Il Vangelo di Marco: un sunto del Vangelo di Matteo

Indice

Introduzione

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

 

Introduzione

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Nel presente lavoro intendiamo mostrare analiticamente come in tutti i brani del Vangelo di Marco, esistano elementi oggettivi, che fanno ritenete Marco un testo redatto a partire da  rielaborazioni di materiale proveniente  dal Vangelo di Matteo.

E' nostra ferma, storicamente e documentalmente provabile, convinzione che Matteo fu la fonte unica di questo Vangelo, e che, quindi, Marco  possa essere marginalizzato quale documento destinato a gettare luce sulla vita di Gesù.

E', anzi, nostra convinzione (lo proveremo con questo lavoro) che questo documento possa solo contribuire ad aggiungere confusione sull'arduo cammino della ricerca del Gesù storico.

Fondamentale, invece, é la sua funzione per l'identificazione del nucleo del Vangelo di Matteo primordiale.

Lo scopo dell'autore del Vangelo di Marco é, a nostro avviso, non quello di fornire pur nel contesto della stesura di un testo con valenza dottrinaria, anche informazioni  di carattere storico, ma bensì quello di ecclissare la fama di un testo fondamentale come Matteo, tagliando le parti e gli episodi ritenuti dottrinalmente pericolosi per la alllora nascente teologia antilegalisa di Paolo di Tarso.

Probabilmente la motivazione ufficiale per cui nasce questo testo é la necessità di disporre di una versione greca del testo di Matteo in Aramaico, da cui crediamo sia partito l'autore di Marco.

Mostreremo come l'autore non possedendo alcun elemento storico aggiuntivo, cerchi di avvalorare la sua versione con aggiunte o ampliamenti totalmente privi di rilevanza storica e che si configurano come replicazioni o deduzioni logiche tratte da brani del Vangelo di Matteo.

Mostreremo anche come lo scopo dell'autore sia quello di fornire un testo che riprenda Matteo in chiave di un alleggerimento narrativo che ha l'obiettivo di dimostrare una presunta indipendenza se non addirittura una preesistenza al testo di Matteo.

Pur non volendo effettuare alcun tipo di valutazione sulla lingua utilizzata dall'autore, é noto che il greco del Vangelo di Marco appare approssimativo se non sgrammaticato e testimonia, di certo la non appartenenza dell'autore alla cultura Greca.

L'autore appare un buon conoscitore, invece, della lingua ebraica anche se la sua conoscenza delle usanse e della Legge appare approssimativa e superficiale.

Egli pare essere un ottimo conoscitore dei luoghi che descrive nel suo Vangelo e spesso sopperisce alla mancanza di informazioni di contesto con dettagli geografici.

Talvolta aggiunge nomi di personaggi mancanti in Matteo col chiaro intento di mostrare conoscenza dei fatti che, chiaramente, non possiede.

Pressante sembra la presenta della cultura romana nello scrittore, che chiaramente si rivolge all'ambiente pagano.

Focalizzando l'attenzione sul metodo che adotteremo per l'analisi possiamo così riassumerne i criteri essenziali:

Nel complesso ci interessa identificare, in questa contrazione narrativa, i motivi reali e dottrinali che spiensero l'autore alla redazione di questo testo.

Faremo uso, per la ricostruzione, anche della contestualizzazione storica del testo che, come illustrato in altri capitoli sul sito, é stato (a nostro avviso) redatto ad Efeso nel 52d.c. all'interno della comunità ebreo-romana che scampata alla persecuzione di Claudio si raccolse intorno all'apostolo Paolo dal quale fu evangelizzata passando dal Battesimo di Giovanni a quello di Gesù.

Questo testo, a nostro avviso, fu la risposta di Paolo al Vangelo di Matteo brandito dai giudeo-cristiani di Corinto come arma contro l'inattendibilità paolina. La sua stesura si colloca tra la prima e la seconda lettera ai corinti e precede la stesura della lettera ai Romani. Furno proprio gli ebrei romani rifugiatisi ad Efeso lo trumento utilizzato da Paolo per evangelizzare la capitale e, probabilmente, insieme alla lettera ai Romani, anche questom testo prese la voltra di Roma tra il 52 ed il 53.

Sulla base delle osservazioni fatte in precedenza abbiamo motivo di ritenere che l'autore era un ebreo stabilitosi a Roma ed entrato a far parte della comunità efesina alla Cacciata degli ebrei dalla capitale sotto Claudio.

La sua scarsa conoscenza del greco, con la buona conoscenza della lignua ebraica fu forse il motivo che spinse Paolo nella sua scelta.

L'autore della traduzione ridotta del testo greco di Matteo, grazie alla rozzezza della lingua, forniva al testo un'aura grezza che avvalorava l'idea base che spingeva Paolo: dimostrare che il testo di Marco era il più antico Vangelo frutto del diretto insegnamento dei 12.

Il ritorno a Roma degli Ebrei esiliati ad Efeso, tra cui anche l'autore di Marco, convertiti al cristianeismo da Paolo, spiega la presenza di cristiani a Roma, escludendo la rocambolesca ipotesi di un breve viaggio di Pietro a Roma prima dell'arrivo di Paolo.

E' evidnte che essi erano stati convertiti a Corinto da Paolo prima del ritorno a Roma, il loro rapporto stretto con Paolo, che non era mai stato a Roma prima del 62, ma che rimase 2 anni ad Efeso insieme a questi rifuggiati   spiega il perchè della nascita della legenda della connessione tra questo Vangelo, Marco (che sicuramente ad Efeso non c'era e non può essere l'autore di questo Vangelo) e Pietro, che chiama Marco suo figlio (nella Prima Lettera di Pietro).

 

Capitolo 1

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Il Vangelo di Marco esordisce eliminando i  capitoli 1 e 2 di Matteo:

Della intera narrazione conserva unicamente l'informazione della sua residenza presso Nazaret come si vedrà più avanti.

Tutte le informazioni  assenti sono correlate alla regalità di Gesù ed alla sua discendenza Davidica, quindi alla funzione politica di Gesù annunciata nelle scritture.

L'assenza della persecuzione di Erode causata proprio dalla funzione regale del Nascituro può essere vista in questa ottica, così come l'assenza della fuga in Egitto causata proprio dalla persecuzione erodiana.

E' anche evidente che l'assenza della persecuzione erodiana evita a  Marco l'imbarazzante episodio che pone il re in una luce tetra.

Sia supponendo l'omissione volontaria in Marco che l'aggiunta degli episodi in Matteo, resta evidente la funzione politica dei brani in questione che si ricollegano alla funzione Davidica del Messia.

Ci riproponiamo di mostrare come vi siano seri elementi a sostegno della prima tesi.

Passiamo ad osservare i paralleli, imo capitolo di Marco ed il capitolo terzo di Matteo.

Mc1,[1]Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. [2]Come è scritto nel profeta Isaia:  
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
[3]Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
Mt3 [3]Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

[4]si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Mt3 [1]In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, [2]dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
[5]Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Mt3 [5]Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; [6]e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
[6]Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico Mt3 [4]Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico
[7]e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.[8]Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo» Mt3 [11]Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.

L'episodio del Battesimo di Gesù é citato in maniera pressocche fotografica fatta eccezione per la revisione della metafora dei sandali.

Marco accentua il gesto di sottomissione di Giovanni e quindi il suo ruolo subordinato, sostituendo il trasporto dei sandali, di per se già segno di inferiorità riconosciuta, con  la legatura dei sandali gesto che rende necessario il "chinarsi" di Giovanni di fronte alla superiorità del Cristo.

Che si tratti di una rielaborazione di Marco su Matteo e non viceversa é, a nostro avviso, chiaro.

Il gesto di sottomissione di Gesù a Giovanni poteva nuocere alla narrazione di Marco che, come vedremo nelle successive omissioni, ha l'obiettivo di evitare la contrapposizione tra le due grandi figure. Non sussistano motivi parimenti validi per sostenere una modifica operata da Matteo a partire da Marco.

Verifichiamo, quindi, le omissioni a partire dal brano integrale di Matteo:

[1]In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, [2]dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

[3]Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

[4]Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. [5]Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; [6]e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.

[7]Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? [8]Fate dunque frutti degni di conversione, [9]e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. [10]Gia la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. [11]Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. [12]Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile».

In questo caso quello che manca é la polemica antifarisaica e la funzione punitiva della venuta del Cristo nei confronti dei farisei.

Il tema della attenuazione della polemica antifarisaica va tenuto presente poichè é, a nostro avviso, tra i motivi secondari che spingono l'autore di Marco e cercheremo di verificarlo anche nei successivi brani.

Il brano va comparanto anche con quanto riportato da Epifanio in relazione al cosiddetto Vangelo degli ebrei:

[1] Nel loro (degli ebioniti) vangelo secondo Matteo - che però non - genuino e completo, ma falsificato e mutilato -, e che chiamano vangelo ebraico, - detto quanto segue:

"Ci fu un uomo di nome Gesù, che all'età di circa trent'anni ci scelse. E quando, andato a Cafarnao, entrò in casa di Simone, soprannominato Pietro, aprì la bocca e disse: "Mentre passavo lungo il lago di Tiberiade ho scelto Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, e Simone, Andrea, Taddeo, Simone, lo zelota, e Giuda Iscariota; ed ho chiamato pure te, Matteo, che eri seduto al telonio, e tu mi hai seguito.

Da voi dunque voglio che voi dodici apostoli siate una testimonianza per Israele"" (EPIFANIO, Haeres., 30, 13, 2-3).

[2] "Quando Giovanni battezzava, accorsero da lui i farisei e furono battezzati e così tutta Gerusalemme. Giovanni aveva un abito di pelo di cammello e una cintura di cuoio intorno ai fianchi. E, dice, il suo cibo era miele selvatico, ed il gusto come quello della manna, come uva schiacciata all'olio" (EPIFANIO, op. cit., 30, 13, 4).

