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Il Crocifisso

  Ultimo aggiornamento: 19-01-04

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Sulla  questione del crocifisso...

Lettera aperta al direttore de L'Eco

28-11-03

di Stefano Mutti

Egregio Direttore,

 

Ho letto con attenzione la lettera degli illustri concittadini (Alberti e Superfluo) sulla croce e sui riferimenti alla nostra identità cristiana locale monteclarense. Sono rimasto un po’ perplesso sul finale: l’invito al Sindaco ad iniziativa “la più opportuna nel motto costantiniano “In hoc signo vinces”. Alla luce anche dei drammatici avvenimenti di questi giorni, vorrei esporre alcune riflessioni che, come cattolico impegnato, mi stanno particolarmente a cuore e che per fortuna condivido con molti altri cattolici monteclarensi. A mio avviso, non si può che essere d’accordo sul fatto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico di tutto il popolo italiano e che il Concordato del 1984 riconosce il “valore della cultura religiosa”. Inoltre, il principio costituzionale della Laicità, come ci viene ben spiegato dalla Corte Costituzionale, caratterizza una forma di Stato i cui governanti non possono manifestare né favore, né indifferenza, né ostilità verso qualsiasi religione così come verso l’ateismo. Lo Stato-comunità è chiamato a tutelare la libertà religiosa in regime di pluralismo confessionale e culturale, e deve rispettare le esigenze della coscienza religiosa dei cittadini. Il Crocifisso appartiene al patrimonio storico del popolo italiano e come tale, a mio avviso, ha diritto di stare in una scuola italiana , essendo ben chiaro che esso non rappresenta lo Stato, né, come sarebbe in un luogo di culto, la Chiesa cattolica. Lo Stato Laico non può vietarne dunque l’affissione in una scuola perché questo sarebbe atto ostile verso la comunità dei cittadini credenti e contrario alla forma costituzionale di laicità descritta dalla nostra Corte Costituzionale. Un concetto di laicità che tende a bandire dai luoghi pubblici ogni tipo di insegna religiosa la troviamo nella tradizione francese, dovuta a particolari forme storiche vissute in quel paese dalla fine del XVIII secolo. Eppure anche lì cercano di mitigare tale tipo di laicità per non degradare il concetto di Laicità dello Stato ad un’ideologia antireligiosa. Attualmente, infatti, in una società “globalizzata” la libertà religiosa diviene sempre  più un fattore determinante nel registrare il grado di tolleranza e di rispetto reciproco tra le varie appartenenze e di conseguenza anche il grado di integrazione delle minoranze, in un paese ospitante. Integrazione infatti, non è assimilazione della cultura del paese ospitante, ma pacifica e fruttuosa convivenza civile nel rispetto delle leggi. Purtroppo, nel corso della storia, l’uso strumentale delle religioni è stato più volte  causa di conflitti, ma non per questo le religioni hanno cessato di essere una leva potentissima di umanizzazione e di pacificazione dei popoli. La Chiesa Cattolica, in particolare, è già da tempo protagonista di questa conversione delle religioni mondiali alla causa della promozione umana e della pace internazionale. Il crocifisso segno di dolore e di ingiustizia rappresenta anche il simbolo di speranza e di redenzione universale. Mi Turberebbe molto che questo simbolo fosse brandito contro il diverso, il musulmano, il “clandestino” che, esule dalla sua terra, cerca un terreno dove poter piantare la sua tenda e professare la sua religione. Non vorrei nemmeno che questo simbolo venisse usato contro coloro che hanno ancora la forza (nonostante tutto) di fare sentire la propria voce contro le discriminazioni, le ingiustizie, contro le guerre, il terrorismo e le violenze. Mi sembra doveroso  contrastare tutti quei segnali di intolleranza, anche se magari non del tutto consapevoli, che risentono di un fuorviante clima di crociata. La guerra, la violenza è ad portas, non vorremmo che, tacendo queste preoccupazioni e non contrastando anche queste piccole spie di intolleranza, per il nostro quieto vivere, si insinuasse in modo subdolo anche nelle nostre menti un desiderio di antagonismo che non esiste, soprattutto nel cuore di un vero cristiano. E’ un congegno complesso ma che si può già leggere in alcuni eccessi di leader politici e in alcune paure latenti nei confronti del diverso. E’ un segno dei tempi! Ci troviamo ad un passo dallo scontro di civiltà previsto con dieci anni di anticipo da Samuel Huntington, nel suo famoso, omonimo, saggio. La delicatezza della situazione richiederebbe da parte di tutti ben altro senso di responsabilità, oltre che buon gusto e rispetto per il Sacro. Purtroppo oggi questo passa il convento…

Vorremmo che il crocifisso, come simbolo, non debba tanto rappresentare un’identità locale, quanto dei valori che, nel faticoso percorso della storia, sono entrati a far parte della nostra stessa civiltà e sono a fondamento delle nostre istituzioni civili; scrive a tal proposito Padre Sorge in  Le radici Cristiane dell’Europa Ag. Sociali Giugno 03: “Gli stessi non credenti, del resto, non possono fare a meno di confrontarsi con l’eredità storica, culturale e spirituale della tradizione ebraico-cristiana, a cui si rifà la concezione della esistenza umana, propria della civiltà europea, con i suoi elementi caratteristici: primato della persona umana, rispetto della vita, tutela dell’infanzia e della famiglia, parità tra uomo e donna, libertà di coscienza, di pensiero e di religione, giustizia sociale ed economica, tutela del pluralismo culturale e politico, pace basata sul diritto. Negare la matrice religiosa di questi valori, oggi ritenuti «laici», sarebbe fare violenza alla verità e renderebbe incomprensibile la storia dell’Europa”.

Uno che di crocifissi se ne intendeva, scriveva queste parole, che oggi ci paiono straordinariamente attuali e degne di rappresentare degnamente lo spirito del crocifisso per qualsiasi persona di buona volontà:

“O Signore, fa di me uno strumento della tua Pace,
Dov'è odio, che io porti Amore
Dov'è offesa, ch'io porti Perdono
Dov'è discordia, ch'io porti Unione…
…fa che io non cerchi tanto di essere consolato ma di consolare,
di essere compreso, ma di comprendere,
 di essere amato ma di amare.
Perché è dando che si riceve
È perdonando che si è perdonati
È morendo che si risorge alla Vita Eterna.”       (
San Francesco D'Assisi)