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Legge sulla Fecondazione

  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Margherita e Fecondazione assistita

13-12-03
Parla il leader della Margherita: "Sulla fecondazione
non ho mai cambiato idea: il Far West è inaccettabile"
Rutelli difende la sua battaglia
"La provetta non è progressista"
di CURZIO MALTESE

Rutelli alla Camera

 

ROMA - Sembra incredibile che il Rutelli che vota la legge sulla fecondazione più restrittiva d'Europa con la destra e i vescovi sia lo stesso di vent'anni di battaglie per i diritti civili, non solo il Rutelli radicale ma anche quello di ieri o l'altroieri.

Come si può stravolgere le proprie idee in questo modo, al punto da scavalcare le stesse componenti cattoliche del suo partito? A essere cattivi le si potrebbe chiedere: in cambio di che cosa?
"Questa è la versione volgare, lo scambio con le gerarchie vaticane e una parte del mondo cattolico, il complotto di palazzo. E' offensivo ma io penso che un politico debba accettare ogni critica, perfino l'invettiva".

Quindi non si offende e risponde.
"Appunto. Se avessi pensato ad un calcolo elettoralistico l'avrei fallito alla grande. Ho ricevuto molte più critiche che solidarietà e so perfettamente di testimoniare una posizione maggioritaria in Parlamento ma minoritaria nel Paese, non parliamo poi nell'elettorato di centrosinistra".

E, allora, perché?
"Il divorzio, ovvero come la legge debba regolare la fine di un matrimonio, non c'entra. E neppure l'aborto, che va scoraggiato ma non mandando le donne in carcere. Su questi temi non ho cambiato idea. Ma la fecondazione assistita è una questione assai più complessa, solo con rozzezza è riducibile a uno scontro fra progressisti e oscurantisti. Io credo che i riformatori siano quelli che difendono il dovere di stabilire dei limiti".

Gli schieramenti però sono gli stessi d'allora, con la differenza della sua posizione.
"La pensavo così già dodici anni fa, anche se non pretendo che lei abbia letto i miei libri. Il liberismo applicato alla scienza e alla genetica rischia di produrre mostri. Qui non si tratta di difendere una frontiera di libertà, ma al contrario di approvare una finta liberalizzazione che toglie libertà e responsabilità all'individuo e alla società. Sono temi sui quali la politica dovrà fare scelte cruciali nei prossimi decenni e se partiamo con il teatrino settecentesco degli oscurantisti opposti ai progressisti non ne usciamo più. Stiamo giocando con la potenza genetica, un'arma formidabile".

Mi faccia un esempio.
"Eccolo. Oggi leggo un'intervista di una madre che ha avuto un bambino grazie alla fecondazione eterologa e dichiara: non gli dirò mai che è nato in provetta. Non si rende conto che è assurdo, impossibile? A parte il diritto di sapere, quel bambino sarà costretto a indagare perché nell'evoluzione della medicina la lettura del Dna sarà fondamentale ogni volta che dovrà curarsi da una malattia".

E per evitare gli abusi voi impedite di fatto la fecondazione assistita. In nome di quale etica "naturale"? Secondo lei è meglio venire al mondo da una madre che lo desidera fortemente, al punto da ricorrere a una provetta, o nascere da una che non ti desidera ma ti ha concepito naturalmente?
"La legge deve regolare. In Italia finora c'era il Far West. In teoria è tutto possibile, l'utero in affitto, le mamme-nonne, la fecondazione post mortem e pure la clonazione. La politica se n'era lavata le mani. Questo era progressista? E mi faccio un'altra domanda. La provetta non è l'unico sistema per avere un figlio desiderato. Esistono le adozioni, gli affidamenti. Ci sono milioni di bambini nel mondo che cercano l'amore di una famiglia. E' più progressista accoglierli dalla Romania, dal Perù o dall'abbandono negli istituti, oppure fabbricarsi la propria famigliola con l'aiuto della scienza, magari scegliendo con cura il seme di un donatore bello, ricco e intelligente?".

E' un argomento rispettabile, tanto più da chi come lei ha vissuto l'esperienza in prima persona. Ma lei meglio di chiunque può sapere che l'adozione si può incoraggiare ma non imporre vietando le alternative.
"Qui sono vietati soltanto alcuni aspetti. Per esempio, la fecondazione eterologa".