[3] L'inizio del loro vangelo suona così:

"Nei giorni di Erode re di Giudea, sotto il sommo sacerdote Caifa, uno di nome Giovanni andò sul fiume Giordano a battezzare con il battesimo di penitenza. Di lui si diceva che fosse della stirpe del sacerdote Aronne, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. E tutti accorrevano da lui" (EPIFANIO, op. cit., 30, 13, 6).

Il brano citato da Epifanio appare estremamente vicino ad entrambe i testi ed aggiunge un interessante particolare: il Vangelo di Matteo, nella versione ebionita, iniziava proprio come inizia il Vangelo di Marco, il che ci farebbe pensare ad una integrazione postuma di Matteo con i capitoli dall'1 al 2 se non esistesse un'altra diversa testimonianza:

[21] Il vangelo secondo gli Ebrei dice, infatti:

"Giuseppe drizzò i suoi occhi e vide una folla in cammino diretta verso la grotta, e disse: "Mi alzo e le vado incontro".

Ma non appena Giuseppe era uscito, disse a Simone: "Mi pare che questi che vengono siano degli indovini. Osserva con quale sguardo mirano in cielo, come si consultano e parlano l'un l'altro. Ma sembra pure che siano degli stranieri: il loro aspetto - diverso dal nostro; i loro vestiti sono molto ricchi; il loro colorito - molto scuro; le loro gambe hanno i calzoni. Guarda, si sono fermati e guardano verso di me; ora si sono messi nuovamente in movimento e stanno venendo qui"".

Da queste parole si deduce chiaramente che non si trattava solo di tre uomini, ma di una folla di viandanti che si recava dal Signore, sebbene, secondo alcuni, tre fossero le guide più nobili, cio- Melco, Caspare e Fadizarda (SEDULIUS SCOTUS, citato in "Sacris erudiri", 6 [1954], 203-204).

In questa, come si vede, c'è segnalata non solo la presenza dei magi ma anche il loro nome in linea con il racconto di Matteo.

Mc1,[9]In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. Mt2 [23]e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret,

Mt3 [13]In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.

[10]E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. [11]E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Mt3 [16]Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.[17]Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
[12]Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto [13]e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. Mt 4 [1]Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. [2]E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.

[11]Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

Andiamo, quindi, a verificare quali sono le omissioni di Marco in questo caso rivedendo il pezzo integrale di Matteo ed evidenziando le parti mancanti in Marco:

Mt 3 [13]In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. [14]Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». [15]Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. [16]Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. [17]Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».

[1]Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. [2]E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. [3]Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». [4]Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

[5]Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio [6]e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede».

[7]Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non tentare il Signore Dio tuo».

[8]Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: [9]«Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». [10]Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto:

Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto».

[11]Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

 

Come abbiamo già ipotizzato in precedenza, anche queste omissioni hanno lo scopo di evitare l'imbarazzo di un possibile contrasto tra la figura di Giovanni e quella di Gesù, da un lato, mentre dall'altro celano completamente la figura di Satana e la potenza delle tentazioni cui Gesù viene sottoposto.

La problematica dei limiti dell'azione del male é estremamente seria, come seria era, soprattutto durante la evangelizzazione paolina, la problematica posta dai convertiti Giovannei.

Costoro appaiono più volte negli Atti e nelle lettere di Paolo, da esse si evince chiara la differenza sostanziale dell'intervento di evangelizzazione nei confronti di coloro che avevano  abbracciato la teologia giuvannea e premessianica.

Nella ipotesi da noi avanzata inernte la collocazione della stesura di questo testo ad Efeso, il tema della riduzione della grandezza del battesimo di Giovanni rispetto a quello di Cristo, assume una valenza centrale.

In Atti si legge, proprio rlativamente alla situazione Efesina:

Atti 19,[1]Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli [2]e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». [3]Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero.

Ancor più embrematico é l'incontro con Apollo, sempre ad Efeso, di cui si legge in Atti:

[24]Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. [25]Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni

La problematica posta da questo tipo di battesimo é evidente nella prima ai Corinti in cui leggiamo:

[11]Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. [12]Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!».

E' a nostro avviso proprio questo il motivo che spinge Paolo ad incontrare e convertire Apollo ad Efeso, e stranamente, proprio in una lettera scritta ad Efeso da Paolo (Corinti 2) si legge:

Atti 8,[18]Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo; [19]egli è stato designato dalle Chiese come nostro compagno in quest'opera di carità, alla quale ci dedichiamo per la gloria del Signore, e per dimostrare anche l'impulso del nostro cuore.

Questi sono, a nostro avviso, solo alcuni degli indizi  rilevanti a sostegno della nostra tesi e che questo testo sembra confermare in pieno.

Il sottomettersi al battesimo da parte di Gesù poteva essere recepito come una inferiorità di fronte a Giovanni, almeno prima dell'inizio della sua missione.

Matteo giustifica il gesto attraverso le scritture e dimostra che esso non é un gesto di sottomissione a Giovanni, ma un adempimento delle "opere di giustizia", in buona sostanza ricollega il gesto ad una volontà di sottomissione alla Legge da parte di Gesù.

Nel contesto Marciano, però, questo tipo di giustificazione non é utilizzabile. Marco, come vedremo, tende ad omettere quasi sistematicamente, i richiami alla Legge, anzi lo scopo di questo testo é, per quanto possibile, ridurre al minimo la connessione tra il messia e le scritture (probabilmente anche per una differenza del tipo di uditorioformato da ebrei ellenizzati non più avvezzo alla cultura biblica).

Anche l'omissione del dettaglio della tentazione può aver avuto un motivo analogo.

In Matteo Satana parla a Gesù come il Figlio di Dio e la lunga narrazione tende a mostrare la forza e la fermezza di Gesù, di certo la figura di Satana solleva vari dubbi tra i quali quello della sua libertà di azione nei confronti di Gesù. La decisione di Marco sembra, oltre che una estrema sintesi del lungo passaggio che prende la prima e l'ultima informazione contenute in Matteo, anche un saggio modo per troncare discussioni sul tema.

Che l'intenzione di Marco sia quella di sminuire la figura di Giovanni di fronte a quella di Cristo é evidente anche dalla schelta operata suibito dopo al paragrafo 14.

Marco aveva omesso l'annuncio del regno affidato a Giovanni omettendo le parole "Convertitevi perchè il regno dei cieli é vicino" che Matteo aveva messo in bocca a Giovanni come preannuncio della missione di Gesù.

Dopo l'arresto di Giovanni, Gesù avvia la sua missione con le medesime parole.

Questo parallelismo scompare in Marco che lascia le parole solo nella bocca di Gesù rendendo praticamente  la funzione di Giovanni nell'ambito del Vangelo.

A questo punto verifichiamo anche quanto affermato dalla patristica in relazione al testo originario di Matteo:

[4] Narrate molte cose (il vangelo degli ebioniti), così prosegue:

"Mentre era battezzato il popolo, venne anche Gesù e fu battezzato da Giovanni. E salito che fu dall'acqua, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito santo, in forma di colomba, che scese ed entrò in lui. Ed una voce disse dal cielo: "Tu sei il mio figlio diletto. In te mi sono compiaciuto". Ed ancora: "Oggi ti ho generato". E il luogo fu subito irradiato da una grande luce".

(Dice che) "Giovanni a questa vista gli abbia detto: "Chi sei tu?". E di nuovo una voce dal cielo a lui (rivolta, disse): "Questo - il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto"".

(Dice che) "allora Giovanni cadde ai suoi piedi e disse: "Ti supplico, Signore, battezzami tu!". Ma lui l'impedì dicendo: "Lascia! Conviene, infatti, che si adempia ogni cosa"" (EPIFANIO, op. cit., 30, 13, 7-8

La citazione da Epifanio é poressocchè identica alle sezioni omesse in Marco e presenti in Matteo ed attesta, a nostro avviso, la corrispondenza tra il testo di Matteo e quello usato dagli ebioniti.

Esiste una lieve differenza nella aggiunta, a nostro avviso realmente presente nel testo originario di Matteo e probabilmente omessa in seguito per la forte ambiguità in essa esistente rilevata dallo stesso Epifanio "Oggi ti ho generato" Epifanio infatti scrive:

[5] La loro narrazione afferma che Gesù fu generato da seme umano, e scelto poi da Dio: fu per questa elezione divina che fu chiamato figlio di Dio, dal Cristo che entrò in lui dall'alto in forma di colomba. Essi negano che sia stato generato da Dio Padre ma affermano che fu creato come uno degli angeli... sebbene egli sia al di sopra degli angeli e di tutte le creature dell'Onnipotente e sia venuto, come - riferito in quel cosiddetto vangelo secondo gli Ebrei'': "Io sono venuto ad abolire i sacrifici. E se non cesserete dall'offrire sacrifici, non desisterà da voi l'ira" (EPIFANIO, op. cit., 30, 16, 4-5).

Un'altro interessante contributo ci viene da Gerolamo che scrive:

[13] Ma nel vangelo secondo gli Ebrei, scritto in ebraico e letto dai nazarei (- detto):

"Discenderà su di lui tutta la fonte dello Spirito santo". Il Signore -, infatti, Spirito e dove c'- lo Spirito di Dio quivi c'- libertà... Dunque nel vangelo da me sopra menzionato, trovo scritto:

"Avvenne che quando il Signore salì dall'acqua, discese e si posò su di lui tutta la fonte dello Spirito santo, e gli disse: "Figlio mio, in tutti i profeti aspettavo che tu venissi per riposarmi in te. Tu sei, infatti, il mio riposo, tu sei il mio figlio primogenito che regna per sempre"" (GEROLAMO, In Is., 11, 2).

[14] Nel vangelo secondo gli Ebrei scritto in lettere ebraiche ma in lingua caldea e siriaca del quale a tutt'oggi si servono i nazarei, che molti ritengono (sia) secondo gli apostoli, altri secondo Matteo ed - conservato nella biblioteca di Cesarea, - detto:

"Ecco, la madre del Signore e i suoi fratelli gli dicevano: "Giovanni Battista battezza per la remissione dei peccati, andiamo a farci battezzare da lui". Ma rispose loro: "Che peccati ho fatto io per andarmi a fare battezzare da lui? A meno che quanto ho detto sia ignoranza"" (GEROLAMO, Contra Pelag., 3, 2).

