VOLO FATALE
- MONICA -
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André era andato alla ditta per sostituire Grant Edwars, il suo braccio destro. Da allora aveva fatto un ottimo lavoro. Purtroppo però entrando nella ditta dove anche Oscar lavorava aveva vanificato tutti gli sforzi che lei aveva fatto negli anni per tenersi alla larga da lui. Nel suo appartamento, seduta sul divano comodamente, quella sera Oscar decise di dare un'occhiata all'invito. Voleva vedere chi era il misterioso uomo che Rebecca sposava. Rebecca faceva parte della nobiltà di Arras ed era molto stimata nella cittadina. Era una di quelle donne messe al mondo per far sentire le altre inadeguate. In più era elegante, bella, un'ottima donna d'affari ed aveva molte conoscenze influenti. Oscar pur essendo caparbia di natura e abile nel suo lavoro sapeva di non poter competere con una come lei, però non era mai riuscita ad odiarla. Non era stata colpa sua se Rebecca aveva rubato il cuore dell'uomo che lei amava da sempre. Finalmente da sopra al tavolino prese la busta contenente l'invito e lo aprì. Il cartoncino diceva: "Samuel e Margaret Harwell sono lieti di annunciare il matrimonio della loro figlia Rebecca Harwell con Tucker Malloy... " Tucker? Buon Dio, per André doveva essere stato un colpo terribile. Essere lasciato da Rebecca doveva essere stato doloroso ma essere lasciato due volte a causa dello stesso uomo... Venerdì mattina Oscar ed André partirono di buon'ora con un aereo che aveva una carlinga più piccola di un'auto. Oscar quasi non ci credeva. Stava viaggiando con un uomo che avrebbe dovuto evitare a tutti i costi e lo stava accompagnando a vedere la sua ex fidanzata che si sposava con l'ex marito. "Non mi avevi detto chi stava per sposare!" Urlò lei per farsi sentire visto il rumore del motore. "Mi avresti creduto?" chiese lui distogliendo per un attimo l'attenzione dal pannello di controllo per guardarla in volto. "No" rispose lei "ho fatto molta fatica io stessa a crederlo". Poi pensò... "Tucker..." si chiedeva se le piacesse o no, era un avvocato molto bravo e spregiudicato... forse troppo sicuro di sé, per questo non riusciva a decidere se le piacesse o no. In passato l'unica cosa che per lei aveva avuto importanza era che Tucker, dopo soli dieci giorni, aveva conquistato Rebecca e che subito i due avessero organizzato il loro matrimonio. Purtroppo non era durata molto, anche se avevano avuto un figlio, Sammy un'altra passione di André, gli si era affezionato tantissimo. Cosa poteva essere successo? "Mi dispiace André" Per la prima volta da anni osò mettere la sua mano sul suo braccio "Mi spiace per tutto quello che sta succedendo..." Lo amava e anche se non sopportava l'idea che si struggesse per un'altra donna, le dispiaceva vederlo soffrire. "Se avessi bisogno di parlare con qualcuno... " "Mi rivolgerei a te piccola, ma non c'è molto da dire. L'estate scorsa Tucker ha chiamato Reby, dicendole che voleva rivedere Sammy. Ha cominciato a venire nei week end e ... poco dopo sono tornati assieme. Fine della storia. " Era incredibile. Dal modo in cui era finito il loro primo matrimonio, era difficile immaginare che tornassero assieme. "Vorrei... poter far qualcosa" "Stai già facendo molto venendo al matrimonio con me... " Si, il matrimonio... "Aspetta un minuto" disse lei all'improvviso "Come hai fatto ad ottenere l'invito?" André non rispose. Oscar si maledisse per non averci pensato prima. "Stai cercando di farmi capire che tu non hai un invito?" "Veramente speravo che tu fossi invitata ed io potessi venire con te" ammise lui. "Che cosa disgustosa Rebecca non mi perdonerà mai per questo." "Lo penso anch'io André" "Se Reby può andare all'altare a sposare quell'uomo dovrà farlo avanti ai miei occhi". Il suo tono era stato abbastanza pacato ma determinato. "Andy..." "Mi dispiace scricciolo..." mormorò lui avvicinandosi a lei sfiorandole l'orecchio, turbandola ancora di più di quanto già non fosse "So che non dovevo coinvolgerti in questo pasticcio ma sono contento di averti con me". Le prese la mano e le accarezzò il palmo col pollice. La ragazza si sentiva nervosa. Lui la rendeva nervosa e trascorrere l'intero week end con lui sarebbe stato più difficile di quanto avesse immaginato. "André non so se..." Oscar si interruppe quando capì che stava urlando mentre il motore che aveva fino ad allora reso la conversazione difficile si era quietato. L'aereo stava scendendo. "Siamo arrivati di già? " "No" Lei stava guardando il cielo azzurro ma il tono di André la fece voltare. La mano che aveva tenuto la sua ormai era occupata altrove e lui stava affaccendandosi al pannello di controllo del piccolo aereo, imprecando a bassa voce. C'era qualche problema ovviamente. "Che succede?" "Il motore si sta comportando in modo strano" ammise lui. Lei ebbe un terribile sospetto. Era la prima volta che viaggiava in un aereo così piccolo. "Quanti motori abbiamo?" disse lei "Uno" rispose lui "Uno?" chiese lei e si rannicchiò su se stessa poi mormorò "La terra si sta avvicinando" Come se lui non se ne fosse accorto "Lo so" disse lui con calma. "Non cerchiamo di riprendere quota? Non sarebbe meglio?" "Non so se il motore ci abbandona..." Ed il silenzio riempì l'aereoplano, il silenzio più forte che avessero mai sentito. André cercò di riaccendere il motore ma senza risultato "Cerca un posto dove potremmo atterrare" disse lui. Lei vide alberi e solo alberi "Stai scherzando? " "Non scherzo mai quando il mio aereo sta per atterrare" "André!" Lei non riusciva a capire come facesse l'uomo a rimanere così tranquillo "Stiamo precipitando!" "Sarà solo un atterraggio un po' duro" disse lui. Sarebbe stato di più, molto di più di un atterragio difficile pensò lui. In quel momento Oscar si rese conto di quanto tempo avesse sprecato. Forse avrebbe dovuto dirgli quello che provava. Si era sempre chiesta come sarebbe stato dirglielo. Aspettò che la propria vita le corresse davanti agli occhi. Non era così che accadeva di solito? Ma non successe. Invece sentì l'uomo che diceva arrabbiato "Ma è mai possibile che qui attorno ci siano solo alberi?" "Quanto dista l'aereoporto più vicino?" chiese lei "Troppo" rispose lui. Forse avrebbe dovuto dirgli che lo amava ma a che pro? Cosa avrebbe guadagnato? Lei si chiese come avrebbe reagito il suo amico del cuore ad una sua dichiarazione. Sarebbe rimasto shockàto. Cosa avrebbe dovuto dire visto che non ricambaiva i suoi sentimenti? André imprecò. Lei si voltò verso di lui per guardarlo un'ultima volta... i suoi capelli scuri... i suoi dolci occhi verdi... la sua bocca carnosa... la sua forza maschia e la sua dolcezza. Guardò le sue braccia muscolose che tenevano i comandi con così grande perizia e desiderò ardentemente che quelle braccia la stringessero con passione. Guardò le sue labbra e pensò a quanto avrebbe voluto averle sulle sue. Pensò alle opportunità che aveva perso ed al tempo che aveva sprecato e giurò a se stessa che se fossero sopravvissuti avrebbe goduto di ogni attimo vissuto con lui in qualsiasi modo, tanto a lei bastava restargli vicino. André si girò verso di lei e vide i suoi occhi lucidi di lacrime. Lasciò per un attimo i comandi e le strinse la mano "Resisti Piccola, ce la faremo, vedrai... fai finta di essere ad una lezione di scherma e che stai per sconfiggere con maestria un nemico..." Lei si tranquillizzò. Si era sempre fidata di lui ed avrebbe continuato a farlo, fino in fondo. Lui non si era arreso e non l'avrebbe fatto neanche lei. "André!" lo chiamò senza osare sperare" ma quella non è una strada?" "Dove?" "Lì" Lui quasi la schiacciò per vedere dalla sua parte. "Ti avevo detto che non era ancora finita. Riesci a vedere se ci sono auto?" Lei non aveva pensato alle auto. Era stata troppo contenta. "No nessuna" "Allora coraggio" virò "sarà un forte impatto ma tu non ti irrigidire e cerca di assecondare il colpo". Lei deglutì. All'apparenza poteva sembrare anche forte ma poi in realtà aveva paura, come in questo momento. In fondo però era con André e se qualcuno poteva farcela era lui. Era una roccia. Lo era sempre stato. Quando aveva 6 anni sapeva che con lui non aveva nulla da temere ed ancora la pensava così. Lui lottò con la cloche dell'aereo e lei si sentì il cuore in gola quando le cime degli alberi le coprirono la visuale. L'aereo barcollò urtando sulle fronde e poi miracolosamente si allineò sulla strada che correva sotto di loro. L'aereo colpì il suolo sul lato sinistro poi ci fu un altro urto e rimbalzarono sulla strada. La donna battè la testa sul finestrino la vista le si annebbiò per un istante ma non le interessava. Ormai erano a terra. Si sentì immensamente felice di essere viva e anche di non essersi lasciata sfuggire una ridicola dichiarazione d'amore in un momento di panico. Poi vide l'acqua. "Oh mio Dio" sussultò. "La nostra solita sfortuna" borbottò André "Siamo finiti sulla strada che porta al fiume" Lui tirò i freni ma nulla e l'aereo continuò velocemente ad andare verso il molo deserto in cui terminava la strada. Lei aveva pensato che l'impatto sull'acqua sarebbe stato meglio che sugli alberi invece dovette ricredersi. Un istante dopo si trovarono in acqua. Fu presa dal panico. Improvvisamente ricordò che lei odiava l'acqua…che una volta stava per annegare e che se non era per André sarebbe morta…. già lei aveva 6 anni e lui 7. Anche se poi aveva imparato a nuotare aveva sempre odiato la profondità. L'acqua stava riempiendo la carlinga e lei non riusciva a liberarsi dalle cinture di sicurezza. "André!" "Sono qui" "Non riesco a liberarmi!" urlò lei mentre cercava di mantenere il controllo. Il livello dell'acqua aumentava ora era alla vita… "André!". Ma quando l'acqua stava per salire ancora di più l'uomo riuscì finalmente a sganciare la cintura. "Oscar?" Il viso di André affiorava dall'acqua proprio accanto al suo "ascoltami, dobbiamo uscire da qui. Quando aprirò lo sportello l'acqua invaderà la carlinga in un istante e non ci sarà un attimo da perdere capisci?" Oh si capiva. Prese una boccata di aria pensando a quanto odiasse stare sott'acqua anche in una piscina... "Aspetta un momento!" "Che c'è?" Oscar avrebbe voluto dirgli tantissime cose ma non riuscì a dire nulla… così gli mise le braccia attorno al collo e lo strinse forte a sé. "Andrà tutto bene vedrai, conto fino a tre e quando avrò aperto lo sportello seguimi. Se dovessi perderti lascia uscire un po' d'aria e segui le bollicine va bene? 1…2…" Lei avrebbe voluto protestare ma… ma l'uomo non gliene diede il tempo. Odiava stare sott'acqua le sembrava che diventasse sempre più pesante e che la schiacciasse. Al tre lei gli disse che lo amava, ma lui già era uscito e non aveva sentito. Così lo seguì. Oscar si svegliò tra le braccia di André sulla riva del fiume, inconsapevole di come c'era arrivata e di quello che era successo. E poi vide la coda dell'aereo che emergeva dall'acqua. Sentì una fitta allo stomaco, rabbrividì al vento freddo che soffiava e si raggomitolò contro di lui, come non faceva da anni. Non riusciva a smettere di tremare e sembrava che la testa le si spaccasse a metà. Cercò di alzarsi. "Rilassati, non devi andare da nessuna parte". Lei tossì e mandò fuori un po'di acqua. Le bruciava anche lo stomaco "Cos'è successo?" "Devi aver battuto la testa uscendo dall'aereo ed hai perso conoscenza per qualche istante. Ed hai anche bevuto un po'" Disse lui. E stargli vicino non l'aiutava a calmarsi. André era riemerso e quando si era reso conto che di lei non c'era traccia, si era sentito terrorizzato ancora di più di quando aveva capito che il motore dell'aereo era in panne. Si era gettato di nuovo in acqua e l'aveva trovata svenuta in aereo, in qualche modo l'aveva tirata fuori da lì, era riuscito a farle sputare un po' d'acqua e poi l'aveva tenuta tra le braccia per un tempo che gli era sembrato infinito fino a che lei non aveva riaperto gli occhi…quei dolcissimi occhi azzurri. "Dio Oscar!" La teneva così stretta da sentirla respirare mentre erano seduti lì, bagnati e infreddoliti, a guardare l'aereo nel fiume. Si udirono le sirene in lontananza e lui sarebbe dovuto andare incontro ai soccorritori ma non voleva staccarsi da lei. Scricciolo avrebbe fatto sempre parte della sua vita ed in qualche modo lo aveva sempre saputo. Era l'amica più fidata e sincera che avesse mai avuto ed era terrorizzato all'idea di perderla. Guardò di nuovo la contusione che aveva la donna sulla testa e cercò di non chiudere gli occhi per non vedere di nuovo il suo corpo senza vita sott'acqua. Allora la strinse a se e non la lasciò fino a che non arrivarono i pompieri e l'ambulanza. La mattina dopo la donna si svegliò in una stanza d'albergo tutta indolenzita non sapendo neanche lei come ci fosse finita. Come in un incubo ricordò il piccolo aereo, il rombo del motore e poi il silenzio, le cime degli alberi una distesa di acqua nera il panico la paura e finalmente un paio di braccia forti che la tenevano stretta stretta. Aveva rischiato di morire, non riusciva ancora a crederci. Se Andy non fosse riuscito a trovarla e a tirarla fuori dall'acqua …rabbrividì al ricordo dell'acqua che la circondava, la sopraffaceva, le annebbiava il cervello mentre lei cercava disperatamente di salire a galla. Non sarebbe riuscita a farcela da sola. Sarebbe rimasta bloccata nell'aereo. Andy l'aveva salvata. Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Le faceva ancora male la testa e le sembrava che la stanza girasse. Si appoggiò al cuscino e decise di aspettare un minuto o due prima di alzarsi…. Era stato così bello lasciarsi stringere da lui. Se lo era immaginato o lui era stato riluttante a lasciarla andare? Di certo c'era una ragione, si disse ripensando alla conversazione che avevano avuto su quello stesso letto nel cuore della notte… ...Oscar era sott'acqua intrappolata in quell'oscurità e non riusciva a venirne fuori. Era freddo buio. Aveva perso la cognizione del tempo e il peso schiacciante dell'acqua la teneva giù, la paralizzava. "André!!" Aveva urlato quasi sobbalzando sul letto. Sarebbe caduta se lui non l'avesse sorretta prontamente. L'aveva stretta forte a se. "Va tutto bene…è finita…sei salva ormai" Lei si era aggrappata con tutte le sue forze a lui. Respirava a fatica e le pulsava la testa. "Va tutto bene" aveva ripetuto l'uomo sedendosi sul letto accanto a lei, appoggiandosi alla spalliera e facendola accomodare su di se. "Ero di nuovo in acqua…credevo che non ce l'avrei fatta ad uscire" "Ehi, ma tu sei fuori. Sei salva ormai" …Si era salva…ed era in una stanza d'albergo con l'uomo che amava…ma anche così era difficile spazzare via il terrore di quella drammatica avventura. Tremava ancora quando l'uomo l'aveva tirata fuori dall'acqua e non ce l'avrebbe mai fatta senza di lui "Non ce l'avrei mai fatta senza di te" "E' tutto finito ormai" "Mi hai salvato la vita"…disse stringendosi a lui ancora più forte. "Ho temuto di non riuscire a trovarti la sotto" disse lui "Non mi sarei mai perdonato se ti fosse successo qualche cosa di male..." Oscar aveva trattenuto il respiro…. aspettando che lui continuasse…. pensando che il giorno prima gli aveva confessato il suo amore... e quindi confessato il suo segreto… "Non avrei sopportato l'idea di perderti…tu sei incredibilmente importante per me. Tu…sei la sorella che non ho mai avuto." Oscar aveva avuto l'impressione che il mondo le crollasse addosso. Amare quell'uomo l'avrebbe uccisa un giorno o l'altro. Tutte le sue speranze erano state infrante di nuovo. Si era staccata da lui. Non sarebbe riuscita a stargli vicina ancora per un altro momento. "Credo di aver bisogno di riposare" aveva mormorato lei. Lui l'aveva baciata sulla fronte ed era tornato a sedersi sulla poltrona accanto al letto. Oscar si guardò intorno per assicurarsi di essere sola nella camera della suite. Era stata così felice, così piena di speranza quella notte, prima che lui infrangesse di nuovo l'eterno sogno di loro due insieme. In ambulanza le era stato vicino, le aveva tenuto la mano ed in ospedale aveva promesso al dottore che si sarebbe preso cura di lei, se l'avesse dimessa. Lei odiava gli ospedali perché vi aveva trascorso molto tempo da piccola, al capezzale della madre malata. André sapeva tutto questo e senza che lei gli chiedesse nulla, aveva trovato il modo di farla uscire da lì. Così troppo stanchi per affrontare la famiglia di André e raccontare tutto quello che era successo, avevano rimandato al giorno dopo ed erano andati a dormire in un hotel. Ma adesso era il giorno dopo e per di più era anche il giorno del matrimonio di Rebecca. E lei, anzi loro dovevano essere in chiesa tra otto ore circa. Così si alzò dirigendosi con fatica verso il bagno. Si guardò allo specchio. Aveva un brutto livido in fronte che presto sarebbe diventato violaceo. Anche alle braccia aveva delle contusioni ed i capelli biondi erano spettinati ed emanavano un cattivo odore d'acqua di fiume. Sul volto pallido gli occhi erano grandi e rossi per non aver dormito e per le lacrime che tutta la notte aveva cercato di soffocare sul cuscino. André le aveva detto che le voleva bene come ad una sorella che non aveva mai avuto. Aveva trascorso anni a sognare un uomo che l'amava come una sorella e se non avesse fatto attenzione avrebbe sprecato tanto altro tempo ancora. Oscar aveva riempito la vasca da bagno e vi entrò. Non avrebbe più pianto. Una volta per tutte avrebbe strappato quell'uomo via dal suo cuore. André la stava aspettando quando uscì dal bagno e non aveva l'aria di un uomo il cui aereo era