PROLOGO
- Los Angeles 2001 -
Arrivò a febbraio assieme ad un annuncio pubblicitario ed una bolletta.
Era un'elegante busta color crema con il timbro postale di Arras la cittadina
dove lei era cresciuta. Oscar Francoise de Jarjayes ebbe l'immediato presentimento
che il contenuto di quella lettera non le sarebbe piaciuto. Lasciò
sul tavolo il resto della posta e poi agitata e vacillante, con quella
lettera in mano, andò a sedersi. Sentiva di averne bisogno. Era
quasi sicura di sapere cosa c'era scritto. Aveva sempre saputo che prima
o poi sarebbe successo e lo sapeva con certezza da quasi un anno. Anzi
aveva desiderato che succedesse, aveva sperato che succedesse presto anche
se avrebbe significato la distruzione di tutti i suoi sogni. Eppure sentì
una fitta al cuore quando lacerò la parte superiore della lettera.
Si sentì decisamente male quando scorse un angolo del biglietto
della stessa carta pregiata ella busta e riconobbe la scrittura elegante
e familiare della madre di Rebecca. Non ebbe bisogno di guardare oltre.
Andrè Grandier e Rebecca Harwell, il più caro amico di Oscar
e la sua fidanzata stavano per sposarsi. Oscar deglutì e lasciò
la busta sul tavolo senza trovare la forza di leggere quei due nomi sull'invito
di nozze. Non aveva diritto di reagire in quel modo. Non era più
una ragazzina. Era una donna non poteva sprecare la sua vita fantasticando
su un uomo gentile, premuroso, ed incredibilmente bello che però
non ricambiava il suo amore. Era arrivato il momento di mettere da parte
quei sogni e di smettere di confrontare ogni uomo che incontrava a quello
alto e dagli occhi verdi che era riuscito a rubarle il cuore. Era ora
di andare avanti, di ricominciare da capo e di colmare il buco che quell'uomo
le aveva lasciato nel cuore. Oscar saltò la cena, aveva perso l'appetito.
QUATTRO SETTIMANE DOPO Il telefono squillò facendo sussultare Oscar
che si trovava da sola nell'ufficio deserto. Era lunedì mattina
e non erano ancora le 6. Di solito non andava a quell'ora alla Williams
Engineering, la ditta di costruzioni dove lavorava come ingegnere, perché
aveva giurato di evitare ad ogni costo una persona per cui il mattino
aveva l'oro in bocca, ma quel giorno era lì per completare un progetto
urgente. Chi mai telefonava a quell'ora?Forse qualcuno che aveva sbagliato
numero, pensò alzando la cornetta. "Williams Engineering buongiorno""Oscar?"
La voce all'altro capo del filo era maschile ma strana ovattata. "Si"
rispose lei chiedendosi chi fosse"Devi andartene presto dalla ditta.
Non è sicuro per te lavorare lì. Sei in pericolo""Cosa?"
disse lei guardandosi attorno nell'ufficio buio. Quel misterioso uomo
la stava guardando? Come sapeva che era in ufficio a quell'ora? "La
ditta,
ci sono cose che non sai, che non puoi capire. Devi andartene
subito". Lei continuò a guardarsi attorno con fare agitato"chi
sei?" gli chiese cercando di riconoscere quella voce in cui c'era
qualcosa i vagamente familiare. "Un amico" rispose lui "uno
che è preoccupato per te" "A cosa ti riferisci? Io non
"
"Non posso spiegare. Ho già detto anche troppo. Ricorda non
parlare di questa telefonata con nessuno e... lascia la ditta prima che
sia troppo tardi""Aspetta un minuto, ti conosco?" disse
lei. Ma era troppo tardi. Aveva riattaccato. Lei era una persona coraggiosa,
molto coraggiosa, ma quando il nemico era nell'ombra e non lo vedeva allora
si aveva paura. Sentì un rumore di passi. C'era qualcuno. Pericolo
aveva detto quell'uomo. Come era possibile? Lei lavorava alla ditta da
parecchio ormai,da dopo aver preso la sua laurea. Il proprietario Charlie
Williams era una figura paterna per lei, visto che il suo vero padre l'aveva
sempre trascurata perché desiderava un maschio. E lui con i colleghi
era sempre corretto e disponibile. Il rumore di passi diventò sempre
più distinto, Oscar rimase a sedere chiedendosi cosa fare e come
difendersi. Ci fosse una spada
pensò. Invece nulla. Si guardò
attorno e vide un fermacarte. Ormai era tardi per chiedere aiuto, i passi
si avvicinavano sempre di più quando lei si girò e vide
l'uomo proprio dietro di lei. "AHHHH!!!!" gridò mentre
stava quasi per tirargli addosso il pesante oggetto. "Oscar?"
