10 febbrario 2002 ore 16.00 Partiamo da Bologna in 3, Paolo, Chiaristella ed io Roberto. Prima di arrivare a Nairobi dovremo transitare da Amsterdam essendo il volo della KLM (compagnia di bandiera olandese). Oltre ai nostri zaini, abbiamo 2 grosse borse di regali destinati ai bambini del Kenya e del Congo che gli "sponsor" (genitori adottivi a distanza) ci hanno pregato di consegnare ai loro bimbi. Superiamo abbondantemente i 60 Kg di bagaglio a nostra disposizione, ma quando spieghiamo il motivo del viaggio e il contenuto delle grosse borse, l'addetta al ceck-in ci sorride e fa finta di niente. L'inizio non è male, è sicuramente di buon auspicio, l'entusiasmo è alle stelle. | |
11 febbraio 2002
Durante il volo abbiamo il tempo di ridefinire il nostro programma, che è decisamente intenso ed impegnativo: in Kenya dovremo, oltre ad Nairobi, andare a Nakuru (a nord di Nairobi) e a Mombasa sull'oceano indiano, il tutto in 8 giorni. Poi il 22 io e Paolo voleremo in Congo mentre Chiaristella rientrerà in Italia (apprezzeremo poi quando saremo in Congo quanto sensata sia stata questa decisione).
Arriviamo a Nairobi alle 6 del mattino, e una volta sbrigate le formalità della dogana, ci troviamo improvvisamente immersi nella realtà africana: ora siamo veramente qui, è finito il tempo dei progetti, ora è tempo di farsi su le maniche!. All'uscita dell'areoporto ci aspetta DIDI ANANDA RUCHIRA, la responsabile nonchè fondatrice della Abha Light Clinic's. Ci porta a casa sua che è anche la casa dei volontari, cioè dei sanitari, provenienti da tutto il mondo, che prestano la loro opera gratuitamente presso la "clinica" della Didi. La "clinica", poi scopriremo nel pomeriggio, altro non è che un insieme di baracche di lamiera ondulata, tipo i garage che usavano una volta da noi, sistemate in modo da formare una specie di cortile al loro interno chiuso da una palizzata, sempre di lamiera, che protegge questo piccolo angolo di paradiso dall'inferno che lo circonda. Si, perchè la "clinica" è stata costruita proprio al centro degli Slum's di Nairobi, e tutto intorno regna quello che di peggio un occidentale si può immaginare in termini di degrado umano, sociale e sanitario. E' veramente un inferno, nel quale vivono oltre 250.000 persone nel degrado più assoluto. La Didi ci fà fare un giro sotto la sua protezione, lei qui è una specie di istituzione in quanto rappresenta uno dei pochi punti di appoggio per i malati di AIDS, che qui arrivano a percentuali pazzesche del 50% degli abitanti. Naturalmente lasciamo tutto il materiale fotografico ben nascosto alla "clinica", infatti qui girare con le telecamere e macchine fotografiche è praticamente un suicidio. Quello che registrano i nostri occhi e la nostra mente è veramente una angoscia continua: è persino difficile da raccontare la scena che si ripete metro dopo metro di gente che vive sui propri escrementi, bambini che giocano nelle fogne a cielo aperto mentre ovunque aleggia l'odore della miseria della disperazione e dell'angoscia. E' amaro riconoscerlo, ma non vedo l'ora di andarmene, di far riposare i miei sensi e di rilassarmi qualche ora. Come primo giorno forse è stato un pò troppo, ai miei occhi di occidentale appena arrivato da un altro pianeta, tutto questo appare come una intrusione nel mio intimo, o forse nella mia coscienza.
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