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anni Settanta del Novecento
Acquarello di Alfredo Plachesi da
Salierno Bella: c'era una volta |
Sant’Apollonia
La chiesa comunemente detta Sant’Apollonia, che vediamo appena ad
occidente dell’ex badia di San Benedetto, alla via omonima, compare nella
documentazione giunta fino a noi il 22 settembre 1531 con il titolo di Santa
Maria della Misericordia. Vi si accede, poi, in corso di visita pastorale,
il 23 febbraio 1613 e si osserva il tetto a cornu evangelii diruto;
si rileva che vi era eretta una confraternita sotto lo stesso titolo que
fuit dismissa; si ordina di ripararla, altrimenti sarà dichiarata
libera, a disposizione dell’ordinario.
Il 17 marzo 1618, nel corso della visita a San Giovanni de
Cannabariis, il parroco fa notare che nei confini della parrocchia vi è la
chiesa di Santa Maria della Misericordia; vi si accede e si racconta che fu
oratorio dei nobili della città, poi la confraternita fu disciolta e
attualmente è unita alla parrocchiale. Poiché questa chiesa est in loco
decentiori mentre la parrocchiale di San Giovanni est in loco
indecenti et subietta circum circa domibus particolarum, si supplica di
trasferire la cura delle anime in dicta Ecclesia sancte Marie; la
qual cosa viene concessa. Il 15 novembre 1625 si rinnova tale concessione.
Nel 1635 la cappella è trovata noviter riedificata a cura
e spese della confraternita Apothecariorum et fructum et vini venditorum
sotto il titolo de Assumptione Beatissime Virginis Mariae, con
assenso della Curia arcivescovile; nel corso della visita pastorale si
ordina di murare una porta che dalla chiesa permette di accedere al giardino
di San Benedetto. Nel 1643 si visita l’altare maggiore con l’icona dell’Ascensione
della Vergine; si visita un secondo altare sotto il titolo di San Martino;
se ne osserva un terzo al momento senza titolo. Nel 1659 si trova tale terzo
altare dedicato a Sant’Apollonia vergine e martire.
Nel 1663 risulta che vi si celebra quotidie se sono
sufficienti gli introiti, altrimenti tre volte per settimana; annualmente si
solennizzano le festività di Santa Maria Assunta, di San Martino e di
Sant’Apollonia. Nel 1699 si nota la cupola affrescata con pluribus sacris
imaginibus; vi è il campanile ben tenuto con due campane, con divieto di
suonarle ad usus profanos sub poena interdicti localis. Nel 1727 è
detta Chiesa di S. Martino colla Confraternita annessa de Bottegari e
venditori di vino. Il 23 giugno 1768, Confraternita de Tavernieri e
Pizzicaroli. Nel corso dell’Ottocento sarà detta Sant’Apollonia.
Naturalmente la chiesa non ha nulla a che fare, come sostenuto da
alcuni storiografi, né con San Benedetto Piccolo, che era lungo la via dei
Mercanti, né con San Martino de Coriariis, che era nell’area del giardino
detto della Minerva. Naturalmente fasulla è anche la sua esistenza e
intitolazione a Sant’Apollonia fin dall’XI secolo.
Recentemente restaurata, attualmente è utilizzata per
manifestazioni culturali.
La facciata presenta il portale preceduto da tre gradini e
concluso da un piano curvilineo su mensole. Al di sopra di esso, ai lati di
una rientranza rettangolare con tracce di affresco, si aprono due finestre
lombate; ugualmente lombate sono due altre piccole rientranze ai lati
dell’ingresso. Sulla destra conclude la facciata un piccolo campanile a
vela.
L’interno è preceduto da un piccolo pronao, alla cui destra si
apre una cappella che presenta sul fondo due nicchie inscritte in cornici
mistilinee a stucco. Sulla parte destra, al di sotto di una finestra, si
nota l’accesso al giardino di San Benedetto che si ordinò di murare nel
1635. Sulla controfacciata, vi è il soppalco ligneo della cantoria. La
pianta è rettangolare ad unica navata con volta a botte unghiata. Ricche
membrature settecentesche a stucco incorniciano le nicchie, i medaglioni
alle pareti e gli arconi su cui, nella parte finale della navata, s’imposta
la cupola ottagonale con lanterna che conserva tracce delle teorie di santi
notate nel 1699. Sulla volta, in tutta la sua lunghezza si snoda, in cornici
rettangolari decorate in oro zecchino, un ciclo pittorico raffigurante la
Resurrezione, l’Ascensione e la Pentecoste, opere anonime del Settecento.
Sulla parete di fondo, alla cui sinistra si apre la sagrestia con l’accesso
al pulpito ligneo posto poco prima dell’arco trionfale, si staglia una
cornice architettonica di colonne in stucco sormontata da un timpano
spezzato e da angeli che reggono una corona. |