Ulisse Schittzer...
"Il Ventre Dell'Arabo"
(ovvero: "Il ritorno di Heinrich")
NON SI TRATTA
DI UNA
GUERRA DI
RELIGIONE, MA
DEL MALE CHE
SCATURISCE
DALLA PARTE
OSCURA DI
OGNI UOMO...
-Ogni riferimento a fatti o persone reali deve ritenersi casuale -
Capitolo
primo
Il ventre dell'arabo.
Erano
settimane che se ne stava lì, seduto su quella panchina, incurante del sole,
del vento, e della pioggia. Scuro in viso, con una lunga barba nera incolta ed
il capo ornato da un lurido turbante, aveva con il corpo fasciato da una tunica
che, in un lontano giorno, doveva essere stata di uno splendido rosso brillante…
I più lo chiamavano ormai familiarmente: l'Arabo, anche se, visto lo
strato di lerciume che gli alterava i tratti, avrebbe potuto essere chiunque. Un
italiano molto sporco con uno strano ventre rigonfio, ad esempio…
L'occhio di ********, naturalmente, si era soffermato spesso su quel cumulo di
stracci, negli ultimi giorni, e, da un po' di tempo, ne andava studiando
quotidianamente le mosse (si fa per dire, dato che l'unico tragitto che l'uomo
percorreva era quello che andava dalla panchina, dove trascorreva l'intera
giornata, al vicino tiglio, sul quale riversava immondi fiumi di urina,
alimentati dalle decine di lattine di birra tracannate senza sosta e senza alcun
ritegno…). Lo scopo? Trovare la miglior punizione da infliggere allo
sporco maomettano. Punizione quanto mai necessaria soprattutto ora che era
scoppiata la Guerra Santa. L'onta dell'undici settembre 2001 doveva essere
lavata nel sangue, e qualcosa, nella mente di ******** diceva che quel momento,
il momento della punizione, stava per giungere…
La mattina del diciassette settembre era una di quelle dolci mattine di fine
estate durante le quali la lieve brezza che cala dall'alto dei monti posti alle
spalle della città si getta sulla superficie marina e ne spiana i frangenti
alla maniera di un gigantesco rullo metafisico, sedando la furia che agita le
acque nel corso delle ore notturne…
Quella mattina, ********, uscito di buon'ora ed attrezzato come si conviene ad
un serial-killer che si rispetti, ebbe però una cocente delusione…
"Allah è grande!" - diceva il foglio incollato sulla panchina per i
quattro angoli - "Allah Akbar!"…
********, adirato a causa dell'imprevisto che lo avrebbe privato del piacere di
fare giustizia, alzò meccanicamente lo sguardo dal foglio. Qualcosa aveva
catturato la sua attenzione: non distante dal punto in cui si trovava, una densa
nuvola di fumo sembrava uscire da uno degli edifici del Centro Commerciale
"J.F. Kennedy". Guardò meglio: alcune decine di volontari, con mezzi
di fortuna, rovistavano tra le macerie per estrarre i malcapitati ancora in
vita.
L'Arabo aveva colpito.
Il maledetto infedele, abbandonata finalmente la sua panchina, si era mescolato
tra la folla del Centro Commerciale, e aveva fatto esplodere i candelotti di
dinamite che celava da settimane sul ventre, sotto la tunica. Con un atto
suicida, egli si era immolato per la Jihad, la Guerra Santa. Di certo, adesso,
vagava per i lussureggianti giardini di Allah e godeva delle vergini che il suo
Dio, sempre riconoscente verso chi muore per la fede, gli aveva concesso…
Questione di scale.
In
piccola scala, stava insomma succedendo qui quello che già era avvenuto al
World Trade Center di New York...
Nessuno, in città, aveva l'intenzione di mettersi in competizione con la
metropoli americana, anche se le tragedie che avvengono in casa propria hanno,
fatalmente, una rilevanza maggiore. I morti sono sempre morti, e lo sono in ogni
angolo del mondo. I propri, però, lo sono sempre un poco di più.
I dispacci delle emittenti locali, da parte loro, facevano a gara ad
incrementare, di ora in ora, il numero delle vittime della strage, in una sorta
di macabra rincorsa verso uno scoop decisamente patetico. Fu così che,
nel volgere di poche ore dal fatto, nessuno, e tanto meno le autorità, ci
capiva più nulla. Quante erano le vittime? Trecento (come affermava VideoLiguria), seicento (come sosteneva
TeleSpezia), o trentacinque (come
riportavano le fonti ufficiali della Protezione Civile)?
