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Nelle strade romane il passaggio per i pedoni era costituito da grandi blocchi di pietra che permettevano di attraversarla. Le pietre erano disposte in modo da poter far passare  anche i  carri in circolazione e rallentarne la velocità. I marciapiedi molto alti impedivano  alle  ruote dei carri di finire sulla zona riservata ai pedoni. Le strade erano “a schiena d’asino”, cioè un po’ più alte al centro rispetto ai  bordi,  in modo da far scorrere via l’acqua piovana (poi raccolta in alcuni pozzetti ai lati e scaricata nelle fogne) e far aderire sempre più i blocchi di pietra della carreggiata con il passare continuo di carri e persone. I Romani furono i più grandi costruttori di strade dell’antichità. Essi fecero una rete stradale che, da Roma, andava a toccare le province più lontane dell’Impero. Il nome delle strade romane ricorda chi le fece costruire: la   via Appia, per esempio, prese il nome dal censore Appio Claudio che ne volle la costruzione. Le strade venivano progettate il più possibile diritte; i Romani preferivano costruire ponti e gallerie adatti a superare gli ostacoli, piuttosto che seguire un percorso tortuoso. 

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