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a cura di Vincenzo de Simone

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La pagina contiene brevi schede dei principi longobardi di Salerno (839-1077) precedute da una introduzione costituita da quelle relative alla dinastia di cui fu capostipite Arechi II, prima duca, poi principe di Benevento, e di Grimoaldo II, Sicone e Sicardo, ultimi principi beneventani prima della scissione che portò alla creazione dei due principati autonomi.

Una tavola genealogica delle sei dinastie principesche di Salerno si vede in appendice alla sezione studi di urbanistica, la città medievale e all'apposita sezione tavole genealogiche.

 

Arechi II (758-787)

Di origini probabilmente friulane, sposò Adelperga, figlia di re Desiderio, e fu nominato dal suocero quindicesimo duca di Benevento nel 758, al posto del ribelle Liutprando. 

Dopo la caduta del regno longobardo d'Italia, pur costretto a porre il figlio Grimoaldo ostaggio nelle mani di Carlo Magno, proclamandosi principe si dichiarò, almeno formalmente, indipendente dall'Impero. Trasferì la sede della corte da Benevento a Salerno, che ampliò e fortificò. Morì il 26 agosto 787 e fu sepolto nella nostra città, nell’antica cattedrale di Santa Maria.

tremisse di Arechi II

 

Adelperga (787)

Figlia di re Desiderio e vedova di Arechi II.

Tenne la reggenza del principato per alcuni mesi dopo la morte del marito, in attesa che il figlio Grimoaldo fosse rilasciato dall’ostaggio nel quale lo tratteneva Carlo Magno.

 

Grimoaldo I (787-806) [I come principe di Benevento, III nel computo comprendente anche i duchi]

Figlio di Arechi II, dalla caduta del regno longobardo del nonno Desiderio (774), era trattenuto in ostaggio da Carlo Magno nel tentativo di limitare l'autonomia di Benevento. Alla morte  del genitore, ottenne di rientrare nel principato e assumerne la corona, con l'impegno di battere moneta e datare i documenti nel nome dell'Imperatore e, pare, demolire parte delle mura di Salerno, cosa, che se promise, mai effettuò, completando invece, forse del tutto, l’opera di fortificazione e di rinnovamento urbanistico della città avviata dal padre. Con la sua morte ebbe termine la dinastia.

 

solido di Grimoaldo I

battuto in nome di Carlo Magno

 

Grimoaldo II (806-817) [II come principe di Benevento, IV nel computo comprendente anche i duchi]

Figlio di Ermerico, già capitano delle guardie di Grimoaldo I, riuscì a prevalere nelle lotte intestine alla nobiltà beneventana seguite alla morte del suo predecessore. Erchemperto lo presenta come mite e magnanimo; per il Cronista salernitano fu invece un principe malvagio. Certo è che ebbe molti nemici, poiché, se riuscì a sfuggire ad un attentato preparato contro di lui sul ponte di Vietri, non sfuggirà ad un ulteriore tranello tesogli nell’817.

 

Sicone (817-832)

Fu il capostipite della nuova dinastia beneventana.

 

Sicardo (832-839)

Figlio di Sicone. Condusse una politica estera di aggressione sopratutto nei confronti del ducato bizantino di Napoli. Nell’838 conquistò Amalfi che, nelle sue intenzioni, doveva costituire il sobborgo marinaro di Salerno; il suo assassino nell’anno successivo non solo sottrasse la città costiera al dominio beneventano, ma avviò il processo che avrebbe condotto (847) alla separazione di Salerno dal principato di Benevento.

 

denaro di Sicone

denaro di Sicardo

 

Principato di Salerno

I dinastia

 

Siconolfo (839-849)

Figlio minore del principe di Benevento Sicone, sposò Itta.

Alla morte del padre entrò in contrasto con il fratello maggiore Sicardo che prima lo costrinse a vestire l'abito talare, poi lo esiliò a Taranto. Alla morte di questi, mentre a Benevento succedeva al trono Radelchi (839-851), già tesoriere di Sicardo, si impadronì del potere a Salerno, dando di fatto l’avvio alla scissione che porterà alla creazione dei due principati autonomi.

Nell’851 l’imperatore Ludovico II, di cui nominalmente lo stato longobardo era feudo, sancirà la separazione investendo ufficialmente Siconolfo del titolo principesco.