Nel momento di massima concitazione, con le forze addette ai soccorsi tutte
concentrate sull'obiettivo, dall'altra parte della città, un innocuo figlio
dell'Islam giungeva intanto al capolinea...
Jihad e Crociate.
Ad
un tavolo all'aperto del bar situato vicino alla Capitaneria di Porto, se ne
stava seduto un baffuto individuo dai tratti mediorientali. Tra le grasse dita
ornate da unghie listate a lutto, tratteneva quella che ******** aveva ormai
imparato a riconoscere come la Gazzetta di Baghdad...
******** gli si appressò, non visto.
Il mediorientale continuò la sua ignara lettura, bevendo a piccoli sorsi un
bicchiere colmo di CocaCola.
******** gettò intorno un attento sguardo. Nessuno, tanto meno i camerieri,
erano in vista.
Una lunga lama balenò alla luce del sole, e si immerse nella carotide destra
dell'ormai ex-bevitore…
Come un comune cristiano, l'arabo tentò di farfugliare qualcosa, ma la laringe
resecata (ed inondata di sangue) glielo impedì. Stramazzò al suolo in un
orrendo e pulsante sbuffo vermiglio, che, ben presto, impiastricciò
l'immacolato ed innocente selciato. Lo sguardo dell'uomo, un attimo prima di
rendere l'anima (se mai ne possedesse una...) al suo Dio, volle dirigersi verso
il volto dell'aggressore.
Per imprimerlo nella sua evanescente memoria?
No. Sarebbe stata una pretesa assurda.
Piuttosto, impiegò le sue ultime forze per ripetere la formula rituale in uso
presso quella mala genìa, quella formula che, da sempre, per un orecchio
occidentale, risuona come una sorta di anatema:
"Allah Akbar! Allah Akbar!- ripetè più volte, gorgogliando - ".
Poi, fortunatamente, morì e si tolse dai coglioni...
La Crociata, la personalissima Crociata di ********, era iniziata.
Clima rovente.
Le
forze dell'ordine, dal canto loro, seguendo gli ordini tassativi giunti da Roma,
invasero ogni via, ogni piazza, ogni luogo della città e riempirono i cellulari
con chiunque possedesse tratti somatici anche solo vagamente somiglianti al
biotipo semitico. Fecero, come suol dirsi, una retata storica: retata
nella quale finirono decine di innocenti. Innocenti che furono poi passati per
le armi nelle principali piazze, allo scopo di dare una parvenza di sicurezza al
cittadino medio ed una dimostrazione di efficienza alle autorità.
Nel mucchio, come potrete immaginarvi, finirono pure onesti lavoratori del terzo
mondo, ed italiani dall'incarnato scuro. Fu una tragedia nella tragedia…
Il commissario capo, invero, parve prendere un certo gusto nella faccenda, e nel
giro di pochi giorni, assunse un ruolo pressoché dittatoriale. La storia è una
cosa che ama ripetersi, pur con tutte le varianti del caso, ed anche quella
volta si ripeté dando il via ad una caccia all'uomo mai vista…
Tutte le atrocità possibili ed immaginabili furono commesse in nome della
giustizia e, sempre a causa di questa, il controllo sulla popolazione divenne
totale: in quel lungo periodo, il concetto stesso di sfera privata
dell'esistenza sparì dal vocabolario. Tutti dovevano spiegare tutto ai Kapò
di quartiere, che insediati a presidiare il territorio in nome della sicurezza,
erano in realtà delatori pronti ad approfittarsi delle mille occasioni che la
situazione offriva loro, e non disdegnavano di vendere la vita di un amico pur
di appropriarsi dei suoi beni materiali.
In questo clima, nel pomeriggio del venticinque settembre, Anteo Pizzuto tenne
il suo discorso alla folla, in una Piazza Europa gremita sino all'inverosimile…
Casa di Ulisse Schittzer, investigatore privato.
"Gradirei
tenere chiusa quella finestra, Ago. I rumori che vengono dalla piazza mi
arrecano un certo fastidio".
"Già...! E visto che tu te ne stai lì spaparanzato sulla poltrona a
fumare, deduco che tocchi a me chiuderla... ".
"Oggi ti trovo particolarmente arguto. Non sarà che fai cure a mia
insaputa, eh?!".
"Oltre a ringraziarti per l'offesa (perché di questo si tratta...), penso
sia giunto il momento di confessarti tutta la verità".
"Beh?! Sono in attesa. Fai la tua rivelazione... ".
"Vedi, Ulisse, tutti, da piccoli, hanno un sogno, un desiderio segreto...
".
"Non vorrai rivelarmi il tuo! Potrebbe essere traumatico: magari, volevi
fare il ballerino con Don Lurio...!".
