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"...
sono 3000, sono arrivati, sono
tutti sulla banchina, stanchi, affamati, con in mano il "libretto
rosso" (che li bolla come analfabeti) o il "foglio
giallo" che dà qualche maggiore speranza; ma per tutti c'è ora la
quarantena, un attesa lunga, snervante; e per alcuni - che prima di
partire hanno venduto case e podere o si sono indebitati per fare il
viaggio - non è solo stressante ma è un'attesa angosciante".
(da
un cronista dell'epoca - 1920)
Emigranti
A partire da fine Ottocento e nei primi decenni del Novecento, il fenomeno dell’emigrazione ha interessato in modo considerevole anche le nostre terre. Le dure condizioni di vita e la scarsità di mezzi di sostentamento, a disposizione delle famiglie, costrinsero molti a cercare fortuna in altri Paesi europei, più industrializzati, o in America. A più riprese e con modalità diverse le partenze dall’Italia caratterizzarono buona parte del secolo scorso. L’argomento è assai vasto e si presterebbe ad un'analisi approfondita; in questo contesto pensiamo di fornirvi solo qualche informazione e le notizie che abbiamo raccolto nelle nostre interviste sul tempo passato. Le presentiamo come spunto di riflessione per un fenomeno che ha caratterizzato la nostra storia, portando molti nostri concittadini a vivere e a lavorare all’estero temporaneamente o in modo definitivo.
L’emigrazione italiana: la storia
Gli italiani sono stati protagonisti del più grande esodo migratorio della storia moderna. Nell’arco di poco più di un secolo, a partire dal 1861 sono state registrate più di 24 milioni di partenze, un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione al momento dell’Unità. Si trattò di un esodo che, a differenza di quanto si crede comunemente, toccò tutte le regioni italiane, con una priorità dell’esodo settentrionale tra il 1876 e il 1900 con tre regioni che fornivano da sole il 47% dell’emigrazione totale: il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte. La situazione si capovolse nei due decenni successivi quando il primato migratorio passò alle regioni meridionali con la Sicilia che dette il maggior contributo, 12,8%, seguita dalla Campania con il 10,9%.
Le tappe dell’emigrazione
I flussi migratori seguirono ondate diverse:
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Dal 1880 al 1920
Nel 1830 in America si contavano appena 439 italiani e il modesto esodo continuò su queste insignificanti cifre fino alla costituzione del Regno d'Italia, quando anche a causa del rapido aumento della popolazione, il movimento migratorio conobbe un forte aumento. A partire dal 1880 si ebbe una emigrazione di circa 100.000 unità l'anno, principalmente dal Nord - Est. Poi andò crescendo in proporzioni impressionanti sul resto d'Italia, e toccò il massimo nell'anno 1913, quando in 12 mesi emigrarono 872.598 individui.
Lo scoppio della guerra, nel 1914, interruppe il movimento migratorio, ma al termine del conflitto, con la crisi della consistente produzione bellica, la corrente migratoria riprese il suo moto, tanto che nel 1920 emigrarono 614.611 italiani, e dal 1921 al 1930 il totale fu di 2.577.000. Nel 1927, nella sola città di New York, vivevano 1.070.355 nostri connazionali. E le aziende agricole italiane ammontavano negli Stati Uniti a 18.235, delle quali 4.400 nella sola California. Mentre in Argentina gli italiani erano già diventati 1.797.000, e quelli residenti in Brasile 1.840.000. |
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Dal 1920 al 1939
Nel corso del XX secolo l’emigrazione generale da libera divenne filtrata: gli stati extraeuropei regolarono gli ingressi. Dapprima cominciarono a soddisfare il settore primario con persone poco colte, ma adatte a fare i braccianti; dopo aver ottenuto una buona riserva di manodopera a basso costo, accolsero solo persone adatte al settore secondario e terziario, scartando analfabeti e braccianti. Negli anni trenta il regime fascista rallentò l’emigrazione esterna a favore delle bonifiche di zone paludose del Paese. Lo scoppio della seconda guerra mondiale bloccò la pacifica emigrazione e bloccò i popoli alle frontiere. Non appena la carneficina finì, l’esodo riprese violentemente. |
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Dal 1947 al 1971
Nel 1947 partirono dall’Italia i primi sgangherati treni postbellici e dai porti semidistrutti di Genova e Napoli partirono le prime navi per le Americhe. Gli anni della ripresa economica segnarono forti flussi migratori interni al Paese, soprattutto verso le zone industriali del Nord; l’Italia continuò ad essere il più grande serbatoio di manodopera dell’Occidente, con 1.128.000 di emigranti nel periodo 1946-1950; 1.366.000 nel periodo 1951-1955; 1.739.000 nel periodo 1956-1960; 1.556.000 nel periodo 1961-1965; e di 1.076.000 dal 1966 al 1970. in 25 anni si calcola che 5.737.000 lasciarono la Nazione.
L’emigrazione per quanto struggente non fu però priva di risultati favorevoli, traducendosi infine in un incentivo ad un notevole progresso tecnico (ma anche economico, si pensi alle forti rimesse degli emigranti). Per molti decenni le condizioni dell’agricoltura erano rimaste stazionarie, o avevano mostrato elementi modestissimi di trasformazione in meglio; l’aumento dei salari, conseguito con le agitazioni o dovuto alla scarsità della manodopera disponibile dopo le emigrazioni in massa, rendeva più conveniente un più largo uso delle macchine agricole e di tecniche avanzate, specialmente nella fertile Pianura padana. |
Testimonianze locali
Emigranti a Cressa.
