Nei precedenti capitoli abbiamo più volte avuto occasione di accennare alla importanza che Giacomo il Giusto, capo della Chiesa di Gesuralemme aveva per la prima comunità cristiana.
Giacomo viene citato da Paolo in Galati, insieme a Pietro e Giovanni, come una delle tre colonne portanti della nascente Chiesa, nella stessa lettera, durante l'episodio di Antiochia, Pietro si mostra preoccupato del giudizio di Giacomo e muta il suo comportamento nei confronti dei pagani.
In Atti Giacomo appare per due volte ed in entrambe i casi, ha un ruolo di primaria importanza.
Al Concilio le sue parole, pronunciate dopo quelle di Pietro appaiono come un giudizio irrevocabile. In pratica Pietro viene interpellato come primo degli apostoli, ma la decisione finale spetta comunque a Giacomo.
Anche durante l'ultima visita a Gerusalemme, l'autorità di Giacomo é chiarissima.
E' Giacomo ad ordinare a Paolo di portare il sacrificio al Tempio e Paolo non può far altro che obbedire.
Ma da dove veniva l'autorità di Giacomo, che pure non era uno degli apostoli.
In Atti Giacomo viene citato per la prima volta al concilio di Gerusalemme, ed é pressoché assente nei vangeli canonici, salvo quando se lo si segnala come uno dei fratelli di Gesù (Giuseppe, Giuda e Simone) ed al fianco di sua madre Maria.
Lo stesso Paolo si riferisce a lui con l'appellativo "Il fratello del Signore".
La sua assenza nei Vangeli appare, alla luce dei precedenti capitoli, quantomeno sospetta, soprattutto se affiancata ostinazione nel negare rapporti di parentela stretta tra Giacomo e Gesù attraverso la discutibile posizione che "l'errata" attribuzione di un fratello a Gesù sia dovuta alla mancanza di distinzione tra fratello e cugino nella lingua greca (posizione della Chiesa cattolica sull'argomento).
Spesso si crede che la ostinazione della Chiesa Cattolica nel rifiutare l'appellativo "fratello" per Giacomo, sia dovuto alle implicazioni che una tale ammissione avrebbe nei confronti della Verginità di Maria e quindi della nascita soprannaturale del Cristo, prima, oppure della permanenza della condizione di purezza di Maria fino alla sua sua morte.
Erroneamente si crede che uno dei motivi che hanno spinto la Chiesa Cattolica a considerare non ispirati i Vangeli che narrano dell'infanzia di Gesù sia la loro ambiguità nei confronti del mantenimento della verginità di Maria dopo il parto di Gesù.
Non vi é nulla di più errato, anzi, gli apocrifi dell'infanzia presentano posizioni sbalorditivamente concordanti, nel proporre una soluzione più che plausibile che, non solo conferma la Verginità di Maria prima e dopo la nascita di Gesù (fino alla sua morte), ma addirittura riesce a spiegare l'assenza precoce di Giuseppe (padre di Gesù) nei Vangeli canonici e la presenza di così tanti fratelli e sorelle:
Maria, portata dai genitori, in tenera età, al Tempio, vi permane fino al periodo delle sue mestruazioni (l'età fornita dagli apocrifi non é concorde: 12 o 14 anni) . Quindi per evitare che contaminasse il Tempio con la sua impurità fisica si decise di darla in sposa ad un uomo e si decise di ricorrere all'aiuto di Dio per quella decisione.
Su ispirazione di un angelo Zaccaria, sacerdote al Tempio, chiese a tutti gli uomoni che non avevano moglie (Giuseppe era vedovo ed anziano, quindi poteva prendere parte alla cerimonia) di recarsi al tempio portando un bastone.
Quei bastoni, furono offerti in sacrificio e rimasero una intera giornata nel santo dei santi.
Il giorno dopo Zaccaria invitò gli uomini a riprendere i loro bastoni, certo che un segno del cielo avrebbe rivelato la scelta di Dio.