"No. La realtà è molto più semplice: la mia infanzia è stata triste e
senza sogni... ".
"Terribile! Ora, finalmente, comprendo molte cose... ".
"Poi, un giorno... ".
"Sì...?".
"Beh, da quando ti ho conosciuto, ho iniziato a desiderare di
assomigliarti. Pensa: da grande, se mi impegnerò duramente, forse, diventerò
come il famoso Ulisse Schittzer... ".
Improvvisamente, un bicchiere colmo di Lagavulin si infranse sulla parete alle
spalle di Agostino, che si scansò di quel tanto da non esserne colpito.
"Chiudo la finestra. Probabilmente, è meglio".
"Saggia idea. Le grida isteriche di quel despota mi fanno scoppiare la
testa".
"Shhh...! - fece Ago, portandosi l'indice al naso - Qui, anche i muri hanno
orecchie... ".
"No, qui, no. Ho fatto installare una emittente ad onde ultracorte in grado
di disturbare qualsiasi trasmissione radio. Le cimici non l'avranno vinta, con
noi... ".
"Speriamo... ".
"Fidati. E' matematico. Piuttosto, che dice quel tizio là fuori?".
"Ah,
quello? Se la prende con gli arabi. Cosa potrebbe fare di alternativo?".
"Pare sia diventato uno sport nazionale il fare d'ogni erba un fascio...
".
"La cosa è strumentale alla pulizia etnica che si va prefigurando,
Ulisse... ".
"Già...! E pensare che soltanto un paio d'anni fa, questi sembravano
termini prettamente balcanici".
"Il progresso non conosce pause, né confini, purtroppo... ".
"Uhmmm...! Il progresso, eh? Beh! Ora, mi sono proprio stancato. Andiamo in
piazza anche noi? Voglio sondare il terreno... ".
"Con tutto il rispetto, Ulisse: con quella barba hai un'aria assai poco
rassicurante. Non vorrei trovarmi al centro di un linciaggio... ".
"Oh! Il mio incarnato è chiaro e decisamente nordico, non porto né il
turbante, né la tunica, e non fumo il narghilè, ma degli ottimi avana. Senza
contare, poi, il fatto che, giù in città, mi conoscono quasi tutti... ".
"Come vuoi tu. Che Dio ce la mandi buona...!".
Dalla parte dei giusti.
"Ed
è ora di farla finita con tutta questa massa di pezzenti che lorda le nostre
belle strade, che ruba nelle nostre case, che stupra le nostre donne, che
minaccia la nostra sicurezza e diffonde religioni false! - schiumava l'uomo sul
palco, in mezzo alla folla in delirio - Dovete capire, cari signori, che oggi si
apre una nuova fase storica, al termine della quale sopravviverà una soltanto
delle forze in campo. Volete voi che sia la barbarie islamica a
sopravvivere?".
"Nooo! - urlò la folla, alzando i pugni in aria - ".
"Volete che il nemico comandi a casa vostra?".
"Nooo! - ripeté la massa, sempre più agitata - ".
"E allora, prendiamoli, questi bastardi, e bruciamo sui roghi la mala
semenza del falso dio Allah...!".
"Prendiamoli!".
"Bruciamoli!".
"Bastardi! Bastardi!".
La folla inferocita iniziò allora a disperdersi nelle più varie direzioni,
armata con ogni sorta di strumenti d'offesa, e ritmando slogan non del tutto
pacifisti: si era ufficialmente aperta la caccia all'arabo, con il beneplacito
delle autorità politiche, militari e religiose, tutte schierate sul palco
accanto all'oratore e visibilmente assenzienti...
Nel breve volgere di un quarto d'ora, Agostino ed io ci trovammo praticamente
soli nella piazza, insieme agli addetti alla pulizia...
Da lontano, oltre all'immancabile soffio del Maestrale, che alzava per aria le
cartacce abbandonate sull'asfalto, giungevano indistinti, ferini clamori.
"Beh...! Almeno, adesso sappiamo di stare dalla parte dei giusti - dissi,
volgendo le spalle al vento nel vano tentativo di accendermi un Partagas
- ".
"L'oratore è un ebreo - mi fece malignamente notare il mio socio - ".
"Ebbene?".
"Mi sento strumentalizzato, ecco tutto... ".
"Questa non è solo una guerra tra ebrei e palestinesi, Ago… ".
"No, certo. Tuttavia, quel Pizzuto è uno sporco ebreo, ed incita noi
ariani contro gli arabi. Non mi sembra molto corretto. Cinquant'anni fa, la cosa
non sarebbe accaduta… ".
