La conferenza Stampa | Fare clic sulle foto per ingrandirle | |
Il festival
Torna a:
|
Usciti dalla sala della mostra, Paolo Leone e Massimo Orlandini ci invitano a raggiungere l'area utilizzata di sera per il cineforum all'aperto, dove avverrà l'incontro con Steve Hackett, e ci dicono di stare seduti e tranquilli per non far arrabbiare né l'organizzazione, né Steve. Come bravi scolaretti attendiamo circa mezz'ora sotto un sole cocente, seduti in seconda fila, insieme agli altri che diventano sempre più numerosi. E' l'occasione per scambiare due chiacchiere con Massimo Pola, "duskiano" di Ovada. Dopo tanta attesa ecco arrivare finalmente Steve: T-shirt bianca, occhiali da sole, mostra subito un atteggiamento molto schivo (ma per tutta la conferenza si dimostrerà rilassato e a suo agio con noi, l'esatto contrario dell'umore che poi manifesterà per tutto il concerto in cui è sembrato infastidito), fa una specie di inchino al nostro applauso e viene a stringere la mano a qualcuno in prima fila, mentre io, in seconda fila, faccio appena in tempo a scattare una foto. Massimo Orlandini, preso posto al tavolo della conferenza, ci presenta Steve e dice finalmente che è possibile rivolgergli delle domande in italiano, tanto c'è l'interprete... che risulterà poi molto più interessata a farsi ammirare piuttosto che a svolgere il suo compito: riuscire a tradurre una frase su 10 sembra una buona media! Non metto in dubbio le sue capacità, ma lei sembrava piuttosto fuori luogo, sia perché pigra nel tradurre sia perché ignorava alcuni termini tecnici (e di questo si è scusata). Per fortuna che con l'inglese noi del pubblico ce la cavavamo e che Steve cercava di parlare piuttosto lentamente, con una certa chiarezza. Il mio amico Roberto Bontempi pone la fatidica domanda, se c'era la possibilità in futuro di una collaborazione coi Genesis: Steve non capisce bene la traduzione della domanda che era rivolta piuttosto a singole collaborazioni nei dischi solisti, e risponde che non è un veggente e non può sapere se i Genesis si ricostituiranno. Si è così capito che non ci si può affidare all'interprete e molti dal pubblico armati di coraggio fanno domande direttamente in inglese, molte delle quali riguarderanno la sua tecnica chitarristica: Steve ammette che ha ancora molto da imparare e per questo non ha mai pensato di essere in grado di insegnare chitarra o di pubblicare libri o spartiti musicali. A chiusura di una conferenza non molto interessante (viste anche le difficoltà linguistiche), uno dalle ultime file rivolge una domanda sul filo della comicità: "vorrei sapere dove ha trovato l'ispirazione per la composizione dell'assolo di Te knaif" (pronunciato così). Non c'è nemmeno il tempo per ascoltare la risposta, perché dopo i fischi, Steve è già andato via, senza nemmeno un autografo, e lasciando in molti di noi tante domande senza risposta. Sparito Steve abbiamo un po' di tempo per visitare il mercatino (molto piccolo) formato da alcuni stand. Si vendono T-shirts, fanzine, LP, 45 giri e CD, diciamo poco interessanti. Saluto il famoso Wazza Kanazza, scambio due chiacchiere in inglese con Billy Budis e poi mi metto alla ricerca dell'amico giapponese Hiroshi Masuda (che avevo già incontrato al concerto dei Jethro Tull l'anno precedente) per scambiare alcuni dischi e per una foto ricordo. I ricordi più belli di questa convention sono legati all'emozione di aver visto Steve Hackett tra di noi, e alle chiacchiere scambiate con i collaboratori di Dusk, che conoscevo di nome ma non avevo mai incontrato di persona, tra cui il gentilissimo, nonché amabilissimo Roberto Cangioli. Intanto nell'aggirarci sul prato di Vigevano, tra una coca e una bancarella, ci rendiamo conto che il primo gruppo, i Sacka, sono quasi pronti per iniziare lo spettacolo, e ci andiamo a sistemare vicino al palco. |
Steve ascolta le domande Steve risponde alle domande
|