Dai ricordi di una giovane: febbre alta a giorni alterni,
brividi sconquassanti e perdita delle forze
Non solo dolori,
privazioni, fame, esplodono anche malattie endemiche: la malaria
di Edoardo Mollo
Nella Cassino del dopoguerra una vera spina nel fianco è stata la
malaria, malattia dovuta a puntura di zanzare infette. Una malattia
debilitante dagli inconfondibili sintomi: febbre alta a giorni
alterni, brividi sconquassanti e perdita delle forze. Nei casi più’
gravi non lasciava scampo. Tra i sopravvissuti c’ e’ anche mia nonna
materna Walburga Franzese. Si e’ ammalata nel 1947 quando aveva
venti anni. Ha contratto la terribile malattia a Cassino, quando la
citta’ era un ammasso di macerie e coperta di acquitrini dall’ aria
malsana. Nel suo caso i sintomi della malattia sono tardivi e si
presentano solo quando ritorna a Roma per continuare gli studi di
lettere e filosofia, indirizzo classico, all’ universita’ “La
Sapienza”. Il primo caso di malaria nella sua famiglia si e’
presentato col nonno seguito dalla madre e dal fratello. Per curarsi
ha assunto grandi massicce di chinino e di adebrina che le fece
ingiallire la pelle. A questo punto incuriosito dal fatto non ho
potuto farte a meno di chiederle: "“Come hai vissuto la condizione
dell' ingiallimento della pelle?”. La risposta e’ stata semplice ma
inaspettata. Lei ha vissuto questo fatto con la spensieratezza della
sua eta’, ridendo dello stupore della gente che la guardava.
Lasciando perdere la sua ilarità, c’è da aggiungere che la malaria
ha attanagliato mia nonna per circa sei lunghi anni ma con
intervalli sempre piu’ distanti tra un attacco e l’ altro.
Quando e’
riuscita a guarire definitivamente, ha vissuto col terrore che
quella orrenda malattia potesse riaffacciarsi ma cio’ fortunatamente
non e’ avvenuto. Tornata a Cassino, era iniziata la ricostruzione ma
niente era più’ come prima: nessuna casa si era salvata, Cassino
aveva perso per sempre la sua antica bellezza. Mia nonna nel ’50 si
e’ laureata e ha subito iniziato a lavorare come supplente nel liceo
classico “Carducci” e negli anni immediatamente successivi ha
accettato l’ insegnamento nelle scuole di Anagni che raggiungeva con
estremo disagio dovendo prendere il treno alle cinque del mattino.
Si e’ sposata nel ’52, ha subito avuto il suo primo figlio, mio
padre e l’ anno dopo e’ nata mia zia Lùcia. Dai racconti circa la
sua vita compare una forte personalità che ancora oggi rimane
nonostante i suoi ottanta anni. Di recente ha anche avuto una forte
menomazione a causa di una polmonite virale devastante, che non ne
ha fiaccato però lo spirito giovanile. Per alcuni versi penso sia
ancora un modello da tenere presente per noi tutti, suoi familiari.
La testimonianza del dottor Diego Morigine
Un giovane medico “costretto” a specializzarsi
sul campo
di Francesco Ferrara
Era
allora un giovane medico, uno dei primi qui a Cassino. Era in quel
periodo disorientato da molte cose, soprattutto dal caos che avevano
causato le malattie e le carestie abbattutesi sulla popolazione. Si
era accorto da subito della gravità della situazione e della
mancanza di una organizzazione per intervenire in fretta e bene.
Comunque ha donato tutto se stesso per “dare una mano” alla povera
gente di Cassino. Grazie al dottor Diego Morigine venuto nella
nostra scuola siamo riusciti a capire molte cose in più sulla
malaria e su ciò che può comportare il suo contagio. La malaria è
causata dall’infezione di alcuni protozoi, organismi unicellulari,
che si trovano nello stomaco delle zanzare presenti nelle paludi. Il
contagio avviene nella maggior parte dei casi dalla puntura di una
zanzara che vive in luoghi stagnanti.
La
malattia è di tre tipi: Terzana benigna, Terzana maligna e Quartana.
I nomi derivano dallo spazio di tempo che c’è tra un colpo di febbre
ed un altro. Il nome della Terzana, benigna o maligna, deriva dalla
gravità della malaria. Se è del primo caso il malato ha buone
possibilità di sopravvivere. Se si tratta del secondo caso il malato
non ha alcuna possibilità di sopravvivere. Come anche nella
Quartana. I sintomi più evidenti sono: febbre alta e forti brividi.
Il rimedio da subito usato per curarla fu il chinino, una sostanza
estratta dalla corteccia dell’albero di china. Poi sono state
scoperte altre due medicine più efficaci del chinino. Oggi la
malaria è quasi debellata in Europa, ma nei paesi che fanno parte
del Terzo Mondo è ancora una malattia che desta molti problemi.
Tifo, scabbia "verminara" gli altri mali diffusi
Ci si rivolge soprattutto ai "guaritori"
La malaria non è la sola malattia del tempo a creare problemi
alla gente. Ne sono frequenti molte altre dovute principalmente a
carenze igieniche e a insufficiente alimentazione come la scabbia,
la pellagra, il tifo o l’elmintiasi, volgarmente conosciuta come “
verminara”. E ci si ammala facilmente perché la gente è debole a
causa degli stenti e delle sofferenze che ha patito nel periodo
della guerra e continua a patire ora che la guerra è passata
lasciando stenti, fame e rovine. D’inverno si soffre il freddo e
sono frequenti bronchiti, tracheiti e broncopolmoniti che non di
rado portano complicazioni nell’organismo causandone la morte.
Scarseggiano medici e medicine, mentre di ospedali neanche a
parlarne.La gente spesso si trascura non per scelta ma per
necessità, oppure segue rimedi suggeriti dalla consuetudine
popolare: formule, preghiere, erbe naturali. Spesso si rivolge a
guaritori o presunti tali. Sono rare molte moderne malattie del
“benessere” come diabete, colesterolo, cardiopatie.
Nelle foto la sig.ra Walburga Franzese Mollo a 25 anni
e oggi, il dottor Diego Morigine e il primo ospedaletto in legno montato a Sant’Antonino a cura della Croce
Rossa Americana
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