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Margherita e Fecondazione assistita
13-12-03
Parla il leader della Margherita: "Sulla fecondazione
non ho mai cambiato idea: il Far West è inaccettabile"
Rutelli difende la sua battaglia
"La provetta non è progressista"
di CURZIO MALTESE
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Rutelli alla Camera |
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ROMA
- Sembra incredibile che il Rutelli che vota la legge sulla
fecondazione più restrittiva d'Europa con la destra e i vescovi sia lo
stesso di vent'anni di battaglie per i diritti civili, non solo il Rutelli
radicale ma anche quello di ieri o l'altroieri.
Come si può stravolgere le proprie idee in questo modo, al punto da
scavalcare le stesse componenti cattoliche del suo partito? A essere cattivi
le si potrebbe chiedere: in cambio di che cosa?
"Questa è la versione volgare, lo scambio con le gerarchie vaticane e una
parte del mondo cattolico, il complotto di palazzo. E' offensivo ma io penso
che un politico debba accettare ogni critica, perfino l'invettiva".
Quindi non si offende e risponde.
"Appunto. Se avessi pensato ad un calcolo elettoralistico l'avrei fallito
alla grande. Ho ricevuto molte più critiche che solidarietà e so
perfettamente di testimoniare una posizione maggioritaria in Parlamento ma
minoritaria nel Paese, non parliamo poi nell'elettorato di centrosinistra".
E, allora, perché?
"Il divorzio, ovvero come la legge debba regolare la fine di un matrimonio,
non c'entra. E neppure l'aborto, che va scoraggiato ma non mandando le donne
in carcere. Su questi temi non ho cambiato idea. Ma la fecondazione
assistita è una questione assai più complessa, solo con rozzezza è
riducibile a uno scontro fra progressisti e oscurantisti. Io credo che i
riformatori siano quelli che difendono il dovere di stabilire dei limiti".
Gli schieramenti però sono gli stessi d'allora, con la differenza della
sua posizione.
"La pensavo così già dodici anni fa, anche se non pretendo che lei abbia
letto i miei libri. Il liberismo applicato alla scienza e alla genetica
rischia di produrre mostri. Qui non si tratta di difendere una frontiera di
libertà, ma al contrario di approvare una finta liberalizzazione che toglie
libertà e responsabilità all'individuo e alla società. Sono temi sui quali
la politica dovrà fare scelte cruciali nei prossimi decenni e se partiamo
con il teatrino settecentesco degli oscurantisti opposti ai progressisti non
ne usciamo più. Stiamo giocando con la potenza genetica, un'arma
formidabile".
Mi faccia un esempio.
"Eccolo. Oggi leggo un'intervista di una madre che ha avuto un bambino
grazie alla fecondazione eterologa e dichiara: non gli dirò mai che è nato
in provetta. Non si rende conto che è assurdo, impossibile? A parte il
diritto di sapere, quel bambino sarà costretto a indagare perché
nell'evoluzione della medicina la lettura del Dna sarà fondamentale ogni
volta che dovrà curarsi da una malattia".
E per evitare gli abusi voi impedite di fatto la fecondazione assistita.
In nome di quale etica "naturale"? Secondo lei è meglio venire al mondo da
una madre che lo desidera fortemente, al punto da ricorrere a una provetta,
o nascere da una che non ti desidera ma ti ha concepito naturalmente?
"La legge deve regolare. In Italia finora c'era il Far West. In teoria è
tutto possibile, l'utero in affitto, le mamme-nonne, la fecondazione post
mortem e pure la clonazione. La politica se n'era lavata le mani. Questo era
progressista? E mi faccio un'altra domanda. La provetta non è l'unico
sistema per avere un figlio desiderato. Esistono le adozioni, gli
affidamenti. Ci sono milioni di bambini nel mondo che cercano l'amore di una
famiglia. E' più progressista accoglierli dalla Romania, dal Perù o
dall'abbandono negli istituti, oppure fabbricarsi la propria famigliola con
l'aiuto della scienza, magari scegliendo con cura il seme di un donatore
bello, ricco e intelligente?".
E' un argomento rispettabile, tanto più da chi come lei ha vissuto
l'esperienza in prima persona. Ma lei meglio di chiunque può sapere che
l'adozione si può incoraggiare ma non imporre vietando le alternative.
"Qui sono vietati soltanto alcuni aspetti. Per esempio, la fecondazione
eterologa".
Sono nati cinquantamila bambini italiani con l'eterologa negli ultimi
anni.
