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Non sono nè giovane, nè vecchio. |
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Non sono nè giovane, nè vecchio.
Esistere, anzichè vivere. Molto semplice, comodo e a volte addirittura risolvente. Esistere, anzichè vivere, spesso è la soluzione migliore. Trascinarci giorno dopo giorno, annoiandoci della noia, denigrando il dolore.
Ho parlato, ascoltato, ripetuto... sono stato banale, diverso, euforico, pazzo. Sono stato.
Riportiamo spesso i nostri discorsi al passato, con dei ricordi, ancora vivi o lanciamo il nostro vivere al futuro con il semplice "sarò".
Sono stato giovane, sarò vecchio.
L'umanità intera riesce a riassumersi in categorie, in schemi, facili da comprendere, ma incomprensibili nei significati.
Riusciamo a suddividere le persone in buone e cattive, in belle o brutte, cogliendone solo la parte predominante ed eliminandone le sfumature.
Quando mi hanno proposto di pubblicare qualche poesia, amici stretti, persone che conoscono me a volte meglio di come io mi conosco, ammetto di esser stato felice. Per un attimo, per un secondo ...ma questo è il piacere della felicità.
A dirla tutta mi viene da sorridere quando vedo nella prima pagina del sito la rubrica ...autori locali, mi ricorda tanto qualche cartello con scritto : prodotti tipici, prodotti locali.
Qualcuno mi ha detto, ho letto le poesie di "questo" anch'io ne ho un quadernone pieno, ma sono mie.
Quando qualcuno aveva letto qualcosa di mio, molti hanno risposto : - Anch'io scrivo, ma scrivo per me-.
Quante banalità e stupidaggini riesce a dire l'uomo, quante frasi comode e già dette da altri in altri contesti.
Non ho mai compreso il significato dello scrivere per sè stessi, riesco a coglierne solo l'egoismo o al massimo il pudore.
Ogni pagina, ogni parole spesso porta ad un approfondimento della propria conoscenza, del proprio essere; porta ad una riflessione, ad una valutazione.
Non è facile mettere in piazza le proprie riflessioni più intime, più sofferte, più difficili da accettare.
Non è facile accettare ciò che gl'altri pensano di ciò che tu dici. Non è facile riflettere ogni giorno, su quello che ieri eri riuscito apparentemente a valutare, quello che ieri avevi già concluso.
Sicuramente io non sono un poeta, come il muratore non è un muratore.
Io non cerco neanche di fare il poeta.
Osservo, qualche volta, dei piccoli campanelli, che suonano stonati. Quei piccoli campanelli unendosi generano una nenia, poco melodica, ma piacevole all'orecchio, ascoltabile.
Sono una mosca.
Molte mosche, migliaia di mosche, unendosi danno comunque fastidio.
Le mosche avranno anche un piacere nel loro vivere. Probabilmente il loro piacere sta nel riuscire a dare fastidio.
Da quel poco che ho capito, nel Mondo nulla esiste per caso e nessun elemento è fine a sè stesso, anche se l'uomo è riuscito a sminuire questa armonia, trasponendo al "tutto" la sua "inutilità".
Approfondire sè stessi è il primo obiettivo di molti, aiutare nell'approfondimento altri con la propria esperienza un lusso per pochi. Nessuno è il Messia, ma tutti abbiamo piccole esperienze che possono aiutare in piccole cose altri.
L'utilità della poesia è relativa.
Altre persone mi hanno deriso, con parole tenere, anche se un pò sciocche : - Tu scrivi poesie, ma va!-.
Io ho sorriso insieme a loro, perchè spesso mi fa sorridere l'assurdo.
Anche perchè non capisco come si deve essre per scrivere poesie.
Il piacere del leggere o la capacità nello scrivere è relativo alle persone e alle personalità, ed è giusto che sia così.
Ritroviamo all'interno di questo piccolo appezzamento coltivato da incapaci contadini, anche poesie di una personalità locale, che va valutata nel bene e nel male, al di fuori del pregiudizio. Il signor Piccolo va apprezzato per la sua continua ricerca, il suo eterno tentativo di rialzarsi e spingere altri a rialzare la propria mente, la sua lungimiranza e la sua voglia di vivere puro, anziché esistere vile. La purezza dei suoi contenuti, delle sue "poesie" è quella purezza che si avvicina talmente tanto al dolore dell'incomprensione, ed in modo celato si fonde con esso, in un eterno grido di liberazione. La musica che suona nella sua anima, è bella da sentire, anche se fastidiosa da ascoltare, soprattutto per chi ha paura di intravedere sè stesso.
