Le tornavano in mente le parole di Mito del giorno prima. Effettivamente
poteva credere che fosse stato nominato MVP, ma che ora fosse un ragazzo
tranquillo, questo no. Appena arrivata in classe l'aveva aggredita e la
situazione non si decideva a cambiare. Era così immersa nei suoi
pensieri che non si accorse neanche di ostruire l'entrata della palestra
all'allenatore Anzai.
<<Mi scusi signorina, dovrei entrare in palestra>> disse l'uomo
con i baffetti bianchi alla ragazza.
Svegliatasi dal suo torpore la ragazza si fece da parte scusandosi. Era
così presa a fissare il gioco di Mitsui per trovarci qualche difetto
che non aveva sentito neanche gli strattoni di Kenji.
Appena entrato il vecchio allenatore fu circondato dai componenti della
squadra. Mitsui fu il primo ad andare verso di lui salutandolo cordialmente
e chiedendo come stava
Certo che si interessa, pensò la ragazza, sta facendo il leccapiedi
per non farsi buttare fuori di nuovo (Certo che sono cattiva a volte!
NdSary)
L'allenamento era finito e tutti se ne andarono alle rispettive case.
Prendendo la stessa decisione del giorno prima Sarachan andò a
correre un po'. Le faceva bene stare un po' all'aria aperta, le avevano
sempre detto. Non doveva stare tutto il giorno china sui libri a studiare
e studiare, ma tranne la sua migliore amica, la sua sorellina, non vedeva
nessuno quando tornava. Tranne quei pomeriggi allegri a scherzare, le
sue giornate trascorrevano tra studio e riposo. Le uniche cose che riuscivano
a fare compagnia erano i manga e il caro vecchio pallone (Per la serie
Boru wa tomodachi, il pallone è il mio migliore amico! NdSary)
Ora però era in un paese straniero, e doveva cercare di vivere
l'esperienza al meglio, divertirsi e dimenticarsi dei problemi.
Tornando a casa successe la stessa cosa della sera prima. Di nuovo quel
Rukawa l'aveva sbattuta per terra, questa volta a piedi, e si stava allontanando
senza chiedere neanche scusa
<<Ehi tu, potresti anche essere più educato. Non crederti
superiore agli altri solo perchè sei corteggiato da tutte le ragazze
della scuola>>
il moro si voltò. Aveva la solita faccia inespressiva. Rispose:
<<Tu mi sei venuta addosso. E poi quelle mi disturbano e basta>>
e se ne andò
Sara lo rincorse e correndo al suo fianco gli disse
<<Ti disturbano? Non capisco come si faccia ad innamorarsi di uno
come te. Cosa ti credi, un dio?>>
lui si voltò
<<No, non ho chiesto io di averle attorno. Comunque se ti sto così
antipatico perchè mi segui?>>
<<Io non ti seguo, sto andando a casa>>
Dopo un po' Kaede accese il walkman. Sara sentendo disse:
<<Ti piacciono gli Oasis?>>
<<Si>>
<<Anche a me. Qual'è la tua canzone preferita?>>
<<All around the world>>
<<Non è possibile, è anche la mia>> disse lei
sorridendo. Dopo un po' gli chiese
<<Puoi porgermi un'auricolare, tanto facciamo la stessa strada>>
<<Non ti ero antipatico?>>
<<Io non l'ho mai detto. Mi sembravi solo troppo distaccato>>
Glielo porse
Mentre ascoltavano la musica continuavano a camminare. Ad un certo punto
Kaede si fermò.
<<Io sono arrivato.>> viveva in una casa con un bel giardino
che la circondava, con due piante di ciliegio e un laghetto (Avete presente
casa Tendo in Ranma ½? Beh, stessa tettoia con laghetto. NdSary)
<<Allora ciao. Ci vediamo domani a scuola.>> disse la ragazza
allontanandosi. Lui le rispose semplicemente con un cenno della mano.
Era riuscita a strappare un paio di parole al tenebroso dello Shohoku.
In fondo non era così spiacevole stare con lui. Doveva essere uno
di quei tipi che stanno bene da soli e che non si riescono a sentire parte
di un gruppo. Magari si sentiva solo solo, ed era per questo che reagiva
con tanta freddezza. Chissa!
Capitolo 4...
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