Brevi testimonianze sull'alimentazione italiana nel primo dopoguerra.

 

     "… C'erano ancora l'acquaio in pietra, i ganci dove appendere le secchie di rame per l'acqua, le scansie a vista dove venivano riposte stoviglie e posate … per la botola si scendeva nel vano dove venivano riposte le patate, i cavoli agri, il lardo ed i salumi dopo che si erano asciugati .."  (p.4) 

 

     "… Come sempre nel ritornare a casa, Giacomo si era messo insieme con dei ragazzi delle contrade vicine e dopo mezz’ora di strada era entrato nella piccola cucina dove il minestrone era tenuto in caldo sul focolare. La nonna gli riempì un piatto e lo pose sul tavolo dove aspettava anche la polenta…”  (p.14) 

 

     “…Giacomo, chino sul campo, incominciò a raccogliere le patate: quelle ferite dalla zappa da mangiare per prime, le più belle per la semina e da mangiare fin che ce n’erano, le piccole per il maiale e le galline. Ormai restavano da cavare ancora poche file e la madre mettendosi ritta e appoggiandosi al manico della zappa disse a Giacomo: "Fai una corsa a riempire la borraccia d'acqua fresca alla fontana. Oggi ha fatto caldo". (p.15)

 

     "… Cenarono con patate lessate e salate, un poco di latte ed un uovo ciascuno. Il lume appeso alla trave sotto il tavolo proiettava contro il muro le loro ombre ma non riusciva a rischiarare gli angoli della cucina. Anche la legna sul focolare aveva finito di bruciare e le braci incominciavano a vestirsi di cenere.
Giacomo si alzò da tavolo, levò da una tasca una brancata di patate piccole; le sfregò dalla terra e le mise sotto la cenere raccogliendo intorno la brace con la paletta: alla mattina le avrebbe trovate fragranti e ancora calde. La nonna raccolse sull'acquaio le scodelle e cucchiai; la madre staccò dalla trave il lume e lo posò in mezzo al tavolo e poi si sedette a rammendare grosse calze di cotone.
Olga risciacquò in fretta stoviglie e pentola …". (p.17)

 

     "…Quando le vacche ruminavano all'ombra, Giacomo si inoltrava un poco nel bosco a mangiare fragole, mirtilli e lamponi o a cercare qualche fungo che alla sera portava a casa dentro al cappello". (p.29)

 

     "…Quella sera [Matteo] si fermò anche a cena: patate lessate e schiacciate, lardo passato con la salvia, sciolto sul fuoco poi versato bollente sopra le patate". (p.37)

 

     "… Quel mattino, prima che tutti insieme dalla contrada si scendesse in paese, sia a casa di Olga sia in quella di Matteo furono offerti dolci, vino dolce e secco, cioccolata in tazza, soppressa e salame, formaggio fresco e vecchio, pane di segale e di frumento, caffè e grappa…". (p.47)

 

     [il padre di Giacomo] "Alla sera quando ritornava, nelle tasche della giacca aveva sempre qualcosa: pane, tavolette di cotognata avvolte nella carta velina, mortadella; era perché a mezzogiorno gli davano un pasto abbondante e alle cinque la merenda che gli sembrava uno spreco; quello che gli davano in più andava bene per la cena, a casa". (p.70)

 

 

 

 

 

 

 


Tratto da “Le stagioni di Giacomo”
di Mario Rigoni Stern




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