precipitato in un fiume il giorno prima. "Pensavo non ti saresti mai svegliata" disse lui. Lei rimase in piedi avvolta nell'accappatoio dell'albergo e si sforzò di sopportare lui che le scostò i capelli bagnati per vedere la contusione alla tempia. "Come sta la tua testa?" le chiese "E' ancora intera" rispose lei "Indolenzita?" le chiese ancora "molto" rispose lei. "Anche io" affermò lui. André l'aiutò a distendersi. Oscar guardò le sue mani e si chiese cosa avrebbe dovuto fare perché lui le tenesse lontane da lei. Si chiese come avrebbe dovuto fare a ristabilire la distanza che era riuscita a mettere tra loro negli ultimi anni e che era stata annullata nelle ultime dodici ore. Lei aveva bisogno che lui le stesse lontano. Ne aveva un disperato bisogno. "Qualcuno sa dell'incidente?" "Si mia madre" disse André "che ha detto che sarebbe venuta presto a portargli dei vestiti puliti e a lei dei vestiti nuovi" Già pensò lei non sarebbe stato educato andare al matrimonio in accappatoio…Come aveva fatto a mettersi in questo pasticcio? Come ne sarebbe uscita poi? "Sei sicura di sentirti bene?" chiese lui accarezzandole la guancia dolcemente… Che cosa vedeva? Pensava lei? Forse aveva capito il suo segreto? … sapeva che cosa lei aveva provato abbracciandolo? "Ho avuto giorni migliori" rispose "Hai scoperto qualche cosa sull'aereo? " "No. Niente ancora" La madre di André... una donna bruna alta bella…rimase shockàta dall'aspetto di Oscar e rimase a guardarla a bocca aperta. Oscar allora scese dal letto e si andò a specchiare di nuovo...André aveva omesso qualche particolare?... "Si, Lui mi ha salvato la vita…non credo che avrei potuto farcela senza il suo aiuto" Si abbracciarono… "ma dimmi di te cara…cosa hai fatto? Ci sei mancata tantissimo…perché non vieni più spesso a trovarci?" "Anche voi mi siete mancati…ci vedremo più spesso…non preoccuparti. " André si accomodò sulla panca della chiesa sentendo che i musoli delle spalle e del collo diventavano sempre più tesi. "E' un errore" disse Oscar mentre l'organista suonava la marcia nuziale. "Lo so" disse lui aggiustandosi la cravatta che il padre gli aveva prestato. "Allora perché siamo qui?" "E'stato Sammy a volerlo…il bimbo mi si è tanto affezionato" "Be volevi essere qui ed ora ci sei" "Sono sicuro che stiamo attirando più attenzione di quanto farà Rebecca all'altare, ci stanno guardando tutti. " "Forse sono curiosi di vedere Tucker quando ti vedrà, oppure aspettano che tu ti faccia avanti quando il prete dirà se qualcuno conosce una ragione per cui Reby e Tucker non si debbano sposare." André sorrise. "Non lo faresti mai...no, ma mi piacerebbe molto sapere se Tucker si chieda se lo farei". Se andare al matrimonio era stato un semplice errore , partecipare al ricevimento era stato un errore colossale. Almeno in chiesa la gente si era trattenuta, ma alla festa a casa di Reby non si parlava di altro. André si strofinò il collo. Quella mattina il dolore non era stato eccessivo ma ormai era diventato insopportabile e così aveva preso degli analgesici che il dottore gli aveva dato per la notte. Partecipare al matrimonio non era stata una bella idea. Aveva voluto essere lì nella speranza che Reby cambiasse idea ma niente... lei non aveva esitato e non aveva battuto ciglio…aveva ripetuto le promesse di matrimonio con amore e sicurezza. Aveva notato che lei non aveva mai guardato lui come guardava suo marito. Oscar gli si avvicinò: "Hai visto abbastanza?" "Si" "Allora possiamo andare?" "Si" sospirò lui. "Mi spiace averti trascinato qui ma sono contento che tu sia con me. La testa ti fa ancora male?" "Un po'" André notò che Oscar era straordinariamente bella quella sera con l'abito che sua madre le aveva comprato. Le faceva uno strano effetto vederla così…cresciuta, visto che la maggior parte delle volte la considerava ancora una ragazzina…anche se poi avevano solo un anno di differenza. "Andiamo" disse prendendola per mano. Attraversarono la sala affollata, salutarono alcuni amici e parenti ma alla porta furono fermati da un cameriere che offrì loro una coppa di champagne…. e così insieme agli altri fecero il brindisi agli sposi. Tra un brindisi e l'altro André bevve parecchio e alla fine si rese conto che il collo non gli faceva più tanto male. Questo era l'unico modo per offuscare il ricordo della coppia felice…di Reby… Quando il discorso fu finito, la testa gli girava vorticosamente. Quando le danze cominciarono lui diede ad Oscar le chiavi dell'auto e poi…. poi non ricordò più nulla eccetto danzare. Ricordò di aver danzato molto in modo strano e surreale. E di non essere al ricevimento. Loro non erano al ricevimento. Non sapeva esattamente dov'erano e non gli importava. Teneva Oscar tra le braccia, la faceva volteggiare nella stanza e poi l'attirava di nuovo a se sulle note sensuali di un sassofono. Lei amava il jazz e a lui piaceva averla così vicina. La musica cambiò rallentò e loro la seguirono. Lei era lì dove aveva sempre desiderato che fosse…con lui. André sentì il sangue pulsare, accendersi dal desiderio ad ogni movimento del suo corpo contro il proprio. La prese per i fianchi e la strinse a se. Sembravano fatti l'uno per l'altra. Strofinò il proprio viso sulla sua guancia, stuzzicandola, tentandola finché lei non gli offrì le labbra. Era passato così tanto tempo da quando erano stati insieme… Lui aveva temuto che non sarebbero mai tornati insieme e invece erano lì e quella volta non se la sarebbe lasciata scappare. Cominciò a slacciarle ad uno ad uno i bottoni del vestito e lo fece scivolare giù dalle spalle mettendo in mostra la sensuale curva dei suoi seni. Ne tracciò i contorni con la bocca…con la lingua gemendo dal desiderio…e poi affondò il viso nell'incavo dei suoi seni piccoli ma delicati. Lei sussultò ma lui continuò a baciarla fino a che lei non lo pregò di smettere. Ma lui non smise per molto. Caddero sul pavimento e si rotolarono sul tappeto mentre lottavano per togliersi gli indumenti, ridendo e baciandosi. A lui piaceva immensamente la musica, piaceva l'odore delicato della sua pelle…. il modo in cui la canzone modulava quel ritmo incredibilmente erotico, il modo con cui affondava dentro di lei a tempo di musica. Si beò di quel piacere sublime, raggiunse l'apice dell'appagamento e chiamò il suo nome …Rebeccaaaaa! André non era sicuro di quello che fosse successo dopo né perché ma gli pareva di ricordare di aver ricevuto uno schiaffo. La mattina dopo era tutto abbastanza confuso. Per prima cosa ricordò lo champagne. Quanti bicchieri aveva bevuto? Aveva un gran mal di testa e trovava difficoltà a raccogliere le idee. Ricordava il matrimonio. Dannazione…era stato solo il giorno prima? Per quanto tempo era stato fuori di se? André si girò nel letto senza sapere dove fosse…finchè non vide il nome del motel dietro la porta. Allora ricordò di aver tenuto la suite per il week end…per evitare i festeggiamenti. Ricordava il matrimonio, il ricevimento, lo champagne, quello strano sogno… Se lo ricordò per filo e per segno. Che sogno! Trovava difficile addirittura pensarci. Bel modo di passare la notte…sognare di rotolarsi tra le lenzuola con la moglie di un altro uomo. La testa gli girava…già le pillole e lo champagne…non doveva prendere quelle dannate pillole…ma non pensava di bere al ricevimento…lui voleva solo salutare gli sposi ed andarsene ed invece…. Comunque riuscì ad alzarsi…andò nel bagno e si guardò allo specchio…vide i suoi occhi iniettati di sangue…era nudo... situazione imbarazzante. Entrò nella doccia e barcollante si sforzò di chiarirsi le idee sotto il getto dell'acqua fredda. Dopo la doccia si sentì meglio e così andò nella stanza della suite... Oscar era lì. "Ciao" la salutò lui "Ciao" rispose lei senza guardarlo. aveva già fatto la doccia ed era vestita. Una delle borse che la madre di lui le aveva portato il giorno prima era lì a terra piena di roba. Il suo pallore la faceva sembrare estremamente fragile e l'ematoma sul viso era peggiorato. Alla fine alzò il viso e lui si rese conto che aveva pianto. Che cosa le era successo? "Oscar?" la chiamò ma lei riabbassò immediatamente il capo. Strano comportamento... "Grazie per avermi riaccompagnato qui ieri" disse lui con tono neutro. Oscar gli rivolse uno sguardo di puro veleno. I suoi occhi erano freddi, le guance rosse e lui capì che era arrabbiata. Ma perché? "Mi hai accompagnato tu qui non è vero?" "Si…" "Sai avevo preso delle pillole ieri…" "Cosa?" "Ma sì, le pillole che mi aveva prescritto il dottore… Poi ho bevuto e non ricordo nulla..." "Oscar?" Lei si stava comportando in modo strano come se gli nascondesse qualche cosa. "Che c'è che non va? Cosa è successo questa notte? Sei stata tu a cambiarmi?" Lei cercò di non arrossire e farfugliò qualche cosa a proposito dell'inserviente." André devo andare. Ci sono cose urgenti che devo sbrigare…Ci vedremo lunedì" "Aspetta un attimo" disse lui prendendola per un braccio per non farla fuggire. Lei lo guardò…sì, doveva andarsene al più presto. Il telefono squillò, lui andò a rispondere…e lei fuggì via. Quando egli se ne accorse scese in tutta fretta e chiese al portiere "Ha visto per caso una donna bionda sulla trentina?" "Gambe strepitose e nessun bagaglio?" Lui non aveva notato le gambe ma la borsa corrispondeva. "Sa dov'è andata?" "Lei è stato piantato in asso" André si mise la mano nei capelli… poi pensò che se la realtà si fosse avvicinata al sogno… allora sì, era nei guai. La donna era diretta all'aereoporto. Così senza perdersi in chiacchiere prese un taxi e la raggiunse…sperando di arrivare in tempo. Per fortuna l'aereoporto non era affollato. Al telefono era riuscito a prenotare un volo sullo stesso aereo della donna. Sbuffò e si strofinò la testa dolorante. Aveva un gran mal di testa e mal di stomaco e temeva di aver rovinato per sempre un'amicizia che durava da venti anni. Come si sarebbe giustificato? Non sapeva neanche quello che aveva fatto… non ne era certo... ma aveva una mezza idea… aveva pensato di fare l'amore con una donna mentre ne teneva un'altra tra le braccia. Ed era grave soprattutto perché l'altra donna non era una qualsiasi, ma era la cara dolce Oscar, la sua amica del cuore da una vita. Ricordò lo sguardo freddo che lei gli aveva rivolto la mattina e capì di averla ferita, di aver fatto soffrire la donna che aveva sempre cercato di proteggere. Quello sguardo lo portò indietro nel tempo a quando lei aveva dieci anni ed aveva una cotta per lui. Era poco più di una bambina e non aveva mai espresso i propri sentimenti, ma lui anche se aveva solo un anno in più di lei lo aveva capito lo stesso. Ricordava che lei lo osservava anche quando stava con Reby ed era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto la mattina. Ora l'aveva ferita di nuovo e si sentiva una persona spregevole. E se la cotta di quando era ragazzina si fosse trasformata in qualche cosa di più adulto? Quello avrebbe complicato ancora di più la situazione e avrebbe reso qualsiasi cosa fosse successa la sera prima decisamente imperdonabile. Oscar era in aereo…non vedeva l'ora di partire ma all'ultimo minuto l'aereo aveva fatto ritardo …così dopo poco sentì una hostess che accompagnava qualcuno al posto vicino al suo…si girò…rimase a bocca aperta. Era André. La ferita al cuore si apriva ancor di più, avrebbe voluto nascondersi ma non era possibile…sarebbe stato infantile nonché inutile. Lui le sedette accanto in tutta la sua imponenza nel sedile troppo stretto e lei si raggomitolò istintivamente sul suo posto cercando di evitare qualsiasi contatto con lui. Ma non serviva a niente, ragionò lei, perché non aveva bisogno di toccarlo per percepire la sua presenza accanto a sé. La pelle di Oscar era bollente e si accapponava al contatto con la seta fresca della camicetta. E le guance erano ancora arrossate per l'attrito della barba non rasata di una certa persona. Rabbrividì e gli occhi le bruciarono di lacrime a quel ricordo fin troppo vivido. Maledizione... aveva sofferto abbastanza. "Senti freddo?" disse lui procurandole un altro fremito con la sua voce sensuale e roca. Lui le si avvicinò e lei si rannicchiò verso il finestrino dell'aereo pensando che lui volesse toccarla. Invece lui voleva solo chiudere l'aria condizionata. E la guardò in maniera perplessa. "Devo parlarti Osc..." disse lui "Non c'è nulla da dire" lo interruppe lei con sguardo duro. "Andiamo scricciolo. Fammi parlare" disse lui . Quel nomignolo le suscitò un guizzo di odio negli occhi che per André fu più tagliente e doloroso di una lama affilata. Vide il livio sul suo volto e ricordò l'emozione sentita mentre la teneva tra le braccia sulla riva di quel fiume e il terrore provato quando aveva creduto di perderla. E alle incredibili sensazioni suscitategli da quel sogno favoloso. Dove finiva la fantasia e dove iniziava la realtà? Come poteva aver fatto tutto quello senza rendersene conto? Lei era meno alta di Rebecca, pensò guardandola e molto più esile…quasi mascolina. Come poteva aver fatto confusione tra due donne così diverse? Chiuse gli occhi e cercò di ricordare. Cosa aveva provato tenendo Oscar tra le braccia…stringendola…scivolando dentro di lei? André imprecò capendo che il suo corpo ricordava ma il cervello era ancora annebbiato. Il capitano dell'aereo disse che durante il viaggio ci sarebbero state delle turbolenze…. André si preoccupò per scricciolo…lei dopo la disavventura passata non aveva certo bisogno di altri scossoni. La guardò con dolcezza e cercò un modo per distrarla. "La telefonata che ho ricevuto quando te ne sei andata era dell'ispettore dell'aereonautica militare che si sta occupando del nostro incidente. Quel tipo ha detto che l'aereo è stato recuperato…e …ha premesso che è troppo presto per dirlo ma …. quell'uomo crede che sia stato sabotato e che qualcuno abbia avuto l'intenzione di ucciderci". A quel punto lei si girò…i suoi occhi azzurri…. erano pieni di incredulità…. "E' pazzesco…chi diavolo avrebbe voluto la nostra morte?" chiese lei. "Non credo che i bersagli fossimo noi, ma Charlie. Era lui che avrebbe dovuto prendere l'aereo per S. Petesburg, ma non so chi avrebbe voluto fargli del male. E tu?" Lei esitò…"Neanche io…" ed abbassò gli occhi, sapeva che l'amico di sempre era capace di leggerle dentro con facilità…infatti lui la guardò e disse: "Mi stai nascondendo qualche cosa scricciolo?" "No…sono sicura che non è nulla…" "Lascia giudicare me" "Si tratta solo di una telefonata anonima avuta qualche giorno fa" "Perché non mi hai detto niente? Certo sempre perché credi che tu possa benissimo difenderti da sola… è stata quella mattina che stavi per colpirmi con il fermacarte vero?" "Già ma non ti ho detto nulla perché pensavo che fosse solo uno stupido scherzo. Quell'uomo mi ha consigliato di lasciare la Williams subito perché sono in pericolo" "Perché non me lo hai detto subito?" "Perché avrei dovuto? Non sono più una ragazzina e non ho bisogno che tu mi stia sempre attaccato a proteggermi." "Ho notato che tu non sei più una ragazzina" Oscar arrossì e André temette di essere schiaffeggiato come probabilmente meritava. Gli spiaceva che tra loro ci fosse quell'imbarazzo…. quel muro che poi sarebbe stato difficile distruggere... e sapeva che era a causa della sua stupidità. "Mi spiace" disse lui "So che preferiresti non parlarne ma credo che sia necessario. Ti prego dimmi che cosa è successo questa notte." André le toccò il mento e la costrinse a rivolgergli lo sguardo. Cosa le aveva fatto con esattezza? Resistette alla tentazione di avvicinarsi a lei e di controllare se il suo profumo fosse lo stesso che aveva sentito sulla sua pelle quella mattina. "E' stato uno sciocco malinteso" disse lei. "E'stato molto di più" affermò lui "André tu eri ubriaco e non sapevi quello che facevi... la donna che ami ha sposato un altro uomo…e... " "Allora perché sei così turbata?" André vide gli occhi della donna lucidi e capì che se non la smetteva avrebbe pianto... "Oscar" "Non dire nulla per favore" lo supplicò lei… prima di portarsi una mano alla bocca ed una sulla pancia a causa di un vuoto di aria. "Stai bene?" disse André sfiorandola in modo spontaneo. Lei si spostò di scatto e lui capì che da quel momento in poi avrebbe fatto meglio a lasciarla in pace, punizione durissima per lui che sentiva il bisogno di proteggerla quanto quella di respirare e che invece l'aveva fatta soffrire più di chiunque altro. Fece uno sforzo e si spostò nel sedile accanto ricordando quell'inebriante profumo femminile e la musica lenta e sensuale della notte prima. Fu un volo molto difficile e dopo i primi cinque minuti di turbolenze, André non resistette. Tornò nel posto accanto a Oscar che stava lottando con se stessa per nascondere la paura e strinse a se quel corpo tremante "Ti prego non respingermi" disse lui. Che ironia pensò lei… lei che era stata cresciuta da suo padre come un uomo… lei non era mai riuscita a non aver paura del volo…come dell'acqua. Il padre l'aveva sgridata e picchiata tantissime volte…gli uomini non devono piangere e non devono aver paura. E così l'aveva fatta andare tante e tante volte su piccoli aeroplani. Le sue grida di spavento ed il suo pianto…non avevano minimamente scalfito il cuore di suo padre…che si arrabbiava ancora di più. Solo André la capiva e subito dopo ogni straziante volo…l'abbracciava come ora. Tornò al presente…. e si sentì riempire di indignazione. Non avrebbe più permesso a se stessa di subire un'umiliazione del genere. Lo amava ancora molto e forse lo avrebbe amato per sempre, ma non significava che avrebbe