GERMANIA
REICHSMARINE
NAVE CORAZZATA TIRPITZ (NAVE DA BATTAGLIA)
BATTLESHIP TIRPITZ
CORAZZATA TIRPITZ
CARATTERISTICHE TECNICHE
Nave |
Tirpitz |
Tipo |
Corazzata |
Cantiere |
Kriegemarinewerft, Wilhelmshaven |
Impostazione |
2 novembre 1936 |
Varo |
1 aprile 1939 |
Entrata in servizio |
25 febbraio del 1941 |
Affondamento | 12.11.1944 |
Lunghezza |
241.60 metri |
Larghezza |
36,00 metri |
Immersione |
10,80 metri |
Dislocamento |
52.700 tonnellate |
Apparato motore |
12 caldaie a coppie del modello Wagner |
Potenza |
160.000 cavalli |
Velocità |
30 nodi |
Combustibile |
7.400 tonnellate |
Autonomia |
8.600 miglia marina a 15 nodi 3.500 miglia marine a 30 nodi |
Armamento pesante |
8 cannoni da 380 mm. in affusti binati |
Armamento secondario | 12 cannoni SKC/28 da 150 mm. in affusti binati |
Armamento pesante antiaereo | 16 pezzi binati SKC/28 da 105 mm. |
Armamento leggero antiaereo | 30 pezzi binati
da 37 mm.
20 pezzi binati da 78 mm. |
Protezione verticale |
Cintura mm. 320 |
Protezione orizzontale |
Ponte corazzato: 50 mm. Ponte corazzato principale: 80 mm. Torre di controllo: 340 mm. |
Equipaggio Disegno Normale Massimo in guerra |
1.750 2.340 2.650 |
STORIA DEL PROGETTO
(Tratto da: "Grandi navi da battaglia tedesche della Seconda Guerra Mondiale" di M.J. Whitley, 1989)
L 'abrogazione unilaterale del trattato di Versailles proclamata da Hitler il 16 marzo 1935 scatenò un fermento di attività
diplomatiche che portarono tre mesi più tardi, il 13 giugno, alla firma dell'Accordo Navale Anglo-Tedesco con cui la Germania si
impegnava a limitare la propria flotta al 35% di quella britannica.
Per la categoria delle corazzate i Tedeschi avevano ora diritto a 184.000 tonnellate, e sottratte le tre Panzerschiff e le due
Sharnhorst, disponevano ancora di 101.000 tonnellate circa per le nuove costruzioni. Restavano tuttavia in vigore le restrizioni del
trattato di Washington del 1922 e della Prima Conferenza Navale di Londra, che imponevano un massimo di 35.000 tonnellate per
il dislocamento delle corazzate. La Germania era perciò libera di costruire tre nuove unità di questa stazza con il tonnellaggio
rimasto.
La Germania tendeva ormai da tempo a non rispettare le norme di Versailles, e già nelle discussioni prelimimari sulla
Schlachtschiff F della primavera del 1934 si era specificato un dislocamento di 35.000 tonnellate.
La richiesta iniziale prevedeva inoltre otto cannoni da 33 cm e dodici da 15 cm in torri binate, sedici bocche da 10,5 cm e i
serazzato in costruzione. (IWM) guenti spessori per la corazzatura:
Cintura principale 350 mm (come le D e E)
Prua e poppa 150 mm
Ponte corazzato (orizzontale) 100 mm
.Ponte corazzato (curvatura e
sopra le stive e i timoni) 120 mm
Ponte di coperta 50 mm
Barbette 350 mm
Barbette da 15 cm 150 mm
Torre di contro11o 400 mm
Paratie anti-siluri 60 mm
Paraschegge laterali 60 mm
Ci si rese presto conto che era impossibile entro il limite delle 35.000 tonne11ate con questo tipo di protezioni, quindi la
cintura fu ridotta a 320 mm, la prua a 70 mm e la poppa a 90 mm.
Per la propulsione principale si stavano ancora vagliando le varie proposte, rappresentate nei dettagli dagli schizzi di progetto 3-6.
Per l'autunno del 1934 l'Ufficio Costruzioni aveva calcolato le dimensioni approssimative per un'unità con otto cannoni da 33
cm. con corazza, armamento secondario e antiaereo come quelli delle D e E, e con 30 nodi di velocità. Durante una discussione
del progetto il 2 novembre, si stabilì che per garantire la superiorità sulla
Dànkerque e sulla Strasbourg, oltre che la parità con le corazzate future di altri paesi, occorreva garantire una velocità
massima di 33 nodi, continua di 30 nodi e da crociera di 21 nodi.
Il vice Ammiraglio Guse, capo de11'UfficioGenerale, era contrario a queste cifre e propose rispettivamente 29, 27 e 21 nodi di
velocità; il suo suggerimento fu accolto per i primi due progetti, ma il 26 novembre la velocità massima venne ulteriormente
ridotta a 28 nodi sul miglio misurato, e cioè in condizioni di prova sul
mare a 27 nodi. 11 dislocamento per questo tipo di nave risultò di 37.200
tonnellate.
Il 10 novembre l' Ammiraglio Raeder aveva ribadito che il progetto non doveva in nessun caso eccedere le 35.000
tonnellate e che le dimensioni de11o scafo dovevano adeguarsi ai limiti delle
chiuse, degli attracchi e de]]e strutture portuali esistenti. Le richieste dei militari vennero riesaminate su11a base di questi
ordini, ma mon ridotte, e si ammise che i progetti "crescevano" sempre quando venivano realizzati. Si concluse che era impossibile
ridurre il dislocamento al di sotto de11e 37.200 tonne]]ate, e la cosa fu confermata dai calcoli de11'Ufficio Costruzioni.
il 21 dicembre 1934, su11a base de11e proposte de11'Ufficio Generale avallate
dagli Uffici Armi e Costruzioni, l'Ammiraglio Raeder accettò di:
(a) superare il
limite del dislocamento di un incremento sostanziale delle capacità belliche
(b) tenere in considerazione la propulsione turboelettrica,
(c) ordinare due diversi progetti, uno con quattro torri binate da 33 cm e motori turboelettrici, e uno con turbine a vapore
e quattro torri binate da 35 cm.
Dopo alcuni calcoli, l'Ufficio Costruzioni dichiarò che con le caratteristiche militari richieste nessuno dei due progetti (c)
era realizzabile senza superare il dislocamento previsto, e che i Deusche Werke di Kiel non erano adatti alla costruzione di
queste navi. Il 17 gennaio 1935, una conferenza discusse il rapporto e concluse che la lunghezza degli scali dei cantieri di Kiel o
di Wilhelmshaven non doveva in alcun modo condizionare le dimensioni dello scafo, ribadendo che i limiti massimi erano
quelli delle chiuse e della profondità dei porti tedeschi.