disse lui, l'uomo più pericoloso che lei avesse mai conosciuto"
che ti prende?" Si era vero, quell'ufficio era diventato troppo pericoloso
da quando quell'uomo vi aveva cominciato a lavorare
. sebbene sapesse
che non era quello il pericolo a cui il misterioso tipo al telefono si
riferiva. Infatti nessuno sapeva quanto era pericoloso quell'uomo per
lei e voleva che continuasse a rimanere un segreto. "Andrè!"
esclamò sollevata che non fosse l'aggressore, ma dispiaciuta di
trovarsi davanti proprio l'uomo che da settimane cercava di evitare. "Mi
hai spaventato" disse lei. "Lo vedo". Prese il fermacarte
e lo appoggiò sul tavolo. Poi la prese tra le braccia "Stai
tremando"Oh si e non avrebbe smesso di tremare ora che lui le stava
vicino. No, avrebbe dovuto assolutamente evitare di andare a lavorare
a quell'ora, da quel giorno in poi. "Cosa c'è che non va?"
le chiese stringendola a se con il solito fare protettivo. "Niente".
Lei scrollò le spalle e scivolò via dal suo abbraccio. Lui
si appoggiò alla scrivania e le sollevò il viso sfiorandole
delicatamente il mento "Vorresti farmi credere che eri pronta a spaccarmi
la testa senza alcun motivo scricciolo?"Quello sciocco soprannome
la infantile la fece balzare in piedi "Se continui a chiamarmi in
quel modo..." "Temi che offuschi la tua immagine professionale?"
scherzò lui sorridendo. "No" rispose lei con i battiti
accellerati. Il suo amico del cuore, il compagno di giochi dell'infanzia...
e l'amore di una vita era cambiato molto dai tempi del college. Quando
circa un anno prima Oscar lo aveva riincontrato alla Williams, quasi non
credeva ai propri occhi. All' età di 31 anni era ancora più
alto, più muscoloso, e più vigoroso di quanto ricordasse
o meglio di quanto avesse cercato di non ricordare, visto che nel frattempo
aveva fatto di tutto per toglierselo dalla mente. Andrè era sempre
stato forte, affidabile, gentile, generoso, onesto soprattutto nei suoi
confronti ma a lei questo non era mai bastato. Si avvicinò di più
a lei "Ti decidi a dirmi cosa c'è che non va?"Anche se
non era mai riuscito a intuire tutti i suoi segreti la conosceva molto
bene. "Non è stato niente" rispose lei, abbassando gli
occhi per il timore che lui vedesse quel che non avrebbe avrebbe dovuto.
"Ho sentito dei passi in ufficio e mi sono spaventata. Tutto qui"A
volte Andrè Grandier faceva fatica a ricordarsi che lei non era
più una ragazzina, era incredibilmente protettivo verso di lei.
Se solo gli avesse accennato di quella strana telefonata, Andrè
non l'avrebbe lasciata sola un attimo e averlo intorno era l'ultima cosa
di cui lei avesse bisogno in quel momento. E poi che pericolo poteva esserci
in quell'ufficio? Scosse la testa a quel pensiero. Doveva essersi trattato
di uno scherzo. Il pericolo in quell'ufficio era rappresentato solo da
Andrè. "Vuoi un po' di caffè?" cercò di
distrarlo lei conoscendo bene i suoi gusti "Ne ho fatto un po' qualche
istante fa"Lui si ripromise di finire quel discorso più tardi,
la prese per mano e la condusse verso il cucinino, mentre lei pensava
al modo di sgusciare via da quella stretta. "Cosa farai questo week
end?" le chiese versando il caffè in due tazze. "Non
lo so" rispose lei cercando di nascondere l'effetto che le faceva
stare lì a parlare da sola con lui "non ci ho ancora pensato.
Come sarà il tempo?" "Pioggia"rispose lui "sia
sabato che domenica". Con espressione rassegnata Oscar sorseggiò
il proprio caffè.Andrè sorrise "Ho avuto un'idea. Perchè
non vieni via con me? Ti andrebbe di passare il week end fuori città?"