sprecato altro tempo ad aspettare che lui contraccambiasse il suo amore, perché forse non sarebbe successo mai. In quel momento ci fu un tuono a poca distanza dall'aereo e lei si lasciò sfuggire un grido. "Andrà tutto bene te lo prometto" mormorò lui accarezzandole una guancia. Cosa avrebbe fatto ora che aveva capito in modo inequivocabile che nel suo cuore non ci sarebbe mai stato spazio per lei? Si chiese Oscar. Lo guardò negli occhi e cercò di ricordare la promessa di non piangere più per lui. "Sai che non volevo ferirti... sai che ti voglio bene? " disse lui. "Si" sapeva da sempre che lui le voleva bene, e sapeva anche di non poterlo costringere ad amarla. Il lunedì seguente al sorgere del sole, Oscar era già sicura che sarebbe stata una giornata terribile perché avrebbe dovuto rivedere André, solo poche ore dopo essersi sbarazzata di lui. Infatti la sera prima era stata troppo stanca e desiderosa che lui se ne andasse per impedirgli di darle un passaggio fino all'ufficio il mattino dopo. Molto presto avrebbe trovato un altro lavoro per allontanarsi quanto più possibile da André Grandier. Non sopportava l'idea di andare al lavoro ogni mattina con lo stomaco in subbuglio solo perché lo avrebbe incontrato. Era ancora dolorante per l'incidente aereo, ancora umiliata per quello che era successo e sconcertata per quello che l'ispettore dell'aeronautica aveva detto ad André. L'uomo che occupava i suoi pensieri bussò alla sua porta alle 7:15 puntuale. Rivederlo, sentire il suo profumo e incontrare il suo sguardo le riportarono immediatamente alla mente la fatale notte che avevano trascorso assieme ed il terribile mattino seguente. André era andato alla ditta per sostituire Grant Edwars, il suo braccio destro. Da allora aveva fatto un ottimo lavoro. Purtroppo però entrando nella ditta dove anche Oscar lavorava aveva vanificato tutti gli sforzi che lei aveva fatto negli anni per tenersi alla larga da lui. Nel suo appartamento, seduta sul divano comodamente, quella sera Oscar decise di dare un'occhiata all'invito. Voleva vedere chi era il misterioso uomo che Rebecca sposava. Rebecca faceva parte della nobiltà di Arras ed era molto stimata nella cittadina. Era una di quelle donne messe al mondo per far sentire le altre inadeguate. In più era elegante, bella, un'ottima donna d'affari ed aveva molte conoscenze influenti. Oscar pur essendo caparbia di natura e abile nel suo lavoro sapeva di non poter competere con una come lei, però non era mai riuscita ad odiarla. Non era stata colpa sua se Rebecca aveva rubato il cuore dell'uomo che lei amava da sempre. Finalmente da sopra al tavolino prese la busta contenente l'invito e lo aprì. Il cartoncino diceva: "Samuel e Margaret Harwell sono lieti di annunciare il matrimonio della loro figlia Rebecca Harwell con Tucker Malloy... " Tucker? Buon Dio, per André doveva essere stato un colpo terribile. Essere lasciato da Rebecca doveva essere stato doloroso ma essere lasciato due volte a causa dello stesso uomo... Venerdì mattina Oscar ed André partirono di buon'ora con un aereo che aveva una carlinga più piccola di un'auto. Oscar quasi non ci credeva. Stava viaggiando con un uomo che avrebbe dovuto evitare a tutti i costi e lo stava accompagnando a vedere la sua ex fidanzata che si sposava con l'ex marito. "Non mi avevi detto chi stava per sposare!" Urlò lei per farsi sentire visto il rumore del motore. "Mi avresti creduto?" chiese lui distogliendo per un attimo l'attenzione dal pannello di controllo per guardarla in volto. "No" rispose lei "ho fatto molta fatica io stessa a crederlo". Poi pensò... "Tucker..." si chiedeva se le piacesse o no, era un avvocato molto bravo e spregiudicato... forse troppo sicuro di sé, per questo non riusciva a decidere se le piacesse o no. In passato l'unica cosa che per lei aveva avuto importanza era che Tucker, dopo soli dieci giorni, aveva conquistato Rebecca e che subito i due avessero organizzato il loro matrimonio. Purtroppo non era durata molto, anche se avevano avuto un figlio, Sammy un'altra passione di André, gli si era affezionato tantissimo. Cosa poteva essere successo? "Mi dispiace André" Per la prima volta da anni osò mettere la sua mano sul suo braccio "Mi spiace per tutto quello che sta succedendo..." Lo amava e anche se non sopportava l'idea che si struggesse per un'altra donna, le dispiaceva vederlo soffrire. "Se avessi bisogno di parlare con qualcuno... " "Mi rivolgerei a te piccola, ma non c'è molto da dire. L'estate scorsa Tucker ha chiamato Reby, dicendole che voleva rivedere Sammy. Ha cominciato a venire nei week end e ... poco dopo sono tornati assieme. Fine della storia. " Era incredibile. Dal modo in cui era finito il loro primo matrimonio, era difficile immaginare che tornassero assieme. "Vorrei... poter far qualcosa" "Stai già facendo molto venendo al matrimonio con me... " Si, il matrimonio... "Aspetta un minuto" disse lei all'improvviso "Come hai fatto ad ottenere l'invito?" André non rispose. Oscar si maledisse per non averci pensato prima. "Stai cercando di farmi capire che tu non hai un invito?" "Veramente speravo che tu fossi invitata ed io potessi venire con te" ammise lui. "Che cosa disgustosa Rebecca non mi perdonerà mai per questo." "Lo penso anch'io André" "Se Reby può andare all'altare a sposare quell'uomo dovrà farlo avanti ai miei occhi". Il suo tono era stato abbastanza pacato ma determinato. "Andy..." "Mi dispiace scricciolo..." mormorò lui avvicinandosi a lei sfiorandole l'orecchio, turbandola ancora di più di quanto già non fosse "So che non dovevo coinvolgerti in questo pasticcio ma sono contento di averti con me". Le prese la mano e le accarezzò il palmo col pollice. La ragazza si sentiva nervosa. Lui la rendeva nervosa e trascorrere l'intero week end con lui sarebbe stato più difficile di quanto avesse immaginato. "André non so se..." Oscar si interruppe quando capì che stava urlando mentre il motore che aveva fino ad allora reso la conversazione difficile si era quietato. L'aereo stava scendendo. "Siamo arrivati di già? " "No" Lei stava guardando il cielo azzurro ma il tono di André la fece voltare. La mano che aveva tenuto la sua ormai era occupata altrove e lui stava affaccendandosi al pannello di controllo del piccolo aereo, imprecando a bassa voce. C'era qualche problema ovviamente. "Che succede?" "Il motore si sta comportando in modo strano" ammise lui. Lei ebbe un terribile sospetto. Era la prima volta che viaggiava in un aereo così piccolo. "Quanti motori abbiamo?" disse lei "Uno" rispose lui "Uno?" chiese lei e si rannicchiò su se stessa poi mormorò "La terra si sta avvicinando" Come se lui non se ne fosse accorto "Lo so" disse lui con calma. "Non cerchiamo di riprendere quota? Non sarebbe meglio?" "Non so se il motore ci abbandona..." Ed il silenzio riempì l'aereoplano, il silenzio più forte che avessero mai sentito. André cercò di riaccendere il motore ma senza risultato "Cerca un posto dove potremmo atterrare" disse lui. Lei vide alberi e solo alberi "Stai scherzando? " "Non scherzo mai quando il mio aereo sta per atterrare" "André!" Lei non riusciva a capire come facesse l'uomo a rimanere così tranquillo "Stiamo precipitando!" "Sarà solo un atterraggio un po' duro" disse lui. Sarebbe stato di più, molto di più di un atterragio difficile pensò lui. In quel momento Oscar si rese conto di quanto tempo avesse sprecato. Forse avrebbe dovuto dirgli quello che provava. Si era sempre chiesta come sarebbe stato dirglielo. Aspettò che la propria vita le corresse davanti agli occhi. Non era così che accadeva di solito? Ma non successe. Invece sentì l'uomo che diceva arrabbiato "Ma è mai possibile che qui attorno ci siano solo alberi?" "Quanto dista l'aereoporto più vicino?" chiese lei "Troppo" rispose lui. Forse avrebbe dovuto dirgli che lo amava ma a che pro? Cosa avrebbe guadagnato? Lei si chiese come avrebbe reagito il suo amico del cuore ad una sua dichiarazione. Sarebbe rimasto shockàto. Cosa avrebbe dovuto dire visto che non ricambaiva i suoi sentimenti? André imprecò. Lei si voltò verso di lui per guardarlo un'ultima volta... i suoi capelli scuri... i suoi dolci occhi verdi... la sua bocca carnosa... la sua forza maschia e la sua dolcezza. Guardò le sue braccia muscolose che tenevano i comandi con così grande perizia e desiderò ardentemente che quelle braccia la stringessero con passione. Guardò le sue labbra e pensò a quanto avrebbe voluto averle sulle sue. Pensò alle opportunità che aveva perso ed al tempo che aveva sprecato e giurò a se stessa che se fossero sopravvissuti avrebbe goduto di ogni attimo vissuto con lui in qualsiasi modo, tanto a lei bastava restargli vicino. André si girò verso di lei e vide i suoi occhi lucidi di lacrime. Lasciò per un attimo i comandi e le strinse la mano "Resisti Piccola, ce la faremo, vedrai... fai finta di essere ad una lezione di scherma e che stai per sconfiggere con maestria un nemico..." Lei si tranquillizzò. Si era sempre fidata di lui ed avrebbe continuato a farlo, fino in fondo. Lui non si era arreso e non l'avrebbe fatto neanche lei. "André!" lo chiamò senza osare sperare" ma quella non è una strada?" "Dove?" "Lì" Lui quasi la schiacciò per vedere dalla sua parte. "Ti avevo detto che non era ancora finita. Riesci a vedere se ci sono auto?" Lei non aveva pensato alle auto. Era stata troppo contenta. "No nessuna" "Allora coraggio" virò "sarà un forte impatto ma tu non ti irrigidire e cerca di assecondare il colpo". Lei deglutì. All'apparenza poteva sembrare anche forte ma poi in realtà aveva paura, come in questo momento. In fondo però era con André e se qualcuno poteva farcela era lui. Era una roccia. Lo era sempre stato. Quando aveva 6 anni sapeva che con lui non aveva nulla da temere ed ancora la pensava così. Lui lottò con la cloche dell'aereo e lei si sentì il cuore in gola quando le cime degli alberi le coprirono la visuale. L'aereo barcollò urtando sulle fronde e poi miracolosamente si allineò sulla strada che correva sotto di loro. L'aereo colpì il suolo sul lato sinistro poi ci fu un altro urto e rimbalzarono sulla strada. La donna battè la testa sul finestrino la vista le si annebbiò per un istante ma non le interessava. Ormai erano a terra. Si sentì immensamente felice di essere viva e anche di non essersi lasciata sfuggire una ridicola dichiarazione d'amore in un momento di panico. Poi vide l'acqua. "Oh mio Dio" sussultò. "La nostra solita sfortuna" borbottò André "Siamo finiti sulla strada che porta al fiume" Lui tirò i freni ma nulla e l'aereo continuò velocemente ad andare verso il molo deserto in cui terminava la strada. Lei aveva pensato che l'impatto sull'acqua sarebbe stato meglio che sugli alberi invece dovette ricredersi. Un istante dopo si trovarono in acqua. Fu presa dal panico. Improvvisamente ricordò che lei odiava l'acqua…che una volta stava per annegare e che se non era per André sarebbe morta…. già lei aveva 6 anni e lui 7. Anche se poi aveva imparato a nuotare aveva sempre odiato la profondità. L'acqua stava riempiendo la carlinga e lei non riusciva a liberarsi dalle cinture di sicurezza. "André!" "Sono qui" "Non riesco a liberarmi!" urlò lei mentre cercava di mantenere il controllo. Il livello dell'acqua aumentava ora era alla vita… "André!". Ma quando l'acqua stava per salire ancora di più l'uomo riuscì finalmente a sganciare la cintura. "Oscar?" Il viso di André affiorava dall'acqua proprio accanto al suo "ascoltami, dobbiamo uscire da qui. Quando aprirò lo sportello l'acqua invaderà la carlinga in un istante e non ci sarà un attimo da perdere capisci?" Oh si capiva. Prese una boccata di aria pensando a quanto odiasse stare sott'acqua anche in una piscina... "Aspetta un momento!" "Che c'è?" Oscar avrebbe voluto dirgli tantissime cose ma non riuscì a dire nulla… così gli mise le braccia attorno al collo e lo strinse forte a sé. "Andrà tutto bene vedrai, conto fino a tre e quando avrò aperto lo sportello seguimi. Se dovessi perderti lascia uscire un po' d'aria e segui le bollicine va bene? 1…2…" Lei avrebbe voluto protestare ma… ma l'uomo non gliene diede il tempo. Odiava stare sott'acqua le sembrava che diventasse sempre più pesante e che la schiacciasse. Al tre lei gli disse che lo amava, ma lui già era uscito e non aveva sentito. Così lo seguì. Oscar si svegliò tra le braccia di André sulla riva del fiume, inconsapevole di come c'era arrivata e di quello che era successo. E poi vide la coda dell'aereo che emergeva dall'acqua. Sentì una fitta allo stomaco, rabbrividì al vento freddo che soffiava e si raggomitolò contro di lui, come non faceva da anni. Non riusciva a smettere di tremare e sembrava che la testa le si spaccasse a metà. Cercò di alzarsi. "Rilassati, non devi andare da nessuna parte". Lei tossì e mandò fuori un po'di acqua. Le bruciava anche lo stomaco "Cos'è successo?" "Devi aver battuto la testa uscendo dall'aereo ed hai perso conoscenza per qualche istante. Ed hai anche bevuto un po'" Disse lui. E stargli vicino non l'aiutava a calmarsi. André era riemerso e quando si era reso conto che di lei non c'era traccia, si era sentito terrorizzato ancora di più di quando aveva capito che il motore dell'aereo era in panne. Si era gettato di nuovo in acqua e l'aveva trovata svenuta in aereo, in qualche modo l'aveva tirata fuori da lì, era riuscito a farle sputare un po' d'acqua e poi l'aveva tenuta tra le braccia per un tempo che gli era sembrato infinito fino a che lei non aveva riaperto gli occhi…quei dolcissimi occhi azzurri. "Dio Oscar!" La teneva così stretta da sentirla respirare mentre erano seduti lì, bagnati e infreddoliti, a guardare l'aereo nel fiume. Si udirono le sirene in lontananza e lui sarebbe dovuto andare incontro ai soccorritori ma non voleva staccarsi da lei. Scricciolo avrebbe fatto sempre parte della sua vita ed in qualche modo lo aveva sempre saputo. Era l'amica più fidata e sincera che avesse mai avuto ed era terrorizzato all'idea di perderla. Guardò di nuovo la contusione che aveva la donna sulla testa e cercò di non chiudere gli occhi per non vedere di nuovo il suo corpo senza vita sott'acqua. Allora la strinse a se e non la lasciò fino a che non arrivarono i pompieri e l'ambulanza. La mattina dopo la donna si svegliò in una stanza d'albergo tutta indolenzita non sapendo neanche lei come ci fosse finita. Come in un incubo ricordò il piccolo aereo, il rombo del motore e poi il silenzio, le cime degli alberi una distesa di acqua nera il panico la paura e finalmente un paio di braccia forti che la tenevano stretta stretta. Aveva rischiato di morire, non riusciva ancora a crederci. Se Andy non fosse riuscito a trovarla e a tirarla fuori dall'acqua …rabbrividì al ricordo dell'acqua che la circondava, la sopraffaceva, le annebbiava il cervello mentre lei cercava disperatamente di salire a galla. Non sarebbe riuscita a farcela da sola. Sarebbe rimasta bloccata nell'aereo. Andy l'aveva salvata. Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Le faceva ancora male la testa e le sembrava che la stanza girasse. Si appoggiò al cuscino e decise di aspettare un minuto o due prima di alzarsi…. Era stato così bello lasciarsi stringere da lui. Se lo era immaginato o lui era stato riluttante a lasciarla andare? Di certo c'era una ragione, si disse ripensando alla conversazione che avevano avuto su quello stesso letto nel cuore della notte… ...Oscar era sott'acqua intrappolata in quell'oscurità e non riusciva a venirne fuori. Era freddo buio. Aveva perso la cognizione del tempo e il peso schiacciante dell'acqua la teneva giù, la paralizzava. "André!!" Aveva urlato quasi sobbalzando sul letto. Sarebbe caduta se lui non l'avesse sorretta prontamente. L'aveva stretta forte a se. "Va tutto bene…è finita…sei salva ormai" Lei si era aggrappata con tutte le sue forze a lui. Respirava a fatica e le pulsava la testa. "Va tutto bene" aveva ripetuto l'uomo sedendosi sul letto accanto a lei, appoggiandosi alla spalliera e facendola accomodare su di se. "Ero di nuovo in acqua…credevo che non ce l'avrei fatta ad uscire" "Ehi, ma tu sei fuori. Sei salva ormai" …Si era salva…ed era in una stanza d'albergo con l'uomo che amava…ma anche così era difficile spazzare via il terrore di quella drammatica avventura. Tremava ancora quando l'uomo l'aveva tirata fuori dall'acqua e non ce l'avrebbe mai fatta senza di lui "Non ce l'avrei mai fatta senza di te" "E' tutto finito ormai" "Mi hai salvato la vita"…disse stringendosi a lui ancora più forte. "Ho temuto di non riuscire a trovarti la sotto" disse lui "Non mi sarei mai perdonato se ti fosse successo qualche cosa di male..." Oscar aveva trattenuto il respiro…. aspettando che lui continuasse…. pensando che il giorno prima gli aveva confessato il suo amore... e quindi confessato il suo segreto… "Non avrei sopportato l'idea di perderti…tu sei incredibilmente importante per me. Tu…sei la sorella che non ho mai avuto." Oscar aveva avuto l'impressione che il mondo le crollasse addosso. Amare quell'uomo l'avrebbe uccisa un giorno o l'altro. Tutte le sue speranze erano state infrante di nuovo. Si era staccata da lui. Non sarebbe riuscita a stargli vicina ancora per un altro momento. "Credo di aver bisogno di riposare" aveva mormorato lei. Lui l'aveva baciata sulla fronte ed era tornato a sedersi sulla poltrona accanto al letto. Oscar si guardò intorno per assicurarsi di essere sola nella camera della suite. Era stata così felice, così piena di speranza quella notte, prima che lui infrangesse di nuovo l'eterno sogno di loro due insieme. In ambulanza le era stato vicino, le aveva tenuto la mano ed in ospedale aveva promesso al dottore che si sarebbe preso cura di lei, se l'avesse dimessa. Lei odiava gli ospedali perché vi aveva trascorso molto tempo da piccola, al capezzale della madre malata. André sapeva tutto questo e senza che lei gli chiedesse nulla, aveva trovato il modo di farla uscire da lì. Così troppo stanchi per affrontare la famiglia di André e raccontare tutto quello che era successo, avevano rimandato al giorno dopo ed erano andati a dormire in un hotel. Ma adesso era il giorno dopo e per di più era anche il giorno del matrimonio di Rebecca. E lei, anzi loro dovevano essere in chiesa tra otto ore circa. Così si alzò dirigendosi con fatica verso il bagno. Si guardò allo specchio. Aveva un brutto livido in fronte che presto sarebbe diventato violaceo. Anche alle braccia aveva delle contusioni ed i capelli biondi erano spettinati ed emanavano un cattivo odore d'acqua di fiume. Sul volto pallido gli occhi erano grandi e rossi per non aver dormito e per le lacrime che tutta la notte aveva cercato di soffocare sul cuscino. André le aveva detto che le voleva bene come ad una sorella che non aveva mai avuto. Aveva trascorso anni a sognare un uomo che l'amava come una sorella e se non avesse fatto attenzione avrebbe sprecato tanto altro tempo ancora. Oscar aveva riempito la vasca da bagno e vi entrò. Non avrebbe più pianto. Una volta per tutte avrebbe strappato quell'uomo via dal suo cuore. André la stava aspettando quando uscì dal bagno e non aveva l'aria di un uomo il cui aereo era precipitato in un fiume il giorno prima. "Pensavo non ti saresti mai svegliata" disse lui. Lei rimase in piedi avvolta nell'accappatoio dell'albergo e si sforzò di sopportare lui che le scostò i capelli bagnati per vedere la contusione alla tempia. "Come sta la tua testa?" le chiese "E' ancora intera" rispose lei "Indolenzita?" le chiese ancora "molto" rispose lei. "Anche io" affermò lui. André l'aiutò a distendersi. Oscar guardò le sue mani e si chiese cosa avrebbe dovuto fare perché lui le tenesse lontane da lei. Si chiese come avrebbe dovuto fare a ristabilire la distanza che era riuscita a mettere tra loro negli ultimi anni e che era stata annullata nelle ultime dodici ore. Lei aveva bisogno che lui le stesse lontano. Ne aveva un disperato bisogno. "Qualcuno sa dell'incidente?" "Si mia madre" disse André "che ha detto che sarebbe venuta presto a portargli dei vestiti puliti e a lei dei vestiti nuovi" Già pensò lei non sarebbe stato educato andare al matrimonio in accappatoio…Come aveva fatto a mettersi in questo pasticcio? Come ne sarebbe uscita poi? "Sei sicura di sentirti bene?" chiese lui accarezzandole la guancia dolcemente… Che cosa vedeva? Pensava lei? Forse aveva capito il suo segreto? … sapeva che cosa lei aveva provato abbracciandolo? "Ho avuto giorni migliori" rispose "Hai scoperto qualche cosa sull'aereo? " "No. Niente ancora" La madre di André... una donna bruna alta bella…rimase shockàta dall'aspetto di Oscar e rimase a guardarla a bocca aperta. Oscar allora scese dal letto e si andò a specchiare di nuovo...André aveva omesso qualche particolare?... "Si, Lui mi ha salvato la vita…non credo che avrei potuto farcela senza il suo aiuto" Si abbracciarono… "ma dimmi di te cara…cosa hai fatto? Ci sei mancata tantissimo…perché non vieni più spesso a trovarci?" "Anche voi mi siete mancati…ci vedremo più spesso…non preoccuparti. " André si accomodò sulla panca della chiesa sentendo che i musoli delle spalle e del collo diventavano sempre più tesi. "E' un errore" disse Oscar mentre l'organista suonava la marcia nuziale. "Lo so" disse lui aggiustandosi la cravatta che il padre gli aveva prestato. "Allora perché siamo qui?" "E'stato Sammy a volerlo…il bimbo mi si è tanto affezionato" "Be volevi essere qui ed ora ci sei" "Sono sicuro che stiamo attirando più attenzione di quanto farà Rebecca all'altare, ci stanno guardando tutti. " "Forse sono curiosi di vedere Tucker quando ti vedrà, oppure aspettano che tu ti faccia avanti quando il prete dirà se qualcuno conosce una ragione per cui Reby e Tucker non si debbano sposare." André sorrise. "Non lo faresti mai...no, ma mi piacerebbe molto sapere se Tucker si chieda se lo farei". Se andare al matrimonio era stato un semplice errore , partecipare al ricevimento era stato un errore colossale. Almeno in chiesa la gente si era trattenuta, ma alla festa a casa di Reby non si parlava di altro. André si strofinò il collo. Quella mattina il dolore non era stato eccessivo ma ormai era diventato insopportabile e così aveva preso degli analgesici che il dottore gli aveva dato per la notte. Partecipare al matrimonio non era stata una bella idea. Aveva voluto essere lì nella speranza che Reby cambiasse idea ma niente... lei non aveva esitato e non aveva battuto ciglio…aveva ripetuto le promesse di matrimonio con amore e sicurezza. Aveva notato che lei non aveva mai guardato lui come guardava suo marito. Oscar gli si avvicinò: "Hai visto abbastanza?" "Si" "Allora possiamo andare?" "Si" sospirò lui. "Mi spiace averti trascinato qui ma sono contento che tu sia con me. La testa ti fa ancora male?" "Un po'" André notò che Oscar era straordinariamente bella quella sera con l'abito che sua madre le aveva comprato. Le faceva uno strano effetto vederla così…cresciuta, visto che la maggior parte delle volte la considerava ancora una ragazzina…anche se poi avevano solo un anno di differenza. "Andiamo" disse prendendola per mano. Attraversarono la sala affollata, salutarono alcuni amici e parenti ma alla porta furono fermati da un cameriere che offrì loro una coppa di champagne…. e così insieme agli altri fecero il brindisi agli sposi. Tra un brindisi e l'altro André bevve parecchio e alla fine si rese conto che il collo non gli faceva più tanto male. Questo era l'unico modo per offuscare il ricordo della coppia felice…di Reby… Quando il discorso fu finito, la testa gli girava vorticosamente. Quando le danze cominciarono lui diede ad Oscar le chiavi dell'auto e poi…. poi non ricordò più nulla eccetto danzare. Ricordò di aver danzato molto in modo strano e surreale. E di non essere al ricevimento. Loro non erano al ricevimento. Non sapeva esattamente dov'erano e non gli importava. Teneva Oscar tra le braccia, la faceva volteggiare nella stanza e poi l'attirava di nuovo a se sulle note sensuali di un sassofono. Lei amava il jazz e a lui piaceva averla così vicina. La musica cambiò rallentò e loro la seguirono. Lei era lì dove aveva sempre desiderato che fosse…con lui. André sentì il sangue pulsare, accendersi dal desiderio ad ogni movimento del suo corpo contro il proprio. La prese per i fianchi e la strinse a se. Sembravano fatti l'uno per l'altra. Strofinò il proprio viso sulla sua guancia, stuzzicandola, tentandola finché lei non gli offrì le labbra. Era passato così tanto tempo da quando erano stati insieme… Lui aveva temuto che non sarebbero mai tornati insieme e invece erano lì e quella volta non se la sarebbe lasciata scappare. Cominciò a slacciarle ad uno ad uno i bottoni del vestito e lo fece scivolare giù dalle spalle mettendo in mostra la sensuale curva dei suoi seni. Ne tracciò i contorni con la bocca…con la lingua gemendo dal desiderio…e poi affondò il viso nell'incavo dei suoi seni piccoli ma delicati. Lei sussultò ma lui continuò a baciarla fino a che lei non lo pregò di smettere. Ma lui non smise per molto. Caddero sul pavimento e si rotolarono sul tappeto mentre lottavano per togliersi gli indumenti, ridendo e baciandosi. A lui piaceva immensamente la musica, piaceva l'odore delicato della sua pelle…. il modo in cui la canzone modulava quel ritmo incredibilmente erotico, il modo con cui affondava dentro di lei a tempo di musica. Si beò di quel piacere sublime, raggiunse l'apice dell'appagamento e chiamò il suo nome …Rebeccaaaaa! André non era sicuro di quello che fosse successo dopo né perché ma gli pareva di ricordare di aver ricevuto uno schiaffo. La mattina dopo era tutto abbastanza confuso. Per prima cosa ricordò lo champagne. Quanti bicchieri aveva bevuto? Aveva un gran mal di testa e trovava difficoltà a raccogliere le idee. Ricordava il matrimonio. Dannazione…era stato solo il giorno prima? Per quanto tempo era stato fuori di se? André si girò nel letto senza sapere dove fosse…finchè non vide il nome del motel dietro la porta. Allora ricordò di aver tenuto la suite per il week end…per evitare i festeggiamenti. Ricordava il matrimonio, il ricevimento, lo champagne, quello strano sogno… Se lo ricordò per filo e per segno. Che sogno! Trovava difficile addirittura pensarci. Bel modo di passare la notte…sognare di rotolarsi tra le lenzuola con la moglie di un altro uomo. La testa gli girava…già le pillole e lo champagne…non doveva prendere quelle dannate pillole…ma non pensava di bere al ricevimento…lui voleva solo salutare gli sposi ed andarsene ed invece…. Comunque riuscì ad alzarsi…andò nel bagno e si guardò allo specchio…vide i suoi occhi iniettati di sangue…era nudo... situazione imbarazzante. Entrò nella doccia e barcollante si sforzò di chiarirsi le idee sotto il getto dell'acqua fredda. Dopo la doccia si sentì meglio e così andò nella stanza della suite... Oscar era lì. "Ciao" la salutò lui "Ciao" rispose lei senza guardarlo. aveva già fatto la doccia ed era vestita. Una delle borse che la madre di lui le aveva portato il giorno prima era lì a terra piena di roba. Il suo pallore la faceva sembrare estremamente fragile e l'ematoma sul viso era peggiorato. Alla fine alzò il viso e lui si rese conto che aveva pianto. Che cosa le era successo? "Oscar?" la chiamò ma lei riabbassò immediatamente il capo. Strano comportamento... "Grazie per avermi riaccompagnato qui ieri" disse lui con tono neutro. Oscar gli rivolse uno sguardo di puro veleno. I suoi occhi erano freddi, le guance rosse e lui capì che era arrabbiata. Ma perché? "Mi hai accompagnato tu qui non è vero?" "Si…" "Sai avevo preso delle pillole ieri…" "Cosa?" "Ma sì, le pillole che mi aveva prescritto il dottore… Poi ho bevuto e non ricordo nulla..." "Oscar?" Lei si stava comportando in modo strano come se gli nascondesse qualche cosa. "Che c'è che non va? Cosa è successo questa notte? Sei stata tu a cambiarmi?" Lei cercò di non arrossire e farfugliò qualche cosa a proposito dell'inserviente." André devo andare. Ci sono cose urgenti che devo sbrigare…Ci vedremo lunedì" "Aspetta un attimo" disse lui prendendola per un braccio per non farla fuggire. Lei lo guardò…sì, doveva andarsene al più presto. Il telefono squillò, lui andò a rispondere…e lei fuggì via. Quando egli se ne accorse scese in tutta fretta e chiese al portiere "Ha visto per caso una donna bionda sulla trentina?" "Gambe strepitose e nessun bagaglio?" Lui non aveva notato le gambe ma la borsa corrispondeva. "Sa dov'è andata?" "Lei è stato piantato in asso" André si mise la mano nei capelli… poi pensò che se la realtà si fosse avvicinata al sogno… allora sì, era nei guai. La donna era diretta all'aereoporto. Così senza perdersi in chiacchiere prese un taxi e la raggiunse…sperando di arrivare in tempo. Per fortuna l'aereoporto non era affollato. Al telefono era riuscito a prenotare un volo sullo stesso aereo della donna. Sbuffò e si strofinò la testa dolorante. Aveva un gran mal di testa e mal di stomaco e temeva di aver rovinato per sempre un'amicizia che durava da venti anni. Come si sarebbe giustificato? Non sapeva neanche quello che aveva fatto… non ne era certo... ma aveva una mezza idea… aveva pensato di fare l'amore con una donna mentre ne teneva un'altra tra le braccia. Ed era grave soprattutto perché l'altra donna non era una qualsiasi, ma era la cara dolce Oscar, la sua amica del cuore da una vita. Ricordò lo sguardo freddo che lei gli aveva rivolto la mattina e capì di averla ferita, di aver fatto soffrire la donna che aveva sempre cercato di proteggere. Quello sguardo lo portò indietro nel tempo a quando lei aveva dieci anni ed aveva una cotta per lui. Era poco più di una bambina e non aveva mai espresso i propri sentimenti, ma lui anche se aveva solo un anno in più di lei lo aveva capito lo stesso. Ricordava che lei lo osservava anche quando stava con Reby ed era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto la mattina. Ora l'aveva ferita di nuovo e si sentiva una persona spregevole. E se la cotta di quando era ragazzina si fosse trasformata in qualche cosa di più adulto? Quello avrebbe complicato ancora di più la situazione e avrebbe reso qualsiasi cosa fosse successa la sera prima decisamente imperdonabile. Oscar era in aereo…non vedeva l'ora di partire ma all'ultimo minuto l'aereo aveva fatto ritardo …così dopo poco sentì una hostess che accompagnava qualcuno al posto vicino al suo…si girò…rimase a bocca aperta. Era André. La ferita al cuore si apriva ancor di più, avrebbe voluto nascondersi ma non era possibile…sarebbe stato infantile nonché inutile. Lui le sedette accanto in tutta la sua imponenza nel sedile troppo stretto e lei si raggomitolò istintivamente sul suo posto cercando di evitare qualsiasi contatto con lui. Ma non serviva a niente, ragionò lei, perché non aveva bisogno di toccarlo per percepire la sua presenza accanto a sé. La pelle di Oscar era bollente e si accapponava al contatto con la seta fresca della camicetta. E le guance erano ancora arrossate per l'attrito della barba non rasata di una certa persona. Rabbrividì e gli occhi le bruciarono di lacrime a quel ricordo fin troppo vivido. Maledizione... aveva sofferto abbastanza. "Senti freddo?" disse lui procurandole un altro fremito con la sua voce sensuale e roca. Lui le si avvicinò e lei si rannicchiò verso il finestrino dell'aereo pensando che lui volesse toccarla. Invece lui voleva solo chiudere l'aria condizionata. E la guardò in maniera perplessa. "Devo parlarti Osc..." disse lui "Non c'è nulla da dire" lo interruppe lei con sguardo duro. "Andiamo scricciolo. Fammi parlare" disse lui . Quel nomignolo le suscitò un guizzo di odio negli occhi che per André fu più tagliente e doloroso di una lama affilata. Vide il livio sul suo volto e ricordò l'emozione sentita mentre la teneva tra le braccia sulla riva di quel fiume e il terrore provato quando aveva creduto di perderla. E alle incredibili sensazioni suscitategli da quel sogno favoloso. Dove finiva la fantasia e dove iniziava la realtà? Come poteva aver fatto tutto quello senza rendersene conto? Lei era meno alta di Rebecca, pensò guardandola e molto più esile…quasi mascolina. Come poteva aver fatto confusione tra due donne così diverse? Chiuse gli occhi e cercò di ricordare. Cosa aveva provato tenendo Oscar tra le braccia…stringendola…scivolando dentro di lei? André imprecò capendo che il suo corpo ricordava ma il cervello era ancora annebbiato. Il capitano dell'aereo disse che durante il viaggio ci sarebbero state delle turbolenze…. André si preoccupò per scricciolo…lei dopo la disavventura passata non aveva certo bisogno di altri scossoni. La guardò con dolcezza e cercò un modo per distrarla. "La telefonata che ho ricevuto quando te ne sei andata era dell'ispettore dell'aereonautica militare che si sta occupando del nostro incidente. Quel tipo ha detto che l'aereo è stato recuperato…e …ha premesso che è troppo presto per dirlo ma …. quell'uomo crede che sia stato sabotato e che qualcuno abbia avuto l'intenzione di ucciderci". A quel punto lei si girò…i suoi occhi azzurri…. erano pieni di incredulità…. "E' pazzesco…chi diavolo avrebbe voluto la nostra morte?" chiese lei. "Non credo che i bersagli fossimo noi, ma Charlie. Era lui che avrebbe dovuto prendere l'aereo per S. Petesburg, ma non so chi avrebbe voluto fargli del male. E tu?" Lei esitò…"Neanche io…" ed abbassò gli occhi, sapeva che l'amico di sempre era capace di leggerle dentro con facilità…infatti lui la guardò e disse: "Mi stai nascondendo qualche cosa scricciolo?" "No…sono sicura che non è nulla…" "Lascia giudicare me" "Si tratta solo di una telefonata anonima avuta qualche giorno fa" "Perché non mi hai detto niente? Certo sempre perché credi che tu possa benissimo difenderti da sola… è stata quella mattina che stavi per colpirmi con il fermacarte vero?" "Già ma non ti ho detto nulla perché pensavo che fosse solo uno stupido scherzo. Quell'uomo mi ha consigliato di lasciare la Williams subito perché sono in pericolo" "Perché non me lo hai detto subito?" "Perché avrei dovuto? Non sono più una ragazzina e non ho bisogno che tu mi stia sempre attaccato a proteggermi." "Ho notato che tu non sei più una ragazzina" Oscar arrossì e André temette di essere schiaffeggiato come probabilmente meritava. Gli spiaceva che tra loro ci fosse quell'imbarazzo…. quel muro che poi sarebbe stato difficile distruggere... e sapeva che era a causa della sua stupidità. "Mi spiace" disse lui "So che preferiresti non parlarne ma credo che sia necessario. Ti prego dimmi che cosa è successo questa notte." André le toccò il mento e la costrinse a rivolgergli lo sguardo. Cosa le aveva fatto con esattezza? Resistette alla tentazione di avvicinarsi a lei e di controllare se il suo profumo fosse lo stesso che aveva sentito sulla sua pelle quella mattina. "E' stato uno sciocco malinteso" disse lei. "E'stato molto di più" affermò lui "André tu eri ubriaco e non sapevi quello che facevi... la donna che ami ha sposato un altro uomo…e... " "Allora perché sei così turbata?" André vide gli occhi della donna lucidi e capì che se non la smetteva avrebbe pianto... "Oscar" "Non dire