Che attesta l'esistenza del Vangelo in caratteri ebraici ma in siriaco conservato nella biblioteca di Cesarea che conferma la funzione del Battesimo di Giovanni: la remissione dei peccati.

Mc1,[14]Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: [15]«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». Mt 4 [12]Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea

[17]Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Soffermiamoci, quindi, sulle omissioni.

In Matteo lo spostamento da Nazaret a Carfanao é correlato alle scritture richiamando il relativo brano. Marco che é sempre poco avvezzo alle citazioni bibliche, probabilmente non necessarie per la missione di evangelizzazione dei pagani e i giudei ellenizzati che non avrebbero potuto fruire di questi paralleli non conoscendo il vecchio testamento o comunque essendosi allontanati dalla rigida osservanza e conoscenza della Legge vista la lontananza dalla patria (ebrei ellenisti), omette quasi sempre il brano vetero testamentario.

Inutile ricordare che, comunque, la omossione dei passi biblici evitava il parallelo diretto con la funzione messianico-politica di Gesù, distinzione cui Paolo ed autori a lui vicini  (Luca), terranno particolarmente.

[12]Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea [13]e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, [14]perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

[15]Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;
[16]il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.

[17]Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Mc1,[16]Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. [17]Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». [18]E subito, lasciate le reti, lo seguirono. [19]Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. [20]Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono. [18]Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.

[19]E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». [20]Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. [21]Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. [22]Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

Lo spostamento a Carfanao é citato in Marco ma non agganciato alle scritture ed interviene nel paragrafo 21.

A questo punto interviene anche il più grande taglio adottato da Marco dopo quello dell'infanzia di Gesù e riguarda l'intero discorso della Montagna con la riaffermazione della validità della Legge ed il ripasso delle parti fondamentali del Levitico in chiave di rafforzamento dei contenuti ed eliminazione della intepretazione formale..

Il taglio riguarda 3 capitolo interi: il 5,6,7 di Matteo. In particolare il taglio comincia da 4,23 e prosegue fino a 8,5 da cui riprende unicamente la presenza di Gesù a Cafarnao.

Il modo in cui Marco riprende la narrazione é, a nostro avvisio, il più chiaro segno di come questo Vangelo sia stato scritto estrapolando da Matteo e non viceversa.

L'episodio della guarigione dell'indemoniato nella sinagoga é una composizione di più episodi di Matteo e coincide con l'inizio di un'opera di "taglia e cuci" che proseguirà nei capitoli successivi.

Nel capitolo 8 é presente un'altro episodio emblematico omesso da Marco: la guarigione del servo di un centurione 8,6-13

L'episodio ha una valenza particolare e testimonia 2 caratteristiche importanti della predicazione di Gesù:

Vediamo quindi, come viene composto il brano, a nostro avviso, inventato in Marco:

[Mc1,21]Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. [22]Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. [23]Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: [24]«Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». [25]E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». [26]E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. [27]Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». [28]La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. Mt 8,[5]Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: [6]«Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».

Mt 7,[28]Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: [29]egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

Mt 8,[28]Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Mt 8,[29]Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?»

Mt 12,[9]Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. [10]Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: «E' permesso curare di sabato?»

Mt 9,[33]Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». [34]Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».

Mt 8,[23]Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. [24]Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. [25]Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». [26]Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. [27]I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?».

Come si é visto, l'episodio é stato montato a partire da episodi diversi.

E' emblematica la permanenza pressocchè identica delle frasi pronunciate dal demone di Mt 8,29, ma nell'ambito di una ben diversa collocazione.

Ancora più significativa la ripresa della parte finale del testo Mt 8,23.

Questo brano verra utilizzato non solo in questa occasione ma verrà ripreso in Mc 4,35.

E' proprio in questa e svariate altre replicazioni di brani identici che avvengono sempre in corrispondenza di "presunti tagli" alla narrazione di Matteo, che leggiamo il chiaro sintomo di una rielaborazione postuma di questo Vangelo da parte dell'autore del Vangelo di Marco.

In questo caso Gesù comanda ai demoni, anzicchè ai venti, ma lo stupore é lo stesso ed é espresso con una frase molto simile "Chi é costui...",

Anche in questo caso l'episodio di Matteo omesso, avrebbe posto un serio problema teologico: quello della resurrezione di alcuni indemoniati usciti dai loro sepolcri, qundi anche in questo caso vi é una oculata omissione.

Che sia realmente questo il motivo dell'omissione lo dimostra quanto avremo occasione di affermare tra breve commentanto il branto Mc 5,1 che, come vedremo, riprende il tema dell'indemoniato che esce fuori dal sepolcro ma ne da un motivo logico destinato a rimuovere il problema della resurrezione: quell'uomo era tenuto in catene nel sepolcro, da vivo, perchè era pericoloso.

L'episodio é costruito con i canoni della plausibilità montando alcuni fatti reali, come l'abitudine di Gesù di guarire nella sinagoga anche di sabato, o quella di scacciare i demoni, o quella della meraviglia dei giudei di fronte al fatto che Gesù comanda gli spirito e questi gli obbediscono.

Questa impressione diviene ancor più chiara nei passi seguenti di Marco che andiamo ad analizzare.

[29]E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. [30]La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. [31]Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Mt 8,[14]Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. [15]Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.

Qui appare chiara la postposizione con una aggiunta desumibile dal Vangelo di Matteo: la casa di Pietro era anche quella di Andrea suo fratello, e Giacomo e Giovanni potevano plausibilmente seguire Gesù come accade spesso in Matteo.

[32]Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. [33]Tutta la città era riunita davanti alla porta. [34]Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano  

[16]Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, [17]perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.

In questo caso viene seguito l'ordine narrativo ma viene omesso il richiamo alla profezia.

L'aggiunta del desiderio di "segretezza" nella missione, invece, é desunta, come vedremo, da un unico brano di Matteo che diviene, per Marco, una sorta di tormentone.

[35]Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. [36]Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce [37]e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». [38]Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». [39]E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.  

Questo brano, invece, non ha equivalenti, ma é comunque un episodio desumibile da Matteo, esso,  non aggiunge nulla di nuovo alla narrazione.

Nel brano successivo si riscontra ancora una invenzione di Marco che rielabora materiale estrapolato da Matteo.

[40]Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». [41]Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». [42]Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. [43]E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: [44]«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». [45]Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte. [27]Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». [28]Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». [29]Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». [30]E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». [31]Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.

I due ciechi di Matteo divengono un lebroso, ma viene ripetuto lo stesso canovaccio:

Le aggiunte in Marco sono evidenti e riguardano l'offerta al Tempio richiesta dalla Legge, e la riluttanza di Gesù a rimanere tra la folla preferendo luoghi deserti.

Entrambe queste aggiunte sono chiaramente desumibili dal contesto di Matteo e non agigungono nulla alla narrazione configurandosi come volutamente introdotte per amplificare ed ampliare l'episodio.

La guarigione dalla lebra é sicuramente più efficace di una guarigione di due ciechi e sembra l'amplificazione della guarigione dell'uomo con la mano inaridita.

Particolarmente emblematico del metodo di espansione adottato da Marco a partire dalle narrazioni di Matteo, é il brano seguente.

 

Capitolo 2

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[1]Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa [2]e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.

[3]Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. [4]Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. [5]Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».

[6]Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: [7]«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».

[8]Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? [9]Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? [10]Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, [11]ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». [12]Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Mt 9,[1]Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. [2]Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». [3]Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia». [4]Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? [5]Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? [6]Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e và a casa tua». [7]Ed egli si alzò e andò a casa sua. [8]A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

E' interessante notare come Marco ricami su una sola parola che, appare  in Matteo il: "vista la loro fede".

La presenza della folla, costruita da Marco, e la volotà ferrea degli accompagnatori che, addirittura, scoperchiano la casa dove si trova Gesù per chiedergli la guarigione, viene costruita ricamando proprio sulla frase che abbiamo menzionato.

Infatti, in questo contesto, la scelta di Gesù cade su coloro che sembrano aver più fede in quella folla.

Nell'episodio di Matteo il problema della calca é assente e la fede é unicamente legata al fatto che gli uomini che avevano accompagnatoil paralitico lo avevano fatto per la loro fede in Gesù e nelle sue capacità di guaritore.

Anche il prolungamento della frase degli scribi appare chiaro ed effettuato sulla base della sua plausibilità.

Chiude la narrazione una frase di complemento che espone a parole la meraviglia della folla.

L'intero brano sebbene più lungo, appare chiaramente riempito attraverso operazioni di ricamo basate sulla plausibilità della narrazione proposta, che cerca, comunque, di discostarsi il meno possibile dall'originale: Matteo.

 

[13]Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. [14]Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi».

Egli, alzatosi, lo seguì.

 

Mt 9,[9]Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
[15]Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. [16]Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». [17]Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».  

Mt 9,[10]Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. [11]Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». [12]Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. [13]Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

 

[18]Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». [19]Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. [20]Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. [21]Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. [22]E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

 

Mt 9,[14]Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». [15]E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

[16]Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. [17]Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano».

I brani mostrano come Marco appaia sempre, anche se di poco, più ampio di Matteo e sia solito aggiunger qualche elemento alla narrazione inessenziale o ripetitivo, basti ad esempio comparate i due brani seguenti:

Marco - Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?»

Matteo - Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

La replicazione é evidente, come evidente é l'intento di "allungare" inutilmente il brano.

Per il resto viene replicata sia la sequenza che il contenuto in forma pressocchè identica.

L'ordine narrativo di Matteo, viene, poi, parzialmente sconvolto per agganciare in Marco un'altra parabola che attiene ancora la sfera nutrizionale e le regole ebraiche sulle mense.

Da Epifanio abbiamo un ulteriore indizio sulla identificazione di Matteo con il Vangelo degli ebrei.