Oscar spalancò gli occhi con le guance in fiamme. Doveva aver capito
male, ne era sicura. Conosceva quell'uomo da quando aveva sei anni. Rimase
a guardarlo a bocca aperta fino a che decise di chiuderla e con un gesto
brusco, si versò il caffè sul braccio, emise un grido di
dolore e fece cadere la tazza che si ruppe in mille pezzi.Possibile che
la sola vicinanza di quell'uomo alto con le spalle larghe ed i fianchi
stretti, i capelli castani e gli occhi più verdi e profondi che
lei avesse mai visto, le facesse da sempre lo stesso effetto? Le rendeva
impossibile parlare, muoversi, comportarsi in modo disinvolto come con
qualsiasi altro?"Lascia che ti aiuti". Andrè cercò
di pulirle la manica della camicetta di cotone. "Credo che certe
cose non cambino mai, scri""Hai ragione" borbottò
lei mentre faceva un passo indietro "certe cose non cambiano mai"In
tutti quegli anni era riuscita a tenere segreti i sentimenti che provava
per lui e sarebbe stata una sciocca a smascherarsi dopo tutto quel tempo.
Lui le arrotolò la manica, aprì l'acqua del rubinetto e
gliela passò sul braccio, glielo asciugò con delicatezza
e mise un panno pulito sulla bruciatura "Va meglio?""Si"
si sforzò di dire Oscar annicchilita dala presenza di quell'uomo
risoluto e premuroso.Sarebbe mai riuscita a strapparlo dal proprio cuore?
Forse vederlo all'altare con un' altra donna l'avrebbe aiutata a dimenticarlo.
Avendo ricevuto l'invito a febbraio quelle nozze dovevano essere imminenti.
E lei ne era felice perchè finalmente - forse - sarebbe riuscita
a togliersi quell'uomo dalla testa e dal cuore... forse..."Ti faccio
degli imapcchi con il ghiaccio" disse lui con un tono che non ammetteva
repliche. Lei fece un profondo sospiro con l'inaspettata conseguenza di
assorbire il suo profumo fin troppo familiare, acre e sconvolgente. Abbassò
la testa sulle sue mani grandi e forti. Le conosceva bene quelle mani,
quel tocco forte eppure gentile, sapeva che non avrebbero mai toccato
lei nel modo in cui toccavano la donna che amava. "Va meglio?"
le chiese di nuovo guardandola negli occhi. "Si" rispose lei
in modo assente con la mente assorta nei ricordi del passato. "Non
credevo che la mia proposta ti avrebbe sorpreso così tanto"
disse lui. Lei rise in modo un po' forzato. "Ed io non credevo che
la tua fidanzata fosse così indulgente. Non è da tutte accettare
che il proprio uomo passi il week end con un'altra donna" cercò
di scherzare. Nelle ultime settimane Oscar aveva evitato Andrè
anche per non parlare di quell'argomento doloroso: il suo matrimonio con
Rebecca Harwell. Infatti non credeva di riuscire ad ascoltarlo parlare
dei suoi progetti matrimoniali quando ormai questi stavano per diventare
un'amara realtà. Così non aveva più trovato il coraggio
di leggere l'invito che aveva ricevuto, come se, ignorandolo sarebbe riuscita
ad evitare l'inevitabile. Già sembrava che alla fine non fosse
così contenta che Andrè e Rebecca si sposassero come aveva
cercato di convincersi, ma di certo doveva in ogni modo impedire che lui
se ne accorgesse "Non avrai paura del grande passo vero?"Era
un'idea ridicola. Andrè non aveva paura di niente. Era un uomo
accorto e metodico. Rifletteva bene prima di prendere una decisione e
poi andava fino in fondo. Si rese conto che era rimasto stranamente immobile
e silenzioso, allora si sforzò di alzare lo sguardo. Aveva un'espressione
vuota e desolata dipinta in volto. Prima del suo arrivo alla Williams,
Oscar aveva rivisto Andrè solo in tre occasioni una delle quali
la morte di suo padre, deceduto a causa di un attacco cardiaco, e Andrè
era andato da lei al college per evitare che scoprisse da sola la perdita
del suo ultimo parente. E lei aveva pianto tutte le sue lacrime sulle
sue spalle, alla sua mano si era aggrappata durante il funerale, al suo
braccio si era appoggiata lasciando il cimitero. Andrè voleva tanto
bene ad Oscar ma non l'amava nel modo in cui lei avrebbe voluto. Certamente
non nel modo in cui un uomo ama la sua donna con la quale vuole trascorrere
un week end. "Che succede Andrè?" "Niente io e rebecca
non ci sposiamo più" disse d'un fiato. "Cosa?" Andrè
amava Rebecca ed Oscar era convinta che nulla avrebbe potuto cambiare
la situazione. Si amavano ed un giorno si sarebbero sposati e lei, rassegnata,
se n'era fatta una ragione.Rebecca e Andrè erano già insieme
quando lui era andato a lavorare per la Williams. Oscar lo aveva aiutato
anche a trovare una casa mentre lui aspettava che Rebecca sistemasse i
suoi affari ad Arras e con suo figlio lo raggiungesse a Naples. Cos'era
successo? Sentiva che non aveva diritto a chiederlo, ma sapeva che lui
glielo avrebbe detto lo stesso, come in passato aveva sempre fatto. Era
o non era la sua confidente preferita? Forse lui le avrebbe già
parlato dei suoi problemi se lei non avesse fatto del proprio meglio per
evitare di stare da sola con lui. Andrè si appoggiò alla
porta "In verità non è proprio così. Io non
mi sposerò, Rebecca si" Oscar rimase senza parole. Dimenticò
di tenere il ghiaccio che cadde per terra in mille pezzi. Chiuse gli occhi
e sentì di nuovo le guance in fiamme. Dannazione Andrè riusciva
a scombussolarle la vita e a mandarla in tilt fin da quando era bambina.
