San Nicola dell'Alto e le sue origini

Curiosando tra le righe scritte da Domenico Zangari nel libro " Le Colonie Albanesi di Calabria ", si legge che la Calabria sin dai tempi di Federico II di Svezia pare che fosse divisa in tre parti: la valle del Crati che includeva Cosenza con tutto il territorio occidentale, la terra Giordana che abbracciava la parte orientale delle province di Cosenza e Catanzaro e la parte nord dello Jonio, infine c'era la Calabria propriamente detta che abbracciava la provincia di Reggio e una parte Catanzarese.

Per gli Albanesi l'Italia veniva considerata una specie di ponte che collegava l'Europa Orientale con quella Occidentale. Non per nulla Crotone già dai tempi della Magna Grecia dominava commercialmente tutta la penisola Brutia. I rapporti tra l'Italia del 1200 e l'Albania erano frequenti per via degli scambi commerciali che avvenivano in quel tempo tra le Repubbliche marinare ed il resto del Mediterraneo.

Nel 1272 Carlo I° d'Angiò accettò il titolo Re d'Albania e con tale titolo quella Regione divenne ramo di discendenza per tutta la dinastia dei D'Angiò e quindi gli abitanti di quel luogo ben volentieri accettarono la sua protezione  e di conseguenza anche l'accoglienza. In seguito, con l'attenuarsi della dinastia D'Angiò, Filippo, Principe di Taranto, si proclamò Signore del Regno di Albania e nel 1393 Re Ladislao affermò che una volta scomparsa la zia Giovanna, Duchessa di Durazzo, nel caso in cui ancora dovesse esistere quel Regno, doveva toccare di diritto a sua madre e alla sorella di lei Giovanna II. 

Una volta accertati i diritti Angioini sul Regno di Albania, si presume che già da allora si incominciarono a notare le prime presenze albanesi nel territorio Calabro. Queste presenze piano piano incominciarono ad infastidire la gente calabrese che non si sapeva spiegare da dove venisse tutta quella gente. Nessuno sapeva chi li comandasse e siccome in quel tempo regnava una completa anarchia gli scontri con i nuovi arrivati diventavano sempre più frequenti. 

Nessun signorotto riuscì a placare gli animi e ogni giorno diventò sempre più difficile  riuscire a portare un po di calma tra i vecchi ed i nuovi conviventi. Tentò una prima volta il Conte di Catanzaro a ristabilire una certa calma chiamando in aiuto il Re Ludovico e la Regina Giovanna. L'invio del Giustiziere Rinaldo Scocchini e del  Maestro Razionale della Magna Curia Napoleone de Gaurano non dette nessun frutto, in quanto entrambi vennero uccisi dalla rabbia popolare. In quell'occasione venne anche ucciso il Vescovo di Martorano che ebbe la sola colpa di essersi intromesso come paciere tra le due parti.

Nel 1411, la Calabria veniva governata dal Conte di Calabria Niccolò Ruffo, egli rappresentava Ludovico II D'Angiò. Costui cercò con una flotta di assicurarsi la conquista della costa jonica, ma Ladislao con forze più fresche, ribatté l'urto rivoluzionario occupando tutto il territorio calabro; ultime a cadere furono Reggio e Crotone. Dopo la morte di Ladislao e alla successione della sorella Giovanna II, la Calabria divenne campo di diverse lacerazioni fra gli opposti partiti tanto da portare Alfonso d'Aragona a sfreggiarsi, più di nome che di fatto, con il titolo di Duca di Calabria.

Dopo un periodo di breve calma, la lotta si riaccese con molta più forza e la Calabria si ritrovò tra le mani di Luigi III D'Angiò che da poco si era sopsato con Margherita di Savoia. Dopo la morte di Luigi III e la successiva di Margherita di Savoia, Renato D'Angiò viene chiamato a governare la Regione. Con l'evento di Renato, la lotta con gli Aragonesi divenne sempre più aspra, e fu così che nel 1442, Alfonso di Aragona ebbe il sopravento proclamandosi Governatore della Calabria.