Nel seguente brano ritroviamo il testo omesso in Marco con il quale in Matteo gesù sospende il sacrificio:

[5] La loro narrazione afferma che Gesù fu generato da seme umano, e scelto poi da Dio: fu per questa elezione divina che fu chiamato figlio di Dio, dal Cristo che entrò in lui dall'alto in forma di colomba. Essi negano che sia stato generato da Dio Padre ma affermano che fu creato come uno degli angeli... sebbene egli sia al di sopra degli angeli e di tutte le creature dell'Onnipotente e sia venuto, come - riferito in quel cosiddetto vangelo secondo gli Ebrei'': "Io sono venuto ad abolire i sacrifici. E se non cesserete dall'offrire sacrifici, non desisterà da voi l'ira" (EPIFANIO, op. cit., 30, 16, 4-5).

Che contiene quanto affermato in  Matteo:

Mt 4,[13]Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

[23]In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. [24]I farisei gli dissero: «Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?». [25]Ma egli rispose loro: «Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? [26]Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?». [27]E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! [28]Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato». Mt 12, [1]In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano. [2]Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato». [3]Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? [4]Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? [5]O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? [6]Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. [7]Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. [8]Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Gli episodi apparentemente simili differiscono per la morale desunta, pentre in Matteo la causa della violazione del sabato é da ricercarsi nella Legge e nella superiorità di Cristo che é più grande del Tempio e padrone del sabato, in Marco la violazione viene spiegata con la sottolineatura della importanza sostanziale del sabato e non formale.

Leggendo Marco, in pratica, si deduce che essendo il sabato fatto per l'uomo, un giorno di riposo vale l'altro.

E' interessante notare come l'accostamento della doppia violazione e l'insistenza sulle violazioni, in particolare del sabato, in Marco sembra preparare la sostituzione di questo giorno, con la domenica cristiana, probabilmente già in uso presso le comunità pagane convertite da Paolo.

Il brano successivo é, a nostro avviso, un'altra chiara riprova di come Marco riscriva Matteo per sottolineare il superamento della Legge.

 

Capitolo 3

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[1]Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, [2]e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. [3]Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». [4]Poi domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». [5]Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. [6]E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Mt 12, [9]Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. [10]Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: «E' permesso curare di sabato?». Dicevano ciò per accusarlo. [11]Ed egli disse loro: «Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori? [12]Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato». [13]E rivolto all'uomo, gli disse: «Stendi la mano». Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra. [14]I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.

Osserviamo come, innanzitutto i paragrafi 1 e 2 di Marco amplino chiaramente il paragrafo 9 e 10 di Matteo.

A questo punto arriva l'opera di sconvolgimento mirato di Marco.

In Matteo viene richiamato un brano che é stato ritrovato in forma estremamente simile nel documento denominato "Lettere sulle opere di giustizia" scoperto a Qumran in cui si parla della possibilità di salvare un uomo caduto in un fosso il giorno di sabato a patto di usare il mantello per il salvataggio in modo da complere il minor movimento possibile.

La pecora di Matteo é sostituita dal bue in questo prezioso documento reperto.

L'autore del Vangelo di Marco sembra non conoscere affatto il testo e la relativa usanza e stravolge il senso della frase sostituendolo con una deduzione provocatoria: se non si salva un uomo nel giorno di sabato lo si uccide e quindi diviene lecito uccidere e lo stesso dicasi per la pecora di Matteo.

La deduzione é chiaramente ignara della possibilità offerta dalla Legge che é ricordata nel documento di Qumran e che é certamente nota all'autore di Matteo che la usa in questo contesto.

Gesù richiama il brano proprio per segnalare come ciò che stà facendo é in perfetta concordanza con la legge.

Si noti un particolare tutt'altro che trascurabile: Gesù chiede all'uomo di stendere la mano, quindi compie il minor sforzo possibile in linea con le norme della Legge.

Marco, di conseguenza, sembra conoscere benissimo Matteo tanto da elaborarne il contenuto attraverso una deduzione completamente errata perchè ingnara della fonte da cui Matteo trae il brano, questo rivela l'imbarazzo che Marco ha quando si trova di fronte a citazioni bibliche, o elementi non blblici desunti da tradizioni non note all'autore come questo brano Qumramiano.

A questo punto Marco si ritrova di fronte un lungo brano che unisce citazioni bibliche  alla polemica antifarisaica da cui Marco rifugge fermamente e che suole tagliare o ridimensionare sistematicamente, fino alle profezie della resurrezione.

Marco sembra voler risolvere il problema troncando di netto un brano, ma vedremo che nel corso della stesura cambia idea e ritornerà per recuperare parte della narrazione.

L'episodio della mano arida é segnalato anche dalla patristica nel Vangelo ebraico di Matteo tradotto da Gerolamo.

[12] Nel vangelo usato dai nazarei ed ebioniti, che recentemente ho tradotto dalla lingua ebraica in greco e che da molti - detto l'autentico (vangelo) di Matteo, quest'uomo dalla mano secca - detto muratore e prega con queste parole:

"Ero muratore e mi procuravo il cibo con le mani. Ti prego Gesù, di restituirmi la salute affinché non debba mendicare vergognosamente il cibo" (GEROLAMO, In Math., 12, 13).

 

[7]Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. [8]Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. [9]Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. [10]Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.

[11]Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». [12]Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.

Mt 13,[1]Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. [2]Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

Anche in questo brano Marco amplia Matteo ripercorrendo temi già trattati.

A questo punto Marco sembra essersi accorto di essersi spinto troppo oltre nella narrazione, e sembra voler recuperare qualche brano tralasciato seguendo l'iter narrativo di Matteo.

Rischierebbe altrimenti, di ritrovarsi un Vangelo di poche pagine che non potrebbe competere con quello da cui sta traendo le sue informazioni.

Ritorna quindi al capitolo 10, ma un elemento lo tradisce: egli parla di un monte che sembra stranamente richiamare il discorso della montagna che ha volutamente cancellato.

[13]Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. [14]Ne costituì Dodici che stessero con lui [15]e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.

[16]Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; [17]poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; [18]e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo [19]e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

Mt 13,[2]I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, [3]Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, [4]Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.

Ma cos'è che ha scatenato questo ricordo in Marco che lo riporta indietro al decimo capitolo per cercare di recuperare qualcos'altro?

A nostro avviso é possibile che sia proprio il passo 13,3 che recita:

[3]Egli parlò loro di molte cose in parabole.

e che é seguito da una lunga serie di parabole che riprendono i temi trattati nel discorso della montagna.

Marco non può e non vuole rimettere in gioco il discorso della Montagna la cui eliminazione é, se vogliamo, il motivo principale per cui scrive questo testo, ma si rende conto che cio che sta scrivendo  rischia di essere riduttivo.

Ecco che cerca di tornare indietro ripescando qualcos'altro per allungare la narrazione.

 

[20]Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. [21]Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé». [22]Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni».

Mt12,[24]Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: «Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni».

 

[23]Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? [24]Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; [25]se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. [26]Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. [27]Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. [28]In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; [29]ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». [30]Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo». Mt12,[25]Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: «Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. [26]Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? [27]E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici. [28]Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio. [29]Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa. [30]Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. [31]Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. [32]A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.

Una volta recuperato l'elenco dei dodici, dal decimo capitolo pensa che valga la pena ritornare indietro al dodicesimo per recuperare anche ciò che aveva inizialmente abbandonato e cioè il discorsno inerente le modalità d'azione ed il suo potere nello scacciare i demoni.

Si noti, anche in questo caso, la replicazione della frase «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni» iniziale e finale Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo».

Si ha quasi l'impressione che nel tentativo di ampliare il discorso, e nella confusione determinatasi con lo sconvolgimento dell'ordine della narrazione in Matteo, Marco perda si dimchi dei brani che ha già utilizzato e li riutilizzi più volte, questa impressione verrà confermata anche da alcune osservazioni che faremo in seguito.

Saltata quindi, la profezia della resurrezione Mt 12, 33-45 e passa al seguente brano:

[31]Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. [32]Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». [33]Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». [34]Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! [35]Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Mt12,[46]Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. [47]Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». [48]Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». [49]Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; [50]perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

La forma originaria é di sicuro quella di Matteo come attesta anche Epifanio in relazione al Vangelo degli Ebrei da cui leggiamo:

[7] Essi inoltre non ammettono che egli fosse un uomo; e ciò a motivo, chiaramente, di quanto rispose il Salvatore allorché gli fu detto: "Ecco tua madre e i tuoi fratelli sono fuori" e cio-: "Chi - mia madre e chi sono i miei fratelli?". E, stese le mani sui suoi discepoli, disse: "I miei fratelli, mia madre e le mie sorelle sono costoro che compiono la volontà del Padre mio" (EPIFANIO, op. cit., 30, 14, 5).

E' sufficiente notare l'uso del termine Padre mio anzicchè quello di Dio usato in Marco.

 

Capitolo 4

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Mc 4, [1]Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. [2]Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: [3]«Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. [4]Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. [5]Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo; [6]ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. [7]Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. [8]E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno». [9]E diceva: «Chi ha orecchi per intendere intenda!». Mt13, [1]Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. [2]Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

[3]Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. [4]E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. [5]Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. [6]Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. [7]Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. [8]Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. [9]Chi ha orecchi intenda».

Si noti che pur avendo già adoperato il brano 13,1 per la narrazione nel paragrafo 3,7, Marco decide di riprendere di nuovo lo stesso brano seguendo la narrazione di Matteo.

Anche in questo caso, l'impressione che si ha é che Marco si rende conto di aver contorto eccessivamente la narrazione e preferisce, magari replicare integralmente brani già usati, più che rischiare incongruenze narrative.

 

[10]Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: [11]«A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, [12]perché:

guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato».

 

Mt 13,[10]Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».

[11]Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. [12]Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. [13]Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. [14]E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.

In questo caso si nota la stanchezza narrativa di Marco che preferisce contrarre il brano citato in Matteo che sicuramente non conosce tirando fuori un testo che non ha alcuna attinenza con alcun brano del Vecchio Testamento.

Questa, che pure é una contrazione, dimostra ancor di più la dipendenza da Matteo: la profezia inesistente é un chiaro riassunto del brano tratto da Matteo.

