Fedeli alla regola monastica è subito, di nuovo, "Ora et labora" Cenni storici e immagini di Montecassino prima e dopo il bombardamento di Tecla Di Caprio, Carmen Miele, Chiara Migliorelli Fedele alla regola di S. Benedetto, “Ora et Labora”, la Chiesa di Montecassino si ricostruisce nell’impegno e nel servizio. L’Abate Diamare, costretto a rifugiarsi a Roma, dove aveva già mandato in salvo il tesoro di Montecassino (I testi della biblioteca, l’archivio dell’Abbazia e dei Savoia, gli oggetti preziosi), continua la sua azione pastorale, istituendo un segretariato per l’assistenza degli sfollati di guerra e distribuendo tra i poveri somme di denaro ed aiuti, messi a disposizione dalla generosità di molte persone. L’Abate Diamare muore il 6 settembre 1945 a S. Elia Fiume Rapido “con la dolorosa visione dell’Abbazia e della Diocesi devastate, ma con la fede e la certezza della resurrezione”. Nel 1944 sono distribuiti gratuitamente in tutti i centri della Diocesi, viveri, coperte, calzature, indumenti, sussidi in denaro, suppellettili, pacchi dono, medicinali. Il 25 dicembre 1945 è inaugurata la Cappella delle Suore Stimmatine e, intanto, anche nei paesi intorno si ricostruiscono centri di culto. La Chiesa di Montecassino si preoccupa degli orfani: l’orfanotrofio delle Suore Stimmatine torna nella sua sede dal dicembre 1945; presto nasce l’istituto “Figli d’Italia”. Dal 1945 sono attivi l’asilo e la scuola delle Suore Stimmatine, viene riaperta la scuola delle Suore di Carità. Nel 1957 riapre il collegio “S. Benedetto” a Montecassino. Chiuso con l’anno scolastico 1942-43, l’istituto aveva subito l’interruzione di tutte le attività della comunità monastica cassinese. Una volta ultimata la ricostruzione dell’Abbazia, il 12 ottobre 1957 sono accolti i primi studenti del dopoguerra. Il 31 dicembre 1946, nella Cappella delle Stimmatine, si tiene la tradizionale funzione di ringraziamento con il canto del TE DEUM. La tradizionale funzione si ripete puntualmente ogni anno: che essa sia augurio di una ricostruzione delle coscienze, perché sia definitivamente bandita la cultura della guerra e si affermi quella della mondialità e della pace.
L’abate Gregorio Diamare Ha salvato l'immenso tesoro storico e artistico del monastero L’abate Gregorio Diamare con amore paterno, apre il suo cuore alla popolazione, cercando di aiutarla in tutti i modi. Intervenendo presso il Comando tedesco, riesce a bloccare un’azione di rappresaglia contro una ventina di innocenti cittadini di Sant’Antonino. Riesce a salvare dai bombardamenti numerose opere d’arte, trasferite a Roma con camion tedeschi prima che gli aerei entrino in azione con i micidiali ordigni. Per l’esemplare comportamento gli sarà conferita la medaglia d’oro al valor civile. La Città gli ha intitolato una scuola e una piazza. L’abate Ildefonso Rea Ha gettato le basi per la ricostruzione L’abate Idelfonso Rea , originario di Arpino, seguirà con intelligenza e competenza la ricostruzione dell’Abbazia. In silenzio, da Montecassino opera senza sosta non solo per la ricostruzione del monastero, ma dà anche un grande contributo spirituale e materiale alla ripresa di tutta la diocesi. Intrattiene anche un affettuoso rapporto di amicizia con l’avvocato Giovanni Agnelli che ad anni alterni viene a Montecassino. Pare si debba a questa amicizia la venuta della Riv a Cassino.La fabbrica di cuscinetti a sfera darà lavoro a tanta gente. Nelle foto: il monastero distrutto dalla guerra; l’Abbazia ricostruita; la visita nel 1903 del Re a Montecassino; l’abate Diamare, il 19 ottobre 1943, con il colonnello Schlegel. Dietro si intravede un giovane monaco che, quasi trenta anni dopo, diventerà abate di Montecassino: don Martino Matronola; l'abate Ildefonso Rea |