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Sulla questione del crocifisso...
Lettera aperta al direttore de L'Eco
28-11-03
di Stefano
Mutti
Egregio Direttore,
Ho letto con attenzione la
lettera degli illustri concittadini (Alberti e Superfluo) sulla croce e sui
riferimenti alla nostra identità cristiana locale monteclarense. Sono
rimasto un po’ perplesso sul finale: l’invito al Sindaco ad iniziativa “la
più opportuna nel motto costantiniano “In hoc signo vinces”. Alla luce anche
dei drammatici avvenimenti di questi giorni, vorrei esporre alcune
riflessioni che, come cattolico impegnato, mi stanno particolarmente a cuore
e che per fortuna condivido con molti altri cattolici monteclarensi. A mio
avviso, non si può che essere d’accordo sul fatto che i principi del
cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico di tutto il popolo italiano
e che il Concordato del 1984 riconosce il “valore della cultura religiosa”.
Inoltre, il principio costituzionale della Laicità, come ci viene ben
spiegato dalla Corte Costituzionale, caratterizza una forma di Stato i cui
governanti non possono manifestare né favore, né indifferenza, né ostilità
verso qualsiasi religione così come verso l’ateismo. Lo Stato-comunità è
chiamato a tutelare la libertà religiosa in regime di pluralismo
confessionale e culturale, e deve rispettare le esigenze della coscienza
religiosa dei cittadini. Il Crocifisso appartiene al patrimonio storico del
popolo italiano e come tale, a mio avviso, ha diritto di stare in una scuola
italiana , essendo ben chiaro che esso non rappresenta lo Stato, né, come
sarebbe in un luogo di culto, la Chiesa cattolica. Lo Stato Laico non può
vietarne dunque l’affissione in una scuola perché questo sarebbe atto ostile
verso la comunità dei cittadini credenti e contrario alla forma
costituzionale di laicità descritta dalla nostra Corte Costituzionale. Un
concetto di laicità che tende a bandire dai luoghi pubblici ogni tipo di
insegna religiosa la troviamo nella tradizione francese, dovuta a
particolari forme storiche vissute in quel paese dalla fine del XVIII
secolo. Eppure anche lì cercano di mitigare tale tipo di laicità per non
degradare il concetto di Laicità dello Stato ad un’ideologia antireligiosa.
Attualmente, infatti, in una società “globalizzata” la libertà religiosa
diviene sempre più un fattore determinante nel registrare il grado di
tolleranza e di rispetto reciproco tra le varie appartenenze e di
conseguenza anche il grado di integrazione delle minoranze, in un paese
ospitante. Integrazione infatti, non è assimilazione della cultura del paese
ospitante, ma pacifica e fruttuosa convivenza civile nel rispetto delle
leggi. Purtroppo, nel corso della storia, l’uso strumentale delle religioni
è stato più volte causa di conflitti, ma non per questo le religioni hanno
cessato di essere una leva potentissima di umanizzazione e di pacificazione
dei popoli. La Chiesa Cattolica, in particolare, è già da tempo protagonista
di questa conversione delle religioni mondiali alla causa della promozione
umana e della pace internazionale. Il crocifisso segno di dolore e di
ingiustizia rappresenta anche il simbolo di speranza e di redenzione
universale. Mi Turberebbe molto che questo simbolo fosse brandito contro il
diverso, il musulmano, il “clandestino” che, esule dalla sua terra, cerca un
terreno dove poter piantare la sua tenda e professare la sua religione. Non
vorrei nemmeno che questo simbolo venisse usato contro coloro che hanno
ancora la forza (nonostante tutto) di fare sentire la propria voce contro le
discriminazioni, le ingiustizie, contro le guerre, il terrorismo e le
violenze. Mi sembra doveroso contrastare tutti quei segnali di
intolleranza, anche se magari non del tutto consapevoli, che risentono di un
fuorviante clima di crociata. La guerra, la violenza è ad portas, non
vorremmo che, tacendo queste preoccupazioni e non contrastando anche queste
piccole spie di intolleranza, per il nostro quieto vivere, si insinuasse in
modo subdolo anche nelle nostre menti un desiderio di antagonismo che non
esiste, soprattutto nel cuore di un vero cristiano. E’ un congegno complesso
ma che si può già leggere in alcuni eccessi di leader politici e in alcune
paure latenti nei confronti del diverso. E’ un segno dei tempi! Ci troviamo
ad un passo dallo scontro di civiltà previsto con dieci anni di anticipo da
Samuel Huntington, nel suo famoso, omonimo, saggio. La delicatezza della
situazione richiederebbe da parte di tutti ben altro senso di
responsabilità, oltre che buon gusto e rispetto per il Sacro. Purtroppo oggi
questo passa il convento…
Vorremmo che il crocifisso,
come simbolo, non debba tanto rappresentare un’identità locale, quanto dei
valori che, nel faticoso percorso della storia, sono entrati a far parte
della nostra stessa civiltà e sono a fondamento delle nostre istituzioni
civili; scrive a tal proposito Padre Sorge in Le radici Cristiane
dell’Europa Ag. Sociali Giugno 03: “Gli stessi
non credenti, del resto, non possono fare a meno di confrontarsi con
l’eredità storica, culturale e spirituale della tradizione
ebraico-cristiana, a cui si rifà la concezione della esistenza umana,
propria della civiltà europea, con i suoi elementi caratteristici:
primato della persona umana, rispetto della vita, tutela dell’infanzia e
della famiglia, parità tra uomo e donna, libertà di coscienza, di pensiero e
di religione, giustizia sociale ed economica, tutela del pluralismo
culturale e politico, pace basata sul diritto. Negare la matrice
religiosa di questi valori, oggi ritenuti «laici», sarebbe fare
violenza alla verità e renderebbe incomprensibile la storia dell’Europa”.
Uno che di crocifissi se ne
intendeva, scriveva queste parole, che oggi ci paiono straordinariamente
attuali e degne di rappresentare degnamente lo spirito del crocifisso per
qualsiasi persona di buona volontà:
“O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace,
Dov'è odio, che io porti Amore
Dov'è offesa, ch'io porti Perdono
Dov'è discordia, ch'io porti Unione…
…fa che io non cerchi tanto di essere consolato ma di consolare,
di essere compreso, ma di comprendere,
di essere amato ma di amare.
Perché è dando che si riceve
È perdonando che si è perdonati
È morendo che si risorge alla Vita Eterna.” (San Francesco
D'Assisi)
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