[13]Continuò dicendo loro: «Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole? [14]Il seminatore semina la parola. [15]Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro. [16]Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia, [17]ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono. [18]Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola, [19]ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.[20]Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno». Mt 13,[16]Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. [17]In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

[18]Voi dunque intendete la parabola del seminatore: [19]tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. [20]Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, [21]ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. [22]Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. [23]Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta».

[21]Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? [22]Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. [23]Se uno ha orecchi per intendere, intenda!». Mt10,[26]Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. [27]Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.

[14]Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, [15]né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

Il parallelo tra Marco e Matteo procede linearmente fino al paragrafo 21 dove c'è un nuovo balzo all'indietro per recuperare una frase stralciata da quella destinata ad essere in Matteo un tutt'uno nel discorso di commiato che Gesù dedica ai dodici inviati nella prima missione di evangelizzazione.

[24]Diceva loro: «Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. [25]Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha». Mt12,[12]Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

Anche in questo caso Marco recupera dal capitolo 10, che era rimasto pressocchè inutilizzato, un'altro brano che amplia ricamandoci un pò.

[26]Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; [27]dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. [28]Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. [29]Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». Mt 13,[31]Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. [32]Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».

Mt13,[30]Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio». 

[33]Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».

Quest'ultimo caso costituisce, invece, uno dei rari casi in cui Marco elabora autononamente una parabola distanziandosi alquanto dai brani originari.

Cio che ne esce fuori é un misto tra la parabola della zizania (che resta fuori da questo Vangelo), quella del granello di senapa e quella del lievito il cui senso, invece, pare integralmente ripreso da questo brano.

Il motivo per cui Marco tene fuori la parabola della zizania, come si vede, volutamente tanto da crearne una simile in cui la crescita avviene volutamente senza questo elemento di disturbo, non possiamo conoscerlo, ma é probabilmente dovuto al possibile atteggiamento remissivo che questa parabola suggeriva, nei confronti dei nemici della evangelizzazione e che era esattamente il contrario di ciò che Paolo insegna nelle due lettere ai Corinti e Galati quando parla degli <<arciapostoli>> o dei predicatori di un Vangelo diverso dal suo (che Paolo arriva a maledire in Galati).

[30]Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? [31]Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; [32]ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». Mt13,[31]Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. [32]Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».

Che l'obiettivo di Marco sia l'omissione della parabola della zizzania lo si comprende proprio da quest'ultimo brano.

In effetti la parabola del seminatore appare in questo caso, integralmente il che ci porta a dire che l'elaborazione precedente rappresentava in Marco proprio la parabola della zizania, tanto che il testo che ne viene fuori, ripescando più dalla parabola del granello di senape che da quella della zizzania, sembra una repricazione della prima.

[33]Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. [34]Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. [34]Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, [35]perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

Aprirò la mia bocca in parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

Viene, quindi, saltata la parabola del lievito già utilizzata per il mix che abbiamo già presentato ove il lievito viene sostituito dal seme nella terra.

[35]In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». [36]E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. [37]Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. [38]Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». [39]Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. [40]Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». [41]E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?». Mt8,[23]Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. [24]Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. [25]Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». [26]Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. [27]I presenti furono presi da stupore e dicevano: «Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?».

In questo caso viene ripreso integralmente un brano che Marco aveva già avuto occasione di usare e che abbiamo commentato in occasione dell'analisi di Mc 1,21 e seg.

 

Capitolo 5

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Mc5,[1]Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. [2]Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. [3]Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, [4]perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. [5]Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. [6]Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, [7]e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». [8]Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo!». [9]E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti». [10]E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.

[11]Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. [12]E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». [13]Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. [14]I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.

[15]Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. [16]Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. [17]Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. [18]Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. [19]Non glielo permise, ma gli disse: «Và nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato». [20]Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

Mt 8,[28]Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.

[29]Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?».

[30]A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; [31]e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria». [32]Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. [33]I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. [34]Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.

Mt 9,[30]E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». [31]Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.

Questo episodio narrativo é, a nostro avviso, tra quelli più emblematici nel senso della postdatazione di Marco rispetto a Matteo e della dipendenza del primo da quest'ultimo.

Come abbiamo già avuto occasione di dire, é nelle replicazioni di narrazioni e nella concomitanza di queste replicazioni con eventi di taglio voluto, che c'è la dimostrazione della dipendenza di Marco da Matteo e non viceversa.

In questo caso notiamo che un episodio tagliato in prima battuta, perchè foriero di seri problemi teologici connessi alla resurrezione dei morti, che in questo caso sono addirittura indemoniati (Matteo), viene ripescato in seconda battuta da Marco, resosi conto che il suo Vangelo finiva per essere eccessivamente succinto.

Che sia un ripescaggio lo dimostra il fatto che l'intervento viene collocato in posizione abbastanza avanzanzata in Marco, ma ancor di più lo dimostra la rielaborazione marciana stessa.

Marco cerca di spiegare, cosa totalmente assente in Matteo, che l'indemoniato era stato rinchiuso in un sepolcro proprio perchè pericoloso, al punto che era stato necessario legarlo in catene.

La inattendibilità dell'episodio é pari almeno alla chiarezza con cui esso appare una manipolazione dell'episodio paritetico in Matteo, attuata per evitare le suddette problematiche teologiche (i problemi che potevano scaturire da una resurrzione anticipata sono, ad esempio, quelli che abbiamo avuto occasione di richiamare in Tessalonicesi 1 e che avevano reso addirittura necessaria la stesura di una lettera di smentita che dichiarava la prima apertamente falsa).

Se l'episodio della legatura tra i sepolcri, di un uomo vivo, era ammissibile per un solo indemoniato, non lo era certo per due,  questo pone a Marco il problema del recupero della cacciata plurima di demoni, inventando la possessione multipla in una sola persone.

In Matteo, infatti, i demoni sono due e Gesù parla, ovviamente, al plurale con loro condannandoli ad entrare in un branco di porci.

Marco non se la sente di rinunciare alla presenza plurima di demoni e probabilmente sa che il testo di Matteo poteva giungere nelle mani degli interlocutori cui Marco rivolge il suo Vangelo, in questo caso l'episodio non poteva passare inosservato come nn poteva passare inosservata la cacciata plurima di demoni.

Marco decide quindi, di realizzare un'altra mirata costruzione: quella della Legione di demoni che invasa una sola persona.

Il tutto gli serve per giustificare la gravità del caso che aveva portato ad una soluzione così poco convenzionale: quella di incatenarlo tra i sepolcri.

Interessante é anche la conclusione.

I demoni,  cacciati in Matteo chiedono di essere mandati in una mandria di porci, ma il suicidio di questi ultimi porta ad una controrichiesta  formulata dai mandriani a Gesù, e cioè che egli lasciasse la regione.

Marco elimina questo chiaro malcontento generato della popolazione locale nei confronti della modalità in cui Gesù esercita i suoi esorcismi e trasforma la cacciata in un successo personale  che fa accorrere la gente dalle regioni vicine.

Anche in questo caso Marco ricama su un tema che gli é particolarmente caro e che replica quasi come un ritornello: il tema é quello di Mt 9,30 che vuole mostrare la ritrosia di Gesù nel far conoscere la sua attività, che si manifesta in una richiesta di silenzio puntualmente disattesa.

Insomma Mc 15-20, si configura chiarissimamente come un prolungamento della narrazione, volutamente ricercato da Marco in linea con la plausibilità del fatto e con la concordanza con episodi realmente accaduti.

Vogliamo infine, soffermarci su un paricolare in apparnza marginale: la sostituzione geografica del territorio di Gadareni, con quello di Geraseni. I due luoghi sono relativamente vicini, ma non si capisce il perchè della sostituzione.

Essa sembra rientrare nel desiderio di Marco di dimostrare una sua autonomia e attendibilità narrativa pur nel rispetto dell'originale. Sembra quasi che Marco voglia porre le basi per la moderna teoria che lo vuole scritto prima di Matteo.

In quest'ottica sembra richiamare il nome del capo della sinagoga Giaro, che non sia proprio questo dato, probabilmente reale e noto all'autore, il motivo dello spostamento dell'episodio?O magari il nome Giaro viene desunto dal nome stesso Gerasa del paese in cui egli vive?Fatto sta che anche in questo caso Marco sembra voler "ampliare" quanto scritto nella sua fonte Matteo.

L'impressione compressiva é che Marco si muova con estrema cautela nelle sue "aggiunte", sia perchè non sembra avere alcuna notizia in più su Gesù rispetto alla sua fonte, sia perchè sembra riconoscere questo suo stato di inferiorità e cerca, in ogni caso, di non affemare cose non verificabili, limitandosi a notizie di tipo geografico, storico, o contestuale di cui é assolutamente certo (come vedremo per un'altra citazione di nomi: quella di Alessandro e Rufo).

[21]Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. [22]Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi [23]e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». [24]Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Mt 9,[18]Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». [19]Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
[25]Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia [26]e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, [27]udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: [28]«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». [29]E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. [20]Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. [21]Pensava infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». [22]Gesù, voltatosi, la vide e disse: «Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita». E in quell'istante la donna guarì.
[30]Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». [31]I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». [32]Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. [33]E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. [34]Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male». ...
[35]Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». [36]Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». [37]E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. [38]Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. [39]Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». [40]Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.[41]Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». [42]Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. [43]Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare [23]Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse: [24]«Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo. [25]Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. [26]E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

In questo episodio é chiarissimo il metodo di amplificazione di Marco.

Un fatto relativamente breve in Matteo, viene infiocchettato con una serie di notizie plausibili ed assolutamente irrilevanti.

L'espanzione dell'episodio della emorroissa con la sorpresa di Gesù nel sentirsi toccata la veste é emblematico.

Ritroviamo alcuni temi tipici e verificabili:

L'episodio sembra aggiungere due sole notizie a quantto affermato in Matteo:

E' proprio quest'ultima coincidenza che ci fa pensare ad un sottile ragionamento dell'autore del Vangelo di Marco.

Se i due episodi sono stati collocati nello stesso contesto, é possibile ipotizzare che la donna che tocca la veste di Gesù sia la madre della fanciulla che per ovvi motivi di pudicizia, desidera evitare che sia nota la sua malattia.

Gesù comprende il riserbo e mantiene il segreto limitandosi a indicare alla donna l'avvenuto miracolo grazie alla sua fede (miracolo che non viene prcisato).