Sotto il suo governo, la Calabria venne divisi in due province: la provincia della Valle del Crati o Calabria Citeriore e quella della Calabria Ulteriore. Tra tutte le guerre, l'ultimo a cadere fu il Marchese di Cotrone, Antonio Centeglia, che subì anche la vergogna della richiesta del perdono.Durante questo periodo, il conquistatore Alfonso d'Aragona, pare che si sia servito di alcune squadre di soldati albanesi comandati da Demetrio Reres e dai suoi due figli Giorgio e Basilio per la conquista sia della Calabria che della Sicilia. Dopo la conquista di entrambe le regioni, Alfonso d'Aragona decorò il Reres con il titolo di governatore della Calabria Ulteriore, conferendogli il compito di ripopolare i paesi esistenti e quello di crearne dei nuovi.Su questo particolare, c'è da mettere in evidenza, che non esiste alcun documento storico che attesti la veridicità dei fatti, ne presso l'archivio della cancelleria Aragonese, ne di notizie di altri scritti storici. Questo e quello che attesta Domenico Zangari nel suo libro di ricerche, mentre secondo Antonio Scura, esiste un diploma esibito a Palermo il 24 settembre del 1665 e conservato tra gli atti del Notaio Diego Barretta, in cui si parla che Il Condottiero Demetrio Reres pare che abbia combattuto aspramente contro Renato d'Angiò e dato vita a diversi paesi ripopolati da Albanesi tra il 1416 ed 1450, tra cui anche i nostri San Nicola dell'Alto, Carfizzi e Pallagorio. Sempre secondo lo Scura, Demetrio Reres fu un condottiero che venne in Calabria nel 1416 per sostenere e dare man forte ad Alfonso v d'Aragona contro Renato d'Angiò.

Ritornando allo Zangari, dopo l'insediamento degli Albanesi, pare che i primi paesi ad essere popolati nel catanzarese furono i casali di Caraffa, Carfizzi, Gizzeria, Pallagorio e San Nicola dell'Alto. I profughi di allora che si stabilirono, a quasi 600 metri sul livello del mare, tra il Monte di San Michele Arcangelo ed il Monte Pizzuto, chiamarono quel luogo da loro abitato con il nome di  san Nicola, aggiungendogli poi il "Dell'Alto" per farlo distinguere da altri paesi che portavano lo stesso nome del Vescovo di Bari. 

Molto tempo dopo, e precisamente nel 1818, il Sindaco Giovanni Basta, inviò al Ministero degli Interni a Napoli, lo Stemma con la seguente comunicazione da conservarsi nel grande archivio: " L'Impresa particolare di questo Comune e l'immagine di San Niccolò Arcivescovo di Bari, con la leggenda attorno "Universitas S.Nicolai ab alto" che potrà cambiarsi con le parole" Comune di San Nicola dell'Alto" perché S.Niccolò è il protettore principale di questo Comune".Altre notizie sulle origini dei tre paesi albanesi di San Nicola dell'Alto, Carfizzi e Pallagorio, vengono riportati dallo storico del Vescovado di Cariati, Francesco Adilardi, il quale afferma esplicitamente la seguente motivazione: " Questi tre paesi hanno abitanti di origini, costumi e lingua dell'Albania, donde i loro padri vennero nel tempo di Ferdinando I° di Aragona e si facevano governare da greci sacerdoti."

Tutte queste notizie riportano sempre nel XV secolo, tempo in cui spesso e volentieri si parla dei Casali di San Nicola dell'Alto, Scarfizzi, Pallagorio, Zinga e Casabona. In quel periodo esodi gente di origini Albanesi, sbarcavano nelle rive della Calabria e matematicamente venivano ben accolti dalla Principessa Elena Castriota, nipote di Skanderbeg e moglie di Antonio Sanseverino Principe di Bisignano.

Fino al 1818, il Casale di San Nicola dell'Alto, fece parte della Diocesi di Umbriatico, ma per precarie notizie dell'epoca sulla vita di detta Diocesi, altre notizie sporadiche ti fanno pensare che il Casale di San Nicola dell'Alto esistesse già da prima dell'arrivo degli Albanesi. Infatti tra il 1272 ed 1276, in alcuni scritti si afferma che Carlo i° D'Angiò (1246 - 1285 ), concesse al Vescovo Alfano di Umbriatico, le fiere di San Nicola dell'Alto e Santa Marina.

