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Nato a Pietrafitta il 06/02/1903 da una distinta famiglia
locale di vecchia tradizione, rimasto orfano ad otto anni del padre Gaspare,
insegnante, ufficiale postale e notaio, studia in collegio a Cosenza,
dimostrando subito la sua passione per il disegno che poi coltiva negli
studi superiori all'Istituto tecnico dove, sotto la guida del maestro
Enrico Salfi, intraprende le prime esperienze nella pittura e nella scultura.
Frequenta a Napoli il corso di belle arti dove eccelle, poi a diciotto
anni interrompe gli studi e inizia a lavorare nei paesi del circondario
aiutando la madre Angela Ortale nel sostentamento della famiglia. Nel
1925, a 21 anni, a Mendicino dove prestava la sua opera per la decorazione
del salone di un'antica casa, conosce, s'innamora e sposa Maria Fiorina
Piscitelli, inseparabile compagna di tutta la sua vita, da cui ebbe quattro
tigli: Anna, Gaspare, Umberto e Olinda.
Dal 1927 al 1931 soggiorna a Roma in casa dello zio Umberto Guglielmo
Tancredi (1872 1939), il giudice istruttore del delitto Matteotti che
incriminò il fascismo pagando pesantemente l'atto di coraggio e
di onestà intellettuale con la persecuzione e la carriera troncata.
Negli anni settanta la città di Cosenza gli intitolò una
strada. In quegli anni il giovane Settimio, sotto gli occhi vigili e affettuosi
dello zio, affina la sua formazione, frequentando assiduamente i tanti
artisti suoi coetanei della Scuola Romana di via Margutta.
Purtroppo questo periodo dura poco, perché ritenuto di riflesso,
nemico del regime e con lo zio strettamente sorvegliato dalla polizia,
fu costretto a far ritorno in Calabria. Nella sua terra Settimio prende
a lavorare di buona Iena producendo una serie di opere di pittura e scultura
tutte pregevoli e interessanti. Nel 1935, allentata su di lui la vigilanza
politica, torna a Roma lavorando a Cinecittà di recente costruita,
dove realizza grandissime tele e tanti pregevoli cartelloni per scenografle,
e riprende a frequentare attivamente via Margutta e i tanti artisti amici.
Nel 1939 fa ritorno definitivamente in Calabria dove prosegue la sua intensa
attività artistica.
Umile e generoso, profuse la sua vita per l'arte, senza badare all'aspetto
economico e avendo in non cale onori e gloria.
Modesto nei compensi, soprattutto se la commessa gli veniva da enti con
scarse possibilità economiche, e ai suoi tempi lo erano quasi tutti,
lavorava per passione facendo bastare a sè e alla sua famiglia
le scarse ricompense ricevute. Eecezionale era la sua resistenza alla
fatica. Riusciva in un giorno a completare una tela e la sera al camino
preparava i bozzetti da dipingere o scolpire l'indomani. I suoi viaggi
e la partecipazione a manifestazioni artistiche erano solo finalizzati
alla conoscenza di artisti di talento e alle visite dei grandi musei dove
studiava le opere per lui più interessanti.
Fortemente attratto dalla natura, in particolare calabrese e mediterranea,
e dall'arte classica greca, di temperamento romantico all'apice della
sua attività si ispira con originalità ai canoni dell'impressionismo
generando una sorta di verismo pittorico. Il suo idealedi bellezza è
quello greco che trova la sua più alta espressione nelle opere
piu impegnative di scultura monumentale e di pittura sacra e classica.
La sua schietta vena artistica di grande realismo espressivo si manifesta
soprattutto nelle tele di paesaggi, ritratti e figure della sua terra,
cogliendo i particolai ed effetti sia negli scorci sia nelle posture e
nei colori straordinari e inconsueti.
Il Nostro ha partecipato a varie mostre ed esposizioni collettive ottenendo
sempre il favore della critica. Opere sue si trovano, oltre che sparse
per la Calabria e la Campania in piazze, chiese. edifici pubblici e collezioni
private, anche a Roma, Bologna,Milano,Trieste, Sanremo e Bari, dove alla
Fiera del Levante ebbe un encomio solenne per una sua opera.
Settimio Tancredi è riportato nella "Nuova
Antologia degli Artisti Italiani Contemporanei" (Milano 1951);
nel "Dizionario degli Artisti
Contemporanei" (Trento 1953). Di lui è stato scritto in
"Cronaca di Calabria"
(Cosenza 1959); "Parola di Vita" (Cosenza 1963); "Gazzettino
del Crati" (Cosenza 1980); "Presila 80" (Cosenza 1995);
"La Stadia" (N.3-4 2002); "Enciclopedia dei Comuni della
Calabria" pubblicata dal "Quotidiano della Calabria" (Cosenza
11/2002).
Dopo alcuni anni di malattia, in cui continuò a lavorare in casa,
la morte lo colse nella sua Pietrafitta il 20 marzo 1980 tra il cordoglio
della famiglia, dei tanti amici ed estimatori e della popolazione tutta.
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