27mila le specie a rischio di estinzione ogni anno

Gli scienziati ammoniscono “la conservazione della biodiversità è un impegno etico”

In uno “special report” pubblicato dal sito dell’autorevole rivista scientifica “New Scientist” si legge che negli ultimi 500 anni sono scomparse 844 specie, e ora altre 16.000 sono minacciate: più della metà delle specie di tartarughe rischiano di scomparire entro il 2025, metà dei marsupiali, un terzo degli anfibi e circa il 40% di piante e animali dell’Asia sono in serio pericolo, le grandi scimmie hanno subito recentemente un declino del 50% in vaste zone dell’Africa. Ma il numero delle specie in via di estinzione è certamente superiore poiché solo 1,5 milioni di specie sono state descritte, in realtà potrebbero esistere dalle 5 alle 30 milioni di specie animali e vegetali. Di queste, gli esperti prevedono che se ne possano perdere una ogni 20 minuti, vale a dire circa 27.000 ogni anno. E’ pur vero che la progressiva scomparsa delle specie è un processo naturale, ma secondo gli esperti procede ad un ritmo dalle 100 alle 1.000 volte più alto rispetto ai ritmi fisiologici e il monito degli scienziati è quanto mai chiaro: una estinzione così massiccia non si verificava dal tempo dei dinosauri ed ora sta avvenendo per mano dell’uomo. La conservazione della biodiversità non solo è un impegno etico, ma anche un modo per preservare gli ecosistemi che provvedono a fornire cibo, ossigeno, riciclo dei rifiuti, fertilità del suolo per l’agricoltura. Piante e animali sono risorse fondamentali per nuovi cibi e medicine nel mondo, infatti, oltre 20.000 piante sono utilizzate nella farmacopea. La prima causa della progressiva estinzione di specie viventi è la perdita dell’habitat: ecosistemi, dalle zone umide alle praterie, dalle foreste alle barriere coralline, sono state distrutte o degradate per far posto a raccolti, aree di pascolo, strade, sviluppo urbano; ogni habitat frammentato da strade o dighe, può rendere le specie più vulnerabili, da un lato favorendo la consanguineità tra gli individui dall’altro spianando la strada ai bracconieri. La seconda grave minaccia è l’introduzione di specie “aliene”: in Australia conigli e volpi introdotti dall’uomo stanno facendo scomparire i marsupiali autoctoni. Sotto accusa anche il prelievo diretto come caccia, pesca o commercio: i cacciatori hanno sterminato i bisonti americani, che erano 30 milioni prima dell’arrivo degli europei, ogni anno 4.000 elefanti sono vittima dei bracconieri. Il pericolo, forse maggiore, per la sopravvivenza degli ecosistemi è rappresentato dall’inquinamento; basta pensare che in poche anni, dal 1993 al 2002, sono avvenuti ben 470 diversi incidenti che hanno versato nei mari 580.000 tonnellate di petrolio. I mari sono ancora più a rischio della terraferma in quanto la creazione di aree protette, già limitata sulla terraferma, è pressoché nulla nei mari. Gli esperti di New Scientist concludono che per la conservazione e salvaguardia della biodiversità nel Pianeta è importante identificare subito gli “hotspots”, vale a dire le aree chiave.

Fabiola Basso, Mattia Martucci e Giovanni Scifo (classe II D)

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