15 agosto
Era impossibile, per segnare il tempo, prendere come punti di riferimento
le cose particolari che succedevano a bordo della nave dei quattro cacciatori
di pirati. Ogni giorno succedevano almeno tre o quattro cose particolari,
o meglio, venivano messe appunto le malsane idee di Stina. Nessuno sospettava
che fosse una ragazza triste, perché ognuno si rendeva conto che
era una grossa parte del vento che gonfiava le vele della barca. Ma Stina
era preoccupata. Mandava sempre soldi alla sua famiglia, perché
suo padre era molto malato, e sua madre aveva bisogno di soldi per curarlo
e per mantenere sé e il figlio di dieci anni, fratello minore di
Stina. Aspettava che sua madre le cominciasse, finalmente, che suo padre
guarisse. Ma questo non succedeva, e Stina era divorata da una preoccupazione
bruciante che fosse successo qualcosa. Solo quando arrivavano le lettere
di risposta di sua madre sapeva che almeno erano tutti vivi, in un modo
o nell'altro, e allora stava meglio, ma per buona parte del mese era preoccupata.
Ma non pareva che lo fosse. Era la più scatenata del gruppo, chi
avrebbe detto che potesse essere preoccupata? Per la verità, la
preoccupazione non faceva per lei. Non stava bene con la preoccupazione
addosso ed era talmente ottimista che vedeva tutto come se andasse davvero
bene, o almeno, sperava che lo facesse, ma si rendeva conto che l'ottimismo
non serviva per illudersi con sogni di una vita tutta di allegria, sapeva
che l'ottimismo era una cosa che non si poteva spiegare, che associava
al sole come associava il pessimismo alla nebbia. Viveva nel presente,
si difendeva dalla preoccupazione sfogandosi nel divertimento, ma poi
tornava ad occuparsi della vita com'era dal lato che lei odiava. Non voleva
illudersi né distruggersi. Di un segmento le interessava quello
che si reggeva sul punto medio, non sugli estremi.
Quindi quando poteva si divertiva per poi tornare per un po' con i piedi
per terra. Per lei era quello l'equilibrio. Come lo intendessero gli altri
non era affare suo né voleva che lo fosse.
Non voleva lasciare quel gruppo per niente al mondo. Si divertiva a proporre
idee "marrane", a partecipare ad esse, a convincere Zoro a fare
altrettanto, a svegliarlo per farlo arrabbiare, a vedere Jhonny e Yosaku
abbuffarsi, insomma, si divertiva in ogni momento della giornata. In qualche
modo si sentiva riconoscente verso i tre cacciatori di pirati, che l'avevano
accettata chissà perché nel gruppo, senza troppi preamboli.
Se non l'avessero fatto Stina non si sarebbe mai trovata a mettersi a
ridere di allegria persino di notte, come tutti gli altri. Si sentiva
scoppiare il petto dall'entusiasmo. Non sapeva come dimostrare la sua
riconoscenza verso Zoro, Yosaku e Jhonny però se poteva fare qualcosa
le faceva anche piacere, più o meno qualunque cosa fosse.
Quel giorno non era però decisamente come gli altri: era ferragosto.
E a Peach Town, come in ogni altro luogo marittimo, su festeggiava con
i "leggendari giochi di ferragosto". I quattro cacciatori di
pirati si erano trovati per puro caso in quella cittadina, comunque non
si poteva sfuggire al devastante entusiasmo di Stina la quale non poteva
certo mancare ai giochi di ferragosto. E siccome ci andava lei, mise in
atto una tenacissima tattica per convincere anche gli altri tre.
- Di' un po' - disse Zoro - Tu quanti anni mi dai?
- Emh
diciassette?
- Appunto.
- Bhe, che c'entra?
- Ma ti pare normale che io alla mia età mi metta a fare quelle
cose??
- Uffa, sei sempre il solito guastafeste! - Stina si rivolse a Yosaku
e Jhonny con tono mellifluo - Ma voi siete d'accordo, vero??
- Emh
. beh
- Vero??
- Bhe.. s
sì?
- Ecco, hai visto?? - disse rivolta a Zoro - Avanti, di' di sì
- aggiunse quasi in tono di supplica
- Scorsatelo! - Zoro incrociò le braccia
Stina sbuffò - Ma perché no?
- Perché NO e basta! Non ti sembra una spiegazione sufficiente?
- Per niente!
- Senti, smettila di rompere, d'accordo?
- Daaai, Zoro
- dissero Yosaku e Jhonny - Per una volta sforzati!
- Ma vi ci mettete pure voi due, adesso?? - ringhiò lo spadaccino
Stina aveva notato qualcosa di strano. Ma poi lasciò perdere, pensando
che probabilmente si sbagliava - Allora, ti decidi a dire di sì?
- Se invece dicessi di no?
- Dovresti spiegarmi perché!! -
- DETESTO IL FERRAGOSTO, HAI CAPITO?? - strillò Zoro in faccia
a Stina, poi girò rabbiosamente sui tacchi e si andò a rinchiudere
sottocoperta. Stina non si aspettava decisamente una reazione del genere
e rimase in piedi nelle stesa posizione
- C..che gli prende?
