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Il 26 settembre di quindici anni fa è morto ammazzato Mauro Rostagno, in un agguato, su un viottolo che lo riportava alla comunità che era la sua casa, nella campagna di Trapani. Era natoa Torino il 6 marzo 1942, aveva quarantasei anni. A Torino, giovanissimo e precoce nelle esperienze esistenziali, si era formato nel sindacato, dove aveva subito l'influenza dell'esperienza intellettuale radicale dei "Quaderni Rossi" di Rieser e Panzieri. Mauro Rostagno aveva fascino e capacità di elaborare un suo discorso politico che esprimeva con frasi brevi, insieme perentorie e ironiche, di una genialità indubbia. Il suo modo di essere scanzonato e musicale, come lo ha descritto Sofri, veniva fuori da un suo ritmo vitale creativo che nascondeva la sua parte di timidezza. Si sposto a  Trento nel 1964 e dopo essersi iscritto nella facoltà di sociologia,  in breve tempo diventò un leader dei movimenti studenteschi. Mauro Rostagno si trasferì a Milano dopo aver finito gli esami senza essersi laureato. Ritorno' a Trento a presentare la tesi nel 1970 sul tema dello sciopero generale, utilizzando documenti inediti avuti dalla Germania. Tesi che però si rifiutò di discutere con i membri della commissione perché, con buona demagogia, disse loro che dello sciopero potevano discutere solo gli operai. Ebbe 110 e lode.

Si trasferi'a Palermo come dirigente di Lotta continua, e nel '78 scrisse che i due terrorismi, quello dello Stato e quello delle Brigate Rosse, ognuno dentro un proprio copione, avevano ucciso la vita reale e singolare di Aldo Moro.Mauro ha cercato la propria strada con percorsi prima individuali e poi collettivi; infatti, come ha scritto, "ci si libera solo da sé, per sé. E se c'è anche un movimento è a crescere. Perché se uno nasce in un periodo povero di movimenti, che fa, aspetta?".
Ha cercato di liberarsi prima dal totalitarismo Fiat, poi da quello cattolico, interrogandosi anche sul totalitarismo marxista, non resistendo però nemmeno alla calda seduzione delle scelte collettive. 

Nel trapanese ha trascorso l' ultima parte della sua travagliata vita. Qui ha gestito una comunità per il recupero dei tossicodipendenti, la "saman" e ha continuato la sua attivita giornalistica in un emittente locale dove per la sua  genialità rabbiosa nel denunciare solo, una forma di potere arcaica e forte che lega insieme mafia, logge massoniche e politica, ha conosciuto la morte.

 

Il ricordo di Adriano Sofri