Si discusse anche dell'armamento principale (33 o 35 cm) e si fissò una velocità massima di 28 nodi, che Raeder interpretò
invece come velocità continua generando in seguito dei malintesi su quali fossero i requisiti effettivi dei progetti.
Due giorni dopo, il 19 gennaio, l' Ammiraglio Raeder decise di sviluppare il progetto F a turbina con i cannoni da 35 cm.
Lo spessore della corazzatura fu variato solo per le barbette che diventarono di 350 mm sopra e di 320 mm sotto il ponte di
coperta
La velocità continua massima doveva essere di 28 nodi. Si sapeva che ciò avrebbe fatto superare il limite delle 35.000
tonnellate, ma si raccomandò di chiamarlo sempre il progetto da "35.000 tonnellate". A questo punto il dislocamento delle corazzate
era salito a 39.000 tonnellate, ma le stime più recenti e
accurate i pesi di scafo della Sharnhorst e della Gneisenau rivelarono che anche
questa cifra non bastava a soddisfare le richieste e che occorreva
ridurre ancora parte della corazzatura, il dislocamento poteva essere aumentato
ulteriormente solo a costo e superare il pescaggio, finora considerato massimo,
di 10 ma t :no carico. Nel frattempo, l'approfondimento tecnico dell'attraversamento del canale di Kiel e della scelta di Wilhelmshaven , me base, aveva
stabilito per lo scafo i limiti di 242 m di lunghezza, 36 m di larghezza e 10
m di pescaggio.
Nel
marzo de11935, probabilmente a causa della denuncia I :1 trattato di Versailles,
si cominciò a chiedere l'adozione dei cannoni da 38 cm, possibile solo aumentando
il peso di 1.500 tonnellate e portando quindi il dislocamento a 42.000-42.500
tonnellate. Per evitare una trasgressione eccessiva sopra le 35.000 tonnellate
bisognava ridurre considerevolmente la velocità e/o le protezioni.Il progetto superava già di 6.000 tonnellate i limiti di
Washington e data la
scarsa profondità dei porti tedeschi, l'Ufficio Generale decise di non andare
oltre i cannoni da 35 cm. L 'accesso al bacino più grosso di Wilhelmshaven era
possibile per la nave da 41.000 tonnellate, con 9,25 m di pescaggio armata
I
bacini di Wllhelmshaven erano lunghi 250 m. e profondi 10 m, larghezza
era di 38 m per quello nord e di 33 m per quello sud. L'11 aprile 1937;
dopo aver consultato i capi dei partiti principali, Raeder decise che
il dislocamento avrebbe ora dovuto ;ere di 41.000 tonnellate e l'armamento
principale di quattro torri binate da 35 cm, con l'intenzione di ordinare la nave
alla Ohm & Voss di Amburgo l'1 aprile dell'anno seguente. Se il vertice
navale delle maggiori potenze allora in corso l'avesse permesso, si sarebbe
potuto portare il calibro dei cannoni a 38 cm n altri sei mesi di lavori, e il 9
maggio 1935 Raeder rese ufficia- questo aumento per l'armamento principale.
Nel
frattempo l'Ufficio Costruzioni aveva studiato quattro alternative per i motori
principali:
(a)
Turbine a vapore ad alta pressione con dodici caldaie distribuite in sei sale a
proravia delle sale macchine.
(b)
Come (a), ma con le caldaie in tre sale a proravia delle sale macchine.
(Soluzione preferita dall'Ufficio Costruzioni).
(c)
Come (b), ma con una sala caldaie fra le sale macchine. (d) Propulsione
turboelettrica. (Scartata per motivi di peso). Queste quattro soluzioni e le
diverse proposte per l'armamento secondario, compreso l'uso di casematte,
vennero rapprentate dettagliatamente negli schizzi A3-A6, mentre gli schizzi
7-A9 mostravano varie dislocazioni per i generatori (versioni E) e per le torri
di poppa dei progetti con le casematte da 25 cm.
L
'Entwurf A2 era un progetto a turbina triassiale con 15.000 HP per 28 nodi dì
velocità. Poteva stivare 8.000 tonnellate di carburante, aveva una lunghezza totale di 245,2 m (241,5 m al galleggiamento)
e una larghezza di 36 m. L'armamento secondario era di quattro bocche binate da
15 cm in piazzole C734 più altre quattro in postazioni singole MPL C/20. La
Entwurf A3 aveva dodici cannoni C/28 da 15 cm, tutti in casematte, mentre la A4
aveva tutti i suoi 15 cm in affusti binati LC/34 di cui uno centrale sulla
sovrastruttura del ponte. L 'Entwurf A5 era l' A2 a propulsione turboelettrica.
Le
casematte erano già obsolete, sorprende quindi che abbia- no suscitato accese
discussioni; alla fine si decise comunque di migliorare le protezioni costruendo
una fortificazione chiusa con una corazza da 150 mm fra la cintura principale e
il ponte di coperta e di montare in torri l'armamento secondario. Diversamente
dalle casematte, questa cittadella non avrebbe corso il rischio di venir
investita dalle ondate, e se ne proposero diverse versioni: una fortificazione
che arrivava a racchiudere sia le torri che i relativi depositi, altre versioni
limitate alle torri A e D e una ristretta fra le torri B e C.
Il
7 giugno 1935 un'altra conferenza lanciò varie proposte per l'armamento
secondario e continuò la discussione sui motori principali. A questo punto, le
prestazioni incoraggianti dei moto- ri turbo elettrici del transatlantico Lloyd
Sharnhorst rimise in gioco questo tipo di propulsione anche se comportava 600
tonnella- te di peso in più e nonostante le prudenti riserve dell'Ufficio
Costruzioni. Raeder decise che non si dovevano aumentare le misure già
approvate o il dislocamento e si dichiarò soddisfatto della corazzatura.
Caldeggiava l'installazione in torri di tutto I'arma- mento secondario e la
compensazione del peso dei motori turboelettrici con tagli in altri settori.
Il 23 agosto, l'Ufficio Costruzioni consegnò a Raeder lo schizzo di progetto A13, un modello turboelettrico triassiale che ottenne l'approvazione dell'ammirag1io. Bisognava ancora definire qualche particolare come la contraerea, la forma del ponte, le postazioni di comando e l'attrezzatura aerea.
L'Algemeineamt chiese e ottenne il raddoppiamento degli otto pezzi da 3,7 cm in affusti binati, oltre alla riduzione della cittadella allo spazio fra le torri B e C per migliorarne I'abitabilità. Un successivo riesame dei progetti dimostrò che era possibile ricavare degli spazi per gli uomini fuori dalle aree più corazzate, e la fortificazione venne riportata alle dimensioni di partenza (con decisione del 23 gennaio 1936).