nulla per favore" lo supplicò lei… prima di portarsi una mano alla bocca ed una sulla pancia a causa di un vuoto di aria. "Stai bene?" disse André sfiorandola in modo spontaneo. Lei si spostò di scatto e lui capì che da quel momento in poi avrebbe fatto meglio a lasciarla in pace, punizione durissima per lui che sentiva il bisogno di proteggerla quanto quella di respirare e che invece l'aveva fatta soffrire più di chiunque altro. Fece uno sforzo e si spostò nel sedile accanto ricordando quell'inebriante profumo femminile e la musica lenta e sensuale della notte prima. Fu un volo molto difficile e dopo i primi cinque minuti di turbolenze, André non resistette. Tornò nel posto accanto a Oscar che stava lottando con se stessa per nascondere la paura e strinse a se quel corpo tremante "Ti prego non respingermi" disse lui. Che ironia pensò lei… lei che era stata cresciuta da suo padre come un uomo… lei non era mai riuscita a non aver paura del volo…come dell'acqua. Il padre l'aveva sgridata e picchiata tantissime volte…gli uomini non devono piangere e non devono aver paura. E così l'aveva fatta andare tante e tante volte su piccoli aeroplani. Le sue grida di spavento ed il suo pianto…non avevano minimamente scalfito il cuore di suo padre…che si arrabbiava ancora di più. Solo André la capiva e subito dopo ogni straziante volo…l'abbracciava come ora. Tornò al presente…. e si sentì riempire di indignazione. Non avrebbe più permesso a se stessa di subire un'umiliazione del genere. Lo amava ancora molto e forse lo avrebbe amato per sempre, ma non significava che avrebbe sprecato altro tempo ad aspettare che lui contraccambiasse il suo amore, perché forse non sarebbe successo mai. In quel momento ci fu un tuono a poca distanza dall'aereo e lei si lasciò sfuggire un grido. "Andrà tutto bene te lo prometto" mormorò lui accarezzandole una guancia. Cosa avrebbe fatto ora che aveva capito in modo inequivocabile che nel suo cuore non ci sarebbe mai stato spazio per lei? Si chiese Oscar. Lo guardò negli occhi e cercò di ricordare la promessa di non piangere più per lui. "Sai che non volevo ferirti... sai che ti voglio bene? " disse lui. "Si" sapeva da sempre che lui le voleva bene, e sapeva anche di non poterlo costringere ad amarla. Il lunedì seguente al sorgere del sole, Oscar era già sicura che sarebbe stata una giornata terribile perché avrebbe dovuto rivedere André, solo poche ore dopo essersi sbarazzata di lui. Infatti la sera prima era stata troppo stanca e desiderosa che lui se ne andasse per impedirgli di darle un passaggio fino all'ufficio il mattino dopo. Molto presto avrebbe trovato un altro lavoro per allontanarsi quanto più possibile da André Grandier. Non sopportava l'idea di andare al lavoro ogni mattina con lo stomaco in subbuglio solo perché lo avrebbe incontrato. Era ancora dolorante per l'incidente aereo, ancora umiliata per quello che era successo e sconcertata per quello che l'ispettore dell'aeronautica aveva detto ad André. L'uomo che occupava i suoi pensieri bussò alla sua porta alle 7:15 puntuale. Rivederlo, sentire il suo profumo e incontrare il suo sguardo le riportarono immediatamente alla mente la fatale notte che avevano trascorso assieme ed il terribile mattino seguente. "Dobbiamo pensare …alla compagnia" disse lui cercando di non notare la sua bocca invitante su cui era rimasto un pezzetto di biscotto. "Oggi è domenica e gli uffici sono chiusi e potremo così controllare i documenti finanziari. " "Dobbiamo lavorare insieme se vogliamo venire a capo di questo enigma." A cosa si stava riferendo? Pensò lei, al loro rapporto o alla compagnia? "Io sto andando in ufficio ma se vuoi posso andarci anche da solo…" "No non preoccuparti. Dammi due minuti per vestirmi." André non riuscì ad evitare di guardarla. Mai possibile che quella camicia e un banale pezzetto di biscotto fossero riusciti a mandargli il cervello in tilt in pochi secondi? Lei fu pronta dopo pochi muniti. André era stupito, non avrebbe mai creduto che una donna riuscisse a sistemarsi in così poco tempo. Si era messa una maglietta e un paio di jeans. Non la vedeva vestita così dai tempi dell'università, i pantaloni non erano molto stretti ma aderivano perfettamente alle sue curve, alle sue splendide curve. La maglietta era semplice, a tinta unita ma infinitamente sexy. Aveva intrecciato i capelli i suoi bellissimi capelli biondi ancora umidi e non si era truccata, quindi la sua pelle era rimasta fresca, liscia, come una pesca. Il suo colorito poi era davvero roseo. Ma da quando era avvenuto tutto questo? Quando era avvenuta la trasformazione? Dove era finita la ragazzina magrissima e carismatica sempre pronta a litigare? Già proprio come lei cercava di fargli capire, non era più una ragazzina. "C'è qualche cosa che non va? " No…disse a se stesso …non osare toccarla. Ma lo fece e non ascoltò i suoi buoni consigli. Le prese la mano e la strinse nella sua calda e forte. Poi avvicinò la sua bocca alle labbra di lei…e sussurrò "hai un pezzetto di biscotto sul labbro…" ed a quel punto con le labbra e con la lingua glielo tolse. Profumava di cioccolato e di lavanda, pensò lui senza osare approfondire il bacio. Ma lei schiuse le labbra ed il respiro di lui si fuse con quello di lei mentre una subitanea eccitazione lo pervadeva. Non poteva permettere che accadesse. Non poteva approfittare di lei a quel modo. "Scusa" Lei spalancò gli occhi per la sorpresa e poi gli voltò le spalle per nascondere la propria delusione. André la prese per un braccio, forse con un po' troppa violenza . "Aspetta un attimo. E' solo che…non ci capisco nulla." "Non è difficile da capire" disse Oscar con gli occhi fiammeggianti di rabbia. "Rebecca se ne è andata ed io sono qui. Io sono…. disponibile. O almeno tu credi che io lo sia. " "Non è vero. Credi che in questi anni io non abbia cercato nessuno per rimpiazzarla? Quando era sposata con Tucker o quando ha rotto il fidanzamento? Credimi ho cercato di dimenticarla con altre donne, ma non ci sono mai riuscito. " Era sempre rimasto con un sapore di amaro in bocca ed un senso di vuoto perciò aveva preferito rimanere da solo. Fino a quel momento. "Io non sarò la tua sostituta!" "Non ne sto cercando una" Ed era vero. In quel momento per la prima volta si sentiva libero da Rebecca Malloy. Era una sensazione strana, mentre gli altri da piccoli avevano le stelle del cinema, lui guardava unicamente Rebecca e nessun'altra. Finalmente qualche cosa stava cambiando. Grazie a chi? Alla donna che gli stava di fronte in quel momento? Alla donna alla quale non aveva mai fatto attenzione prima? Non ne era sicuro e non l'avrebbe toccata più finché non lo avesse capito. L'aveva fatta già soffrire abbastanza. Scosse la testa: "E' tutto così confuso…" "Quando avrai le idee chiare, fammelo sapere" mormorò lei mostrando tutta la sua fragilità e vulnerabilità. Così fragile che sarebbe stato uno scherzo ferirla di nuovo. André si chiese quante volte, prima del matrimonio di Reb, l'aveva già ferita senza neanche accorgersene. Senza neanche pensare ai sentimenti che lei provava per lui. Che tipo di sentimenti erano? Amore? Oscar aveva detto che era stata con altri uomini cercando di dimenticare un'altra persona. Era lui quella persona? E quanto doveva esserle costato stare con un uomo soltanto per dimenticarne un altro? Sentì una fitta al cuore, aveva sempre considerato Scricciolo una persona speciale, ma qualcosa stava cambiando. Che cosa? Cos'era quella nuova energia potente e schiacciante che lo spingeva verso di lei? "Vogliamo metterci a lavoro o no?" chiese lei dall'angolo della stanza dove si era rifugiata. "Certo" rispose lui. Lavoro ripetè tra sè André mentre guidava verso la sede della compagnia. Doveva concentrarsi sul lavoro e niente altro. Forse quella mattina, scavando nei documenti di Charlie, sarebbero riusciti a scoprire il segreto di quell'uomo e a risolvere il giallo della sua morte. "Questa faccenda è sempre più complicata" "Hai avuto notizie dall'aereonautica sul nostro incidente? " No" rispose lei "E potrebbero passare mesi prima che si facciano risentire". "Lo sceriffo ha scoperto se la morte di charlie è stata casuale o un omicidio?" "No, l'autopsia non lo ha appurato." André vedendo Oscar così giù avrebbe voluto abbracciarla, confortarla, o magari stringerle la mano…ma la situazione tra loro era cambiata… "Comunque" continuò lui "mi hanno detto che è morto annegato. Ed aveva una ferita sul collo, quindi o lo hanno ferito e poi è caduto o è andato a sbattere su una roccia. " Finalmente arrivarono alla sede di lavoro. Entrarono e videro che gli uffici erano sottosopra e che una luce era accesa. Chi mai poteva esserci a quest'ora? La stanza di Charlie era in pieno caos. Ma questo se lo aspettavano. Ci sarebbero voluti giorni per risistemare tutto, però di una cosa André si accorse…. mancavano i dischetti del computer di Charlie…. di tutta la contabilità, di tutte le operazioni effettuate. "Dannazione, ma chi può essere stato? " mormorò lui. Trascorsero tutta la mattina con la polizia a cercare di scoprire cosa potesse essere stato preso, a parte i dischetti. Non trovarono nulla. André però avrebbe voluto scoprire altre cose riguardanti Grant Edwards, soprattutto se Oscar provava ancora qualche cosa per lui. André pensò tra se e se, pensa al lavoro, solo al lavoro. Oscar era esausta. Avevano trascorso l'intera giornata insieme in ufficio ed ora era in auto con lui. Aprì i suoi occhi solo quando sentì che André parcheggiava. "Dove siamo?" chiese lei "A casa mia, non puoi rimanere da sola stanotte. Starai da me almeno finchè le acque si saranno calmate e le cose chiarite." "Si ma tutto questo cosa c'entra con me?" "L'uomo che ha ucciso Charlie ha i tuoi dati personali e sa dove vivi." "Allora? Sa anche dove vivi tu" "Si ma dovrà passare sul mio corpo e sul mio sistema di allarme prima di arrivare a te". "Oh no…" pensò lei, non avrebbe trascorso un'altra notte con lui, le due che aveva passato le erano state sufficienti. . "starei meglio a casa mia" "Possiamo andare da te, ma non ho voglia di dormire sul tuo minuscolo divano." "Non credo che neanche questa sia una buona idea" "Scri, non mi farai cambiare idea, non ti lascerò da sola stasera. Casa mia è davvero molto grande e potrai scegliere tu dove dormire, anche lontani non c'è problema. Non invaderò la tua privacy. Lasciamo perdere i nostri problemi personali per qualche giorno" Qualche giorno? Pensò lei…rabbrividì al solo pensiero…di dover passare altri giorni ed altre notti con lui. "Allora che ne dici? Rimani almeno stanotte poi ne riparleremo domani" Lei non aveva la forza per parlare, era spaventata e le sembrava di non dormire da mesi Ti fidi ancora di me? " domandò lui "Si" rispose lei, su quello non c'erano dubbi. Così andarono dentro casa. Lei notò che era grandissima ma non abitata. "Ma da poco ti sei trasferito qui?" "qualche mese fa" rispose lui evasivamente. Lei fece due più due e si rese conto che quella casa era stata progettata per Rebecca. E lei si pentì di aver accettato di dormire lì per quella notte. André l'accompagnò al piano superiore entrò in una stanza e accese la luce. Lei si sentiva a disagio in una camera così lussuosa . Lui le disse: "qui c'è anche il bagno ed è vicino alla mia stanza se avessi bisogno di qualsiasi cosa." Forse pensò lei, quella era la stanza in cui avrebbe dormito Sammy il bimbo di Rebecca dopo il matrimonio. Chissà quanto era doloroso per André dormire in quella casa. Oscar andò in bagno prese gli asciugamani puliti, il sapone, il dentifricio e lo spazzolino e si fece una doccia. Dopodiché si sciolse i capelli tornò in camera e trovò una camicia bianca sul letto. La prese e notò con piacere che profumava di lavanderia e non aveva l'odore muschiato di André, un odore che le avrebbe impedito di dormire. La indossò cercando di non pensare all'uomo che l'aveva indossata e che dormiva dall'altra parte del corridoio. Strano che le avesse dato la camicia per dormire, pensò sdraiandosi sul letto. Se non lo avesse conosciuto così bene avrebbe creduto che fosse geloso di Grant Edward e la sua camicia. André era gelosissimo della camicia di Grant ma soprattutto del rapporto che Scricciolo poteva avere ancora con lui. Aveva scelto con molta cura quella camicia e prevedeva che avrebbe passato la notte a chiedersi come le stava. Oscar dormì a lungo e si svegliò affamata. Così indossò i jeans della sera prima, vi infilò la camicia di André e scese al piano di sotto. Non fu troppo sorpresa di notare che non c'era molto da mangiare, ma almeno c'era la cioccolata. Quell'uomo non doveva trascorrere molto tempo in casa e lei poteva capire il perché. Era fredda e vuota e doveva esserlo soprattutto per lui. Forse lui provava tristezza e dolore le stesse sensazioni che provava lei pensando a lui, Rebecca e Sammy in quella casa. Era difficile credere che fosse passata solo una settimana dal matrimonio di Reb. Sembrava fosse trascorsa un'eternità. Ed erano cambiate tante cose da allora. La morte di Charlie l'aveva rattristata e soprattutto l'aveva spaventata lo studio che aveva trovato nel caos più totale. Non doveva pensarci, ma soprattutto non doveva pensare ad André, doveva riuscire a dimenticarlo, anche se in quei due giorni… No non poteva permettersi di sperare ancora. Il loro rapporto era veramente cambiato. Era evidente dal modo in cui la guardava, le parlava, la trattava, ma in un momento del genere magari anche lui era confuso. Era interessato a lei, anche la donna più ingenua l'avrebbe capito e lei ingenua non lo era. Sapeva però che l'interesse di un uomo poteva essere fuggevole. E poi forse si stava prendendo cura di lei solo perché si sentiva in colpa per aver fatto l'amore con lei quella notte. Ma che altro provava per lei? Era troppo presto per dirlo e troppo rischioso illudersi. Oscar si sentiva davvero vulnerabile e sapeva che sarebbe stato molto facile per lei soffrire ancora. Si ricordava quando un paio di anni prima, aveva conosciuto un uomo, molto somigliante ad André, con gli occhi nocciola invece che verdi…. e si ricordava come aveva cercato di dimenticare lui con Bernard. Ma nulla. Eppure era intelligente, bello, carismatico ma purtroppo non era l'uomo che amava. Lei era destinata a stare da sola. Anche se poi per provare il tutto per tutto per provare cha almeno un uomo l'amava ci era andata a letto, ma aveva solo provato dolore, tristezza, una sensazione inesprimibile di vuoto. Così per un breve periodo si era data all'alcool. Sì, andava nei bar e beveva per dimenticare. L'uomo che amava non l'avrebbe mai amata e per lui lei sarebbe stata sempre scricciolo, la sua amica del cuore. Una sera aveva superato il limite. Nessuno conosceva questo episodio che poi era stato l'unico. Dopo aver bevuto fino a non sentire più dolore, più disperazione, aveva abbordato un uomo, somigliante ad André alto muscoloso bruno, lo aveva portato a casa sua, ma per fortuna non era accaduto nulla, perché lei mentre si baciavano si era addormentata ed aveva mormorato il suo nome…. . e lui aveva capito, era stata fortunata perché Brian era un bravo ragazzo. In seguito fra loro nacque un'amicizia. Non sarebbe affogata di nuovo nella disperazione, non più. André, pur essendosi addormentato molto tardi, era riuscito a dormire profondamente. Andò in bagno, si lavò il viso e i denti e solo allora si ricordò di indossasse il pigiama, visto che di solito dormiva nudo. Scricciolo era a casa sua. Si passò una mano tra i capelli arruffati e uscì dalla stanza: "Scri?" Nessuna risposta. Possibile che dormisse ancora? Avrebbe voluto aprire la porta della camera, ma se dormiva indossava solo quella camicia e se le coperte fossero scivolate durante la notte…. No era meglio non aprire. In quel momento sentì dei rumori provenire dalla cucina insieme a un ottimo odore di cioccolata e di qualche cosa di altro…. ciambelle. Scese di sotto pronto a rimproverarla per essere uscita da sola di casa, ma rimase sorpreso da quello che vide e …. da quello che provò. Lei stava in cucina leccandosi le dita su cui era rimasto lo zucchero delle ciambelle. André non aveva mai creduto possibile che una donna avesse il potere di eccitarlo in quel modo e così velocemente. Guardò le sue labbra e non riuscì più a togliere lo sguardo da lì, così morbide, rosa umide di zucchero sciolto…. invitanti, la sua eccitazione era piuttosto difficile da nascondere sotto quel pigiama di cotone. "Non mi avevi detto che qui sotto c'era un pasticcere che facesse ciambelle così buone" disse lei. Era dannatamente bella con quella camicia bianca che si addiceva alla sua carnagione chiara e rosea. "Sarebbe stata la mia ultima risorsa per farti dormire qui" riuscì a dire dopo un po'. "Avrebbe funzionato. Ho preso una ciambella anche per te, la vuoi?" "Grazie ma mi basta la cioccolata" sperando che la bibita lo aiutasse a tornare in se. Lei era bellissima alla luce del mattino, con i capelli che le sfuggivano dalla treccia in cui li aveva raccolti. Era una donna bellissima. Non appariscente, incorrotta. Eppure lui l'aveva corrotta. Gliene rimaneva solo un'impressione nebulosa nella mente, ma l'aveva fatto. E avrebbe voluto corromperla ancora. Bevve la sua cioccolata sperando di riuscire a tornare normale. "Sei sicuro di non volerla?" disse Oscar porgendogli di nuovo la ciambella. Lui scosse la testa. Allora Oscar ne prese metà e cominciò a mangiarla. Insieme alla cioccolata le ciambelle erano i suoi dolci preferiti. Con gusto e lentamente masticava con gli occhi chiusi. André