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Palazzo Pedace - via e largo Portacatena
Il complesso impropriamente detto Palazzo Pedace, esteso lungo il lato settentrionale della via Portacatena, dal vicolo Santa Trofimena all'antico Campitello (attualmente, anch'esso impropriamente, largo Portacatena), visivamente e storicamente è distinguibile in tre immobili. Sull'area del primo di essi da occidente, insistettero le case e la chiesa di Santa Maria di Matteo d'Aiello, vice cancelliere del Regno, che nell'aprile 1183 propose all'arcivescovo, che era suo figlio Nicola, uno scambio fra questa chiesa e quella di San Giovanni de Busanola con le case vicine, per allestirvi un ospedale pubblico, il primo in città. Nel 1521 l'evoluzione di quelle case la troviamo in possesso della famiglia de Fenza, mentre nel 1575, trovata priva di beneficiato e di rendite, si ordina di ridurre la chiesa ad uso profano. Nel 1610 l'amministrazione cittadina progetta di ampliare la strada, per cui acquista dai de Fensa una fetta delle loro case lungo la strada stessa, per la profondità di venti palmi (poco più di cinque metri); lo stesso avverrà per la chiesa, che avrà tagliata la propria navata destra, per essere poi soverchiata da case edificate da Giovanni de Gramatio, che perverranno anch'esse ai de Fansa, che le ingloberanno. Nel secolo successivo, i Picillo, subentrati ai de Fensa per il matrimonio di Pietro con Dianora de Fensa, realizzeranno il prospetto unitario che oggi si osserva. Nell'Apprezzo del Catasto onciario, l'8 marzo 1754 (foglio 515, particella 5), l'immobile è descritto come una casa palaziata posta nella parrocchia di SanTrofimena, del dottor Pietrantonio Picilli, consistente in un cellaro con due botteghe nella strada, stalla e due appartamenti per ventiquattro stanze, confinante da mezzogiorno e ponente con strade, da tramontana col convento di San Francesco di Paola, da levante con Andrea Barra. Sull’area del secondo immobile, al 1578 troviamo documentate case di Giovanni de Gramatio, in quell’anno integrate da un magazzino, cedutogli da Antonio e Orazio Cavaselice, confinante con beni di Pietro de Fensa e con l’ex chiesa di Matteo d’Aiello, detta Santa Maria de Cancellariis. Nel 1610 anche queste case subiscono la demolizione per l’ampliamento della strada. Passate, negli anni venti del Seicento, al dottor Ottaviano d’Alfano, da questi, il 12 ottobre 1634, saranno cedute a Giovanni Camillo Morza, i cui figli, il 19 dicembre 1653, le venderanno a Marco Antonio Girardi. Un secolo dopo, nell’Apprezzo del Catasto onciario (foglio 515, particella 6), il 6 marzo 1754, l'immobile è descritto come un sito di case in due bassi e sette stanze di Andrea Barra, confinante da mezzogiorno con strada, da ponente con Pietrantonio Picilli, da levante con Tiberio Granata e strada, da tramontana con Antonio Piersico. Il 30 agosto 1769 il sito è detto posto al Campitello, confinante con beni dei di Pecillo e con quelli del venerabile oratorio di Santo Stefano. Sull’area del terzo immobile, al 1682 vi erano case del chierico Domenico de Auria che, divenuto abate, avviò una ricostruzione che poi abbandonò, per cui cedette l’immobile incompiuto alla confraternita di Santo Stefano, che ne è in possesso l’8 marzo 1752, quando lo concede in enfiteusi a Tiberio Granata; il bene è descritto come una casa palaziata sita nel luogo detto il Campitello, con il prospetto verso levante, à dritto al largo detto del Campo, e verso mezzo dì alla strada della SS. Annunciata, in dove tiene il portone, consistente in due appartamenti con stallone sotto e bassi nel cortile. Il 27 marzo 1760, cedendosi l'enfiteusi a Francesco Vezza, si precisa il confine occidentale con beni dei Barra. Pervenuta la concessione a d. Vespasiano Giovene di Girasole, duca di Balvano, egli la cede, il 23 marzo 1772, a Francesco Parlante, che aprirà un caffè nel locale verso il Campitello. Fra il 1913 e il 1927 vi avrà sede la Banca Popolare Cattolica Salernitana fondata da d. Arturo Capone. |
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figura 1: ingresso del primo immobile figura 2: un angolo del cortile del primo immobile figura 3: sutura fra il primo e il secondo immobile figura 4: ingresso del secondo immobile |
figura 5: prospetto sul Campitello del terzi immobile figura 6: mensola di balcone del terzo immobile figura 7: stemma della confraternita di Santo Stefano figura 8: pubblicità della Banca Popolare Cattolica Salernitana |