Contemporaneamente lo spessore delle barbette all'interno della cittadella fu ridotto a 220 mm, e parte del ponte corazza- to da 100 a 80 mm. Le protezioni vennero ulteriormente migliorate con dei paraschegge da 20 mm sul ponte di manovra, aumentando a 95 mm il ponte corazzato sopra le stive principali e prolungando fino al ponte di manovra le paratie corazzare terminali 32 e 202,7. Su suggerimento degli Uffici Armi e Costruzioni, il 23 novembre 1935 Raeder accettò di eliminare la rastremazione superiore della cintura di corazza e di ridurla a 300 mm di spessore.
Nell'ottobre
1935, l'impostazione della F era prevista per l'1 luglio 1936 e si sperò di
poter anticipare i tempi finche non sorsero delle complicazioni politiche che
spinsero ad affrettare il completamento della nave per averla in servizio entro
il 1° ottobre
1939,
due mesi prima della data prevista. La G era stata assegnata allo scalo della
Sharnhorst che non era abbastanza lungo; come 1 per la Gneisenau si sarebbe
quindi avviata provvisoriamente 1 un'impostazione parziale della chiglia il1 °
gennaio 1937, quattro mesi prima del previsto, con completamento il1 ° febbraio
1940.
Nel giugno 1936, l'Ufficio Costruzioni si pronunciò definitivamente contro la propulsione turboelettrica e consigliò a Reader le turbine a vapore. Il 6 giugno Raeder accettò questo suggerimento che comportava una notevole revisione dei calcoli e dei disegni come era già avvenuto per le Panzerschiff D e E. Il cambio di propulsione non fece diminuire il dislocamento perché si colse l'opportunità per riportare la cintura principale da 300 a 320 mm, ma la scelta della saldatura invece dei bulloni per la corazza del ponte di coperta fece risparmiare del peso che servì ad aumentare il ponte sopra le stive da 95 a 100 mm e nella curvatura da 110 a 120 mm. Dal dicembre 1936 non fu più possibile inspessire ulteriormente il ponte corazzato perché le piastre erano ormai laminate.
COSTRUZIONE
(Tratto da: "Grandi navi da battaglia tedesche della Seconda Guerra Mondiale" di M.J. Whitley, 1989)
Le
dimensioni del progetto finale furono 241,6 m di lunghezza al galleggiamento e
36 m di larghezza, con la chiglia centrale che andava dall'ordinata 47,6 alla
154,6 e dall'ordinata 224 a prua. Nell'intervallo 154,6-224 la chiglia era
rimpiazzata dalla paratia dell'asse di simmetria, e a poppa dell'ordinata 47,6
dalle longitudinali. Gli ormeggi erano rinforzati con delle piastre saldate in
alcuni punti della chiglia centrale a intervalli di 500 mm. Il doppio fondo
correva per 1'80% della lunghezza della nave con una profondità di 1.700 mm
(1.200 mm a prua) ed era completamente saldato a tenuta stagna per permettere lo
stivaggio di liquidi. La nave aveva una struttura longitudinale con nove
ordinate su ogni lato della chiglia. La longitudinale VIII continuava la paratia
anti-siluri, mentre la III rinforzava gli ormeggi fino all'ordinata 112,3. Sui
due lati, dall'ordinata 88,8 alla 141,1, erano inserite due alette di rollio
saldate ai fianchi, per una profondità a mezza nave di circa 1.000 mm e una
superficie di 55 m2.
La
resistenza di questo scafo era calcolata su una lunghezza d'onda L/20. La
paratia anti-siluri, rivettata a tenuta di fluidi, andava dall'ordinata 32 alla
202,7 e dalla corazza esterna a circa 1.400 mm sopra il ponte corazzato, tranne
che presso le barbette delle due torri di poppa da 15 cm dove sovrastava di
2.400 mm il ponte corazzato. Delle paratie interne all'intercapedine esterna,
quelle sotto la longitudinale IX erano a tenuta di fluido e quelle superiori a
tenuta stagna, mentre tutte le paratie dell'intercapedine interna erano a tenuta
di fluido.
Le
paratie trasversali principali, tranne quelle di sostegno delle torri, erano
attraversate dalle paratie longitudinali laterali e centrali. In verticale
andavano dalla corazza del fondo al ponte corazzato, e in orizzontale dalla
paratia anti-siluri alle paratie longitudinali o alla corazza esterna. La
paratia 10,5 chiudeva l'estremità di poppa del ponte corazzato.
A
poppa le paratie longitudinali erano inserite sotto il ponte corazzato
dall'ordinata 10,5 alla 32 e correvano dalle piastre di ri- vestimento o
dall'asse dell'elica centrale al ponte corazzato. Le sale macchine n° 2 e n° 3
erano separate dall'ordinata 98,3 alla 112,3 da una paratia lungo l'asse di
simmetria che dal doppio fondo interno saliva fino al ponte corazzato.
Un
suo prolungamento fra l'ordinata 98,3 e la 91,3 saliva dal doppio fondo interno
alla corazza del primo ponte. A prua, sopra le piastre della chiglia verticale
fra ordinata 154,6 e la 224, un'altra paratia longitudinale saliva fino al primo
o al ponte di
41,8,50,5,60,68,7,169,98,178,7,188,8
e 196,9 che andavano dal rivestimento al ponte corazzato.
Sopra
il ponte corazzato, la paratia parasiluri saliva come paratia paraschegge
laterale fra l'ordinata 32 e la 202,7 fino al primo ponte per emergere nei punti
necessari intorno alle barbette da 15 cm. Fra le barbette B e C a 4.880 mm circa
dall'asse di simmetria, c'era un altro paio di paratie longitudinali laterali
che andavano sempre dal ponte corazzato al primo ponte.
Sopra il ponte corazzato c'erano 34 paratie trasversali di altezza variabile a seconda della posizione occupata sulla lunghezza della nave. In caso di falla la tenuta stagna era garantita dalla suddivisione dello scafo in 22 compartimenti stagni separati; I'VII e il XIII di questi compartimenti erano occupati dall'apparato motore. Il ponte superiore era rivestito con assi di tek spesse 75 mm da poppa a costa 233.
CORAZZATURA
(Tratto da: "Grandi navi da battaglia tedesche della Seconda Guerra Mondiale" di M.J. Whitley, 1989)
Di
solito le protezioni verticali seguivano, pur con spessori di - versi, la
disposizione adottata per la Schlachtschiff E, ma con la paratia lanciasiluri in
verticale invece che inclinata. I fianchi della cintura di corazza erano formate
da due fasce sovrapposte di acciaio carbocementato KC n/ A. La fascia
inferiore (spessa 320 mm) saliva da 7.800 mm sopra la chiglia (1.600 mm sotto il
galleggiamento previsto) fino a 100 mm sotto il ponte di batteria. Erano
piastre smussate con un un gradino sul bordo superiore dove si incastrava la
seconda fascia di corazza, e avevano pieno spessore per il 70% della profondità
prima di assottigliarsi a 170 mm nell'estremità inferiore. Anche la fascia
sovrastante era di acciaio KC n/ A spesso 145 mm e arrivava in cima alla corazza
del ponte di coperta.