non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Cominciò a sudare. Lì nella sua cucina e a causa di una donna che conosceva da sempre. Lui si domandò se lei si rendesse conto di quale effetto gli stava facendo. Si chiese cosa portasse sotto la camicia e se le sue labbra fossero dolci come il mattino prima. Non sarebbe riuscito ad affrontare la giornata senza scoprirlo. "André c'è qualche cosa che non va?" Lui avrebbe potuto farle una lista di cose che non andavano. Fin da bambino aveva voluto dimostrare di essere l'artefice della sua vita combattendo contro il destino che voleva tenerlo lontano da Rebecca, ma forse doveva essere così. Forse era inevitabile che loro due si lasciassero, perché era destinato a stare con un'altra donna. E forse quella donna gli stava di fronte. Gli venne in mente un episodio della loro infanzia. Entrambi avevano circa 12 anni erano fuggiti da casa e dalle costrizioni che il padre di lei le imponeva. Lei desiderava un pomeriggio di libertà, così erano usciti di nascosto. Avevano passato una bellissima giornata, tra i fiori, un pic nic con un panino ed una coca presa di nascosto da casa, il cielo pieno di sole aria di libertà e di freschezza. Finché lui non decise di andare a casa di Rebecca, da sempre con loro, anzi con lui e Oscar aveva accettato perché anche se piccola sentiva di volergli un bene immenso. Si parlava di progetti per il futuro, mentre Reb non sapeva cosa diventare nel suo futuro, loro due sì, ingegneri. Lei vedeva tra i due un feeling incredibile. Improvvisamente seppe che avrebbe sofferto tanto perché il ragazzino a cui voleva bene preferiva un'altra ragazzina. Si sentì gli occhi pieni di lacrime. Incredibilmente il piccolo André se ne era accorto e senza indugiare si era alzato. L'aveva presa per mano ed erano andati via dalla casa di Reb. Erano andati alla prima pasticceria e con la paghetta settimanale aveva preso per lei cioccolata e una ciambella piena di zucchero. Questa dolcezza fece tornare il buon umore alla piccola Oscar che sorrise e poi mangiò con golosità tutto quello che lui le aveva portato. L'immagine di tanto tempo prima si fuse con quella del presente, lo stesso sorriso beato, gli stessi occhi chiusi, la stessa ragazzina di allora, no…. ormai era una donna e forse…. la sua donna. Fece un passo verso di lei, ma lei indietreggiò finché non incontrò il tavolo al centro della stanza. Lui le sfiorò una guancia e Oscar fece un profondo sospiro sfiorando il corpo di lui con i seni. Lui tracciò la linea di quelle labbra carnose con il pollice. Erano soffici calde e dischiuse per lui. "Chiedimi di fermarmi" mormorò senza distogliere lo sguardo da quelle labbra "e lo farò". Gli sarebbe costato molto ma se lei glielo avesse chiesto lui l'avrebbe fatto. Lei non disse nulla e lui piegò la testa cominciando ad esplorare delicatamente quelle labbra con le proprie. Lei esitò un istante ma poi rispose a quei baci delicati e dolci. Lui le baciò le gote rosee desiderando cancellare tutte le lacrime che lei doveva aver versato per lui, spazzare via il dolore che lei doveva aver provato in tutti quegli anni in cui lui aveva ignorato i suoi sentimenti. Desiderò cominciare da capo, non avere alcun passato e non aver mai promesso di non toccarla finché non avesse capito ciò che voleva da lei. Le diede un ultimo bacio leggero ed appoggiò la fronte sulla sua mentre entrambi cercavano di riprendere a respirare in maniera regolare. Cosa gli stava succedendo? Era la prima volta che la passione ed il desiderio prendevano il sopravvento a tutto il resto, che una donna riusciva a fargli perdere la testa in quel modo, ma doveva riflettere bene prima di agire, se non voleva rischiare di farla soffrire di nuovo. La guardò con attenzione e si soffermò sulle sue guance arrossate, sulla sua morbida e sexy bocca, sui suoi occhi bassi. Era una donna forte ma sotto certi aspetti vulnerabile e avrebbe potuto ferirla facilmente. No, non poteva farlo di nuovo. Guardò la cucina grande e vuota e pensò alla donna per cui l'aveva scelta, la donna che non c'era mai stata e mai ci sarebbe stata. Non poté evitare di pensare a lei, Oscar e di confrontare i sentimenti che provava per ognuna di loro. Sapeva bene che ciò che c'era stato tra lui e Reb era finito da tempo e non riusciva più quasi a ricordare quello che aveva sognato di fare assieme a lei, quello che aveva provato per lei. Era come cercare di vederla ma senza riuscirci. Aveva amato Reb ma ora quei sentimenti appartenevano al passato. Strano quanto le cose fossero cambiate in quegli ultimi tempi, quanto influiva Oscar? Cosa c'era tra loro? Non lo sapeva ancora, ma era intenzionato a scoprirlo. Voleva esplorare quelle emozioni nuove e potenti così come avrebbe voluto esplorare ogni centimetro di quel corpo che gli stava accanto, ma in quel momento non era in grado di comportarsi in modo razionale e lei era troppo vulnerabile. No, non le avrebbe fatto del male di nuovo. Avrebbe cercato in ogni modo di proteggerla da se stesso. In quell'istante squillò il telefono. Era la polizia. "Cosa diavolo è successo ancora? " chiese Oscar "Hanno fatto irruzione a casa di Charlie. Hanno trovato la porta spalancata e la casa a soqquadro. " "Fammi indovinare tutti i documenti sono spariti vero?" "Già e saremmo dovuti andare là ieri a prenderli, dopo quello che avevamo scoperto quello che era successo in ufficio" "Aspetta abbiamo ancora i documenti che avevamo a casa mia" "Sempre se siano ancora là. Aspetta vado a vestirmi e andiamo subito" Lei annuì con le guance arrossate. "Riguardo a quello che è successo prima. . . . " disse lui, "Non hai ancora le idee chiare vero? " rispose lei, "Be. . . forse no, ma sapevo esattamente quale donna stavo baciando." Pensò tra sè e sè e che mi fa impazzire dal desiderio Oscar era sicura che non sarebbe riuscita a trascorrere un'altra notte nella stessa casa con quell'uomo, forse neanche un'altra ora. Uscì da quella cucina che le dava una sensazione di soffocamento. Non avrebbe dimenticato presto il suo corpo scultoreo coperto solo dal pigiama di cotone. Era sexy come il peccato, scompigliato, con il corpo ancora bollente, gli occhi fissi nei suoi come se avesse fatto l'amore per tutta la notte. Quel solo pensiero le fece venir voglia di uscire a prendere un po' d'aria. Anzi pensò tra sé… sorrise, andrò ad esercitarmi un po' con la spada. Per lei era una seconda natura, chi nasceva con il talento di dipingere lei, con la spada. Si sentiva viva… davvero viva. Così decise di raggiungere un posto dove avrebbe potuto esercitarsi tranquillamente. Arrivò in una spiaggetta, sentì il profumo della sabbia e dell'oceano... si chiese come sarebbe stato vivere lì con André come marito... era solo un'utopia, ed il suo viso divenne triste. Iniziò ad affondare i suoi capelli al vento, il suo viso animato, la sua concentrazione… nel frattempo pensava… al modo in cui André la guardava la toccava era dolce gentile… ma diverso. Quella mattina era stato chiaro che lui aveva lottato per controllarsi, mentre per anni era stata lei a doversi controllare dal toccarlo. E poi l'aveva baciata… era stato un bacio tenero e delicato, ma il più conturbante che avesse mai ricevuto. Però lei non poteva farsi illudere un'altra volta, non ne sarebbe uscita questa volta. Alla fine si sedette sulla sabbia godendosi il silenzio e la solitudine. Era da tempo che desiderava essere sola, per pensare e per lasciare che le insicurezze e le illusioni combattessero contro le speranze ed i sogni, e rimanere a vedere chi avrebbe vinto. Improvvisamente vide André sopraggiungere. Dovevano andare a casa sua a vedere se c'erano i documenti di Charlie. Così si alzò e lo raggiunse. Più tardi: "Queste irruzioni dovrebbero essere sufficienti a convincere lo sceriffo a indagare di più sulla morte di Charlie" disse André mentre Oscar cercava le chiavi dell'appartamento. "Non posso ancora credere che sia morto" commentò lei scuotendo la testa. Aprì la porta ed emise un grido. "Oh mio Dio!" mormorò facendo un passo indietro e finendo addosso ad André. Lui la prese per la vita e la strinse forte al proprio petto muscoloso. L'appartamento era completamente sottosopra proprio come l'ufficio di Charlie. Oscar aveva capito che la situazione era grave ma non aveva pensato che potesse davvero essere in pericolo. Qualcuno aveva deliberatamente rovistato tra le sue cose, lasciando uno scenario desolante dietro di sé. "Non toccare nulla" si raccomandò André "forse la polizia sarà in grado di prendere le impronte digitali" "Tutto questo è pazzesco, assolutamente pazzesco. Che cosa stavano cercando? Che cosa può aver fatto Charlie per renderli così disperati?" "Non lo so" disse lui stringendole la mano "ma lo scopriremo" Lei disse "Ho la spada, magari possiamo spaventarli e dopo legarli" Ancora una volta passarono la giornata alla polizia, prima a casa di Oscar e poi da Charlie. Intanto lo sceriffo si era messo sulle tracce di Grant Edwards e André era ansioso che lo trovassero per chiarire quella faccenda ma soprattutto se quell'uomo contava ancora qualcosa per Scricciolo e perché lei andava a letto con la sua camicia. A casa di lei a parte alcuni oggetti rotti, mancavano solo i documenti di Charlie, mentre da lui erano stati forzati i cassetti della scrivania e portati via i documenti rimasti. Ma quali documenti? Di che genere? Come sarebbero riusciti a ricostruire il puzzle se mancavano i pezzi? "Cosa avevi trovato tra quei documenti che abbiamo portato via da casa di Charlie?" chiese lui, "Fatture mediche per lo più. Sua figlia aveva un' impressionante numero di spese mediche." "Più di quante lui si poteva permettere?" chiese lui, "No...erano tutti conti saldati ed è questo che mi ha sorpreso...oltre 50.000 dollari all'anno." rispose lei, "Com'è possibile?" chiese André incredulo "è una cifra esorbitante. Possibile che non ci fosse un modo meno costoso per prendersi cura di lei?" "Certo. Inizialmente lei si trovava in un ospedale pubblico, ma poi lui non ha più voluto che stesse lì, perché la trattavano male, la legavano alla sedia a rotelle per impedirle che si facesse male e così l'ha tolta da lì." "Questo significa che era disperato e che quindi la disperazione può portare a fare cose imprevedibili." mormorò lui, "Cosa stai cercando di dire?" chiese lei, "Che forse prendeva delle bustarelle" "No non avrebbe mai fatto una cosa simile" "Pensaci bene. Non aveva alcuna assicurazione, aveva ricoverato la figlia in una clinica costosissima, aveva problemi economici ed era responsabile di una grande azienda, un qualunque imprenditore senza scrupoli può avergli offerto dei soldi in cambio della semplice alterazione degli esiti dei sopralluoghi." "No, non si sarebbe mai prestato a giochi simili" "Non credevo neanche io che qualcuno potesse ucciderlo, ed invece è successo" "Domattina sapremo da dove cominciare, dai conti in banca e le denunce dei redditi" Scesero e presero l'auto per ritornare a casa di lei. Voleva prendere un cambio. Oscar cercò di aprire la porta, con mani tremanti. Era esausta e spaventata. Un caro amico era stato ucciso, il suo appartamento devastato e lei avrebbe dovuto trascorrere un'altra notte con André. Accese la luce e rimpianse di non averlo aspettato. Ormai non si sentiva più tanto sicura lì dentro. Non aveva avuto il tempo di mettere in ordine, e vedere la sua casa orrendamente violata le dava un'impressione sinistra. Non avrebbe scordato facilmente tutto quello che stava succedendo in quei giorni. Probabilmente lo stesso uomo che aveva ucciso Charlie era entrato in casa sua. Cosa cercava? E alla fine aveva trovato quello che voleva? Decise di tornare indietro quando si imbatté in un uomo che stava nell'ombra nel corridoio, di fronte all'unica via di uscita. Oscar raggelò. Se avesse avuto la spada, invece l'aveva lasciata nella macchina di André...che stupida...doveva ragionare freddamente, come le aveva insegnato con rabbia e umiliazioni varie suo padre. "SHHH" le disse l'uomo avvicinandosi a lei. Oscar lo riconobbe "Grant? Mi hai spaventato. Cosa ci fai qui?" Come era entrato?Era lui che aveva fatto irruzione lì, nell'ufficio e a casa di Charlie? No, non poteva essere lui, in fondo aveva cercato di metterla in guardia. Eppure era lì. "Hai saputo di Charlie?" chiese lei cercando di sondare il terreno e di guadagnare tempo fino a che André non fosse salito. Aveva una brutta cera, era cambiato molto. Sembrava che non avesse dormito né si fosse lavato o fatto la barba da giorni. E negli occhi aveva uno sguardo selvaggio, disperato, spaventoso. "Charlie è morto" gli disse sforzandosi di non perdere la calma. Non sarebbe mai riuscita a vincerlo con la forza, ma aveva un'idea brillante. Chi avesse conosciuto bene quella donna avrebbe visto nei suoi occhi uno sguardo che avrebbe significato guai. Ma Grant questo non lo sapeva. "Non posso ancora crederci" balbettò lei con le lacrime agli occhi. Non le risultò difficile piangere, negli anni aveva fatto tanta di quella pratica col padre, che sapeva farlo anche per finta. Nonostante il senso di repulsione che aveva verso di lui, gli si avvicinò e cominciò a piangere sulla sua spalla. Lui rimase in piedi, in posizione rigida, tenendole le braccia intorno alla vita. Un brivido la percorse quando lei si rese conto che aveva qualcosa nella tasca dei pantaloni, probabilmente una pistola. "Cos'è successo a Charlie?" chiese Grant. "I giornali hanno detto che era immischiato in qualche cosa di poco pulito". "Lo so ma non riesco a credere che...anche se.." "Anche se?" "Negli ultimi tempi si comportava in un modo un po' strano ...forse per la morte della moglie...magari per questo si è distratto sul ponte. E' bastato un passo falso e..." "Proprio così" rispose lui. Oscar ricominciò a piangere stringendosi a lui. Si, aveva proprio una pistola. Si sentì un rumore e Grant allontanò Oscar da sé. "Scusate, ho trovato aperto e ....mi spiace avervi disturbato" si scusò André spostando lo sguardo da Oscar a Grant e viceversa. "Non credo che ci conosciamo. Sono André Grandié" "Io Grant Edwards" ed i due si strinsero la mano, anche se André sentiva di odiare cordialmente quell'uomo con tutto se stesso. Grant continuò: "Io ed Oscar siamo vecchi amici" "Capisco" rispose André con la mascella serrata e gli occhi fiammeggianti di ira. La tensione si poteva tagliare con un coltello. André sembrava geloso ed Oscar ne sarebbe stata compiaciuta se non fosse stata spaventata a morte. André era alto, forte, ma Grant aveva una pistola e in quello stato confusionale non avrebbe esitato ad usarla. Lei cercò di avvertire André del pericolo, ma Grant fulmineo la strinse a se e le puntò la pistola alla testa "Stai indietro o la uccido" disse ad André "Fallo e ti massacro con le mie stesse mani" lo minacciò André pur rimanendo immobile. Grant ansimava e Oscar riusciva a malapena a respirare visto che il braccio di Grant le stava attorno al collo "Cosa vuoi?" riuscì a chiedergli. "Cosa hai fatto? Cosa hai fatto a Charlie?" "Io non ho fatto nulla" si difese lui diventando sempre più nevoso. Si vedeva che era spaventato e disperato. "Lo hai aiutato a cadere giù dal ponte?" lo incalzò André "E' caduto, non sono stato io" "Lo sceriffo crede di si" "Perché dovrebbe pensarlo?" disse Grant puntando la sua pistola verso André. "Gliel'ho detto io, ho riconosciuto la tua voce al telefono" rispose lei "Anche se fosse? Non prova nulla tutto ciò" Oscar non sopportava che Grant puntasse la pistola verso André. Lo conosceva bene e sapeva che non avrebbe mai fatto del male a lei, ma in un momento di panico, avrebbe potuto farne ad André. "Tu hai ucciso Charlie" lo provocò lei, "lo hai colpito in testa e lo hai buttato giù dal ponte, lui era un brav'uomo come hai potuto?" "Non è andata così, io avrei voluto aiutarlo, volevo solo parlargli e farlo ragionare" "Allora tu eri lì con lui sul ponte" "Come hai potuto ucciderlo?" chiese lei "Non è andata così, lui non voleva ascoltarmi e .." "Assassino" sussurrò Oscar, lei non poteva permettere che uccidesse anche André , agì d'impulso, fece finta di svenire e mentre Grant cercava di sorreggerla, lei lo colpì allo stomaco. André ne approfittò, si rotolò assieme a lui sul pavimento in una lotta furibonda fino a che lui non riuscì ad impadronirsi della pistola "Scappa Oscar" urlò André Oscar non si mosse e André capì che era inutile insistere, non lo avrebbe lasciato in balìa di quel pazzo da solo. Comunque Grant rispose "Tu non scapperai da nessuna parte, altrimenti uccido il tuo amico" "Non lo farai" disse lei Improvvisamente si sentì un colpo di pistola. Nella sua vita non era mai svenuta, ma quella volta Oscar svenne sul serio. André riuscì a sorreggerla prima che cadesse per terra. Oscar riprese coscienza tra le braccia dell'uomo che amava che la stava riportando in auto. Alzò la testa e si guardò intorno disorientata. Cos'era successo? E Grant? Grant era disperato, temerario, pericoloso, non lo era mai stato. Lei lo aveva riconosciuto a malapena. Poteva ancora vederlo mentre puntava la pistola al cuore di André. Nel frattempo lui tirò fuori le chiavi dalla tasca, aprì la portiera e appoggiò Oscar sul sedile. Lei abbandonò il capo sul poggiatesta e chiuse gli occhi, cercando di non pensare a quello che era appena successo. Sentì André sedersi al posto di guida e raccontare quello che era successo alla polizia. Sembrava una storia irreale. Grant, l'amico di cui si era fidata, era sospettato di aver ucciso il loro capo e di essere entrato nel suo appartamento, averla minacciata aver