Lui le si avvicinò e le sfiorò una guancia con la mano "Che
ti prende?""N... niente" lei balbettò lottando con
se stessa per reprimere la speranza che si riaccendeva dentro di se. Quell'uomo
sarebbe riuscito a farla impazzire, un giorno l'altro! Avrebbe voluto
sperare, credere di avere un'altra chance con lui. Ma non poteva. Era
rimasta delusa fin troppe volte in passato e in verità non aveva
mai avuto alcuna vera chance con lui perchè non era mai stata all'altezza
di Rebecca. Ma se ormai lei era fuori scena...Lei gli voltò le
spalle pur percependo il suo sguardo puntato addosso. Che cosa vedeva?
Pregò che non si accorgesse della sciocca trentenne che non era
mai riuscita a smaltire una terribile cotta per lui. Si era sempre sentita
goffa ed inadeguata incapace di competere con la ragazza piene di classe
e di eleganza che lui aveva sempre amato.... ragazza che difficile a credersi
stava per sposare un altro uomo. "Sono solo sorpresa... per quello
che è successo tra te e lei" Lui scrollò le spalle
e fissò un punto nel vuoto "Il matrimonio sarà celebrato
sabato prossimo. Strano che tu non abbia ricevuto l'invito" Lei evitò
di spiegargli i motivi per cui aveva preferito non leggerlo. Probabilmente
era ancora nel cesto della posta. "Comunque tu non torni a casa da
secoli e..."Non era più tornata da quando suo padre era morto
perchè non c'era più nulla che contasse per lei ad Arras,
a parte Andrè. "Ci saremmo tutti. Avresti la possibilità
di reincontrare i vecchi amici... e anche i miei genitori sarebbero contenti
di vederti""Mi stai chiedendo di partecipare al matrimonio di
Rebecca con te?""Mi farebbe piacere averti al mio fianco"Lei
esitò. Trascorrere un week end con lui era l'ultima cosa di cui
aveva bisogno" ma perchè vuoi assistere a quel matrimonio?"
"Devo scricciolo, ho bisogno di vederla con i miei occhi mentre fa
un passo del genere"Lei annuì capendo perfettamente. Forse
avrebbe fatto la stessa cosa anche lei se si fosse trattato di Andrè
e... se ne avesse trovato il coraggio, visto come era andata con l'invito."Non
lo so Andrè!" Esitò pensando a quanto le sarebbe costato
stare due giorni interi con lui e vederlo soffrire per un'altra donna.
"Andiamo" disse lui "Charlie potrebbe prestarci l'aereo
della società. Potrei pilotarlo io ed in due ore saremmo là""Non
posso proprio. I termini del contratto a cui sto lavorando scadranno tra
poco e..."Lui le toccò il viso con dolcezza e familiarità
e la costrinse a guardarlo negli occhi"Non voglio andare da solo"
disse e poi sorrise "Su Oscar, non fanno così le donne che
vengono mollate? Vanno al matrimonio con l'uomo più bello che riescono
a trovare e cercano di convincere tutti che si stanno divertendo..."
Si, doveva ammettere che se lei avesse deciso di partecipare al matrimonio
di Andrè non si sarebbe presentata da sola. "Andy non credo
che..." "Mi sono chiesto dove avrei potuto trovare una splendida
donna disposta a passare un week end a Arras con me e naturalmente ho
subito pensato a te" "Naturalmente" Oscar cercava di scherzare
ma si sentiva le guance in fiamme"Andy..." "Ti prego scricciolo..."Lei
fece l'errore di guardarlo negli occhi e la propria determinazione crollò.
