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Castello di Arechi - località Croce
Il castello nacque in epoca longobarda intorno ad una preesistente torre, forse bizantina, quando Arechi II, principe di Benevento (758-787), o i suoi immediati successori, il figlio Grimoaldo I (787-806) e Grimoaldo II (806-817) crearono le lunghe cortine che dal castello stesso scendevano ad innestarsi sulla murazione della città romana. Sarà l'ultimo regnante di quella stagione storica, Gisulfo II (1042-1077), a sperimentare, in modo a lui favorevole, l'inviolabilità della fortificazione, poiché, asserragliato in essa, lungamente resisterà al cognato Roberto il Guiscardo. Quale demanio feudale del principato di Salerno, sarà appannaggio dei primogeniti di casa d'Angiò, prima, poi dei feudatari Colonna (1419- 1431), Orsini (1448-1459), Sanseverino (1463-1485 e 1502-1553). Da questi ultimi sarà utilizzato quale residenza estiva e anche come luogo di ricevimento, come nel caso del viaggiatore inglese Thomas Hoby. Con il dissolvimento della potenza politica ed economica di Ferdinando (o Ferrante) Sanseverino, nel 1553, con l'intera città entrò nel demanio regio, dal quale fu tratto con la vendita del 22 luglio 1572 da parte di Filippo II di Spagna a favore del duca di Eboli Nicola Grimaldi dei principi di Monaco. L'atto di vendita elenca dettagliatamente gli oggetti della cessione, fra cui, esplicitamente citate, le fortificazioni, certamente comprendenti il castello e la torre Bastea. L'8 aprile 1590 la fortuna del duca di Eboli divenuto principe di Salerno ebbe termine per l'impossibilità di far fronte ai molti impegni finanziari che aveva assunto, per cui la città di Salerno gli fu requisita e rientrò definitivamente nel Regio demanio. Nell'Apprezzo del catasto onciario (foglio 425, particella 3), 29 dicembre 1753, si legge: Il Regio Castello di Salerno, nel luogo d[ett]o lo Castello, possiede una montagna sopra della quale ci stanno situati lo Castello et un torrione chiamato la Bastea, di capacità moggi cinquantacinque. Confina da Lev[an]te col mag[nifi]co Dr. Fisico Dom[enic]o Grieco, Sig.r D. Saverio de Ruggiero e Giardino dei PP. Cappuccini di Salerno e PP. di San Nicola della Palma di d[ett]a città, da Pon[en]te e Tram[onta]na con particolari possessori della Città di Cava, da Mezz[ogior]no con li sopradetti Giardini dei PP. Cappuccini e di S. Nicola. Con l'avvento del regno napoleonico e l'istituzione dei comuni, i Regi demani ebbero termine e il cocuzzolo del colle Bonadias con il castello e quello con la Bastea furono venduti a Melchiorre Lombardi, possidente di Napoli, dal quale, nel 1836, perverranno a Federico Quaranta. Si trattava di un militare di carriera, nato al villaggio della Santissima Annunziata di Cava l'11 maggio 1791 da Agostino e da Eugenia Maria Salomone, che sarà nell'esercito napoleonico e in quello borbonico, prima di prestare assistenza all'impresa garibaldina. Nel 1830 aveva sposato la salernitana Adelaide Rossi, dalla quale avrà sei figli, di cui due maschi, mentre un altro maschio, che sarà sacerdote, nascerà da un secondo matrimonio con Teresa Galà. Morirà l'11 luglio 1865 nella sua casa in via Porta di Ronca a Salerno. Attraverso il figlio Agostino, che sposa Giuseppa Aromando, e il nipote Federico, che sposa Chiara Arienzo, il castello e la Bastea, con le terre intorno, pervengono ai pronipoti Agostino, nato a Salerno il 9 gennaio 1918, e Giuseppina, nata a Salerno il 23 aprile 1919, che, il 19 dicembre 1960, vendono il castello, con parte dell'area circostante, alla Provincia presieduta dall'avvocato Girolamo Bottiglieri. La stessa Giuseppina con i figli di Agostino, intanto morto, il 7 giugno 1990, vende la Bastea allo stesso Ente presieduto da Andrea de Simone. |
Nella comune parlata salernitana, la Bastea è detta Bastiglia. È stata ipotizzata la nascita di tale appellativo al XIX secolo, quando la si riteneva un luogo di detenzione simile alla Bastiglia parigina. |