Salve amici!
Mi chiamo Sile e sono il fiume della città di Treviso. Nasco
a Casacorba. Sono un fiume di risorgiva, cioè la mia acqua
esce da sottoterra.
Ora vi racconto la mia storia.
Un giorno stavo scorrendo tranquillamente nel mio letto, quando
vidi una piccola orribile larva che stava divorando ad una velocità
incredibile tutte le foglie di un povero salice piangente che ora
sembrava piangere ancora di più. Abbassando gli occhi vidi
altre dieci di quelle larve farsi degli spuntini con l’erba e, un
po’ più indietro forse cento di quegli orribili animali papparsi
una bella zuppa di canne palustri. Allora pensai subito alle mie
piccole anatre e ai miei piccoli topolini: come avrebbero potuto
nutrirsi? E i miei alberi: sarebbero stati sterminati? Ed io: sarei
rimasto senza un parco?
Tutte queste domande mi si affollavano nella testa, e intanto le
larve continuavano ad ingozzarsi di foglie, fiori ed erba.
Decisi di andarmi a consultare dalla gnoma Orchidea Palmata, la
più saggia del mio parco (il mio ex parco, ormai).
Continuai il percorso per altri due chilometri, finché non
scorsi una rientranza nella sponda: la caverna della gnoma. C’era
un forte profumo di orchidea e subito la gnoma mi accolse: era una
dolce vecchietta con in testa una cuffietta a forma di petalo. La
gnoma mi spiegò che era stata la strega Puzzona a mandare
quegli orribili animali, per distruggere tutta la natura e mandare
dappertutto il suo orribile fetore. La gnometta mi insegnò
anche la ricetta per uccidere quei disgustosi bruchi: bisognava
mischiare del brodo di vespe con la cresta di un raro tritone crestato,
poi bisognava amalgamare il tutto e aggiungere uova di farfalla.
Poi mi disse:
- Le uova di farfalla e il brodo di vespe te li posso fornire io,
ma la cresta del tritone te la devi cercare nella casa della strega.
Nella sua cantina vive infatti un vecchissimo esemplare di questa
specie che ogni anno perde la cresta e le conserva tutte in alcuni
vasetti. Lui te ne regalerà una, solo se tu gli offrirai
un po’ della tua acqua pura.
Io trasformerò un po’ della tua acqua in sacco e dell’altra
acqua in farfalla. La farfalla, cioè te, si porterà
dietro il sacco ed, al momento opportuno, tu dirai “firufirulà”,
ed il sacco si trasformerà in una vaschetta d’acqua in cui
il tritone potrà fare il bagno in pace.
Pronunciò alcune parole magiche ed io mi trasformai in farfalla,
e accanto a me apparve un sacchettino di cuoio che la gnoma mi legò
alla zampa. Mi librai in aria e in un battito d’ali (ero una farfalla
magica) arrivai alla casa della strega.
Era un luogo ripugnante: c’era spazzatura dappertutto e un fetore
che impregnava le pareti che quasi non si poteva respirare. I mobili
erano completamente tarlati ed il pavimento era cosparso di foglie
secche e di calabroni morti.
Vidi una porticina più piccola di una foglia di quercia,
e a fatica ci entrai. Conduceva nella cantina: c’erano ragnatele
ovunque e in un angolino stava imbronciato il tritone a contare
le creste che aveva perso.
Io mi avvicinai pian piano e gli chiesi:
- Signor tritone? Mi potrebbe dare una sua cresta?
Ma lui, come aveva previsto Orchidea, rispose burbero:
- Prima dammi l’acqua del mio amato Sile.
Io appoggiai per terra il sacchetto e pronunciai le parole magiche,
cosicché comparve la vaschetta e il tritone vi ci si tuffò
dentro felice.
- Ed ora amico – mi disse – serviti pure!
Io presi una cresta e volai via. Quando tornai Orchidea, che stava
cominciando a cuocere il brodo di vespe, mi fece ritornare alla
mia forma normale, ed io aggiunsi alla brodaglia la cresta di tritone.
Dopo aver aggiunto le uova di farfalla la pozione fu pronta ed io
la caricai su una foglia di ninfea e me la portai nel luogo in cui
avevo visto le bestiacce per la prima volta.
Ormai era diventato quasi un deserto. Spruzzai in aria il liquido
e le gocce, come piccoli aeroplani, volarono sopra le larve e le
distrussero ad una ad una.
Finalmente il mio parco era salvo ed io ero felice: avevo salvato
la bellezza e il fascino della natura incontaminata!
(Sarah)
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