Si, sarebbe andata. Si sarebbe concessa quel week end con lui e dopo quella
specie di addio si sarebbe Arrasa all'idea di essere per lui niente altro
che la sua amica del cuore, e forse sarebbe riuscita ad andare avanti
con la propria vita. "Va bene, verrò con te"Andrè
la vide andar via, lui e Oscar erano amici da una vita e lui l'aveva sempre
considerata come la sorella che non aveva mai avuto. Ricordava ancora
la prima volta che l'aveva vista. Era una ragazzina magra dalle ginocchia
sbucciate e grandi occhi tristi. Aveva appena sette anni ed aveva già
perso la madre. Il padre di lei era stato assunto come fattore nella sua
famiglia che avevano offerto loro la depandance della loro casa. A volte
la ragazzina stava assieme al padre, anche se la trattava bruscament,
poi in seguito, lui venne a sapere che l'uomo avrebbe tanto desiderato
un maschio e non la piccola Oscar.A volte lei aiutava la cuoca in cucina
nella casa dei genitori di Andrè, ma la maggior parte del tempo
stava assieme a lui, era la sua ombra. Lui aveva otto anni quando lei
era andata a vivere lì con lui e fino a quando Oscar non aveva
lasciato Arras erano stati inseparabili. Lei aveva detto di volersi trasferire
a Los Angeles per motivi di studio, ma lui si era sempre chiesto quale
fosse la vera ragione per cui aveva lasciato il luogo che considerava
un nido e perchè vi fosse tornata soltanto un paio di volte da
allora.Andrè era stato contento di reincontrarla nella ditta di
costruzioni di Charlye Williams, un amico di famiglia. Aveva sempre voluto
bene a Oscar ed era contento di poterle stare vicino, soprattutto perchè
dopo la morte del padre - qualche anno prima - era rimasta completamente
sola. Forse era stato inopportuno chiederle di accompagnarlo al matrimonio,
ma la piccola scricciolo era da sempre stata al corrente della situazione.
Con lei non aveva mai avuto segreti, le aveva raccontatato sempre ogni
gioia, dolore, perchè Oscar era una ragazza intelligente, dolce,
comprensiva ed era l'unica che lui avrebbe voluto al proprio fianco in
un frangente simile. C'erano molte ragioni per cui Oscar si rifiutava
di sperare, anche nel momento in cui Rebecca stava per sposare un altro
uomo, ma la principale era che lei aveva già passato tutto questo,
e la sensazione di dejavù era intollerabile. Rebecca era già
stata sposata per un breve periodo mentre Andrè era all'estero
a lavorare nel corpo dei volontari della pace. In quel periodo, che ingenua
era stata, aveva creduto di avere qualche chance con lui, frequentavano
le scuole superiori e aveva aspettato trepidante e fiduciosa il suo ritorno.
Scoprendo che la donna che amava sposava un altro uomo l'avrebbe guardata
con altri occhi. Invece aveva atteso inutilmente perchè quel giorno
lui non era arrivato. Il matrimonio di Rebecca non era durato a lungo
e Andrè aveva aspettato per raccogliere i pezzi del suo cuore.Fu
allora che Oscar decise di lasciare Arras per allonatanarsi da Andrè
e riuscire a crearsi una propria vita. Aveva cercato di fare nuove conoscenze,
di provare la minima parte dei sentimenti che provava per lui per un altro
uomo, ma non era mai riuscita a trovare qualcuno alla sua altezza. Aveva
conosciuto molti ragazzi al college, era uscita con loro, aveva fatto
anche l'amore con loro... ma non era mai riuscita ad innamorarsi di nessuno.
Certo tutto questo era successo molti anni prima. Quando era più
ingenua, più idealista, più... immatura. A quel tempo s'illudeva
di poter ottenere tutto con la forza della volontà. Ora non lo
credeva più. Quell'atteggiamento disincantato l'aveva aiutata ad
andare avanti... almeno fin quando lui non era entrato a far parte della
Ditta di Charlie. Lei non immaginava che sarebbe finita a lavorare con
lui, avendo scelto come mèta all'università Ingegneria.
L'aveva scelto perchè aveva una logica ed era tutto prevedibile,
mentre nella sua vita non aveva più nessuno su cui poteva contare.
Ma nemmeno il lavoro era più tanto prevedibile da quando Andrè
era lì. continua...
© L'Autrice "Monica A." amdiol@libero.it
Capitolo 1 >>>
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