L’emigrazione è stata una realtà di Cressa.
Sono molte le famiglie di Cressa che abitano ancora oggi nei paesi esteri quali Argentina, Svizzera, Francia, Messico. Al momento dell’anagrafe elettorale, risultano essere 54 i cressesi residenti all’estero. L’emigrazione ebbe inizio alla fine del secolo scorso, per continuare poi, nei primi decenni del Novecento durante il fascismo e il dopoguerra.
Non tutti furono così fortunati, qualcuno tornò a casa con la stessa fame con cui era partito. Chi rimase a Cressa continuò a lavorare la terra, una vera risorsa, l’unica insieme al Mulino Saini, prima dell’arrivo della grande industrializzazione che ha visto sorgere anche a Cressa diverse fabbriche.
Testimonianze di Fontanetesi nati all’estero da genitori emigrati.
“…Sono nato in Brasile, a Serra Azul il 1 Dicembre 1896, perché i miei genitori erano lì per raccogliere caffè per i padroni, in una zona dove vi si trovavano altre famiglie della Cacciana. Mia madre si è poi ammalata, e io e mio padre avevamo in testa dei vermiciattoli bianchi più grossi dei pidocchi. Ho anche ricevuto Cresima e Battesimo in Brasile perché il prete veniva da noi ogni sette- otto mesi. In Brasile abitavamo in una casa di fango e legno e vicino a noi c’erano altre famiglie originarie di Fontaneto. I miei genitori hanno deciso di lasciare il Brasile e così sono venuto in Italia dove ho frequentato le scuole elementari….”.
Giulio Platini di Fontaneto
“…Mio padre è andato in America a lavorare, era là da sette anni quando l’ha raggiunto mia madre. Mia sorella Caterina, mio fratello Modesto ed io siamo nati là. Sono venuto in Italia all’età di tre anni. A sei anni sono andato a scuola prima in frazione poi in paese, a Fontaneto, in classe eravamo tra i cinquanta e i sessanta e ci insegnava il maestro Lombi. Non avevamo una divisa. La cartella era un pezzo di stoffa cucita dalla mamma, che conteneva il libro, i quaderni e la penna. Al termine della classe terza, i genitori ci mandavano fuori con le oche o a strappare l’erba nei campi…Non ricordo il giorno della Comunione, ricordo quello della Cresima perché il mio padrino era mio fratello, quello che poi è emigrato in America; aveva dieci anni più di me…”.
Santino Platini, nato ad Ajacucho (Argentina) il 28 gennaio 1899
L’intervista
Abbiamo intervistato il signor Bernardino Dho, che per diversi anni ha lavorato in Africa.
Quanti anni ha lei oggi?
Oggi ho 85 anni.
In quali anni si è trasferito in Africa? Per quale motivo?
Mi sono trasferito in Africa prima nel 1936, poi nel 1953 perché non riuscivo a trovare un posto di lavoro fisso come direttore di cantiere in Italia.
In quale stato più precisamente?
In Nigeria.
Che condizioni sociali c’erano all’epoca? Pensa che siano cambiate da allora?
I nigeriani erano liberi e indipendenti. La maggior parte di loro era poverissima tranne pochissime persone molto ricche, più o meno come oggi in Medio - Oriente. Da allora penso che le condizioni siano lievemente
migliorate grazie alla crescita economica portata dalla scoperta del petrolio.
Dove alloggiava?
Vivevo con mia moglie in una villetta in centro.
Che lavoro svolgeva?
Lavoravo come direttore di cantiere nella periferia di Lagos.
Come è stato accolto?
Sono stato accolto bene, soprattutto perché dovevano percepire da me il salario… Comunque, in linea di massima erano gentili e rispettosi
C’era manodopera?
Certo, praticamente c’era solo manodopera.
Ha incontrato problemi con gli animali selvaggi?
Non ho incontrato molti problemi con gli animali perché abitavo in città. Ho avuto dei problemi solo con i serpenti che, a volte, mi ritrovavo in casa. Le prime volte che mi vedevo questi animali in casa, ho avuto un po’ di paura perché non me lo aspettavo. Quando andavo a lavorare vedevo sempre un laghetto in cui c’erano i coccodrilli.
Le ripercussioni della prima e della seconda guerra mondiale si sono sentite anche in Africa?
No, quando vi lavoravo io, erano passati molti anni da entrambe.
Come si muoveva in città?
Per muovermi usavo una piccola macchina bianca simile alla 126 della Fiat, perché era l’unico mezzo che ero riuscito a procurarmi.
Una curiosa e-mail
Molti emigrati si sono definitivamente inseriti nei nuovi Paesi di residenza ed i loro figli sono ora a tutti gli effetti cittadini di quegli Stati. In tanti continuano a mantenere rapporti con il ramo originario della loro famiglia in Italia, di altri si sono invece perse le tracce e non è insolito che i discendenti di questi emigrati tentino di contattare i paesi di provenienza alla ricerca delle proprie origini, come dimostra il testo di questa e-mail arrivata al
giornalino on-line della Scuola Media di Fontaneto.
Olá,
Sou Brasileira, meu nome é Isabel Elizabeth, tenho 27 anos.
Estou tentando localizar a família Prandina, meu Bisavó saiu da Provincia de
Nuara, a propriedade dele se chamava Fontaneto D´agogna, por isso escolhi vocês para tentar me comunicar com a parte da família que
ficou.
Existem histórias que ele contava sobre a vida ai na Itália, gostaria muito que vocês me passem alguma informação se ainda existe pessoas que fazem parte da minha
família.
Agradeço desde já.
Isabel
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