Le
piastre avevano un rinforzo interno di legno spesso 60 mm, e il tutto era
assicurato alla corazza esterna con dei bulloni di acciaio da 50 o 70 mm di
diametro. La cintura principale andava dall'ordinata 32 alla 203 ed era profonda
4,8 m. Nella superficie coperta dalla cintura, la corazza esterna era spessa 16
mm nel- le parti centrale e inferiore, 18 mm lungo il bordo superiore e 25 mm
presso l'artiglieria di poppa da 15 cm.
A
poppa e a prua della cintura principale e un poco più in basso, c'erano due
cinture più sottili e meno profonde in acciaio Wh n/a. Quella di poppa (80 mm)
andava dall'ordinata 10,5 alla 32, e con 2.100 mm di profondità arrivava a
1.500 mm sotto il galleggiamento previsto. La cintura di prua era invece spessa
60 mm, profonda 3.895 mm e andava dalla cintura principale alla prua della nave.
A poppa e a prua della cintura principale queste cinture inferiori formavano la
corazzatura esterna che alle estremità era rivettata e dotata di stroppi. I
bordi superiori e inferiori di queste cinture che non poggiavano sulla corazza
erano giuntati con incastri e bulloni alle piastre del rivestimento esterno.
All'interno della cintura principale, una paratia esterna dei lanciasiluri andava dalla longitudinale XI al ponte corazzato. Lo spazio fra questa paratia e il rivestimento era solitamente vuoto,
ma
poteva essere usato per evitare l'allagamento in caso d'emergenza. La paratia
dei anti-siluri interna o principale era fabbricata con 45 mm di acciaio Wh n/a
con le estremità scriccate a fiamma, rivettate e dotate di stroppi di vario
spessore. Fra le paratie degli anti-siluri interna ed esterna c'erano le stive
per l'acqua e per il carburante. A mezza nave la corazza esterna distava 5.300
mm dalla paratia principale dei anti-siluri e 2.347 mm da quella esterna. Le
protezioni antisiluro erano larghe 5,8 m, e il peso complessivo delle protezioni
verticali era di 8.136.532 Kg.
Le
protezioni orizzontali erano dotate di due ponti corazza- ti, con quello di
coperta fabbricato per 10 più in acciaio Wh n/a. Il ponte di coperta andava
dall'ordinata 10,5 alla 224, era spesso 50 mm tranne che presso le aperture
delle barbette da 15 cm dove diventava di 80 mm.
Tutte
le giunte e le estremità erano saldate, e l'acciaio usato per questo ponte
ammontava a circa 2.248.053 Kg. Il ponte corazzato principale era generalmente
di 80 mm dalla paratia para- siluri verso il centro nave e 110 mm verso
l'esterno, dove si inclinava a 22 gradi per unirsi alla corazza laterale. A
poppavia dell'ordinata 32 c'era un primo ponte corazzato spesso 110 mm fino
all'ordinata 10,5. Per il ponte principale corazzato erano sta- ti impiegati
4.293.264 Kg.
La cittadella corazzata era chiusa alle due estremità dalle paratie corazzate all'ordinata 32 e 202,7, oltre all'ordinata 10,5 per isolare le protezioni dei timoni. Lo spessore di queste paratie vaiava dai 180 ai 220 mm sotto il ponte corazzato. Sopra i 100 mm di spessore la corazza era in KC n/ A, al di sotto si usava il Wh n/a. Le barbette principali erano formate da due anelli; quello inferiore saliva dal ponte corazzato fino ad appena sotto il primo ponte con 220 mm di spessore e l'anello inferiore era in KC N/ A da 340 mm, mentre le barbette erano in Wh n/a da 80 mm. La corazza della torre di controllo era formata da cinque piastre da 340 mm unite con bulloni e dotate di stroppi alle estremità. Le comunicazioni con il centro di comando avvenivano tramite una tubatura spessa 200 mm.
APPARATO MOTORE
(Tratto da: "Grandi navi da battaglia tedesche della Seconda Guerra Mondiale" di M.J. Whitley, 1989)
L
'impianto a vapore principale comprendeva dodici caldai installate a coppie in
sei sale disposte in doppia fila nei cornI menti XI e XIII e separate da
pannelli di controllo principali e ausiliari. Le caldaie erano del modello
Wagner (realizzato Blohm & Voss per la Bismarck e dai cantieri di
Wilhelms1 insieme alla Deschimag per la Tirpitz) con un coefficiente di
evaporazione di 50.000 Kg/h che operavano ad una pressione Kg/cm2 e 450°C
producendo 54 tonnellate circa di vapor tonnellate a secco).
Erano dotate di surriscaldatori Askania a regolazione automatica e di un pre riscaldatore ad aria orizzontale, ma non avevano economizzatori e, come molte caldaie tedesche, avevano resa piuttosto bassa all'80%. Erano dotate anche di due scarichi ausiliari per il vapore di cui uno alimentava il deaeratore Kg/cm2, mentre l'altro, a 8 Kg/cm2, andava dalle pompe d mentazione al riscaldatore di seconda fase che portava la temperatura fino a 350°C. Su ogni caldaia erano poi installati due bruciatori Saacke.
Le
turbine erano sistemate su tre assi con la sala mac, centrale all'estrema poppa
e le turbine laterali in compartimenti separati a poppa delle sale caldaie. Come
le unità precedenti che le Schlachtschiff F e G adottarono delle turbine diverse
per modello e per fabbricazione. La F (poi Bismarck) usò le B
& Voss e la G (poi Tirpitz) le Brown-Boveri. Le turbine del Bismarck
erano simili a quelle installate sull'Admiral Hippe per problemi di
lunghezza erano senza impulsi d'alimentazione flusso radiale.
La
turbina di AP comprendeva un sistema Curtis e 40 f reazione, mentre la turbina
di MP aveva una reazione ad( flusso con 15 fasi. La turbina di AP (indietro) con
sistema unico Curtis, si trovava in un corpo a parte sul lato opposto del p ne
rispetto alla turbina di MP. La turbina di BP (avanti) av fasi di reazione e,
come al solito, era connessa al condensatore principale. La turbina di BP
(indietro) era del tipo a doppio so diviso. La potenza piena normale era di
38.300 HP per con un massimo di 46.000 HP. I giri arrivavano fino a 265 minuto e
ogni asse aveva dei giunti disinseribili.
Le
turbine installate sulla Tirpitz erano a impulso-reazione nei corpi da
crociera e di AP, a reazione diretta nei corpi di e di HP e avevano i rotori
cavi. Come si può vedere a pag. corpi da crociera e di AP erano all'estremità
di poppa del riduttore principale e quelli di MP e BP all'estremità opposta. La
turbina di AP (indietro) era all'estremità anteriore del corpo d separata con
un diaframma. La turbina di HP (indietro) er fase a reazione a doppio flusso
posta al centro dell'alloggial1 per la turbina di BP (avanti). Tutti i riduttori
erano a riduzione semplice, doppio elicoidali.