sparato ad André senza colpirlo e poi essere fuggito nella notte.... "La polizia sta arrivando" disse lui "Ha ucciso Charlie" rispose lei "Lo so ma ora pensiamo a te. Stai bene?" Oscar annuì con la testa. André accese la luce nell'auto e decise di verificarlo personalmente. Sul viso bianco come un lenzuolo stava tornando il colorito, ed i suoi occhi spaventati adesso stavano riacquistando la loro grinta e la loro forza. André pensò al modo in cui quel bastardo l'aveva trattata e si sentì ribollire il sangue. Ricordò anche al modo in cui lei aveva cercato di aiutarlo. Avrebbe addirittura ammirato il suo coraggio, se non fosse stato adirato con lei per il rischio che aveva voluto correre. Chiuse la mano a pugno. Si sentiva stanco, frustrato e arrabbiato. Non avrebbe esitato a uccidere Grant Edwards, pur di tenerlo alla larga dalla sua scricciolo. Prese tra le sue braccia quella donna che aveva scoperto di amare e l'abbracciò stringendola forte forte. Le baciò la guancia, la tempia, la testa. Dio, aveva bisogno di farlo. Non sapeva come i sentimenti di un uomo potessero cambiare in modo tanto repentino, ma non appena quella brutta avventura si fosse conclusa, ne avrebbe parlato con lei ed insieme sarebbero riusciti a capirci qualche cosa. Ma intanto gli bastava tenerla stretta a sé come quando l'aveva abbracciata sulla riva del fiume dopo l'incidente aereo. Oscar fece un debole tentativo per ribellarsi, ma lui non glielo permise e la tenne tra le braccia fino a che non arrivò la polizia. Dopo aver raccontato tutto alla polizia andarono a casa di André. Qui Oscar prese un paio di aspirine e poi si immerse in un bagno caldo ascoltando musica classica, la sua preferita, finché l' acqua non diventò tiepida. Poi si avvolse in un morbido telo di spugna e si rese conto di non aver preso alcun vestito nel proprio appartamento. Si asciugò e poi indossò l'enorme accappatoio bianco che era appeso dietro la porta del bagno, inebriata dal profumo forte e mascolino di André. Dio, sarebbe mai riuscita a uscire da quella casa, dai suoi indumenti e dalla sua vita? Sarebbe mai riuscita a cancellare dalla memoria i bei momenti che avevano condiviso da quando si erano trovati coinvolti in quella situazione ingarbugliata? I preziosi baci che si erano scambiati, i suoi sguardi dolci, le sensazioni provate tra le sue braccia? Sarebbe mai riuscita a smettere di sperare? Di desiderarlo? Di amarlo? Sentì bussare alla porta "Oscar?" Lei si sedette sulla vasca coprendosi il viso con le mani. Avrebbe preferito non vederlo, almeno fino al mattino dopo. "Scri, stai bene?" "Arrivo subito" riuscì a dire. Non ne poteva più. Era estenuata e desiderava disperatamente rimanere sola. Aveva bisogno di riorganizzare le sue difese contro André anche se probabilmente era una causa persa, soprattutto ora che lui sapeva ciò che lei provava. "Scri? Apri la porta." Lei deglutì, si fece forza e andò ad aprire. André si presentò con la camicia bianca sbottonata sul torace dalla carnagione scura. "Stai bene?" le ripeté. Lei annuì e immaginò che lui doveva essersi spogliato per andare a letto quando aveva sentito che lei era ancora in bagno. Chiuse gli occhi e sognò di entrare sotto le coperte con lui, al riparo dai mali del mondo tra le sue braccia forti e muscolose. Arrossì e cercò di evitare il suo sguardo penetrante che bastava a farla fremere di desiderio. Era evidente che la desiderava. Oscar se ne rendeva conto e quella era una piccola ricompensa per tutti gli anni in cui lo aveva amato in silenzio...si ricordava di una notte in cui era depressa tantissimo, ma soprattutto desiderava quell'uomo pazzamente ed il suo corpo dimostrava chiaramente il suo desiderio. Piangeva tanto del desiderio, e non poteva fare nulla per calmarsi, se non darsi piacere da sola. Anche al limite del piacere non era riuscita ad essere felice, perché non era lui che l'amava. Era una magra consolazione. Era sfinita. Svuotata. Ma perché lui la desiderava? Per curiosità? O per confortarla dopo tutto quello che era successo? In quel momento non le importava perché, amare un uomo come lei aveva sempre amato André, desiderarlo e sapere che anche lui la desiderava allo stesso modo, erano ragioni valide per andarci a letto. Forse fare di nuovo l'amore con lui avrebbe reso ancora più difficile a Oscar staccarsene, avrebbe soltanto peggiorato la situazione, ma, in ogni caso lei non sarebbe mai riuscita a dimenticarsi di lui. E allora perché non concedersi un'altra notte insieme? Quella che lei aveva sempre sognato? Quella che lui non avrebbe sciupato sognando di stare insieme ad un'altra donna? Quel pensiero la fece tornare in sé. Lei non sarebbe mai stata la sostituta di Rebecca e glielo avrebbe fatto capire chiaramente. Trovò il coraggio per guardarlo negli occhi e si accorse che stava lottando con se stesso per mantenere il controllo. "Pensavo che fossi già andata a letto" riuscì a dirle senza toglierle gli occhi di dosso, senza smettere di guardare quel corpo coperto solo dal suo accappatoio. Sì, era sicuro indossasse soltanto quello. Dalla camera da letto si sentì il rumore del nastro che era stato mandato indietro ed il suono profondo e sensuale di un sassofono. Era la musica che avevano ballato la notte in cui avevano fatto l'amore. In quegli ultimi giorni André l'aveva ascoltata e aveva torturato se stesso pensando ad Oscar e alle emozioni provate tra le sue braccia. La musica si fece più distinta e lei la riconobbe ma cercò di nascondere il turbamento che le procurò. La tensione aumentava e lui capiva che lei era così vicina che sarebbe bastato allungare una mano per accarezzare il corpo liscio e sensuale sotto l'accappatoio. Ma pur desiderandola tanto, non poteva lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento sulla propria razionalità. Quella donna che aveva sempre amato e protetto come una sorella aveva sconvolto la sua mente ed il suo corpo, al punto da indurlo ad infrangere la promessa che aveva fatto ad entrambi, cioè che non si sarebbe avvicinato a lei fino a che non avesse chiarito i propri sentimenti. Ed in quel momento le sue idee erano tutt'altro che chiare. Sapeva solo che la desiderava da impazzire, che temeva di perderla e che era determinato a proteggerla in ogni modo da tutti e soprattutto da se stesso. Erano quelle le riflessioni che gli impedivano di colmare la piccola distanza tra loro ed abbracciarla perché se lo avesse fatto, non sarebbe stato capace di lasciarla senza fare l'amore con lei. "Stavo per andare a letto quando ho sentito che eri ancora sveglia. Avrei potuto chiudere la porta e cercare di dormire, ma se ti avessi sognata ancora..." si interruppe "Ti ho già detto che ti ho sognata?" "No" mormorò lei stringendo la cintura dell'accappatoio e coprendo la scollatura. Lui ricordò l'estasi provata a contatto con la pelle delicata dei suoi seni. Ricordò il loro profumo e anche il loro sapore. André deglutì. Era evidente che anche lei se ne ricordava e, nonostante il dolore subito, desiderava rivivere quella passione. Quel pensiero aumentò ancora di più la sua eccitazione. "E' così. Ti sogno ogni notte e pensavo che sognarti potesse bastarmi, ma non è così." Fece un passo verso di lei e prese le sue mani calde e tremanti tra le proprie. Non avrebbe resistito ancora a lungo senza un contatto anche minimo con lei. Negli ultimi anni lei lo aveva toccato raramente, non gli aveva mai dato un bacio amichevole, né un abbraccio. Aveva evitato anche il minimo contatto fisico, ma ora lui sentiva di volerlo, di averne bisogno. Prese la sua mano e se la infilò nella camicia, contro il petto, proprio sul cuore e la tenne lì cercando di farle capire ciò che era riuscita a fargli. "Ogni mattina mi sveglio sperando di riuscire a non toccarti e allo stesso tempo desiderandolo. Ma se solo ti sfiorassi poi dovrei lottare con me stesso per staccarmi da te" disse lui. Si avvicinò ancora di più a lei e pensò che sarebbe bastato un altro passo perché il suo corpo aderisse al suo, un semplice movimento perché quell'accappatoio si aprisse e il cuore di lei si appoggiasse su quello di lui. Ma non lo fece e si fermò di nuovo cercando di capire cosa stesse succedendo. Rifletté su tutte le volte che lui le aveva raccontato le sue gioie i suoi dolori alle sue speranze con Rebecca e quanto dolore procurava alla piccola scricciolo. Ricordava perfettamente il dolore nei suoi occhi quando nel culmine della passione lui aveva gridato il nome di un'altra donna. "Non voglio ferirti" disse lui guardandola negli occhi "Cosa vuoi esattamente?" mormorò lei "Voglio te" bisbigliò allora lui avvicinandosi pericolosamente a lei. Non voleva spaventarla né forzarla a fare qualcosa che non voleva, ma sentiva di essere vicino al punto di rottura. Il sassofono suonò di nuovo mentre il ritmo diventava ipnotico. Lui immaginava di scivolare dentro di lei. Se fosse stata un'altra donna l'avrebbe stuzzicata, incendiata, provocata, fino a che non fosse riuscito a renderla pazza dal desiderio ma con lei non si trattava di soddisfare un bisogno fisico, era molto di più. Fece aderire il proprio corpo eccitato a quello di lei dimostrandole tutto il desiderio. Oscar dischiuse le labbra ed il suo respiro si fece ansimante. André era avido. Come un uomo digiuno da tempo, avrebbe voluto divorarla, avrebbe voluto banchettare con il suo corpo e raggiungere la sua anima per congiungerla alla propria. Sfiorò le sue labbra con le proprie e capì di essere pericolosamente vicino al punto di non ritorno. "Dimmi quello che vuoi. Ho bisogno di sentirtelo dire. Ho bisogno di sapere che tu vuoi me, esattamente come io voglio te..." "Lo voglio..." ammise lei, esitante. Sapeva che probabilmente non ci sarebbero state miracolose ammissioni di amore da parte sua, né quella sera né mai. No, André non le avrebbe mai detto di amarla se non fosse stato vero. E lei sapeva che non lo era. André pensava..... Allora perché si comportava a quel modo? Lui non era il tipo che giocava con i sentimenti delle donne. Ma la voleva. La voleva disperatamente. Si vedeva che era in lotta con se stesso, ma l'avrebbe lasciata andare se solo lei glielo avesse chiesto. Anche Oscar era in lotta con sé stessa. Tra ciò che voleva da lui e ciò che lui era disposto ad offrirle quella sera. Ma come lui, non vedeva il modo per tenere il proprio corpo lontano dal suo. "Ti voglio" mormorò "ti ho sempre voluto." "Ed è abbastanza?" le chiese lui impaziente di impadronirsi della bocca di lei, di divorarla di baci "per questa notte è abbastanza?" "Si" Non andarono a letto, ma consumarono in bagno le prime fiamme di quella passione. Oscar semplicemente si sciolse contro di lui, unendosi con il corpo e con la mente. Sentiva che un desiderio incontrollabile consumava il suo essere, la privava della capacità di pensare e della coscienza del mondo attorno a lei. André slacciò l'accappatoio che scivolò per terra, la spinse contro lo specchio e guardò per un attimo l'immagine del suo bellissimo corpo avvinghiato al proprio. Oscar lo voleva subito e lo voleva per sempre. Desiderava quel corpo forte e muscoloso dentro di sé, voleva la sua bocca sulla propria, voleva che le sue braccia possenti continuassero a ritmare all'infinito quella dolce danza sensuale a tempo con la musica che proveniva dall'altra stanza. Lui la tormentò senza pietà portandola all'apice poi tornando indietro, travolgendola in una spirale d'infinito piacere. Era una pazzia, era impossibile, pensò lei mentre si aggrappava al suo corpo nudo, ma lo voleva ancora più vicino, più profondamente dentro di lei fino a diventare un corpo e un'anima sola. E quando lui alla fine si arrese, i loro corpi si fusero in una passione senza limiti e confini. "Voglio solo te" mormorò lui portandola sul letto per amarla di nuovo. "Solo te". ...Quella notte fu sfrenata...Oscar non si era mai sentita tanto viva ...lei pensava che non fosse possibile godere ancora di più di quanto aveva goduto nel bagno e in così poco tempo...ed invece André le fece scoprire un mondo nuovo…André sentiva che era eccitatissimo...non avrebbe resistito molto...eppure era incredibile da quando pensava di amare Reb.... lei era bagnatissima. Il clitoride di Oscar pulsava ...i capezzoli svettanti, labbra vogliose, bocche calde…lingue saettanti...la bocca di André che leccava dolcemente la piccola amica di Oscar, e la piccola che tremava , voleva, desiderava di più tanto tanto tanto di più. I capelli della donna che avvolgevano interamente il cuscino ...il bianco del cuscino si confondeva con il biondo dei suoi capelli e con la sua carnagione chiara e rosea. Le labbra della donna che si aprivano delicatamente in un sospiro di soddisfazione... in un ansito di piacere immenso... André in un attimo aveva alzato lo sguardo...quello sguardo così dolce ed appassionato dei suoi splendidi occhi verdi ...e sorrideva soddisfatto...poi l'avvolse tutta stendendosi sopra di lei...non avrebbe mai voluto staccarsi dalle calde labbra dell'amica di Oscar, ma le dolci labbra della sua donna che si aprivano e si chiudevano dal piacere quelle labbra morbide succose invitanti lo attiravano come Ulisse dalle sirene. Così la strinse forte a se, e si dedicò alle dolci labbra del suo amore... Scricciolo pensava ora lo ricambio...ma non riusciva a muoversi, sembrava che il suo corpo fosse concentrato nel piacere immenso che provava grazie a tutto l'amore e la passione che l'uomo a lei sempre amato sapeva donarle. Dalle labbra passò delicatamente al viso agli occhi, ma le labbra l'attiravano...erano diventate rosse e morbide a furia dei baci che le aveva dedicato e che continuava a dedicarle. Ma poi venne attirato dai seni piccoli e invitanti che dalla loro posizione reclamavano...ogni volta che il torace del suo uomo toccava il suo petto si inturgidivano all'inverosimile e quindi lui decise di non deluderle. Si abbassò e piano piano prima l'una e poi l'altra, le succhiò...piano piano piano.....poi si staccò e vide i capezzoli turgidi gonfi grandi che lo chiamavano....così iniziò a leccarli...teneramente dolcemente....piano piano ...Scricciolo stava impazzendo dal piacere e pur non avendo grande esperienza l'amore che provava verso André la fece diventare un'amante meravigliosa una femmina conturbante che voleva solo il piacere del suo uomo. Così sedendosi abbracciandolo, iniziò a sua volta a baciarlo...piano piano...sul viso....sugli occhi...sulle labbra succose e sexy....prima baciarlo, poi leccarlo e mordicchiarlo...adesso era lui che sospirava e tremava dal piacere, Oscar non immaginava che un suo bacio o una sua carezza potessero trasmettere tanto piacere e tanto godimento fisico e psicologico....che solo l'amore di due persone possono provare....così contenta del successo ottenuto continuò....e dalle labbra passò ai capezzoli...che sapeva tanto tanto sensibili...bacini...coccole...leccatine ciucciatine....i capezzoli di André si erano inturgiditi come lo erano i suoi. Lo strinse forte forte a se...no aveva mai desiderato un uomo come desiderava lui... Così piano piano dai capezzoli Oscar continuò le sue coccole i suoi bacini le sue leccatine sul torace, poi sull'ombelico...si divertiva...incredibile...si divertiva e godeva tantissimo...