"Già, ma nessuno va poi a indagare su che cosa è successo in quelle
famiglie. In alcuni paesi del Nord hanno fatto indagini e hanno deciso di
proibirla. Parlo di Svezia o Norvegia, non di paesi cattolici gravati da
oscurantismo medievale".
Rimane il fatto che in molti altri paesi è permessa, compresi quelli
cattolici. Dunque siamo alle solite. Le legge vale per i poveri, mentre i
ricchi vanno all'estero a comprarsi il seme.
"E' un'obiezione giusta. C'è il rischio di un turismo della fecondazione,
per giunta con odiosi caratteri di censo. Ma vede, il problema è raggiungere
una legislatura coerente in Europa. Finora non è stato possibile e per
questo dobbiamo avvicinare le posizioni, non esasperare le divergenze. Nel
parlamento europeo tre proposte su tre, di diverso orientamento, non hanno
trovato una maggioranza. Prima o poi ci si dovrà arrivare e io spero che noi
riusciremo a non scivolare verso l'eugenetica".
E' un timore più che fondato. Ma la contromisura appare ideologica. Nella
legge approvata c'è la possibilità di impiantare a forza nel corpo di una
donna sana un embrione malformato, salvo poi poter abortire. Se l'eugenetica
è nazista, questo sembra un esperimento da lager.
"E' una misura assurdamente sbagliata".
E perché l'ha votata?
"Anche i parlamentari della Margherita hanno votato contro questa norma,
come al numero fisso di tre embrioni. Sono aspetti che vanno corretti e al
più presto. Ma ci arriveremo soltanto quando si smetterà di impostare la
questione come uno scontro di civiltà e si deciderà di discutere nel merito,
laicamente, ogni singolo punto".
Questa intanto è la legge che è passata.
"Gli aspetti positivi sono prevalenti. Gli errori dovranno essere corretti.
Quella norma oltre che sbagliata è inapplicabile. Non credo si trovi una
donna disposta a sottoporsi a quel tipo di intervento".
Si può essere d'accordo sul fatto che servisse una legge per
regolamentare la materia, in un paese dove oggi si oscilla fra clericalismo
di ritorno e il Barnum scientifico dove qualsiasi pazzo può annunciare la
clonazione umana. Detto questo, non le pare che la politica invece di
mediare abbia sposato uno dei due estremismi, guardacaso il cattolico?
"Ma non è uno scontro fra religiosi e laici, paladini del progresso e
cricche clericali. Qui si tratta di trovare tutti insieme un metodo
condiviso per affrontare temi sui quali nessuno di noi può avere la verità
in tasca. Non c'è tempo da perdere con le crociate. I progressi scientifici
sono rapidissimi e la politica è lenta, gravata da pregiudizi o indifferenze
di altri secoli. Vede, nell'ultimo decennio in Italia la vita media è
aumentata di due anni. Un tempo ci sarebbe voluto un secolo. In termini
sociali, è una rivoluzione. Fra pochissimi anni sarà in teoria possibile
sapere e decidere tutto sul bambino che si vuole avere. Se la politica non
interviene, l'immensa responsabilità cadrà sulle spalle di ogni singola
donna, coppia, famiglia. Ora, sarà un bel mondo progressista e felice quello
in cui si potrà scegliere il tipo di bambino da avere come una merce da uno
scaffale del supermercato?".
La sua scelta ha diviso l'Ulivo, la nascente lista riformista e il suo
stesso partito. Non è paradossale che nella Margherita il laico Rutelli
abbia preso una posizione così schierata e i cattolici come Parisi siano
intervenuti a spiegare che non bisogna dar l'impressione di appiattirsi
sulle gerarchie ecclesiastiche?
"Parisi ha ragione se riafferma che la Margherita è un partito laico e che
non vi sono maggioranze o minoranze ma vera libertà in questo campo. Ha
torto quando si presta ad una politicizzazione. Se qualcuno poi vuol
leggerla come una contrapposizione fra me e i prodiani, faccia pure. Sono
sciocchezze, trucchetti da bassa politica e giornalismo pettegolo. Il mio
sostegno a Prodi è totale, mentre sulla fecondazione la mia scelta personale
è dettata da convinzioni profonde e maturate da anni. Mi vergognerei se le
avessi nascoste. Spero piuttosto che da domani si possa trattare il rapporto
fra innovazione scientifica, etica e politica con toni più civili, invece
che con anatemi contrapposti: non tutte le novità sono progresso. Penso che
nei prossimi anni una buona politica dovrà rispondere alle sfide del
cambiamento scientifico non inseguirle in modo subalterno".
(12 dicembre 2003)
a cura del gruppo di coordinamento
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