Il territorio un tempo costituiva l'ultima propaggine
occidentale della laguna di venezia ed era anticamente
caratterizzato da valli, barene e paludi, ad eccezione di un
tratto di pianura ricco di boschi, in corrispondenza della
frazione di croce. Escluso dalla centuriazione romana, che non
considerava i tratti paludosi ed acquitrinosi, era però
attraversato dalla via Annia, costruita nel 131 a.C. per
collegare Roma con aquileia, il cui tracciato corrispondeva
probabilmente a quello dell'odierna via emilia, come
attesterebbero alcuni reperti di scavo (anfore, vetri, cippi,
oggi in parte al museo di torcello, in parte presso la scuola
media ed il municipio di Musile), nonchè il recentissimo (1990)
ritrovamento dei basamenti dei piloni e delle travi di legno di
un ponte romano in località Ponte Catena.
Il toponimo Musile (diga, riparo di palizzate,fascinaggi, detriti)
comparve per la prima volta in un documento dell'836, ad indicare
un nucleo abitato posto sulle rive del Piave. In quei paraggi, in
epoca e luogo incerto, fu costruito il primo edificio sacro in
onore di San donato, vescovo e martire, da cui poi, per
concessione dei musilesi, avrebbe ricevuto il nome San Donà di
piave. Solo intorno all'anno Mille si ha notizia dell'esistenza,
a Torre di Caligo, di un monastero camaldolese, che la tradizione
voleva fondato dallo stesso San Romualdo.
Se il territorio "lagunare" era sottoposto alla
giurisdizione del vescovo di torcello, Croce, invece, apparteneva
al patriarca di Aquileia. Già "regula di Noventa di Piave,
divenne poi feudo degli Ezzelini (1177), per essere poi inclusa
tra i possedimenti del Comune di Treviso (1260), nonostante l'opposizione
dei patriarchi aquileiesi, che solo più tardi (1291)
rinunciarono ai propri diritti giurisdizionali. Nel 1329 fu
saccheggiata dalle truppe scaligere.Nel 1331 i Foscari,
proprietari di gran parte dei terreni, vi costruirono una
cappella dedicata all'invenzione della Croce, dipendente da
Noventa fino a che non divenne parrocchia (1509).
Dopo l'avvento del dominio veneziano le valli, i pascoli, i pochi
terreni agricoli di Musile vennero acquistati dai Malipiero (fine
sec. XV), che eressero anche una nuova chiesa dedicata a San
donato e incentivarono il distacco da Noventa nel tentativo di
creare un insediamento urbano autonomo in una zona peraltro
inospitale: da un verso malarica per il progressivo impaludamento
della laguna, dall'altro soggetta a violente inondazioni. Nel
1483 venne scavato il canale Fossetta per favorire le
comunicazioni con Venezia.
Nel cinquecento le condizioni abitative vennero poi migliorate
con la costruzione (1534 - 1543) di un robusto argine (argine San
Marco), eretto dalla Repubblica sulla sponda destra del fiume da
Ponte di Piave a Torre di Caligo, per salvaguardare la laguna
dall'interramento causato dalle piene del Piave, portandolo a
tracimare sulla riva sinistra. Invece la deviazione del fiume
attuata allo stesso fine (1641 - 16449, con l'occlusione (intestadura)
del tratto Musile-Caposile e con la creazione di un nuovo alveo
da Musile a Cortellazzo - in origine il Piave, oltrepassato l'attuale
nucleo abitato di Musile, deviava verso ovest scorrendo nell'attuale
letto della Piave Vecchia fino a Caposile per sfociare al
Cavallino, attraverso quella che oggi è l'alveo del sile - ebbe
effetti disastrosi, aumentando le acque stagnanti e di
conseguenza il fenomeno malarico.Nel 1682, aperto il taglio del
Sile, anche i boschi Malipiero e Foscari divennero paludi. Tutto
il territorio era zona fortemente depressa.
Divenuto comune in epoca napoleonica, Musile si risollevò
solamente dopo l'unità d'Italia con il ripristino della Piave
Vecchia (1873) e l'inizio delle operazioni di bonifica. In prima
linea dopo la rotta di caporetto (autunno 1917), fu teatro di
battaglia (giugno 1918) e ridotto a un cumulo di macerie. L'attuale
centro urbano fu ricostruito negli anni Venti, completando
successivamente la bonifica di quello che è oggi un fertile
terreno agricolo.
Le particolari vicende storiche ed economiche fanno si che nel
territorio comunale non si conservino opere d'arte di particolare
rilievo.
Al centro dell'abitato, la chiesa parrocchiale
è stata ricostruita in forme neogotiche nel1919. Il Municipio,
anch'esso riedificato dopo la grande guerra, conserva alcuni
reperti romani provenienti da scavi locali. Altri se ne trovano
in deposito presso la scuola media.
In località i Salsi, oltre il Sile verso la laguna, sono ancor
oggi visibili i resti di un'antica torre doganale, ritenuta da
alcuni la parte superstite del romitaggio di San
Romualdo.