Qui arriva il genio dello scrittore.

Se si suppone che la donna sia la madre della fanciulla e che la malattia le impediva da 12 anni di avere figli, la figlia non poteva che avere 12 anni.

 

Capitolo 6

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Mt6,[1]Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. [2]Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? [3]Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. [4]Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». [5]E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. [6]E si meravigliava della loro incredulità. Mt13,[53]Terminate queste parabole, Gesù partì di là [54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? [55]Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? [56]E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». [57]E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». [58]E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

Torna il tema del sabato e l'associazione di questo giorno con le violazioni della Legge nella sinagoga.Esiste, anche qui, qualche piccolo particolare che rende la versione di Marco leggermente più lunga, come il riferimento all'attività taumaturgica eserciata con le mani.

Una lieve differenza la si osserva nel riferimento a Gesù come carpentere e non come figlio del carpentiere Giuseppe.

Nella cultura ebraica il primogenito seguiva le orme del padre e di conseguenza sembra essere implicita la primogenitura di Gesù.

Marco sembra voler modificare  la versione fornitaci da Matteo per spiegare l'origine dello stupore. In Matteo non é ben chiaro perchè il figlio di un carpentiere non possa avere la cultura sufficiente o il carisma per compiere miracoli.

In Marco, invece, la spiegazione giunge dallla costatazione che egli é un carpentiere e quindi si é incanalato in una professione manuale ben diversa.Per giungere a questa chiarificazione, come detto, Marco adotta il consueto prolungamento logico.

Nella parte finale ritorna la consueta imposizione delle mani. Unica nota stonata di difficile spiegazione é la decisione di eliminare la spiegazione fornita in Matteo in relazionealla causa per la quale non operò miracoli: la incredulità del popolo.

Questa causa, in Marco, scompare restando implicita.

Vogliamo a questo punto, far notare come in Marco viene completamente eliminato il capitolo 11 di Matteo e ciò, a nostro avviso, sempre nel quadro della riduzione della figura giovannea.

Infatti il capitolo pone due questioni problematiche:

1) Il dubbio che pare sorgere in Giovanni sul finire della sua predicazione. Giovanni infatti, nel Vangelo di Matteo (Mt 11,3) manda i suoi discepoli a Gesù chiedendogli "Sei tu quello che deve venire o ne dobbiamo attendere un'altro".

2) Alla  donamda  Gesù é costretto a rispondere con una dimostrazione dell'avverarsi delle profezie, inoltre Gesù termina rivelando la funzione terrena di Giovanni quale Elia e quindi annunciatore della sua venuta.

Il brano solleva non poche perplessità:

a) Perchè alcuni discepoli continuavano a seguire giovanni nonostante la venuta di Gesù

b) Perchè Giovanni continua la sua predicazione se la sua funzione é già conclusa

c) Perchè Giovanni attende tanto tempo per chiedere a Gesù chi egli sia realmente

d) Perchè Giovanni é costrtto a Chiedere chi sia Gesù sebbene proprio lui ha dato il via alla sua missione ed ha assistito alla discesa dello spirito Santo.

e) Se Giovanni sapeva già che Gesù era il Messia, perchè dubita.

Una serie di interrogativi che pone, ancor oggi, un grosso problema teologico.

Se vogliamo é proprio in questa serie di dubbi e nel dubbio di Giovanni stesso che si nasconde la longevità del battesimo giovanneo, ed é proprio questa serie di dubbi che spiega la diffusione dei convertiti solo secondo il battesio di Giovanni.

In pratica il taglio netto che si trova in Marco é spiegabilissimo nel contesto di contrasto alla diffusione della conversione al battesimo di Giovanni che creerà a Paolo ed a Corinto ed Efeso, i problemi di cui abbiamo già in precedenza parlato.

In buona sostanza anche per questo taglio c'è un ottimo motivo teologico.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

[7]Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. [8]E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; [9]ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche. [10]E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. [11]Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro». [12]E partiti, predicavano che la gente si convertisse, [13]scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

Mt 10,[1]Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.

[5]Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:

«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; [6]rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. [7]E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. [8]Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. [9]Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, [10]né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.

[11]In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. [12]Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. [13]Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. [14]Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. [15]In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.

Per questo brano Marco torna indietro su Matteo a recuperere il capitolo 10.

Ovviamente elimina la parte in cui Matteo cita i nominativi dei 12, cosa che aveva già utilizzato in precedenza, e opera una sere di tagli mirati in linea con la filosofia complessiva che aveva guidato quelli precedenti.

Prima di tutto evita la esclusività della predicazione ai soli ebrei.Matteo afferma chiaramente che l'azione dei dodici era diretta ai soli ebrei, e per giunta agli ebrei degni (si veda la maledizione contro coloro che non accettano Cristo).

In linea con la esaltazione della figura di Cristo al di sopra di tutte le altre nei Vangeli, riduce il potere dei dodici togliendo loro quella taumaturgico diretto per imposizione delle mani.

I discepoli possono guarire ma facendo uso di olio e quindi non adoperando una forza che da loro proviene.

L'unico vero potere concesso loro é quello di scacciare i demoni.

Ultima osservazione degna di nota é la eliminazione della possibilità per i discepoli, di raccogliere danaro in cambio dei loro servigi.

Questo tema pare estremamente interessante se lo si compara con la nostra ipotesi di stesura nel 52 ad Efeso.

Ricordiamo, ad esempio, che nella priama lettera ai Corinti Paolo scrive:

Cap 8, [6]Ovvero solo io e Barnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?

[7]E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge? [8]Io non dico questo da un punto di vista umano; è la Legge che dice così. [9]Sta scritto infatti nella legge di Mosè: Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse Dio si dà pensiero dei buoi? [10]Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Poiché colui che ara deve arare nella speranza di avere la sua parte, come il trebbiatore trebbiare nella stessa speranza. [11]Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali? [12]Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremmo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. [13]Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? [14]Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo.

[15]Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto! [16]Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! [17]Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. [18]Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo.

Come si vede Paolo sembra conoscere il brano di  Matteo e paia riconoscere la difficoltà che quel brano crea alla sua predicazione..

In Matteo é chiaramente affermato che l'operaio ha diritto alla sua ricompensa, non i discepoli che, invece, hanno ricevuto gratuitamente e quindi gratuitamente devono dare.

Si noti, invece, che il medesimo tema é usato da Paolo esattamente al contrario (il vignaiolo, il pastore,ecc...) per trarne come conseguenza, la possibilità di ricavare danaro dalla propria attività.

Paolo, quindi, prima mostra d'avere un diritto che non possiede, stando alla lettera del Vangelo di Matteo e successivamente si vanta di non usufruire di quel diritto.

Il brano di Matteo chiaramente poneva seri problemi alla sua tesi.

Ma perchè Paolo monterebbe questa mistificazione? La cosa é spiegabile attraverso un'altra importante coincidenza: con la prima lettera ai Corinzi, parte la raccoltra della Colletta, che proseguirà anche nella secoda lettera e nella successiva ai Romani.

Tutte queste epistole furono elaborate ad Efeso..

La omissione di questo brano e il suo richiamo antitetico nella prima lettera ai Corinzi, sembrano sposarsi per giustificare in maniera limpida una volontaria omissione in Marco.

[14]Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui». [15]Altri invece dicevano: «E' Elia»; altri dicevano ancora: «E' un profeta, come uno dei profeti». [16]Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».  

Mt14,[1]In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. [2]Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui».

Anche in questo caso si nota una inutile replicazione della affermazione di Erode con in più una interessante differenziazione in linea con la ipotesi di riduzione del peso di Giovanni sulla figura di Gesù.egli conosceva la potenza delle opere che Giovanni era in grado di fare ed associa l'analoga potenza in Gesù al fatto che egli era Giovanni resuscitato.

In Marco la frase apparentemente simile sembra ricollegare il potere non al fatto che Gesù viene associato a Giovanni, ma al fatto che egli é resuscitato.

L'estensione, cui siamo abituati, del brano da parte di Marco, prosegue con l'anticipazione di un tema che verrà ripreso in seguito proprio da Gesù: l'identificazione corretta dell'Elia.

[17]Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. [18]Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». [19]Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, [20]perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.  

 

[3]Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello. [4]Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!». [5]Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.

 

Si noti come questo brano, ancorta una volta più lungo di quello in Matteo, abbia la funzione di spiegare un punto non chiaro in quel Vangelo: erodiade era la moglie di Erode.

Il Vangelo di Matteo lasciava questa affermazione all'intuito del lettore, che probabilmente, ben conoscendo le vicende della casa erodiana, non aveva bisogno di ulteriori spiegazioni.

Marco, che invece si rivolge al mondo pagano, necessita di questa constatazione.

Inoltre la colpa di Erode, quella d'aver sposato la moglie di suo fratello, che in Matteo resta implicita, viene qui esplicitata con parole messe in bocca a Giovanni.

Interessante é anche la sorta di giustificazione che Marco, in linea con l'ammorbidimento del sul Vangelo sui temi politici, sembra voler dare ad Erode. L'erode di Marco, a differenza di quello di Matteo, non é un opportunista che non uccide Giovanni unicamente per timore di una reazione popolare, ma é re , in fondo, sensibile, convinto della santità di Giovanni.

La decisione di uccidere Giovanni non é di Erode, che invece resta addirittura perplesso di fronte alle parole di Giovanni.

[21]Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. [22]Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». [23]E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». [24]La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». [25]Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista». [26]Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. [27]Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. [28]La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. [29]I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. [6]Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode [7]che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. [8]Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». [9]Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data [10]e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. [11]La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. [12]I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

Si noti come il brano viene allungato a dismisura da Marco.

Prima di tutto la descrizione degli invitati al banchetto, poi la trasformazione della narrazione dei fatti in Matteo con la elaborazione dei dialoghi .

[30]Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. [31]Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. [32]Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Mt14,[12]I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

[13]Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.

