A chi si riferiva Paolo quando, in Corinti II parla e critica aspramente quelli che chiama gli << superpostoli>>
La risposta ce la offre lo prof. Marie - Francoise Blasez, docente di storia antica alla Ecole normale superiore e specialista di storia delle religioni orientali del mondo greco-romano, nel libro "Paolo di Tarso" edizioni SEI Dice lo studioso (Cap. 11, par. 8 pag 166 nella edizione Maggio 1993) a proposito dei personaggi che si oppongono alla predicazione di Paolo di Tarso:
"...Questa volta non si tratta d'una rivalità fra contrapposte fazioni, ma di una contromissione isolata.
Secondo l'uso abituale ai polemisti pagani e cristiani, l'avversario viene presentato in maniera anonime ed impersonale, ma si intuisce che é un giudeo: pare infatti che la controversia abbia imperversato, appunto, nell'ambiente delle sinagoghe; e Paolo proporrà di mettervi fine con un arbitrato, secondo la tradizione mosaica.
Quel tale vanta delle relazioni privilegiate con Gesù vivo, e ciò costringe Paolo a mettere bene in chiaro che la sua vocazione d'apostolo non si fonda sulla coscienza carnale di Cristo; ma resta una posizione difficile da sostenere, dato che Paolo stesso, a Gerusalemme, aveva riconosciuto l'aura particolare di cui beneficiavano quanti erano legati al Cristo per sangue, i sui parenti e gli altri, come Pietro, in grado di trasmettere direttamente il suo messaggio.
Si trattava insomma d'uno di quegli <<superapostoli>>, e non possiamo impedirci di pensare ad Andrea, un chiamato della prima ora, che la tradizione identifica con l'evangelizzatore del Peloponneso, con base nella colonia romana di Patrasso; costui avrebbe seguito le orme prima di Pietro, dal Ponto fino in Bitinia e nella Tracia, e poi Paolo, in Europa, nella Macedonia e nellAcacia...."
La tradizione cui si riferisce lo storico e tratta dagli apocrifi Atti di Andrea.
Ma chi era Andrea apostolo?
Forse la più completa e sintetica descrizione ce la fornisce di Giovanni nel suo Vangelo (1,40)
"Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. [41]Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)" [42]e lo condusse da Gesù"
Stiamo quindi parlando del fratello di Simon Pietro, discepolo di Giovanni il Battista, primo, in ordine di tempo, degli apostoli e, stretto collaboratore di Pietro prima e di Matteo poi.
Terminate le due collaborazioni, almeno stando agli apocrifi, Andrea iniziò una autonoma missione evangelizzatrice.
Andrea comincio la sua missione autonoma in l'Acacia dopo aver lasciato Matteo nella città di Mermidona, quindi partì per la Macedonia e soggiorno a Tessalonica ed a Filippi e quindi di nuovo in Acacia a Corinto.
E' proprio la presenza a Corinto di Andrea, insieme alla sua permanenza lunga e documentata in Macedonia ed Acacia che ci autorizza a pensare ad Andrea più che ad altri apostoli, quale possibile candidato.
A questo punto é interessante notare che la presenza contemporanea di Matteo e Andrea in Acacia potrebbe indicare anche una fattiva collaborazione dei due nella redazione del Vangelo attribuito a Matteo.
La loro vicinanza rafforza la ipotesi fatta nei precedenti capitolo e cioè che il Vangelo di Matteo, qualora fosse stato scritto nel periodo della evangelizzazione, era con ogni probabilità quello che Paolo maledice in Galati e che gli crea analoghi problemi di legittimazione a Corinto.
Ma vediamo un po' cosa dice Paolo di Andrea (ammesso che sia lui) in Corinti II
(Cor. 11,4) "Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!"
Parole che confermano, in linea con Galati, che il problema principale é la predicazione di un Vangelo diverso dal suo, ad opera di apostoli che si dichiarano superiori a lui: non può che trattarsi di chi aveva vissuto al fianco di Gesù ed era testimone diretto di quei fatti.
Ma vediamo che giudizio da di Andrea:
(Cor.11,13) "Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere" Per la miseria! "
Qui Paolo, sembra, a prima vista, non sapere il suo nemico é, in realtà, sia Andrea apostolo uno dei dodici, e la cosa é plausibile visto che i 12, ad eccezione di Giacomo, Giovanni e Pietro, non incontrarono mai Paolo e ebbero scarsi contatti con lui, prima del 62 d.c. (anno del trasferimento a Roma.
Ma se si guarda tra le righe, Paolo chiama questi <<superapostoli>>, ministri di cristo ("suoi ministri") e "angeli della luce", questo lascerebbe protendere per una conoscenza reale della potenziale superiorità di quegli apostoli che é confermata dal vigore che Paolo ha in Corinti e dalla sua insistenza sulla sua conoscenza di Cristo oltre la carne
In pratica Paolo sa bene che il suo avversario conosce Cristo per averci vissuto accanto e, non potendo negare la realtà dei fatti che Andrea narra e che si riferiscono a Cristo, preferisce puntare sulla superiorità di una conoscenza "ultraterrena" del Cristo che egli può vantare.
Infatti Paolo afferma (Cor. 11,18 ) ad esempio "Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io. ", cioè il suo nemico si vanta di fatti tangibili e della sua conoscenza di Cristo in vita.
Il suo nemico é sicuramente un ebreo, ed é Paolo stesso a confermarcelo (Cor 11,21) "Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli! Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io. Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io! "
La posizione di debolezza di Paolo la si comprende, oltre che dal tono eccessivamente acceso della lettera anche dalla presenza di un riferimento ad un incontro soprannaturale che non é noto ad Atti e che Paolo utilizza per suggerire una sua ascensione al cielo per l'ascolto diretto della Parola di Gesù (Cor 12,2) "Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. "
Paolo non cita il suo nome, lo lascia intendere, visto che, probabilmente é la prima volta che ne parla e che desidera non essere smentito dai suoi discepoli che ignari di una simile storia (strano vista l'importanza che per Paolo ha e che gli consentirebbe di superare qualsiasi tipo di obiezione).