"Ah…! Sei un nostalgico del vecchio zio Adolfo! Mi dispiace, caro. Mi
dispiace molto. Veramente. Il mondo, nel frattempo, è, però, leggermente
cambiato. Almeno, così si dice… Pare che tutto l'emisfero nord, Ago, si sia
coalizzato contro la punta di diamante del terzo mondo (i paesi arabi, appunto),
e che, di questa Santa Alleanza, facciano parte pure gli ebrei. Dovrai rivedere
i tuoi parametri di giudizio, temo. Il tuo cervello si è fermato al secolo
scorso. Aggiornati, Ago: è un consiglio…".
"Non mi offendo soltanto perché ti devo riconoscenza, e perché… temo tu
abbia ragione".
Misi in braccio sulle spalle del mio socio, e lo condussi lontano da quella
piazza, ormai divenutami odiosa…
Dense nubi procellose andavano addensandosi sulle nostre teste, e, presto, ne
avremmo viste delle belle.
Pioggia?! Non avete capito un cazzo…
La difficile scelta di ********.
Avete
mai riflettuto sulla psicologia di un serial-killer dalle inclinazioni razziste
come il nostro ********? Scommetto di no. Vediamo dunque di addentrarci nella
questione: da uomo metodico qual egli è, credo avesse penato non poco ad
individuare una specifica tipologia di vittima che soddisfacesse tutti i suoi
criteri. Manifestamente inferiore sul piano sociale e/o economico, senza radici
profonde nella nostra società, possibilmente inviso alla maggioranza dei
benpensanti, magari legato alla piccola criminalità, e con tratti somatici
nettamente diversi e facilmente individuabili, la vittima ricevendo in dono la
morte, quale espiazione delle proprie colpe e redenzione dalle stesse, permette
al nostro uomo di sentirsi un benefattore non solo dell'umanità, ma anche, e
soprattutto, delle vittima medesima, che, dall'aldilà, se potesse,
ringrazierebbe di tutto cuore il suo carnefice (vedi: "Le Opposte Rive Del
Fiume", n.d.r.)…
Ma ora? Dopo un immane sforzo di selezione che lo aveva portato ad individuare
nel biotipo arabo la riserva a cui attingere, cosa succede? La società civile
sceglie lo stesso capro espiatorio…!
Ci sarebbe da appendere il coltello al chiodo…!
Ma… spostiamo l'obiettivo sulle cedevoli sabbie della spiaggia di Marinella.
Laggiù, un curioso individuo mascherato da Joker cammina urlando al vento i
propri anatemi e prendendo a calci i sassi che i marosi trascinano avanti e
indietro sul litorale. Un bambino alza lo sguardo dal castello di sabbia che sta
lentamente forgiando, e lo osserva stupito. L'uomo, infine, scompare
all'orizzonte.
La lunga scia di impronte viene cancellata da un'onda più violenta delle altre…
Alcune grida, provenienti da distanze imperscrutabili, catturano l'attenzione
del piccolo costruttore. E' solo un attimo. Subito dopo, il bambino riabbassa lo
sguardo e torna alle sue faccende…
All'alba del giorno seguente, un raccoglitore di granchi, percorrendo a piedi il
lungo tratto di bagnasciuga che si interpone tra la foce del Magra ed il porto
di Carrara, capitando, circa a metà del tragitto, nei pressi di un fitto
canneto, si trovò ad osservare uno strano fenomeno: un enorme stormo di
gracchianti gabbiani volteggiava nervosamente sul posto, quasi fossero avvoltoi
tropicali, ed alcuni di questi, periodicamente, tuffandosi nel fitto della
ramaglia, ne fuoriuscivano, in breve, con brandelli, di non si sa che cosa,
trattenuti tra le due cornee ganasce del becco.
L'uomo, avvezzo all'osservazione dei fenomeni naturali, si avvicinò cautamente
al folto canneto. Gli uccelli, sentendolo arrivare, fuggirono via e gli
lasciarono libero il campo, pur continuando il loro ossessivo volteggio al di
sopra del luogo.
Due militari in divisa (sicuramente americani) giacevano a terra con la gola
orrendamente squarciata, e con il corpo scarnificato dalla famelica furia dei
gabbiani…
Il raccoglitore di granchi si risvegliò, qualche ora più tardi, coricato in un
bianco letto d'ospedale con una flebo di soluzione glucosata piantata in una
vena dell'avambraccio. La suora che si prese cura della sua anima gli raccontò
che era stato tutto un sogno, un'allucinazione dovuta ad un calo di zuccheri.
Siamo quasi certi che il buon Dio dei cristiani la perdonò…
(Segue...)