Dopo la morte di Carlo I° D'Angiò e le vicende dei Vespri Siciliani, il Vescovado di Umbriatico incominciò a decadere per colpa di Ruggiero di Lauria che con le milizie Catalane devastò tutti i territori dell'intera Diocesi. Papa Niccolò IV per mezzo del suo Cardinale Bernardo, assegnò qualche beneficio al suddetto Vescovado per consolarlo dalla perdita dei suoi beni per colpa del già citato Ruggiero di Lauria.

Sempre per causa di detta distruzione, il Re Carlo II° D'Angiò, con sentenza del 11 giugno del 1306 dopo la constatazione della distruzione dei tre Casali, ordinò che i tre paesi fossero esonerati dal rifornimento di legname che serviva per la costruzione delle navi.Fu distruzione, questa, che ebbe una seria e grossa percussione sulla vita futura del Casale, infatti si presume che questi ebbe vita difficile fino alla venuta degli Albanesi di Demetrio Reres.

Dopo che la Diocesi di Umbriatico fu incorporata a quella di Cariati con il concordato del 1818, il Vescovo si sfreggiò del titolo di Barone di San Nicola dell'Alto, Motta e Maratea. Si legge tra le righe dello Zangari che già dal 1800 esistevano alcune chiese e precisamente quelle dell'Assunta, di San Domenico, di San Michele Arcangelo e quella del Purgatorio

Ritornando indietro nel tempo, i Casali di Casabona e San Nicola dell'Alto, in base alle notizie riprese sempre dallo Zangari, il 24 Dicembre del 1580, Antonio d'Aragona nipote di di Ferdinando, con atto del Notaio Aniello Baratto di Napoli, permutò i suddetti casali con Giovanni Pisciotta rappresentato dal fratello Annibale. 

Dieci anni dopo e precisamente il 3 Novembre del 1590, Giovanni Pietro Pisciotta, donò i casali, con atto notarile del notaio Giovanni Vittorio Longo da Cerenzia, al secondo genito Scipione cone dono di nozze. Con la morte del padre, che avvenne il 14 Dicembre dello stesso anno, Mario e Scipione Pisciotta si divisero in parti uguali tutta l'eredità pervenuta. Dopo pochi anni di comune accordo tra fratelli, Mario proprietario di diritto dei Casali di Casabona e San Nicola dell'Alto, ottenne con la mediazione del Vescovo di Umbriatico un rimborso da parte del fratello Scipione di circa 3.821 Ducati. 

Dopo la morte di Mario Pisciotta, subentrò all'eredità il figlio Fabio non ancora maggiorenne. Precettore di Fabio fu nominato lo zio Scipione con un decreto del tribunale di Vicaria nel 1602. Fabio Pisciotta che morì in giovane età, nominò erede universale di tutti i suoi beni lo zio Scipione che lo aveva accudito fino alla sua maggiore età Nel 1622, prima di morire, Scipione Pisciotta, pur nominando erede di tutti i suoi beni il nipote primogenito che stava per nascere dal matrimonio tra suo figlio Giulio Cesare Pisciotta e la nipote Cornelia, figlia di suo fratello Mario, egli donava il territorio di Casabona e San Nicola dell'Alto alla signora Eleonora Pisciotta, altra figlia di suo fratello Mario.

 Dopo la nascita e la precoce morte del figlio di Giulio Cesare e Cornelia Pisciotta, altri eredi subentrarono sempre della dinastia Pisciotta: prima Giovan Battista De Spirito, figlio ed erede di Cornelia Pisciotta, poi Tommaso Pisciotta che per 55.250 Ducati lo cedette a Don Partenio Rossi. Costui non potendo far fronte al debito acquisito, fece vendita per la stessa somma a Scipione Moccia, duca di Carfizzi ed erede dello stesso Tommaso Pisciotta. 