Anch'io "so che in ogni luogo vi sono “botteghe di artigiani del libero pensiero”", ma anche gl'illiberi, le persone costrette nel pensiero, hanno piccoli caverne di libertà che custodiscono avidamente, che non regaleranno al primo passante e che non perderanno mai per usucapione.
Nella sua eterna ricerca, forse per esperienza, molto più probabilmente per errore ognuno corre il rischio di generalizzare e di suddividere in categorie facili da comprendere e da valutare nell'insieme, ma incomprensibili nei significati.
Spesso anche il Piccolo Domenico precipita in questa semplificazione e s'immette di diritto in un "Vil e viril gregge" in processione, anche se il gregge è più esiguo in numero o addirittura unitario,un insieme vuoto.
Poco importa, tutti speriamo, che la sua esperienza continui e lui continui a portare avanti il suo vero essere.
Per quanto riguarda la classificazione e i suddetti schemi, derivano dalla storia ed è facile denigrarli senza comprenderli.
L'uomo tende all'equilibrio e l'equilibrio più semplice è quello imposto da forze esterne. L'utilizzare come scudo dei canoni o delle classificazioni è molto semplice per semplificare la vita fino al renderla inutile. L'equilibrio spesso sta nella mediana tra un essere troppo ed un essere poco. Ognuno deve dare il suo piccolo contributo all'umanità senza cercare in cambio nient'altro che un sorriso. Il sorriso che può essere segno di gratitudine, il sorriso ironico o di derisione. In qualunque modo l'idea, l'azione o tutto il resto è stato valutato, l'importante è che sia valutata e rimanga in una remota coscienza.
Chissà che un giorno venga ripescata da quella remota coscienza e sia utile a qualcuno.
La nuova società si affretta troppo nel voler i risultati di un'azione compiuta e di voler subito un riscontro in qualsiasi moneta circoli.
La pazienza è una virtù rara ed è una virtù che più di ogni altra virtù fa emergere le virtù.
Non siamo nè giovani, nè vecchi . Siamo, per questo esistiamo.
Nell'esistenza cerchiamo di vivere. Nel vivere cerchiamo di ...( soggettivo).
Vivi o muori, ma per l'amor di Dio non ammorbarti con l'indecisione.
Spero che leggendo questa "breve introduzione", senza un senso e un solo significato nessuno abbia voglia di suicidarsi
perché indeciso sul vivere.
Ero partito per cercare un nesso tra poesia e politica, se ci sono riuscito sta a voi giudicarlo; a mio avviso spesso il nesso non si può trovare,
perché non c'è bisogno di trovarlo. E' scritto latente in ogni parola. Ogni parola in più è inutile, ma molte parole inutile spesso sono utili. Utilità latente, almeno così mi piace definire questa utilità apparentemente inutile.
Post Scriptum :
Non fidatevi mai di chi vi dice :- Sei giovane, pensa a divertirti-.
Quel qualcuno cerca di addormentarti con una ninna nanna, figlia della nenia che hanno cantato a lui.
Quel giovane o vecchio che sia, parla per parlare, non sa cos'è il divertimento o il Piacere.
Rispondi anche tu con una frase : - Non sono nè giovane, nè vecchio- e spiegagli che quello che sta in mezzo alla gioventù e alla vecchiaia è indefinibile nei gesti e nelle abitudini; non è definibile con l'età.
Digli che il divertimento sta solo nella LIBERTA' di rendere libero sè stesso e mille altri; di essere liberi di divertirsi in qualunque modo si voglia, da soli o in compagnia di mille persone.
Basta!! Sto finendo col generalizzare...
Libera la libertà di esser libero soprattutto nelle libere espressioni della Libertà.
( è proprio questo il nesso tra politica e poesia, almeno per me )
( è anche il nesso tra poesia è vita, se proprio devo dirvelo )
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