è vero che dava piacere all'uomo che amava ma dando piacere a lui....si sentiva bene....completa....sentiva un grosso sentimento che l'avvolgeva tutta....piano piano iniziò la sua discesa verso l'amico di André...che era nel frattempo diventato enorme...ma l'uomo non c'è la faceva più...così l'aveva attirata verso di sé, e adesso stavano baciandosi..piano piano lentamente....la donna capiva che l'uomo non poteva resistere ancora per molto...ma capiva anche che lui stesso voleva che lei raggiungesse il piacere supremo insieme a lui.....avrebbero goduto e avrebbero raggiunto il paradiso assieme.....lui la voltò ed iniziò la sua discesa vero l'amica di Oscar...ma mentre scendeva venne attirato dalla curva morbida della schiena che lo avrebbe portato verso il suo morbido fondoschiena, così la prese in braccio e la voltò....coccole bacini leccatine tantissime a mai finire.....quel sederino....bianco morbido perfetto....André era rimasto stupefatto dalla sua perfezione ma l'istinto dell'uomo prevalse...così ancora coccole bacini leccatine....poi la strinse a sé forte forte....lui non aveva mai provato un sentimento così forte e così completo....Oscar stava impazzendo così anche André...continuarono a baciarsi leccarsi amarsi....sembrava che non finisse mai...Oscar decise di portare il suo uomo ad un piacere senza limiti così si distese su di lui e piano piano arrivò a leccare l'amico di André....senza alcun tabù con tutto l'amore che lei provava ed aveva sempre provato per lei...finalmente tutto il suo amore poteva sgorgare senza limiti...anche se non sapeva anzi sapeva che l'uomo non la ricambiava....meglio non pensarci pensò...e continuò ad amarlo...ma André non c'è la faceva più così la prese tra le braccia e la distese....lui voleva dedicarsi alla sua amichetta...senza limiti...provava un desiderio immenso incredibile....non aveva mai provato nulla di simile...vedere Oscar godere così tanto lo infiammava all'inverosimile......poi finalmente entrò all'interno di quel corpo meraviglioso.....ed iniziò la danza più vecchia e più bella del mondo....il seme della vita aveva inondato il corpo di quella donna....Oscar per la seconda volta . Tra le lenzuola c'era ancora l'odore inconfondibile di André e Oscar desiderò poter rimanere lì per sempre, che non si facesse mai giorno. Si rotolò nella parte del letto ancora calda e si rese conto che lui non c'era più. Rabbrividì in un fremito di piacere e di paura. Se la notte non fosse durata per sempre, avrebbe dovuto affrontare André alla luce del giorno. Avrebbe voluto nascondersi da qualche parte per riflettere su quanto quella notte avesse significato per sé e per lui. André non le aveva detto di amarla, ma l'aveva posseduta con un amore ed una passione che lei non aveva mai conosciuto prima. E lei sapeva che lui non glielo aveva detto per onestà e che quella notte d'amore le sarebbe dovuta bastare, forse per sempre, ma non se ne era pentita perché quei ricordi sarebbero stati più preziosi di qualsiasi rimpianto. Lui era stato un amante generoso e appassionato un uomo instancabile e sensuale che avrebbe fatto volentieri qualsiasi cosa per compiacerla. E l'aveva fatto. Oscar aprì gli occhi e si guardò intorno. Forse lui era già sceso al piano di sotto. La radiosveglia segnava le 8:10. Anche se avrebbe preferito indugiare ancora in quel letto, doveva alzarsi e affrontare la realtà. C'erano tante cose da fare. Rimettere in piedi la compagnia, catturare l'assassino di Charlie...risolto tutto cosa sarebbe successo? Oscar finalmente scese indossando un jeans aderente ed una camicia da uomo. André aveva sentito il desiderio di salire in camera , svegliarla con un bacio e fare l'amore con lei ancora e ancora un'altra volta, prima che avesse il tempo di riflettere su ciò che era successo. Le complicazioni, le incertezze e le paure erano sbiadite nella notte, sopraffatte dalla passione, ma non sarebbe stato lo stesso alla luce del giorno. Passare la notte con Scricciolo non aveva placato il desiderio, ma lo aveva aumentato. Con lei infatti aveva trovato un feeling eccezionale. "Buongiorno" disse lui rimanendo dov'era, mentre invece avrebbe voluto accogliere con un bacio quella donna meravigliosa che appariva straordinariamente giovane ed incerta. Nonostante avessero passato la notte insieme di mutuo accordo, lui si sentiva un po' in colpa per averla indotta a far l'amore. L'aveva voluta così disperatamente come in quel momento avrebbe voluto stringerla a sé, ma non poteva abbracciarla o non sarebbe riuscito a fare ciò che aveva deciso. Presto lei sarebbe stata in collera con lui. Aveva preso alcune decisioni, poche ore prima, quando era riuscito a non pensare per un attimo a quella notte che avevano condiviso e a lei non sarebbero piaciute. "Tutto bene?" le chiese desiderando dirle che mille cose diverse da quelle che stava per dirle. Lei annuì. "Non abbiamo molto tempo. Io ho un appuntamento con l'avvocato di Charlie per ottenere il permesso di accedere ai conti in banca e ai documenti fiscali della ditta. Ed è tardi pure per te." "Per fare cosa?" chiese lei sorpresa. "C'è un volo per Arras che parte alle 9:00." La vide impallidire e si rese conto che non era il modo migliore per iniziare una conversazione con la donna con cui aveva fatto l'amore per tutta la notte. "Voglio che tu vada a casa dei miei genitori" spiegò "là sarai al sicuro" "Sarò al sicuro anche qui" rispose lei "Non puoi rimanere qui...avevo promesso di proteggerti e fino ad ora non..." Lei lo interruppe. "Perché ti senti in dovere di proteggermi? io non sono tua..." "Ti piacerebbe esserlo?" Lei si irrigidì, si mise a braccia conserte e alzò il mento rivelandogli i lividi che Grant le aveva fatto sul collo il giorno prima. Allora André morì dalla voglia di prenderla tra le braccia. Si avvicinò a lei lentamente. "Due sono le cose che più mi interessano in questo momento ed entrambe riguardano te: la prima è che tu sia al sicuro, la seconda è che, quando tutto questo sarà finito, possiamo concederci un po' di tempo per stare soli e per capire cosa ci sta succedendo. Di sicuro ce lo meritiamo." "Si ma questo non significa che io debba lasciare la città" "Non dormo da giorni" disse lui. "Quando non ero sveglio a cercare di capire chi voleva uccidere Charlie, mi rigiravo nel letto cercando di ricordare cosa fosse successo con te in quella camera d'albergo." Oscar deglutì felice che per una volta fosse stato lui a perdere il sonno per lei. "Io non riesco a concentrarmi su nulla, quando mi sei intorno, e se non te ne andrai, non riuscirò a combinare granché" "Mi spiace" disse lei "ma ho anche io alcune faccende da sbrigare. Charlie ha riposto in me la sua fiducia e mi ha chiesto di occuparmi di sua moglie. Non posso deluderlo" "Lascia che mi occupi di tutto io...finché non avranno preso Grant" "Non posso io..." André la mise a tacere sfiorandole le labbra con le dita e lei rabbrividì rendendosi conto che ormai sarebbe stato impossibile nascondere ciò che provava per André, non dopo quello che era successo quella notte. "Mi ami?" le chiese lui cogliendola di sorpresa. Come poteva chiederle una cosa del genere? Era assolutamente scorretto, soprattutto in un momento come quello. "André ti prego..." balbettò lei sentendo un peso sul cuore. Era chiaro che lui conosceva la risposta. Perché voleva torturarla a quel modo? "Mi ami?" ripeté lui. Oscar chiuse gli occhi sperando che fosse un sogno, ma quando li riaprì lui era ancora davanti a lei. "Sì, ti amo" disse senza fiato. Aspettò che tra loro si instaurasse un'atmosfera pesante e carica di imbarazzo, ma non avvenne. Anzi André sembrava ridicolamente compiaciuto di sé anche se cercava di nasconderlo. "Allora ti prego prendi questo aereo. Quell'uomo era come impazzito ed è ancora a piede libero" "Grant non mi avrebbe mai fatto del male" "Ah no?" chiese lui conducendola avanti allo specchio e mostrandole i lividi che aveva sul collo. "E' stato lui a farti tutto questo. Hai pensato a cosa altro avrebbe potuto farti?" Iniziò a massaggiarle le spalle poi mormorò" ti prego prendi quell'aereo. Ho già prenotato il volo. Se non avessi quest'appuntamento ti accompagnerei io stesso, ma chiamerò un taxi, e mia madre ti verrà a prendere all'aeroporto." "Va bene" mormorò lei. Lui le sarebbe mancato tantissimo. "Grazie" disse lui abbracciandola forte. "Per quanto riguarda stanotte, non riesco a descriverla, potrei dire che è stata incredibile, ma non sarebbe abbastanza" Oscar deglutì, era un sollievo sapere che non aveva rimpianti e poter sperare che quello che era successo contasse per lui quanto aveva contato per lei. "Mi sono sentito in sintonia con te come mai è successo con nessun'altra. E per quanto fossimo vicini non mi sembrava mai abbastanza." Lei provò dei brividi di piacere mentre lui la baciava dolcemente "Io...non voglio stare lontano da te" balbettò. "Lo so tesoro non lo voglio neppure io, ma non posso permettermi di perderti adesso" André era andato via, lei nel frattempo aveva messo dentro ad una borsa qualche vestito e la sua amata spada. La polizia aveva emesso un mandato nei confronti di Grant Edwards. Lo sceriffo pur non avendo le prove era sicuro che tutto fosse cominciato da un debito di Grant con i bookmaker delle corse dei cavalli per riparare il quale aveva accettato alcune tangenti in cambio del parere favorevole su alcuni progetti di costruzione. Lo sceriffo era sicuro che presto lo avrebbe catturato ma lui era disperato e presto avrebbe commesso un errore che lo avrebbe messo in trappola. Lui non aveva trovato ancora ciò che cercava e quindi sarebbe presto tornato a farsi vivo. Stava per uscire visto che aveva sentito il clacson del taxi...ma ricevette una telefonata. Era l'ospedale...la volevano lì urgentemente, per delle documentazioni riguardanti Charlie. Chiamò l'aeroporto e spostò la prenotazione al volo successivo. Prese per ogni eventualità la spada, la borsa e corse fuori. Sapeva che André avrebbe capito. Arrivò all'ospedale. "Cosa è successo?" chiese lei "Abbiamo messo in ordine gli effetti personali della ragazza ed abbiamo trovato una busta indirizzata a lei" rispose l'infermiera. La donna andò a prenderla e gliela porse. Poi si allontanò. Lei si sedette in una zona appartata e aprì la busta. C'erano le analisi del suolo e dell'acqua per un paio di progetti di costruzione di cui si era occupata la compagnia. Erano firmati da Grant e risalivano a un paio di mesi prima che lui lasciasse la compagnia. Oscar guardò con più attenzione e si accorse che erano due copie dello stesso rapporto: uno con parere negativo riguardo all'idoneità del terreno e delle acque rispetto agli standard dell'ente della protezione dell'ambiente e un altro uguale, tranne che nei risultati delle analisi geologiche. La differenza era enorme perché per superare quei problemi la ditta appaltatrice avrebbe dovuto spendere una cifra esorbitante. Tutto era chiaro: Grant aveva falsificato i risultati delle analisi per permettere l'immediato inizio dei lavori in quel territorio sfavorevole alla costruzione, Charlie aveva cercato di fermarlo e lui lo aveva ucciso. Oscar mise quei rapporti nella busta e andò in cerca di un telefono. Aveva trovato quello di cui aveva bisogno. Girò l'angolo e si avvicinò alla cabina telefonica senza nemmeno accorgersi che qualcuno la stava seguendo. Nel frattempo André era in ufficio quando una segretaria gli chiese "Ma tra quanto tempo arriverà la dottoressa Oscar?" "Oggi non arriverà" rispose lui "Ne è certo? Perché hanno telefonato dall'ospedale per far sapere che" "Che ore erano?" chiese lui "Le 9 circa" Non poteva essere che Oscar.... "Maureen può vedere se l'aereo che doveva partire per Arres alle 9:00 è partito con la dottoressa Oscar?" "Certo, torno subito" Dopo qualche minuto... "Dottor André...la dottoressa Oscar non era su quell'aereo..." Perché non ci aveva pensato prima? Eppure sapeva com'era testarda Scricciolo....chiamò all'ospedale.. e seppe che Oscar era passata da là...e all'improvviso capì...tutto si schiarì, capì dove stavano i documenti che Grant cercava. Dov'era Oscar, dov'era Grant. Pregando che non fosse troppo tardi, si precipitò fuori dall'ufficio. Oscar avrebbe dovuto capire che si sarebbe trovata ben presto a faccia a faccia con Grant, visto che ormai aveva ciò che lui cercava, ma quello accadde prima che lei potesse avvertire qualcuno. A pochi metri dal telefono sentì dei passi e, prima che potesse girarsi, un braccio l'afferrò e la trascinò in una delle stanze dei pazienti. "Ciao Oscar" la salutò lui rivolgendole uno sguardo spiritato. "Grant!" disse lei guardandosi attorno sperando che qualcuno entrasse al più presto in quella stanza. Lui tirò fuori la pistola e tolse la sicura. "Non sperare di cavartela. So come usarla, ma l'altra volta non volevo farti del male. Non volevo fare del male a nessuno te lo assicuro. Non volevo che tutto questo accadesse" disse tenendola bloccata contro la parete. "Cos'è successo esattamente Grant?" chiese lei pensando al modo per uscirne viva. "Io...mi sono messo nei guai con i cavalli...speravo di vincere, dovevo vincere" disse emanando un forte odore di alcol. Erano solo le undici di mattina, ma era evidente che aveva bevuto. Anche le mani malferme lo dimostravano. Oscar pensava, pensava e le si illuminarono gli occhi...ebbe un'idea. Prese piano piano...dalla borsa che aveva con sé la spada. Nel frattempo Grant continuava a parlare "Dovevo a certe persone dei soldi...molti soldi e..." "E così hai deciso di fare loro un piccolo favore vero?" disse Oscar riferendosi ai documenti falsificati. "Beh si ma sarebbe andato tutto bene se Charlie non se ne fosse accorto." "E non gli è piaciuto affatto è così?" "No ma sapevo che anche lui navigava in cattive acque, visto le parcelle tanto alte all'ospedale." Mentre parlava la presa si allentò e questo diede alla donna la forza di girarsi e liberarsi...con la spada puntata verso Grant. "So usarla...io non voglio farti del male, perché ti ho voluto bene e te ne voglio ancora, ma se mi costringi la userò" Lui si buttò contro di lei come un forsennato sembrava non avesse nulla più da perdere, ma Oscar con un balzo felino spostò la spada e così lui cadde a terra. Lui sembrava fuori di sé e continuò a parlare "Alla fine pentito ho chiesto a Charlie di riprendermi con se, ma lui non ha voluto, non intendevo ucciderlo...ma lui avrebbe fatto vedere quei documenti alla polizia ed io non potevo permetterglielo...anche il sabotaggio sull'aereo...ma se avessi saputo che c'eri tu non l'avrei mai fatto te lo giuro". Un altro mistero risolto pensò lei. Non c'era più bisogno della spada. Grant era un uomo finito ed era impazzito. "Tu mi piaci Oscar, mi sei sempre piaciuta ecco perché ti avvisavo ogni volta." "Non è troppo tardi, consegnati alla polizia Grant, se la morte di Charlie è stato un incidente e che lui è caduto da solo su quel ponte lo sceriffo lo capirà. Ti aiuterò io Grant. Lo convinceremo" "No, non funzionerà" disse lui. Aveva ancora la pistola tra le mani. André si diresse alla massima velocità verso la clinica e chiamò per riuscire a mettersi in contatto con Oscar, ma dopo poco André sentì le urla della donna, che era andata a chiamarla ed aveva visto la scena. "Ha una pistola! Ha una pistola!" urlò. Oscar era lì ed anche Grant. Non poteva perderla, l'avrebbe salvata. L'agitazione di Grant aumentava a mano a mano che la polizia si avvicinava. "Scappa adesso" gli disse Oscar "Se vuoi fuggire fallo adesso. O mai più." Grant non sapeva cosa fare "Io non so....io non volevo che succedesse tutto questo. Cosa...cosa farò di te?" "Grant non preoccuparti...io non racconterò nulla alla polizia...fidati di me...avrei potuto ucciderti prima. Io ...ti voglio bene e non permetterò che tu finisca in prigione." Lui l'afferrò per un polso e mentre stava decidendo la porta si spalancò ed André era là pronto ad affrontare quel folle. "Non andrai da nessuna parte con lei" Oscar sentiva i passi dei poliziotti che si avvicinavano e André che stava disarmato avanti a Grant. Ma era impazzito? Cosa voleva fare morire? Grant non avrebbe fatto male a lei, ma ad André? Lei allora capì che doveva intervenire "André lascialo stare....Grant lascia perdere tutto e fuggi. Questa è la tua ultima possibilità, ti prego lasciami libera e fuggi.." Ma era troppo tardi "Lascia andare quella donna. Sei circondato, arrenditi" Oscar sentì la paura che circondava Grant e mormorò "Arrenditi" "Io non so cosa fare…" balbettò lui "Arrenditi ti prego" insistette lei senza guardare André. Perché non fuggiva? Perché non si metteva in salvo? "Metti via la pistola e arrenditi" disse un poliziotto Lei mormorò "Dagli ascolto" Improvvisamente si sentì uno sparo ed il corpo di un uomo accasciarsi al suolo. Poi fu tutto finito. André aspettò che la polizia accerchiasse Grant prima di vedere se Oscar stava bene "Stai bene?" Lei annuì sconvolta e tremante. André aveva addirittura paura di toccarla. Non riusciva a credere che lei fosse viva e vicino a lui. A pochi passi da loro c'era Grant riverso in una pozza di sangue. "Oh mio Dio" disse lei coprendosi gli occhi. Allora lui la prese tra le braccia e la strinse forte a sé. André aveva dovuto fare tante cose e rispondere a mille domande nelle ultime trenta ore. Quelle della polizia, degli ispettori, della stampa, così lui aveva raccontato tutto e in più aveva promesso che avrebbe riportato la società a galla. Ma dopo che era passato il momento più duro se l'era presa con Oscar per avergli disubbidito e non essere partita. Così Oscar stanca aveva fatto le valige e se ne era andata promettendo che avrebbe cambiato finalmente lavoro e cercando finalmente di dimenticarlo una volta per tutte. Poi si era pentito di quelle parole così dure ma non era stato possibile rimediare perché Oscar era andata via. André l'aveva cercata per scusarsi ma non l'aveva trovata. Se fossero stati ad Arres avrebbe saputo dove trovarla, l'albero, il loro albero...testimone di tante tante avventure e segreti. Ma qui...dove poteva mai essere? Era stato protettivo con lei per tutta la vita, da quando era una ragazzina triste di sei anni, ma la situazione era cambiata perché quel senso di protezione si era trasformato in amore. Come aveva fatto a non accorgersene? Improvvisamente squillò il telefono... era una azienda che chiedeva informazioni su un ingegnere della loro ditta, lui non fece attenzione finché non sentì il nome di Oscar. Lui spiegò loro che Oscar non era disponibile e che un lavoro lei l'aveva già. Così attaccò e andò al suo ufficio sperando di trovarla. E lei era lì e l'accolse freddamente. "Cosa c'è?" "Un tizio ha telefonato blaterando di un nuovo lavoro per te, ma suppongo sia un malinteso" "Assolutamente no" "Oscar ma tu non puoi andartene" "E perché mai? Sono rimasta qui abbastanza." "E che ne sarà di noi?" disse lui "Perché c'è un noi? Io sono innamorata di te da una vita, ma tu..." Quando aveva avuto quell'offerta da San Francisco aveva sperato di tagliare i ponti con tutti e dimenticare anche André. "Come puoi andartene dopo che noi..." "Dopo che noi abbiamo scoperto quanto siamo bravi a letto?" "E' stato questo per te Oscar?" "Per me no, ma per te?" André era stupefatto, non l'aveva mai vista così tanto aggressiva. "Io ho sprecato anni a stare con te, ad amarti pur sapendo di non avere possibilità...adesso mi chiedi di non andarmene...perché dovrei farlo?" "Io ti amo...scricciolo....pensi che io faccia l'amore con una donna in bagno o a letto per abitudine? Io ti amo...sei la mia vita. Staremo insieme per sempre" "Resterò qui...anche io ti amo...ti ho sempre amato e ti amerò per sempre." I due giovani si corsero incontro e si abbracciarono stretti stretti come a voler unire i due corpi in uno e si scambiarono un bacio lungo e appassionato….il terzo dei molti.

fine

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