 

Sicone (849-855)

Figlio di Siconolfo, fu principe di Salerno soltanto nominalmente in quanto, infante alla morte del padre, fu costretto a subire la reggenza del conte Pietro e dal figlio di questi Ademario, che finirono col farlo avvelenare.

 

solido e denaro di Siconolfo

 

II dinastia

Pietro (849-855)

Reggente di Sicone, in realtà fu il principe effettivo di Salerno sovrapponendosi al principato di quello che avrebbe dovuto essere il suo pupillo. Morì nello stesso anno in cui aveva fatto uccidere, con l'ausilio del figlio Ademario, il principe legittimo. Gli successe lo stesso Ademario, già a lui associato nella reggenza di Sicone dall’853.

 

Ademario (855-861)

Figlio di Pietro, già a lui associato nella reggenza di Sicone dall’853. Sposò Gumeltruda.

Alla morte del padre, seguita, in modo alquanto sospetto, a breve distanza all’assassinio dell’erede legittimo di Siconolfo, si proclamò principe.

denaro di Ademario

 

III dinastia

Dauferio (861)

Figlio di Maione, a sua volta figlio di Dauferio il Muto, si proclamò principe nell'861, quando la sua famiglia rovesciò Ademario. Immediatamente fu detronizzato dallo zio Guaiferio ed esiliato con i fratelli a Napoli.

 

Guaiferio (861-880)

Figlio di Dauferio il Muto, sposò in seconde nozze Landelaica, figlia di Landone.

Detronizzò il nipote Dauferio, figlio del fratello Maione, non appena questi, nell'861, si proclamò principe di Salerno e lo esiliò con i fratelli a Napoli.

Collaborò con l’imperatore Ludovico II nella lotta contro i saraceni che minacciavano costantemente gli stati campani giungendo ad assediare la stessa Salerno (871-872). Fondò il monastero di San Massimo; rafforzò le difese cittadine con la costruzione di quattro nuove torri lungo il muro meridionale. Morì in viaggio verso Montecassino e fu sepolto a Teano.

 

Guaimario I (877-900)

Figlio di Guaiferio, sposò Itta, sorella di Guido IV di Spoleto; fu associato dal padre al trono del principato dall’877.

Strinse alleanza con i bizantini dai quali fu investito del titolo di patrizio imperiale. Fra l'888 e l'889 respinse un'invasione dei saraceni sbaragliandoli presso Nocera. Sfortunatamente, nel tentativo di riunire sotto il proprio dominio l'antico stato longobardo, fu catturato dai beneventani e accecato; inoltre una congiura ordita da alcuni nobili salernitani con l'appoggio del duca di Napoli e del gastaldo di Avellino, sventata astutamente dal figlio Guaimario a lui associato nel principato, evidenziò la sua debolezza politica conseguente alla menomazione, per la qual cosa il figlio stesso lo spodestò e lo rinchiuse nel monastero di San Massimo.

 

 denaro di Guaiferio

sigillo in piombo di Guaiferio e Guaimario I

denaro di Guaimario I

 

Guaimario II (893-946)

Figlio di Guaimario I, sposò in seconde nozze Gaitelgrima, figlia di Atenolfo, principe di Capua e di Benevento; fu associato dal padre al principato dall’893.

Prese parte alla una nuova lega promossa dal Papa e dall’impero bizantino che portò alla distruzione della colonia saracena alla foce del Garigliano. Quindi aderì alla coalizione longobarda contro lo stesso impero bizantino nella guerra per il controllo della Puglia e della Calabria, nel corso della quale, si dice, si appostò con trecento salernitani in una gola fra Acerenza e Venosa riuscendo a respingere il soverchiante esercito nemico.

Morirà il 4 giugno 946.

 

Guaimario III (presunto principe di Salerno 916-917)

Secondo M. Schipa, Storia del principato longobardo di Salerno, 1887, seguito acriticamente da molti altri autori, Guaimario II, nel 916, si associò al trono un figlio suo omonimo che morirà nel 918. In realtà, questo presunto Guaimario III compare unicamente nella datazione di un atto attribuito al maggio 917, quando sarebbe stato al secondo anno del suo principato, rivelatosi, a seguito di analisi paleografiche, fisiche e storiche (C. Carlone, I principi Guaimario e i monaci cavensi nel vallo di Diano, in «Archivi e Cultura», X, 1976, pp. 47-70; M. Galante, La datazione dei documenti del Codex Diplomaticus Cavensis, 1980, pp. 8-9; V. de Simone, I Guaimario principi di Salerno, in «Rassegna Storica Salernitana», 45, 2006, pp. 271-274), un falso prodotto dopo il 1100.