Sono nati cinquantamila bambini italiani con l'eterologa negli ultimi anni.
"Già, ma nessuno va poi a indagare su che cosa è successo in quelle famiglie. In alcuni paesi del Nord hanno fatto indagini e hanno deciso di proibirla. Parlo di Svezia o Norvegia, non di paesi cattolici gravati da oscurantismo medievale".

Rimane il fatto che in molti altri paesi è permessa, compresi quelli cattolici. Dunque siamo alle solite. Le legge vale per i poveri, mentre i ricchi vanno all'estero a comprarsi il seme.
"E' un'obiezione giusta. C'è il rischio di un turismo della fecondazione, per giunta con odiosi caratteri di censo. Ma vede, il problema è raggiungere una legislatura coerente in Europa. Finora non è stato possibile e per questo dobbiamo avvicinare le posizioni, non esasperare le divergenze. Nel parlamento europeo tre proposte su tre, di diverso orientamento, non hanno trovato una maggioranza. Prima o poi ci si dovrà arrivare e io spero che noi riusciremo a non scivolare verso l'eugenetica".

E' un timore più che fondato. Ma la contromisura appare ideologica. Nella legge approvata c'è la possibilità di impiantare a forza nel corpo di una donna sana un embrione malformato, salvo poi poter abortire. Se l'eugenetica è nazista, questo sembra un esperimento da lager.

"E' una misura assurdamente sbagliata".

E perché l'ha votata?
"Anche i parlamentari della Margherita hanno votato contro questa norma, come al numero fisso di tre embrioni. Sono aspetti che vanno corretti e al più presto. Ma ci arriveremo soltanto quando si smetterà di impostare la questione come uno scontro di civiltà e si deciderà di discutere nel merito, laicamente, ogni singolo punto".

Questa intanto è la legge che è passata.
"Gli aspetti positivi sono prevalenti. Gli errori dovranno essere corretti. Quella norma oltre che sbagliata è inapplicabile. Non credo si trovi una donna disposta a sottoporsi a quel tipo di intervento".

Si può essere d'accordo sul fatto che servisse una legge per regolamentare la materia, in un paese dove oggi si oscilla fra clericalismo di ritorno e il Barnum scientifico dove qualsiasi pazzo può annunciare la clonazione umana. Detto questo, non le pare che la politica invece di mediare abbia sposato uno dei due estremismi, guardacaso il cattolico?
"Ma non è uno scontro fra religiosi e laici, paladini del progresso e cricche clericali. Qui si tratta di trovare tutti insieme un metodo condiviso per affrontare temi sui quali nessuno di noi può avere la verità in tasca. Non c'è tempo da perdere con le crociate. I progressi scientifici sono rapidissimi e la politica è lenta, gravata da pregiudizi o indifferenze di altri secoli. Vede, nell'ultimo decennio in Italia la vita media è aumentata di due anni. Un tempo ci sarebbe voluto un secolo. In termini sociali, è una rivoluzione. Fra pochissimi anni sarà in teoria possibile sapere e decidere tutto sul bambino che si vuole avere. Se la politica non interviene, l'immensa responsabilità cadrà sulle spalle di ogni singola donna, coppia, famiglia. Ora, sarà un bel mondo progressista e felice quello in cui si potrà scegliere il tipo di bambino da avere come una merce da uno scaffale del supermercato?".

La sua scelta ha diviso l'Ulivo, la nascente lista riformista e il suo stesso partito. Non è paradossale che nella Margherita il laico Rutelli abbia preso una posizione così schierata e i cattolici come Parisi siano intervenuti a spiegare che non bisogna dar l'impressione di appiattirsi sulle gerarchie ecclesiastiche?

"Parisi ha ragione se riafferma che la Margherita è un partito laico e che non vi sono maggioranze o minoranze ma vera libertà in questo campo. Ha torto quando si presta ad una politicizzazione. Se qualcuno poi vuol leggerla come una contrapposizione fra me e i prodiani, faccia pure. Sono sciocchezze, trucchetti da bassa politica e giornalismo pettegolo. Il mio sostegno a Prodi è totale, mentre sulla fecondazione la mia scelta personale è dettata da convinzioni profonde e maturate da anni. Mi vergognerei se le avessi nascoste. Spero piuttosto che da domani si possa trattare il rapporto fra innovazione scientifica, etica e politica con toni più civili, invece che con anatemi contrapposti: non tutte le novità sono progresso. Penso che nei prossimi anni una buona politica dovrà rispondere alle sfide del cambiamento scientifico non inseguirle in modo subalterno".

 

(12 dicembre 2003)

 



a cura del gruppo di coordinamento