Una colomba apparve sul bastone di Giuseppe e in tal modo fu chiara la designazione.
Questa versione dei fatti accomuna i Vangeli che Vanno sotto il nome di:
- Papiro di Bodmer V la cui versione più antica fu pubblicata nel 1958 anche se il
testo era già, nel suo complesso, noto
- Il Vangelo dello Pseudo-Matteo presentato come la versione latina dell'originale Vangelo canonico di Matteo, scritto in ebraico e tradotto in latino da S.Gerolamo
- Il Codice di Arundel publicato nel 1927 dallo studioso M.R.James, Giuseppe era sì senza moglie, ma poichè era anziano e vedovo, e dal suo precedente matrimovio
Altri Vangeli dell'infanzia nei quali la figura di Giacomo appare inequivocabilmente come quella di un "fratellastro di Gesù", figlio del precedente matrimonio di Giuseppe rimasto vedovo ed andato in sposo in tarda età a Maria, é il, di nuovo, il Vangelo dello Pseudo - Matteo, che non solo ci riferisce i nomi dei fratellastri di Gesù, accennando anche alle sorelle, ma cita un episodio che vede insieme i due fratelli Gesù e Giacomo.
Giacomo, inviato dal padre Giuseppe a cogliere verdura nell'orto viene morso da una vipera e viene salvato da un miracolo compiuto dal fratello Gesù.
Lo stesso episodio, con lievi differenze (Giacomo viene mandato dal padre Giuseppe a raccogliere legna e non verdura), é citato in altri scritti:
- il cosiddetto Vangelo arabo dell'infanzia.
- il Vangelo arabo dell'infanzia G 11 sup. Della Biblioteca Amrosiana, ritrovato nel 1986 dallo studioso Luigi Moraldi
Le indiscutibili somiglianze nelle narrazioni e la numerosità, insieme alle osservazioni fatte nel corso del lavoro illustrato nel presente sito, ci sembrano sufficienti per affermare con notevole grado di certezza che:
Giacomo, figlio di Giuseppe rimasto vedovo ed andato in sposa in tarda età a Maria, affidatagli dal sacerdote del Tempio Zaccaria che l'aveva in affidamento: é il primo tra i fratellastri di Gesù.
Questo spiegherebbe il perchè gli sia stato affidato un incarico di tale rilevanza quale quello d'essere a capo della Chiesa di Gerusalemme e perché sia tanto temuto e rispettato sia da Pietro che da Paolo.
A questo punto manca unicamente un pronunziamento ufficiale ed inequivocabile di Gesù che indichi in Giacomo il principale punto di riferimento dei dodici e quindi il futuro capo della nascente Chiesa.
Questo pronunciamento esiste ed é presente nel Vangelo apocrifo dell'apostolo Tommaso (12), "Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra".
In pratica Giacomo deve essere il fulcro e riferimento dell'azione dei dodici.
Sappiamo che i motivi che portarono alla esclusione del Vangelo di Tommaso, dai canonici fu l'accusa di tendenze gnostiche nel contenuto, non a caso lo gnosticismo fu una delle principali evoluzioni del giudeo - cristianesimo post ebionita.
Avendo dimostrato che non esistono fondati motivi teologici che giustifichino la negazione del rapporto stretto di sangue tra Gesù e Giacomo ci pare a questo punto evidente che l'unico motivo che ha portato la patristica ad escludere, fin dai primi anni della storia della Chiesa Cattolica, la possibilità che Giacomo fosse un fratellastro di Gesù é dovuto alla sua indiscutibile posizione contraria all'operato di Paolo e favorevole ad una continuità tra ebraismo e cristianesimo nel messaggio di Gesù, ma anche nel rispetto della Legge.
Desideriamo dedicare questo capitolo con affetto ad uno dei nostri primi lettori:
"Mauro ed a suo figlio Giacomo.