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La Lettera di Alberti

  Ultimo aggiornamento: 06-09-03

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Lettera di Dino Alberti Bresciaoggi 6/03/2003

 

Gentile direttore,
domenica 23 febbraio si è svolta a Montichiari con un anticipato e capillare volantinaggio, a sottolineare gli scopi, una "marcia per la Pace". Sul volantino si potevano leggere i nomi delle Associazioni e dei partiti che si ramificano nella ed all’ombra della Quercia e dei petali della Margherita. Peccato che il concorso della popolazione chiamata ad una "massiccia" partecipazione, questa, invece, è stata secondo le stime più accreditate, inferiore alle seppur rosee aspettative.
Quanti hanno retto le fila dell’iniziativa, standosene defilati, hanno inteso utilizzare, a mio modesto intendimento, un appuntamento di portata globale, per prove tecniche di elezioni amministrative, la cui posta in gioco, il prossimo anno a Montichiari, è molto alta. Si son visti così a braccetto personaggi che già appartennero alla Dc, ora Ppi, Ppm o Lista Area Civica o Margherita, e gli acerrimi nemici di una volta Pci, poi Ds e Rifondazione Comunista. In sostanza, le stesse persone fisiche d’antan, con qualche capello bianco in più quando non addirittura a cranio pelato. Gli esempi di quanto profonde fossero le divisioni sono millanta, ma, per ora, vorrei citarne soltanto uno, desunto da un intervento scritto dall’ex sindaco e dallo stesso letto nella seduta consigliare del 12 dicembre 1995 - la prima svoltasi nel nuovo Palazzo comunale. Ecco il giudizio che esprime sugli ipotetici compagni di viaggio futuri. «Possiamo fare appello, recita il corsivo, anche alle forze politiche di sinistra? Temiamo purtroppo di no, perchè proprio la sinistra italiana è stata l’artefice storico principale del deleterio impianto burocratico costruito in quarant’anni in tutti i centri di potere del Paese; ed i nipoti del Pci, sono oggi, ancorchè inconsciamente, i ragionieri meticolosi del cieco e prevaricante apparato burocratico costruito dai loro padri». Tale citazione faceva parte di una memoria dell’ex sindaco a seguito della richiesta di sue dimissioni da parte dell’opposizione per una vicenda giudiziaria.
In occasione della Marcia in questione mi è inoltre venuto alla mente quanto poco tempo prima avevo letto nell’epistolario fra Paolo VI e lo scrittore Giuseppe Prezzolini. Alle pressanti missive del Pontefice, suo grande amico, che invitava lo scrittore (agnostico se non ateo) ad incamminarsi sulla retta via, così egli gli rispose. Cito a memoria «caro Paolo, la Fede se uno l’ha, la tiene dentro di sè anche perchè non è in vendita e tanto meno barattabile». Un poco quanto penso anch’io riguardo alla Pace. Sono antimilitarista e non ho fatto il militare. Mi sono trovato, quindicenne, poco prima del 25 aprile 1945 con un mitra puntatomi alla gola da un soldato tedesco. Sono stato salvato da un vigile urbano, ora deceduto. Svolgevo compiti di interprete presso il comando partigiano locale e ponevo ascolto ai comunicato di Radio Londra con le Brigate Nere poco distanti, ed il giorno della Liberazione sono entrato in Montichiari a bordo del primo carro armato Sherman di una colonna corazzata americana proveniente da Castiglione delle Stiviere. La popolazione, nella piazza centrale, piazza Garibaldi, era in tripudio per la ritrovata libertà. In questi terribili giorni medito sulla Pace, però non mi sono mai piaciuti i dittatori, fossero essi italiani, tedeschi, sovietici ed ora serbi o arabi.
Dino Alberti Montichiari

 

   

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