 

Gisulfo I (933-977)

Figlio di Guaimario II, sposò Gemma, figlia di Landolfo II, principe di Capua; fu associato dal padre al principato dal 933; a sua volta associò la moglie dal 974. Non avendo figli, adottò nello stesso anno Pandolfo, figlio naturale di Pandolfo Capodiferro, principe di Capua e Benevento.

Dovette fronteggiare l'ambizioso disegno già del nonno Guaimario I, questa volta del principe di Capua spalleggiato dal duca di Napoli, di riunire l'antico stato longobardo; il tentativo di invasione fu respinto dai salernitani, spalleggiati dagli amalfitani, appostati ove più tardi sorgerà la città di Cava. Successivamente Gisulfo seppe abilmente districarsi nelle relazione tra papato, impero germanico e bizantini, riuscendo a garantire al suo principato un lungo periodo di pace e prosperità.

Sotto il suo principato, nel 954, presso Capaccio, fu rinvenuto il corpo dell’apostolo Matteo che, per sua disposizione, fu trasportato in città con grande concorso di nobili, clero e popolo.

 

tarì di Gisulfo I

sul conio di un denaro fatimide,

ad imitazione dei tarì amalfitani

 

Landolfo I (973-974)

Figlio del  principe di Capua e Benevento Atenolfo I, quindi zio di Gisulfo I in quanto fratello della madre, ospite di quest'ultima a Salerno, sottrasse il principato al nipote per poco meno di un anno, dall'estate del 973 a quella del 974.

 

Landolfo II (973-974)

Figlio di Landolfo I, fu associato all’usurpazione del padre ai danni di Gisulfo I.

 

Gemma (974-977)

Moglie di Gisulfo I; fu associata dal marito alla riconquista del trono dopo l'usurpazione dei due Lanfolfo.

 

IV dinastia

Pandolfo Capodiferro (978-981)

Principe di Capua e Benevento, alla morte di Gisulfo I rivendicò per se il principato di Salerno proclamandosi difensore dei diritti del figlio naturale Pandolfo, che dallo stesso Gisulfo I e dalla moglie era stato adottato. In realtà il suo gesto fu una vera e propria usurpazione ai danni del figlio, poiché questi non avrebbe avuto bisogno del suo patrocinio per occupare il trono di Salerno, essendo stato a questo associato dai suoi genitori adottivi fin dal 974, dopo l’usurpazione di Landolfo I e di Landolfo II. In realtà l'occupazione del trono salernitano coronava il progetto lungamente accarezzato da Pandolfo, come da altri, di riunire l'antico stato longobardo: infatti sotto il suo scettro venivano a ritrovarsi i territori capuani, beneventani, spoletini e salernitani, rendendolo il più potente signore del mezzogiorno d'Italia. 

 

Pandolfo II (974-981)

Figlio naturale di Pandolfo Capodiferro, prima associato ai genitori adottivi Gisulfo I e Gemma (974-977), si vide sottrarre il principato dal suo stesso padre naturale, al quale fu formalmente associato dal 978 al 981. Riuscì ad essere principe effettivo soltanto per alcuni mesi dopo la morte del padre.

 

V dinastia

Mansone (981-983)

Duca di Amalfi, riuscì ad impadronirsi del principato e a tenerlo per circa due anni.

Agli sgoccioli del suo principato e del figlio Giovanni, alla metà del 983, Salerno fu elevata a sede arcivescovile e metropolitana.

 

Giovanni I (981-983)

Figlio di Mansone, fu associato al trono da questi.

 

VI dinastia

Giovanni II di Lamberto (983-999)

Originario di Spoleto, già conte di palazzo di Pandolfo, sposò Sichelgaita, figlia del conte beneventano Adalferio, che sarà la fondatrice della chiesa di Santa Maria de Domno; come consuetudine ormai consolidata, immediatamente associò al potere il figlio maggiore Guido, che però gli premorì nel 988; l’anno successivo associò l'altro figlio Guaimario.