La potenza ausiliaria era fornita da una caldaia ausiliaria primo ponte direttamente a prua della sala caldaie n° 2, II l'energia elettrica era prodotta nelle quattro sale dei gene principali, sempre sullo stesso ponte. Le sale generatori n° 2 si trovavano a destra e a sinistra nel compartimento VIII e
tenevano
ognuna quattro unità diesel da 500 KW. Le n° 3 e n° 4 erano disposte allo
stesso modo nel compartimento XIV, ma ognuna conteneva tre turbogeneratori da
690 KW.
L' Ammiraglio Raeder considerava queste navi come le prime cori delle sale motori di dimensioni adeguate.
La
Bismarck aveva 7.400 tonnellate di capacità di stivaggio, la Tirpitz 7.780
tonnellate massime utilizzabili e una capacità effettiva di 8.297 tonnellate
(la differenza non poteva essere pompata in superficie). Il raggio d'azione
previsto era di 14.000 miglia nautiche a 15 nodi, ma già nell'ottobre 1936, l'OKM
si rese conto che erano cifre calcolate sulle condizioni più favorevoli del
tempo di pace, e il raggio venne così dimezzato a 7.000 mn a 15 nodi. Fu un
passo drastico che rimise in discussione la possibilità di tornare, se
possibile, ai motori diesel. Non si prese nessuna iniziativa fino all'agosto
1941, quando i Tedeschi entrarono in possesso delle "Istruzioni tattiche
della Royal Navy" che riportavano dettagliatamente il consumo di carburante
di tutte le navi da guerra britanniche. A quel punto l'autonomia della Bismarck
era calcolata di 8.600 mn @ 15 nodi/8.150 mn @ 21 nodi/5.200 mn @ 27 nodi e
3.750 mn @ 30 nodi. (Mancavano ancora i calcoli per la Tirpitz).
Il
carburante ammontava a115% del dislocamento con carico pieno al 75%. Partendo
dal carburante usato per 100 tonnellate di dislocamento per 100 miglia nautiche
a vapore, alla Tirpitz vennero attribuite le seguenti cifre: 1,7 m3 @ 15
nodi/1,8 m3 @ 21 nodi/2,9m3 @ 27 nodi e 3,9 m3 @ 30 nodi. I dati della Sharnhorst
e della Gneisenau (rispettivamente 3,4 e 4 m3 a 27 nodi) mostra- no
che le loro installazioni a bassa pressione erano meno economiche di quelle
della Bismarck.
ARMAMENTO / ARMAMENT
(Tratto da: "Grandi navi da battaglia tedesche della Seconda Guerra Mondiale" di M.J. Whitley, 1989)
I cannoni da 38 cm montati sulle due navi erano un nuovo modello; non più gli L/45 della prima guerra adattati per la classe Bayern. Prima del 1939 venne fatta qualche stima comparata dei due cannoni, ma costituisce l'unico riferimento alla Bayern usato nella progettazione della Bismarck e non si può ipotizzare una discendenza diretta fra le due navi. L 'adozione del vecchio SKL/45 da 38 cm fu probabilmente presa in considerazione, ma non rispondeva più alle esigenze degli anni '30: le torri pesavano 873 tonnellate e avevano un'elevazione massima di soli 209 (originariamente 16) per una gittata massima di 23.200 m con 109 di sbandamento ma solo 15.000 m per il fianco immerso. I cannoni da 28 cm della Deutschland avevano invece una gittata di 31.900 m sul fianco sfavorito dai 10" di sbandamento. Nel complesso il vecchio cannone non era adatto a una nuova corazzata, mentre il nuovo modello, classificato come SKC/34 da 38 cm nel nuovo sistema, era un prodotto Krupp che sparava un proiettile da 800 Kg con la velocità iniziale di 820 m/sec. (cfr. a pag. 53 la tavola comparata dei due cannoni). Le nuove cariche erano divise in due parti: la principale era di 112 Kg e rivestita in ottone, quella secondaria pesava 99,5 Kg. Per ogni cannone venivano stivate 130 cariche.
Le
quattro torri principali {originariamente tutte dotate di telemetro da 10 m)
erano appaiate a prua e a poppa, con la B e la C in posizione rialzata. Il. puntamento
era elettrico, così come il meccanismo di elevazione ausiliario, gli argani
ausiliari e qualche altro meccanismo di riserva, mentre quelli principali erano
a energia idraulica. I limiti di elevazione/abbassamento .erano +30°/+5
1/2gradi. Le torri A e B avevano un campo di tiro di 215°-0-145, la C e la D di
35°-180°-325 e pesavano 1.056 o 1.048 tonnellate senza i telemetri. Erano
torri ben corazzate, con le pareti di 360 mm {150-200 mm ai Iati, 180 mm al
tetto e 320 mm sul retro) unite con bulloni. Avevano sei diversi livelli
operativi: la piattaforma dei cannoni dentro la torre, la piattaforma di punta-
mento, la piattaforma dei motori e quella intermedia {tutte all'intemo delle
barbette e sotto il ponte corazzato), le stive e le sale per i proiettili. Le
torri B e C avevano una piattaforma intermedia in più dentro le barbette.
I
mirini interni alle torri erano installati sulla sinistra del can- none sinistro
e sulla destra di quello destro e dal tetto uscivano due periscopi. Sul Iato
posteriore c'erano anche due ventilatori elettrici per l'eliminazione del gas e
del fumo.
L
'armamento secondario, dodici cannoni SKC/28 da 15 cm in affusti binati LC/34,
era distribuito in tre torri per Iato, con la postazione centrale dotata di
telemetro da 6,5 m. Le torri I pesa- vano 150,3 tonnellate, le 11131,6
tonnellate e le IIl97,7 tonnellate. Quelle di prua {l) avevano le barbette che
arrivavano al primo ponte e l'apertura fra la parte girevole e il ponte
corazzato chiusa da una tenda di pelle. Le barbette delle altre torri arrivavano
solo fino al ponte corazzato. I cannoni erano gli stessi installati sulla Scharnhorst
e sulla Gneisenau che sparavano proiettili da 45,3 Kg fino a 23 km
con un'elevazione di 40 gradi.
Le torri di prua avevano cinque livelli operativi, con quello dei cannoni nella piazzola. Dentro alle barbette c'erano la piattaforma di puntamento, la piattaforma intermedia dei motori e, al di sotto del ponte corazzato, la piattaforma di elevazione per proiettili e cartucce.
Le
torri Il e III non avevano piattaforme intermedie e quella di elevazione era
interna alle barbette. I cannoni erano caricati a mano e i bossoli venivano
espulsi da sotto la torre.