E' interessante notare che, mentre in Matteo il periodo di predicazione solitaria, seguito all'invio dei 12 nelle regioni della Giudea, non appare chiaro, come non appar nemmeno chiaro il momento in cui i discepoli tornano dalla loro predicazione, tutto ciò in Marco viene chiaramente esplicitato.

In questo paragrafo Marco ci ricorda Che Gesù aveva fino a quel punto, operato da solo e che solo ora vede il ritorno dei discepoli.

In questo contesto Marco riesce anche a non rendre visibile un altro dei dubbi relativi alla prdicazione Giovannea.

In Matteo i discepoli di Giovanni, che come abbiamo detto, continuavano a seguirlo nonostante la venuta di Gesù, finiscono per abbandonarlo solo dopo la sua morte ed unirsi, quindi, a Gesù.

Questa unione, in realtà, sembra una sorta di soluzione di ripiego.

Il ritorno dei discepoli di Gesù é in Matteo, associato all'unione a Gesù dei discepoli di Giovanni dopo la morte e sepoltura di questi.

Matteo, infatti, lascia implicito i ritorno dei discepoli di Gesù menzionando solo l'arrivo di quelli di Giovanni.

In Marco il problema é aggirato brillantemente. La sepoltura di Giovanni viene lasciata ai suoi discepoli, ma nulla lascia pensare che questi non s'erano ancora uniti a Gesù.; d'altro canto, il ritorno dei discepoli di Gesù viene esplicitato proprio sostituendolo all'episodio dell'unione al gruppo, dei discepoli di Giovanni.

La pulizzia narrativa operata, attraverso a questo brano esplicativo, in Marco rispetto a Matteo ci sembra un'altra  prova della dipendenza da quest'ultimo.

Anche nel caso di questo brano, va osservato il prolungamento narrativo operato da Marco.

La decisione di appartarsi, attuata da Gesù, viene associata alla pressione della folla che non lasciava loro più nemmeno il tempo per mangiare, inoltre la decisione viene esplicitata attraverso una frase messa in bocca a Gesù.

[33]Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. [34]Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. [35]Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; [36]congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». Mt 14,[14]Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

[15]Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».

Inutile sottolineare la forma romanzata che amplia la versione succinta fornita da Matteo.

[37]Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». [38]Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». Mt 14,[16]Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». [17]Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!».
[39]Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. [40]E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. [41]Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. [42]Tutti mangiarono e si sfamarono, [43]e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. [44]Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini [18]Ed egli disse: «Portatemeli qua». [19]E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. [20]Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. [21]Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

La forma adottata da Marco appare smisuratamente più lunga.

Marco parla chiaramente, di una serie di disposizioni organizzative assenti in Matteo.Il suo soffermarsi sui numeri sembra voler dare verosimiglianza all'episodio.

La disposizione a gruppi di  100 e 50, sembra essere citata per spiegare le modalità con le quali era stata possibile la stima del numero dei presenti.

Il numero delle ceste viene, quindi, desunto da Marco grazie al numero delle persone, unico dato segnalato in Matteo.

La modalità di ampliamento é anche in questo caso, chiara.

[45]Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. [46]Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. [47]Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Mt 14,[22]Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. [23]Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.

In questo caso un brano, praticamente identico viene ammpliato con la consueta indicazione geografica, cavallo di battaglia di Marco.

[48]Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, gia verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. [49]Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «E' un fantasma», e cominciarono a gridare, [50]perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: «Coraggio, sono io, non temete!». [51]Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi, [52]perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.  

Mt 14,[24]La barca intanto distava gia qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. [25]Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. [26]I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «E' un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. [27]Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». [28]Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». [29]Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. [30]Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». [31]E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

[32]Appena saliti sulla barca, il vento cessò. [33]Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».

Come per altri casi, la apparente lunghezza maggiore di Matteo rispetto alla versione di Marco, nasconde un'altro dei grandi motivi che spinse l'autore di questo Vangelo nella compilazione del testo.

Qui la supremazia di Pietro appare evidente. Pietro addirittura cammina sulle acque al pari di Gesù e opera il primo riconoscimento chiaro della figura del Cristo: "Il Figlio di Dio".

Inutile dire che nell'ottica Paolina (vedi Galati) la supremazia di Pietro appare un peso difficilmente sopportabile, ed é quindi giustificatissima l'omissione.

Omissione che, vedremo, si ripeterà anche per l'episodio centrale, del riconoscimento del Messia da parte di Pietro, che coinciderà con la dichiarazione ufficiale della sua supremazia.

[53]Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret. [54]Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe, [55]e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse. [56]E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano. Mt 14,[34]Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret. [35]E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, [36]e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.

La forma inutilmente romanzata ed ampliata di Marco é anche qui evidente e, come in tutto il suo Vangelo, testimonia la volontà di conferire attendibilità alla sua versione dei fatti assolutamente priva di altre fonti diverse dal testo di Matteo.

 

Capitolo 7

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[1]Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. [2]Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate - [3]i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, [4]e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame - [5]quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». Mt15,[1]In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: [2]«Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!».

Ancora una volta Marco mostra il suo stile narrativo aggiungendo al verso il lavarsi le mani.

Questa la se ancora fosse stata necessaria una conferma, i destinatari del suo scritto: i pagani o comunque persone che non conoscevano le usanze ebraiche.

In questa luce risaltano ancor di più le segnalazioni in linga aramaica o ebraica che in Marco abbondano.

La segnalazione di queste parole tende, ovviamente, insieme ai riferimenti geografici e al dilungamento nelle spiegazioni e nelle narrazioni, a dimostrare che l'autore ha realmente assistito a quello che narra, manifestando, chiaramente, il problema insito: qualcuno poteva dubitare dell'attendibilità dello scritto.

 

[6]Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:

Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
[7]Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.

[8]Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

 

Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:

Mt 15,[8]Questo popolo mi onora con le labbra
ma il suo cuore è lontano da me.
[9]Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini».

 

[9]E aggiungeva: «Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. [10]Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. [11]Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, [12]non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, [13]annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». [3]Ed egli rispose loro: «Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? [4]Dio ha detto:

Onora il padre e la madre

e inoltre:

Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.

[5]Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio, [6]non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. [7]Ipocriti!

Il brano, all'apparenza identico, eccetto per l'ordine narrativo, rivela invece, alcune caratteristiche in linea con le osservazioni fatte fino ad ora.

Prima di tutto la replicazione del paragrafo 9 che riprende interamente il conctto di 8. Si noti come si parla di trascurare, eludere ma non di trasgredire: la trasgressione é di certo più vincolante e fa riferimento chiarissimo alla Legge, argomento tabù per Marco.

Ancora una volta in 11 Marco tira fuori una prola ebraica assente nell originale,e succerrivamente la spiega: Korban.

Il "non non é tenuto" da cui si evince una intenzione personale é sotituito con il "non gli permettete" che accentua la colpa nella interpretazione errata che viene imposta come norma ad altri.

Il termine "ipocriti", viene eliminato: questa caratteristica sarà comune a tutto il Vangelo che eviterà sempre di puntare il dito direttamente sui farisei e scribi (tipico di Matteo) estendendo, invece, la colpa a tutti gli ebrei.

[14]Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: [15]non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo». [16]. Mt 15,[10]Poi riunita la folla disse: «Ascoltate e intendete! [11]Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!».

Il brano mostra chiaramente le intenzioni reali di Marco.

In apparenza simile, sostituisce il "Non é quello che entra nella bocca" di Matteo, in cui é chiaro che non c'è alcuna volontà di dichiarare inutile le Leggi di purezza, con il "no c'è nulla fuori dell'uomo" che chiaramente rende inutile tali leggi.

Inoltre la restrizione di Matteo alla sola parola (quello che esce dalla bocca) viene, con chiara intendione di ampliamento dottrinario, estesa e generalizzata in Marco ("le cose che escono dall'uomo", e di conseguenza anche le azioni).

Ancora una volta l'analisi dottrinaria di Marco appare profonda e specifica, ma soprattutto una rielaborazione di un concetto originariamente più stretto: quello di Matteo.

[17]Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. [18]E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, [19]perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. [20]Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. [21]Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, [22]adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. [23]Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo». Mt 15,[12]Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: «Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?». [13]Ed egli rispose: «Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. [14]Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!». [15]Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». [16]Ed egli rispose: «Anche voi siete ancora senza intelletto? [17]Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? [18]Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. [19]Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. [20]Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo».

Si noti come nella nersione marciana i farisei spariscono del tutto, ma sparisce, in linea con quanto osservato in precedenza, anche Pietro, che in Matteo, é l'autore della domanda.

Abbiamo già parlato della volontà di cancellare i richiami al ruolo primario di Pietro cui si aggiunge la volontà di non infierir sui fariseri estendendo e generalizzando la colpa all'intero popolo ebraico.

Sembra quasi che l'autore sia un fariseo poco incline alle severissime parole di Gesù.

Nel pezzo di Matteo il dito é puntato contro i farisei e non contro la Legge o contro gli ebrei in generale. Gesù é violentissimo "ciechi quid di ciechi" e invia una maledizione implicita "sarà sradicata".

Matteo é chiaro: il problema non é la Legge ma l'interpretazione farisaica. In Marco lo stesso brano assume un aspetto completamente diverso, vi si legge chiara la inutilità della Legge ed il suo superamento: da chi poteva venire questa nemmeno tanto velata dottrina se non da Paolo?

Ancor più emblematico delle distrorsioni volontarie di Matteo é il brano successivo.

[24]Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non potè restare nascosto. [25]Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. [26]Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. [27]Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». [28]Ma essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». [29]Allora le disse: «Per questa tua parola và, il demonio è uscito da tua figlia». Mt 15,[21]Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. [22]Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». [23]Ma egli non le rivolse neppure una parola.

Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». [24]Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». [25]Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». [26]Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». [27]«E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». [28]Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.

La versione di Matteo é durissima ma nel contempo estremamente chiara sugli obiettivi della missione messianica del Cristo.

Gesù é venuto per Israele e non per i pagani, ma analizziamo come Marco modifica l'episodio.

Innanzitutto manca la parte forte in Matteo con la quale si segnala la indifferenza e la ritrosia di Gesù di fronte alla donna.

