Appuntamento con il terrore.... 

La prima pagina del sito di questo autore - psicologo di 46 anni che vive a La Spezia e che ha pubblicato diversi romanzi gialli, sia su carta, sia su Internet - vi saluta con una testa "rotolante" e sanguinante che vi invita ad entrare...
Poi, l'immagine dello scrittore con un'arma da fuoco puntata proprio su di voi, informa che siete ancora in tempo a chiudere il computer...

A dispetto di tutto ciò, in quest'intervista, nessuna minaccia, niente sangue e terrore: Roberto Sensoni, l'ideatore di Ulisse Schittzer, un "Investigatore all'Italiana", ci racconta, fra l'altro, dei suoi esordi, della sua scrittura e della violenza che ci circonda.

Seguitemi, non abbiate paura: il risultato è davvero interessante!

 


- Quando ha cominciato a scrivere?
Ricordo la data con precisione quasi assoluta:era la fine di novembre del 1998.
Mi telefonò la solita amica col pallino della poesia, e mi lesse la sua ultima creazione.
Era un abominio...
Per reazione, in cinque minuti, vergai su carta le prime cose che vennero in mente.
Fu così che vide la luce il mio primo pezzo ("In fondo...").
L'amica, per la cronaca, non mi chiamò mai più.
Da allora, per circa un anno, avendo scoperto di avere qualche dote, mi diedi alla produzione di versi. Ne vennero fuori circa quaranta poesie, ed il poema "Verso nuove spiagge", opere costantemente premiate in concorsi letterari di rilevanza nazionale.
L'anno successivo, inventai il personaggio di Ulisse Schittzer, e non ho ancora avuto la forza di abbandonarlo dopo otto racconti "gialli" centrati sulla sua figura...
- E' stato facile trovare un editore per i suoi scritti?
Sembrerà strano, ma è stato facilissimo. Il primo editore a cui ho presentato "Un violento uomo di giustizia" (Helicon di Arezzo), me l'ha pubblicato senza nessun indugio, e le mille copie stampate sono andate esaurite nel giro di due mesi.
- Come è nato il personaggio di Ulisse Schittzer? Si ispira a qualche predecessore "illustre"?
Il personaggio è nato in maniera molto semplice: ho messo sulla carta tutto me stesso (aspetti reali e fantasmatici, soprattutto...).
E', in altre parole, un personaggio totalmente autobiografico.
No, non credo di essermi ispirato a nessuno, anche se, in passato, ho divorato migliaia di thriller e noir.
- Il suo carattere solitario ben si addice al nome, non credo sia un caso la scelta, ma il cognome? (Ho colto un'assonanza con una parola inglese, ma forse questo sì è un caso...).
Sul nome ha fatto pienamente centro. Per quanto riguarda il cognome, deve
sapere che tutti i thriller (ben otto, oramai) sono ambientati nella mia città (La Spezia), e Schittzer, anche se può apparire strano, è un tipico cognome spezzino(anche se foneticamente esotico...).
- So che lei è psicologo: immagino l'aiuti molto la sua professione nel delineare il profilo dei personaggi... E per le trame, dove trova l'ispirazione?
Sì, abbastanza, ma non più di tanto. Io credo che sia più importante la costanza nell'osservare gli altri e se stesso, oltre alla maturità legata all'età, naturalmente.
Vede, io non sarei stato in grado di scrivere una sola riga dieci anni fa...
Per le trame, mi succede una cosa strana. Mi siedo davanti al computer, mi invento un bel titolo, faccio una bella copertina, ed inizio la prima pagina. Tutto il resto è una conseguenza di questi "passi" preparatori. Io non so mai dove mi condurrà una storia, quale sarà il suo svolgimento, che conclusione avrà...
Perché è la storia che mi "usa" per essere scritta.
Io non sono altro che il suo "mezzo", il suo "tramite" per uscire alla luce.
Forse, è la capacità di tenere "aperte" le porte dell'inconscio  che conduce a questo, o forse, da qualche parte, c'è un'Entità che me le detta.
Chissà...
- Che cosa pensa, come scrittore e come psicologo, dei fatti drammatici degli ultimi tempi, che hanno sconvolto esistenze apparentemente normali?
Non crede che a volte la realtà superi l'immaginazione?
L'immaginazione può attingere soltanto dalla realtà, ed, attingendo da questa, non potrà mai superarla.
Io credo che, dopo la "rivoluzione sessuale", l'uomo debba compiere un passo ulteriore e, forse, ancora più importante: deve riappropriarsi della morte, guardarla in faccia, scoprire il senso della sua assurdità e della sua ineluttabilità.
Deve capire che non riguarda soltanto "l'altro", ma anche, e soprattutto, lui stesso.
Soltanto così, finirà di uccidere con "leggerezza".
Soltanto così tornerà ad apprezzare il bene sacro della vita.
A questo proposito, io credo che il "giallo", avvicinando l'uomo all'esito terminale della vita, lo prepari ad accettare la propria morte, esorcizzando le naturali fobie che riguardano questo "passaggio" inevitabile, ma, molto spesso, rimosso nei settori più profondi della psiche.
- E del successo di horror dall'alto concentrato di violenza e sadismo?
Abbiamo proprio bisogno di leggere queste storie?
Sì. Per i motivi ai quali accennavo prima...
- Lei ha pubblicato sia su carta sia su internet: crede molto nel futuro dell'e-book?
Non ci credo per niente. Se i miei lavori dovessero rimanere soltanto su internet, lo considererei un fallimento.
Il libro, con i suoi odori, con le sensazioni tattili che riesce a donare, con la sua "fisicità", insomma, conserva ancora quel qualcosa di magico, che internet non potrà mai dare.
- Si dice spesso che l'editoria sia in crisi, che in Italia si legge poco, che ci siano più scrittori che lettori, lei cosa ne pensa?
Quali sono le sue letture preferite?
Sino a quando i programmi scolastici continueranno a propinare agli studenti le solite "pappine", li terranno bene alla larga dal "libro". Gli insegnanti trasmettono, spesso, involontariamente, la sensazione (la certezza, in molti casi...) che il libro sia noia, pedanteria, fatica. Non certo divertimento e piacere...
Ritengo, poi, che gli editori debbano avere più coraggio, valorizzando i nuovi talenti, senza continuare a regalare miliardi all'oligarchia internazionale del romanzo.
Ma ha notato che i "best sellers" si comprano e non si leggono?
E sa perchè? Perché sono brutti...
Io sono onnivoro. Leggo gialli, thriller, horror, saggistica, narrativa di
vario genere, politica, economia, filosofia, testi classici...
- Ed ora la nostra domanda di rito: perché scrive?

Gliel'ho già detto. Io non scrivo. Piuttosto, "tiro fuori" storie che già
esistono, laggiù, da qualche parte, in fondo all'anima...

(ottobre -2000)