- Ogni tanto è di cattivo umore
strano che tu non ci abbia
ancora fatto l'abitudine
- disse Jhonny
- EHI!! - abbaiò Stina - MA VI SEMBRA IL MODO DI PARLARE SE UN
AMICO HA UN PROBLEMA??
- Bhe
ne ha spesso di problemi del genere
- disse Yosaku
- Pfui! E non credi sarebbe il caso di capire PERCHÉ?
Yosaku e Jhonny non dissero niente, ma si limitarono a guardarsi perché
evidentemente si sentivano in colpa. Ma non quanto Stina, che infatti
girò i tacchi e si diresse nella stessa direzione dove era andato
Zoro. In circostanze normali non avrebbe osato stare al chiuso proprio
quando fra dieci minuti sarebbero cominciati i giochi di ferragosto, ma
adesso qualcun altro aveva la precedenza su di essi per quanto paresse
anormale che Stina pensasse una cosa del genere. Ma dava un enorme peso
all'amicizia e non si sarebbe mai permessa neppure di sorridere senza
pensare prima ad un amico depresso.
Stina era sottocoperta
- Ehi
- Che cavolo vuoi adesso? - sibilò Zoro in tono da far indietreggiare
Attila. Ma, evidentemente, non troppo minaccioso da far indietreggiare
anche Stina, di cui ormai era noto che non mollava l'osso finchè
non otteneva quello che voleva. Mai. O meglio, quasi mai.
- Solo sapere che hai
- Non sono fatti tuoi. - Zoro non si era neppure girato, e le voltava
le spalle
- Invece lo sono, sai? - ribattè Stina - Insomma
mi dispiace.
- Zoro sembrò stupito di sentirsi dire quella frase proprio da
Stina, ma gli bastò un attimo per pentirsi di essersi stupito.
- Vorrei solo sapere cosa ti ho detto per offenderti
- Niente
lascia perdere.
- No che non lascio perdere, eh! E poi scusa, se non mi dici che ho detto
che non va, potrei anche ripeterlo per sbaglio e così siamo daccapo
Zoro si mise seduto. Dopo un po' di silenzio, Stina gli si mise accanto.
Ad ogni secondo senza palrare che passava, si sentiva sempre più
tremendamente in colpa.
- Zoro
Nessuna risposta
- Ascolta
qualunque cosa sia non parlarne non ti porterà
da nessuna parte.
- E se ne parlo cambia qualcosa? - ribattè lui acidamente
- Almeno ti levi un peso, parlandone.
- Il peso ce l'avrò comunque, non cambierà niente.
- Ma sei duro, eh?! - ribattè Stina - Insomma, è tanto grave
da non parlarne per niente.
- Forse non per TE.
Stina sospirò. Zoro volse bruscamente la testa dall'altra parte.
E rincominciò quel silenzio, che metteva tremendamente a disagio.
- Per favore, Zoro
- sospirò Stina - So che probabilmente
di questo te ne infischierai nella maniera più assoluta, ma fai
star male anche me quando fai così.
- Ti importa qualcosa di quello che faccio?
- E' ovvio - rispose Stina. Ma dopo mezzo secondo si accorse del tono
di voce di Zoro - Zoro
ma tu stai..
-
Cosa? - aveva la voce rotta
- P
piangendo
Si sentì solo il pianto molto silenzioso di Zoro, raramente interrotto
dai suoi singhiozzi
- Zoro
ti prego
ti ho detto che mi fai stare male
e
poi se è successo qualcosa
- Oggi
cioè, dieci anni fa
è
è morta
.
Stina non sapeva cosa dire. - C
chi, Zoro?
- Kuina
Forse Stina avrebbe potuto dire "che sfiga, proprio a ferragosto!"
ma in quel momento era l'ultima cosa che per chissà qualche disguido
le sarebbe capitata in testa. Non era una stronza.
- Le volevi bene, vero
?
Zoro si limitò ad annuire. Stina emise un lunghissimo sospiro,
fissando il nulla con un vuoto nell'anima - So cosa provi
Anche mio padre non c'è più
- Q
quando è successo?
- Non lo so
. L'ho saputo ieri... ma non volevo dirlo a nessuno
.
- infatti Stina nascondeva molto bene la sua tristezza, o per lo meno
lo faceva in pubblico.
- Mi dispiace
Stina non rispose. Anche lei piangeva
- S
siamo proprio due frignoni, eh?... - disse Zoro
- No. Dipende dal motivo per cui si piange. - disse Stina come in un sospiro.
Nessuno disse niente. Non si sapeva di preciso per quanto. Era un'altra
delle cose che potevano succedere, fra i tanti imprevisti, fra quel quartetto
di cacciatori di taglie. Anche se era una cosa dolorosa. Si sentiva solo
lo stridere dei gabbiano e l'infrangersi delle piccolissime onde contro
lo scafo dell'imbarcazione del quartetto di cacciatori.
Alla fine, entrambi si asciugarono le lacrime.
- Potrebbe sembrare un discorso vecchio
- disse Stina, abbozzando
un sorriso - Però anche se non la conoscevo, non credo che a Kuina
sarebbe piaciuto vederti piangere. E nemmeno papà a me.
- Ti consoli con così poco? - anche Zoro sorrise perché
fu costretto a darle ragione
- Sono abituata a consolarmi con poco, sempai.
Capitolo 4 >>>
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