I
motori di puntamento principali e ausiliari erano elettrici; l'elevazione era
idraulica con comandi d'emergenza manuali. Le torri senza il telemetro da 6,5 m
avevano un periscopio C/4 ruotabile di 90° dalla direzione del cannone. Le
protezioni comprendevano 100 mm di corazza frontale, 40 mm ai Iati, 20-35 mm al
tetto e 40 mm sul..retro {più sottili di quelle della Scharnhorst}. Il
campo di fuoco delle torri variava dai 153 ai 158°.
I
cannoni da 15 cm non erano bivalenti, perciò la Kriegsmarine provvide all'ormai
abituale aggiunta di una batteria antiaerea pesante. I pezzi contraerei standard
di questa categoria erano gli SKC/33 da 10,5 cm che erano stati adottati per la Scharnhorst
e la Gneisenau e installati sulle prime Panzerschiff. Questo pezzo
sparava cariche fisse di 27,35 kg di proiettili da 15,1 kg con una velocità
iniziale di 900 m/sec e in una gittata di 17,700 m. Erano installate a coppie
sui due Iati del ponte della sovrastruttura in af- fusti triassiali stabilizzati
progettati in origine per i pezzi da 8,8
cm,
che poi vennero installati solo nelle quattro postazioni di prua e solo sulla Bismarck
perche nel frattempo era stato realiz- zato un modello più resistente per
questo calibro. La Bismarck completò così la sua artiglieria e la Tiryitz
fu equipaggiata in modo altrettanto completo. Sia il puntamento che
l'elevazione funzionavano elettricamente e avevano dei comandi manuali
d'emergenza.
I
cannoni venivano caricati a mano ma esisteva anche un meccanismo elettrico per
il caricamento ad angolature più eleva- te. La contraerea leggera comprendeva
sedici pezzi SKC/30 da 3,7 cm in otto postazioni binate LC/30 raggruppate sulla
sovra- struttura e dodici bocche singole MG C/30 (poi C/38) da 2 cm.
Inizialmente
non erano previsti lanciasiluri, ma le navi avevano un'attrezzatura aeronautica
con due catapulte fisse a mezza- nave. A proravia del fumaiolo c'erano due
hangar singoli, e un terzo più grande si trovava sotto 10 stivaggio dell'albero
maestro. Queste corazzate potevano portare fino a sei aerei del tipo Arado Ar
196 (ma solo occupando le due catapulte, dato che gli hangar non potevano
alloggiare più di quattro unità) e non erano attrezzate per la posa di mine.
I
comandi dei pezzi erano disposti come sulla Sharnhorst e
sulla
Gneisenau con tre postazioni principali in superficie. La postazione di
prua occupava la metà posteriore della torre controllo a livello del ponte di
navigazione, un'altra era dislocata in cima alla torre dell'albero di prua e la
terza a poppa sul della sovrastruttura.
La
postazione di prua era dotata di un telemetro sterescopico da 7 m, le altre due
di unità da 10 m. Ognuna delle due postazioni anteriori aveva tre centrali di
tiro ZG C/38S con i periscopi che spuntavano dalla corazza del tetto in avanti,
a destra e a sinistra, mentre la postazione posteriore ne aveva solo due
laterali. Le postazioni per le azioni notturne erano due, una a poppa e una a
prua, dotate di due Zeilsaule C38S e di una centralina per le granate
illuminanti. I vari dati di rilevamento del bersagli andvano trasmessi ai
comandi principali TS al compartimento del ponte di batteria.
Una
postazione simile nel retro del compartimento serviva da riserva e aveva lo
stesso equipaggiamento della prima tranne il calcolatore per il bombardamento a
riva. Queste postazioni comprendevano dei calcolatori per l'artiglieria principale
e secondaria collegati a due giroscopi, ed erano affiancate da pannelli per gli
interruttori, per gli amplificatori e per altri comandi
dei
pezzi. La sala comandi di prua era sul Iato destro del primo ponte nel
compartimento XV, quella di poppa sul Iato sinistro del compartimento VIII sul
ponte di batteria.
I comandi della contraerea delle nuove corazzate rappresentavano un ulteriore passo in avanti. Una postazione principale con quattro ZAG era dislocata nel punto più alto della nave, la galleria a coffa di trinchetto. Le postazioni di riserva si trovavano insieme ai comandi notturni di prua e di poppa. I dati di gittata erano forniti da quattro telemetri ad alta angolatura SL6 a stabilizzazione triassiale, riconoscibili dalle tipiche coperture sferiche. Questi erano dotati di telemetri notturni stereoscopici da 4 m chiamati A (prua destra), B (prua sinistra), C (inizio poppa) e D
(estrema
poppa). I comandi principali TS per la contraerea erano nel compartimento XV del
ponte di coperta, accanto alla sala radio B e agli interruttori. Immediatamente
a poppa sul lato opposto della paratia a tenuta stagna, c'era il centro di
comando operativo principale, mentre la postazione di riserva era nel compartimento
IX sul ponte di batteria.
C'erano
inoltre due telemetri notturni da 3 m e otto strumentazioni portatili da 1,25 m
per i pezzi da 3,7 cm. Tutti il metri erano forniti dalla Zeis Jena.
I
fari di fabbricazione Siemens-Schuckert erano sette da 150 cm, uno su una
piattaforma a prua della torre di controllo, quattro su quella del fumaiolo (fra
cui due anteriori con scudo pieghevole semisferico) e due davanti alla torre
contraerea C. Per motivi di sicurezza, a dritta e a sinistra della postazione di
mando notturno e di quella sotto il telemetro principale di poppa erano
installati anche tre centraline per fari.
MODIFICHE
(Tratto da: "Grandi navi da battaglia tedesche della Seconda Guerra Mondiale" di M.J. Whitley, 1989)
Gli
impianti radar della Bismarck vennero installati durante la
costruzione, con le antenne sulle pareti frontali dei telemetri di trinchetto e
di poppa. Il telemetro da 10 m della torre A venne eliminato durante o dopo le
prove della nave, e gli scudi sferici non vennero mai installati alle torri C e
D della contraerea.
La
Tirpitz venne costruita senza telemetro alla torre A aveva le torri
contraeree di poppa protette da scudi sferici. Le esperienze nell'Atlantico dell'Admiral
Hipper, della Scharnhost e della Gneisenau nel 1940-41,
portarono all'installazione di due file quadruple di lanciasiluri sul ponte di
coperta subito dietro le catapulte prima che la nave partisse per la
Norvegia nel 1942.A quel tempo erano già stati aggiunti quattro Vierling, due
sulle piattaforme di trinchetto e due sulla sovrastruttura fra le torri di
contraerea C e D. Le mitragliere singole da 2 cm furono spostate
immediatamente a poppa della torre B sul ponte di navigazione a casseretto. Con
quattordici bocche singole e quattro quadruple la dotazione da 2 cm arrivava così
a un totale di 30 mitragliere. Vennero aggiunti anche due impianti radar con
relative postozioni per gli operatori, uno sul telemetro di trinchetto e uno su
quello di prua. Gli altri due telemetri vennero protetti con schermi,
probabilmente in previsione del freddo artico.