Infine dopo tante traversie, nel 1716 Domenico Moccia, Duca di Carfizzi, viene nominato titolare dei casali di Casabona e San Nicola dell'Alto con una relazione del presidente e Commissario Marchese Petrone.

Dopo alcune ricerche e studi effettuati su quel periodo storico, ci viene tramandato che in un censimento del 1543, San Nicola calcolasse 53 fuochi pari a 196 abitanti. I cognomi che già circolavano in quel periodo e che già formavano delle famiglie, erano quelle dei:  Basta Bisulca,  Canossa,  Camideca, Carida, Carvisei, Clamaro, Como, Duca, Gangale, Gliaresti, Gliarisi, Grana, Incondissi, Lalti, Malicchia, Musacchio, Masi, Pangrati, Pillora, Scarriopolo e Tarassio; il più comune era Basta. Nello stesso anno ai 53 fuochi si aggiunsero le famiglie di Pietro Cariddi, Joanni Lalti, Giorgio Malicchia, Vera  vedova di Joannelli Masi e quella di Pietro Duaneta tutte provenienti da Scarfizzi, ed altre quattro vennero da San Nicola da Crissa e precisamente le famiglie Albanisi Michele, Cola Como, Giorgio Lopes e Pietro de Como.

Di tutte queste famiglie solo poche possedevano Buoi ed animali domestici: la famiglia di Paolo Bisulca, di Demetrio Carviscia, Cola Basta e Michele Basta, che fungeva anche da Camerlengo o Mastrogiurato. Nell'anagrafe dello stesso periodo vi figurano anche due Sacerdoti: Manueli o Emmanuele Scarriopoli con moglie e figli e Greco Basile senza famiglia. In un' altro foglio del 1665 si nota la presenza di altre famiglie come quella dei Baffi, Basta, Caloiro, Comodo, Condosta, Ingravo, Italiano, L'Arte, Livani, Mustacchia, Pillari, Statte e Ungaro. In seguito si sono aggiunti i Trocasso ed i Baratta con provenienza da Scigliano e sparivano i Scialoya in quanto espulsi da tutto il territorio del Casale. Nel medesimo censimento vi figurano ancora tre preti: Gregorio Basta di rito latino, Orazio Cameseca fu Giovanni di 26 anni e Francesco Italiano Arciprete di San Nicola dell'Alto, costui aveva in servizio presso di lui una certa Caterina Staffa vedova di Marcantonio Cozza. Tutti questi dati ci vengono tramandati da un certo Angelo Scialloya che aveva le mansioni di numeratore del paese.

Le popolazioni, in base a quello che ci tramanda Lorenzo Giustiniani, si hanno questi dati:

ANNO 1545     =     FUOCHI  47

ANNO 1561     =     FUOCHI  55

ANNO 1595     =     FUOCHI  26

ANNO 1648     =     FUOCHI  78

ANNO 1669     =     FUOCHI  36

Dal 1669 e per tutto il secolo successivo non si hanno notizie per quanto riguarda la situazione demografica del Paese, si incominciano ad avere alcune notizie dal 1804, anno in cui, in base ad un censimento dell'epoca pare che San Nicola dell'Alto contasse con i Casali di Casabona e Carfizzi circa 1620 abitanti e che nel successivo censimento ne contasse da solo 1800, Carfizzi 890 e Pallagorio 910.

Secondo i censimenti decennali dello Stato Italiano la popolazione di San Nicola dell'Alto ha subito le seguenti variazioni:

Censimento del 1861         =         abitanti  2.287

Censimento del 1871         =         abitanti  2.479

Censimento del 1881         =         abitanti  2.624

Censimento del 1901         =         abitanti  3.622

Censimento del 1911         =         abitanti  2.337

Censimento del 1921         =         abitanti  2.148

Censimento del 1931         =         abitanti  2.298

Censimento del 1936         =         abitanti  2.392

Censimento del 1951         =         abitanti  2.687

Censimento del 1961         =         abitanti  2.640

Censimento del 1971         =         abitanti  2.067

Censimento del 1981         =         abitanti  1.721  

Censimento del 1991         =         abitanti  1.426

Residenti    al 2000         =           abitanti  1.163

HOME