Con lui inizia la VI, ultima e più rilevante dinastia dei regnanti longobardi di Salerno. Nel poco meno di un secolo che i principi di essa terranno il potere, la città e il principato raggiungeranno posizioni eminenti nel panorama civile e politico del bacino del Mediterraneo.

 

Guido (983-988)

Figlio maggiore di Giovanni II di Lamberto fu associato al principato dal 983 alla morte, avvenuta nel 988.

 

Guaimario III (989-1027) [è numerato IV dagli storici che seguono l’errore del M. Schipa]

Figlio secondogenito di Giovanni II di Lamberto, sposò Porpora e Gaitelgrima, sorella di Pandolfo IV di Capua; fu associato dal padre al principato nel 989 a seguito della morte del fratello maggiore Guido, che era stato associato fra il 983 e il 988; a sua volta nel 1015 associò il figlio maggiore Giovanni, che però gli premorì nel 1018; in quello stresso anno associò l'altro figlio Guaimario.

Sostenne due assedi dei saraceni (1001 e 1016) e uno delle truppe tedesche di Enrico II (1022). Intervenne nella rivolta pugliese del 1017 contro l’impero bizantino.

tarì di Guaimario III

 

Giovanni III (1015-1018)

Figlio di Guaimario III e della prima moglie Porpora fu associato al principato dal 1015 alla morte, avvenuta nel 1018.

 

Guaimario IV (1018-1052) [è numerato V dagli storici che seguono l’errore del M. Schipa]

Figlio di Guaimario III e della seconda moglie Gaitelgrima, sposò Gemma, Porpora e una seconda Gemma, figlia del capuano Landolfo; fu associato dal padre al principato nel 1018 a seguito della morte del fratellastro Giovanni, che era stato associato fra il 1015 e quello stesso anno; a sua vola, nel 1027, per alcuni mesi, associò la madre e nel 1037 il figlio maggiore Giovanni, che però gli premorì l’anno successivo; nel 1042 associò l'altro figlio Gisulfo, che gli succederà dopo l'effimero governo dell’usurpatore Pandolfo III.

Con Guaimario IV lo stato salernitano raggiunge la massima rilevanza territoriale, in quanto egli estese i propri domini al principato di Capua (1038-1047), ai ducati di Amalfi e Sorrento (1039-1052), al ducato di Gaeta (1040-1041), ai ducati di Puglia e Calabria (1043-1047). Fu ucciso in una congiura ordita dai cognati il 3 giugno 1052.

(Per una biografia più approfondita si veda alla sezione nati in città).

follaro di Guaimario IV e Gisulfo II

 

Gaitelgrima (1027)

Madre di Guaimario IV; per alcuni mesi fu associata dal figlio.

 

Giovanni IV (1037-1038)

Figlio di Guaimario IV fu associato al principato dal1037 alla morte, avvenuta l'anno successivo.

 

Pandolfo III (1052)

Cognato di Guaimario IV e uno degli ispiratori della congiura che portò al suo assassinio, usurpò il trono per alcuni giorni nel giugno 1052. Fu detronizzato da Guidone, fratello dello stesso Guaimario IV che, esempio singolare per l'epoca, non volle approfittare delle circostanze a lui favorevoli e consegnò il principato al nipote ed erede legittimo Gisulfo.

 

Gisulfo II (1042-1077)

Figlio di Guaimario IV, sposò Maria; fu associato al principato dal padre nel 1042 a seguito della morte del fratello maggiore Giovanni, che era stato associato fra il 1037 e l’anno successivo. Alla morte del padre si vide sottrarre il trono, per alcuni giorni, nel giugno 1052, da Pandolfo, uno dei congiurati che ne avevano ordito l’assassinio; fu protetto dallo zio Guidone che, detronizzato l’usurpatore, si affrettò a riconsegnargli il trono.
Con lui inizia un lento declino del principato longobardo di Salerno che si concluderà nel 1077, quando sarà detronizzato dal cognato Roberto il Guiscardo, marito della sorella Sichelgaita. Gisulfo sarà esule a Roma, ove il Papa l'investirà del governatorato della Campagna romana, quindi, per alcuni mesi fra il 1088 e il 1089, sarà duca di Amalfi. Morirà il 2 gennaio 1091

 

follari e sigilli di Gisulfo II