Altri
due Vierling vennero aggiunti poco dopo l'arrivo della Tirpitz in
Norvegia, uno in sostituzione delle due bocche singole da 2 cm sul ponte di
navigazione, e il secondo con un piedistallo sul tetto della torre B. Nel corso
della guerra, la contraerea leggera aumentò ulteriormente con l'aggiunta di
altri Vierling. Due al posto delle bocche singole sulla piattaforma del fumaiolo
e altri due a casseretto dietro la torre D. I rapporti ufficiali assegnano alla Tirpitz
per il 1944 una contraerea leggera di sedici Vierling più sedici
mitragliere singole, per un totale di ottanta bocche da 2 cm.
Il radar venne migliorato ne11943-44 con I'installazione di un rilevatore d'altezza Wiirtzburg alla base dell'albero maestro che era già stato eliminato quando la nave fu affondata.
Vita operativa (tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Tirpitz)
La nave venne ordinata ai cantieri navali Marinewerft di Wilhelmshaven il 14
giugno 1936, ed impostata sullo Scalo n.2 il 24 ottobre dello stesso anno (anche
se la cerimonia ufficiale di impostazione si tenne il 2 novembre). La nave venne
varata il 1º aprile 1939 e battezzata con il nome di Tirpitz in onore di Alfred
von Tirpitz, ammiraglio della Kaiserliche Marine; madrina del varo fu la figlia
dello stesso ammiraglio, Frau von Hassel.
Ancor prima di essere dichiarata operativa, la nave venne ripetutamente
attaccata dalla Royal Air Force britannica: tra il luglio 1940 e il febbraio
1941 la nave subì ben 16 bombardamenti aerei ad opera di bombardieri Hampden,
Whitley e Wellington della RAF, ma non riportò danni apprezzabili. La nave entrò
in servizio il 25 febbraio 1941 al comando del capitano Friedrich Karl Topp.
Le prime operazioni
Inizialmente la nave venne assegnata alla flotta che operava nel Mar Baltico, ma
questa formazione venne sciolta dopo poco tempo e la Tirpitz venne inviata in
Norvegia, da dove avrebbe dovuto prendere parte alle missioni contro i convogli
che rifornivano l'Unione Sovietica; la nave giunse a Trondheim il 12 gennaio
1942. Il 6 marzo 1942 prese parte alla sua prima missione operativa (Operazione
Sportpalast) cercando di attaccare il convoglio PQ-12, ma le avverse condizioni
del mare impedirono l'intercettamento; la portaerei britannica HMS Victorious
lanciò contro la nave dodici aerosiluranti Fairey Albacore, ma l'attacco non
ebbe esito e due aerei furono abbattuti. La breve missione mise subito in luce
un grave aspetto negativo che avrebbe fortemente condizionato le future
operazioni della nave: in un solo giorno di navigazione la Tirpitz e i suoi
cacciatorpediniere di scorta avevano consumato 8.100 tonnellate di carburante,
una cifra insostenibile in quel momento per la Germania.
Nella notte tra il 30 e il 31 marzo, la nave, ancorata a Trondheim, fu oggetto
di un pesante attacco aereo ad opera di bombardieri Halifax e Lancaster, i soli
velivoli dotati di sufficiente autonomia per raggiungere Trondheim dalla Gran
Bretagna; la scarsa visibilità e la cortina fumogena stesa sopra la corazzata
fecero fallire la missione, e dodici aerei furono abbattuti. Il 2 luglio la
Tirpitz uscì in mare per attaccare il convoglio PQ-17 (Operazione Rosselsprung),
ma le avverse condizioni meteo fecero ancora una volta fallire
l'intercettamento; il sommergibile sovietico K 21 dichiarò di aver colpito la
corazzata con un siluro, ma la nave non riportò alcun danno. Le difficoltà
riscontrate nella navigazione nelle acque artiche obbligarono la nave a
sottoporsi ad alcuni lavori di manutenzione a Trondheim.
Tra il 26 e il 30 ottobre 1942, i britannici cercarono di attaccare la Tirpitz
impiegando i sommergibili tascabili Chariot, copia britannica dei SLC italiani
(Operazione Title). Il peschereccio Arthur, dotato di equipaggio norvegese,
trasportò due Chariot e sei sommozzatori britannici fino all'imboccatura del
fiordo di Trondheim; i Chariot vennero calati in acqua e agganciati all'Arthur
con una speciale attrezzatura, che permetteva al peschereccio di rimorchiarli
mantenendoli sotto il pelo dell'acqua. La nave riuscì ad avvicinarsi ad una
distanza di 5 miglia dalla Tirpitz, ma una improvvisa tempesta ruppe i cavi di
rimorchio, e i Chariot affondarono prima che i sommozzatori britannici potessero
riprendere il controllo. L'equipaggio dell'Arthur e i sommozzatori vennero in
parte fatti prigionieri dai tedeschi.
Il 6 marzo 1943 la nave tornò in mare (Operazione Sizilien), bombardando con i
suoi grossi calibri alcune installazioni britanniche sull'isola di Spitsbergen
insieme all'incrociatore Scharnhorst. Poco dopo, la nave si trasferì nel fiordo
di Alta.
L'Operazione Source
Nel settembre del 1943, l'Ammiragliato britannico decise di tentare un nuovo
attacco alla Tirpitz impiegando i minisommergibili Classe X (Operazione Source);
sei di questi vennero trainati da sommergibili normali fino all'imboccatura del
fiordo di Alta. Due X Craft andarono dispersi durante il lungo viaggio verso la
Norvegia, mentre un terzo (l'X 5) si guastò durante la navigazione e dovette
essere affondato. Nelle prime ore del mattino del 22 settembre, i tre
minisommergibili superstiti penetrarono in immersione nel fiordo di Alta. Uno di
essi, l'X 10, ebbe dei gravi problemi meccanici e dovette tornare indietro. Il
tenente Donald Cameron, al comando dell'X 6, riuscì invece ad avvicinarsi alla
Tirpitz e a trovare un varco nella rete parasiluri disposta intorno alla nave;
mentre si avvicinava allo scafo, tuttavia, l'X 6 urtò un banco di sabbia,
facendo spuntare dall'acqua parte della torretta e mettendo così in allarme le
sentinelle tedesche. Mentre i tedeschi aprivano il fuoco con le mitragliatrici e
i cannoncini, Cameron riuscì ad avvicinarsi ulteriormente alla Tirpitz,
riuscendo anche a sganciare le due cariche a tempo di cui era dotato, che
rotolarono però a poca distanza dallo scafo della nave. Poco dopo l'X 6
riemerse, e Cameron e gli altri tre membri dell'equipaggio vennero fatti
prigionieri. Mentre i tedeschi erano impegnati a prestare soccorso
all'equipaggio dell'X 6, davanti alla Tirpitz emerse dall'acqua l'X 7 del
tenente Basil Place; l'X 7 era riuscito ad aprirsi un varco nella rete
parasiluri e ad avvicinarsi allo scafo della corazzata, depositando come
previsto le due cariche a tempo di cui era dotato. Mentre si allontanava, l'X 7
rimase impigliato nella rete parasiluri, e nel tentativo di liberarsi era
riemerso; i tedeschi aprirono subito il fuoco sul piccolo mezzo, che tuttavia fu
in grado di divincolarsi dalla rete e di fuggire.
Informato dell'accaduto, il capitano della Tirpitz Hans Meyer ordinò di condurre
la nave in acque più profonde. Mentre erano in corso queste manovre, la
corazzata venne investita da due potenti esplosioni. L'onda d'urto delle
detonazioni raggiunse anche l'X 7, facendolo riaffiorare; Place e un altro
marinaio riuscirono ad abbandonare il sommergibile, che poco dopo affondò
trascinando con sé gli altri due membri dell'equipaggio. La Tirpitz rimase a
galla, ma riportò danni gravissimi: le quattro torri dei cannoni da 380 mm si
staccarono dai basamenti, uno dei cannoni da 150 mm rimase completamente
bloccato, i meccanismi di tiro subirono gravi danni, e il rivestimento della
turbina di babordo si piegò impedendo alle eliche di girare; la tenuta stagna
aveva impedito l'affondamento, ma nello scafo si aprirono varie falle e un certo
numero di intelaiature venne spezzato.
Il fatto che la nave fosse ancora a galla trasse in inganno la ricognizione
britannica, che si rese conto dei danni riportati dalla corazzata solo al
termine della guerra. I tenenti Cameron e Place vennero decorati con la Victoria
Cross, mentre agli altri membri dell'equipaggio dei due sommergibili vennero
distribuite tre Distinguished Service Order e una Conspicuous Gallantry Medal.
L'Operazione Tungsten e gli attacchi delle portaerei
La Tirpitz venne trainata nel fiordo di Kaa, un crepaccio al largo del fiordo di
Alta; sulle scogliere venne disposto un gran numero di batterie contraeree,
mentre sulle pareti del fiordo venne installata una conduttura in grado di
avvolgere in breve tempo la nave con una cortina fumogena. Vista la mancanza di
strutture portuali adeguate ad una nave delle dimensioni della Tirpitz, le
riparazioni dovettero essere effettuate in acqua, e, nonostante l'arrivo di
numerosi tecnici ed operai direttamente dalla Germania, procedettero lentamente.
L'11 febbraio 1944, bombardieri sovietici decollati da Arcangelo tentarono di
attaccare la corazzata, ma 11 bombardieri su 15 non trovarono il fiordo, mentre
gli altri mancarono il bersaglio.
Nell'aprile del 1944, la Royal Navy pianificò una nuova serie di bombardamenti
contro la corazzata, questa volta ad opera di bombardieri in picchiata imbarcati
su portaerei. Il 3 aprile venne lanciato il primo attacco (Operazione Tungsten):
una grossa squadra navale, composta dalle portaerei HMS Victorious e HMS Furious,
dalle navi da battaglia HMS Duke of York e HMS Anson e da 14 tra incrociatori e
cacciatorpediniere, lanciò 42 bombardieri Fairey Barracuda e vari caccia Corsair,
Hellcat e Wildcat di scorta. Attaccando in due ondate, i bombardieri britannici
piazzarono 15 bombe da 500 kg sulla corazzata: alcune bombe esplosero sulle
torrette corazzate provocando pochi danni, ma altre penetrarono il ponte
superiore ed esplosero nei compartimenti sottostanti, provocando 122 morti e 316
feriti tra i membri dell'equipaggio; nonostante l'incendio scoppiato, la nave
non riportò danni gravi. I britannici persero due Barracuda e un Hellcat.
Altre tre missioni delle portaerei britanniche, previste per il 24 aprile, il 15
maggio e il 28 maggio vennero annullate a causa delle condizioni del mare,
mentre il 17 luglio (Operazione Mascot) i Barracuda trovarono la nave
completamente avvolta dal fumo e mancarono il bersaglio. Il 24 agosto
(Operazione Goodwood III) un Hellcat riuscì a piazzare una bomba sulla torre
n.2, mentre un Barracuda sganciò una bomba perforante che trapassò due ponti ma
non esplose; questi attacchi non provocarono che danni minimi, ma rallentarono i
lavori di riparazione della nave.
L'affondamento
Il compito di attaccare la Tirpitz tornò di nuovo ai bombardieri pesanti della
RAF. Il 15 settembre 27 Lancaster attaccarono la corazzata impiegando le bombe
Tallboy dal peso di 5.400 kg; delle 16 bombe effettivamente lanciate, una sola
colpì la nave, trapassando il ponte e il rivestimento laterale ed esplodendo in
acqua, deformando gravemente lo scafo a prua.
Vista l'impossibilità di riportare la nave in Germania per le riparazioni,
l'ammiraglio Karl Dönitz, comandante della Kriegsmarine, ordinò di trasferire la
nave in acque più basse, dove, in caso di affondamento, sarebbe stato possibile
recuperarla. Spostandosi alla velocità ridotta di 10 nodi, la Tirpitz giunse a
Sørbotn, presso Tromsø, dove venne adibita a batteria costiera galleggiante.
Il 12 novembre 1944, la nave venne attaccata da 31 Lancaster (Operazione
Catechism); delle 29 Tallboy effettivamente lanciate, tre colpirono la
corazzata, perforando il ponte corazzato al centro della nave, distruggendo due
caldaie e una sala macchine e provocando uno squarcio lungo 14 metri nello
scafo. Le fiamme avvolsero in breve tempo la nave, che iniziò ad inclinarsi.
Dopo che un'altra esplosione ebbe squarciato la torre n.3, la nave si capovolse
completamente e affondò, anche se la cima della chiglia rimase fuori dall'acqua.
Dei 1.700 membri dell'equipaggio presenti a bordo, 1.058 persero la vita (tra
cui il nuovo comandante, capitano di vascello Weber), mentre 87 furono salvati
dalle squadre di salvataggio che praticarono fori nella chiglia con le fiamme
ossidriche.
Al termine della guerra, lo scafo venne venduto come ferraglia al governo
norvegese e demolito tra il 1948 e il 1957.
Oggi a Sørbotn, nella penisola di Håkøya, nel fiordo di Tromsø, di fronte al
luogo dell'affondamento, si trova un monumento, rappresentato da un frammento
della murata della nave, dove è posta una targa a ricordo dell'avvenimento.
GERMANIA / REICHMARINE
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