Poi si omette la necessità dell'intervento dei discepoli più infastiditi dal gridare della donna che dalla pietà per essa.

Il cambio della frase di Matteo é poi emblematico.

In Matteo il «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini»   esclude la preesistenza di una volontà, da parte di Gesù di estendere in futuro,   la missione ai pagani.

In Marco la frase diviene: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini», che segnala l'esistenza di una esplicita volotà di completare la missione tra gli ebrei per poi rivolgersi ai pagani.

Questo brano é in perfetta linea con le omissioni già segnalate sul medesimo argomento: la missione di Gesù rivolta agli ebrei e non ai pagani, chiarissima in Matteo ed cancellata da Marco.

Alla fine Gesù in Matteo appare convincersi per la grand fede della donna e abbandona la sua ritrosia.

L'evoluzione chiara del pensiero di Gesù é completamente assente in Marco. In questo Vangelo Gesù non fa altro che anticipare l'ampliamento della sua missione.

[31]Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. [32]E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. [33]E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; [34]guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!». [35]E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. [36]E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano [37]e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!»  

Mt 15,[29]Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. [30]Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. [31]E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.

Il brano di Marco, all'apparenza non ha alcun riferimento in Matteo, é il solo paralle.lismo stretto tra la versione Marciana e l'intero capitolo 15mo fino al paragrafo 28, che ci suggerisce quale fonte per questo brano, il testo Mt 29-31.

La collocazione geografica, la meraviglia della folla restano, zoppi sordi, ciechi sordi, vengono sostituiti da un unico episodio: quello del sordo muto, peraltro assente in Matteo.

Come in tutti i casi precedenti, cerchiamo anche qui il motivo di imbarazzo narrativo che caratterizza i cambi dell'iter narrativo della versione marciana di Matteo.

A ben guardare esiste un'altro brano di Matteo che parrebbe essere vicino a quello in analisi. Tale brano era stato in precedenza omesso da Marco e abbiamo avuto occasione di parlarne in relazione alla volontà marciana di evitare le sezioni di Matteo in cui traspariva il dubbio finale di Giovanni nei confronti della figura di Gesù.

Mt 11,[4]Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: [5]I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, [6]e beato colui che non si scandalizza di me»

Cio che lega le tre narrazioni é il richiamo alla profezia di Isaia:

Is35,6 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.Allora lo zoppo salterà come un cervo, gridrà di gioia la lingua del muto.

Nè Marco ne Matteo citano la profezia con esattezza, ma é indubbio che il richiamo di Marco, in questo brano, sembra essere molto più vicino alla lettera di una parte del testo profetico.

L'omossione del testo 11,4 aveva sicuramente privato il testo di Marco di quel legame con i segni profetici che consentivano di riconoscere in Gesù il Messia e seppure effettuato in nell'ottica che abbiamo suggerito, lasciava Marco in un forte imbarazzo.

Si ha l'impressione che questo imbarazzo riemerga proprio di fronte a Mt 15,29 e seg. e suggerisca a Marco l'invenzione del testo che ci sta di fronte.

Probabilmente l'autore di questo Vangelo, certamente di origine ebraica, ricorda a memoria il testo di Isaia (letto  nelle sinagoghe) di cui aveva focalizzato bene i paragrafi 4 e 5.

Ed é a questi paragrafi che si rifà quando parla di "apertura degli orecchi" (il Isaia "apertura degli occhi e schiusura degli orecchi") il parallelismo é sottolineato dalla parola ebraica messa in bocca a Gesù.

E' sempre alla lettera di questa aprofezia che si rifà l'autore, quando parla di tocco della lingua ("griderà di gioia la lingua del muto"), e lo stesso gridare di gioia ha un parallelo nella irrefrenabile voglia di gridare al mondo il miracolo, che prende coloro che avevano accompagnato il sordomuto, nonostante il divieto esplicito di Gesù (tema che é un vero tormentone in Marco).

Il tutto é montato in una cornice fatta di gesti taumaturgici probabilmente tipici dell'epoca e noti all'autore, che danno un'aura di maggiore credibilità all'episodio,   infarcito, poi, con l'immancabile attenzione per i riferimenti geografici inseriti a partire dalla lettura degli scarni riferimenti in Matteo ("il mare di Galilea" diviene "il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli").

E' nell'"ha fatto bene ogni cosa" che si legge chiaro il riconoscimento dei segni di quella profezia, solo che in questo caso non é inquadrato nel problematico messaggio di Gesù a Giovanni, ma é un autonomo e generico riconoscimento attribuito alla folla circostante.

 

Capitolo 8

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[1]In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: [2]«Sento compassione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. [3]Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». [4]Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». [5]E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». [6]Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. [7]Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. [8]Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. [9]Erano circa quattromila. E li congedò. Mt 14, [15]Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». [16]Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». [17]Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». [18]Ed egli disse: «Portatemeli qua». [19]E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla. [20]Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. [21]Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Una nuova replicazione di un miracolo ritorna in Marco ispirata chiaramente, dalla lettura di Matteo.

L'episodio della guarigione della cananea aveva già introdotto il tema del pane (in quel caso citato in una metafora),talel tema  viene ripreso nel capitolo 16 di Matteo.

Gesù, in questo capitolo, ricorda il miracolo della moltiplicazione dei pani e a Marco ritorna in mente l'artificiosa espansione della narrazione effettuata nel suo capitolo sesto proprio di quel miracolo che ora viene ricordato in Matteo.

Marco ha una ulteriore opportunità di espansione. Nel capitolo sesto, egli aveva talmente ampliato l'originale di Matteo da renderlo quasi irriconoscibile.

E' a questo punto che, seguendo la linea narrativa e approfittanto del il richiamo al precedente miracolo , Marco decide di replicarlo per dare forza e migliore legibilità al suo Vanglelo.

Il canovaccio é sempre Mt 14,15 seguito quasi integralmente, stavolta, cambiando solo i numeri, sicuramente per evitare si notasse l'artificiosa duplicazione:

- i  5 pani e 2 pesci diventano 7 pani (il numero di pantiene ) e pochi pesciolini

- le dodici sporte, divengono 7

- e le cinquemila persone divengono quattromila

[10]Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

[11]Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. [12]Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione». [13]E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda.

Mt16,[1]I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. [2]Ma egli rispose: «Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; [3]e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? [4]Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona». E lasciatili, se ne andò.

Questo é uno dei rari casi in cui la forma Marciana appare più compatta. Nel complesso comunque, quello di Marco sembra essere un buon sunto anche se manca la citazione veterotestamentaria.

Inutile dire che questo rientra mella scelta esplicita dell'autore che evita, ove possibile, le citazioni del VT per la comprovatascarsa conoscenza .

Egli, probabilmente, non possiede sottomanoil VT, salvo casi rari  che si riferiscono a tradizioni orali provenienti di quelle scritture che fanno riferimento all'attesa messianica fortissima in quel periodo (come visto nel brano Mc 7,31 e seg.).

Ancora una volta, comunque, l'autore non manca di richiamare un riferimento geografico assente in Matteo, riferimento, peraltro, ancor oggi non associabile ad un luogo noto.

[14]Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. [15]Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». [16]E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane». [17]Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? [18]Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, [19]quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». [20]«E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». [21]E disse loro: «Non capite ancora?». Mt 16,[5]Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane. [6]Gesù disse loro: «Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei». [7]Ma essi parlavano tra loro e dicevano: «Non abbiamo preso il pane!». [8]Accortosene, Gesù chiese: «Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane? [9]Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via? [10]E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto? [11]Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?». [12]Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.

La prima cosa che salta all'occhio nella comparazione é la segnalazione della presenza di un solo pezzo di pane assente in Marco. Il particolare all'apparenza marginale, ha invece una importanza cruciale.

Innanzitutto il "Non abbiamo preso il pane" diviene un n "Non abbiamo il pane", che ovviamente cambia radicalmente la situazione.

I miracoli di moltiplicazione dei pani (duplicati artificiosamente da Marco) avevano, comunque, richiesto la presenza almeno di pochi pezzi di pane. La completa assenza di pane rende la situazione in Matteo, differente da quelle di detti miracoli.

Inserendo un tozzo di pane, Marco fa si che si crei un presupposto che mette in evidenza la mancanza di fiducia dei dioscepoli che, pure, avevano assistito ben due volte alla scena. L'ultima volta (sempre nella versione Marciana) addirittura recentissima,

La introduzione di quel solo pane, cambia completamente il senso dell'episodio nella versione Marciana.

Quello che chiaramente, Marco intende evitare, é la critica diretta ai farisei e ai sadducei: le classi che rappresentavano la quasi totalità del popolo ebraico.

E' interessante notare come i sadducei di Matteo, divengono gli erodiani (peraltro estremamente numerosi all'epoca, circa 8000).

Ma ritornamo al senso della versione marciana. I discepoli pur avendo orecchie per udire e occhi per vedere, non ancora hanno fede in ciò che hanno, addirittura, appena visto e pur avendo a disposizione un pezzo di pane credono di non averne non fidandosi della capacità dei miracoli che Gesù può produrre.

Gesù in Marco ricorda loro le due volte in cui, in casi analoghi, era stato moltiplicato il numero dei pani.

La metafora viene quindi lasciata volutamente nell'ombra lì dove, in Matteo, essa viene esplicitata. In aggiunta, però, marco crea una situazione di mancanza di fede che fornisce comunque, un significato parziale di assenza di fede, che manca in Matteo e che viene preparato ad arte con l'aggiunta del pezzo di pane.

[22]Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. [23]Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». [24]Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». [25]Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. [26]E lo rimandò a casa dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio». Mt 9,[27]Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi». [28]Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: «Credete voi che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». [29]Allora toccò loro gli occhi e disse: «Sia fatto a voi secondo la vostra fede». [30]E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». [31]Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione
[27]Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». [28]Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». [29]Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». [30]E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. Mt 16,[13]Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». [14]Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». [15]Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». [16]Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». [17]E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. [18]E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. [19]A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». [20]Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Ancora una volta riappare un fenomeno cui siamo ormai abituati: in presenza di uno dei di quei motivi di imbarazzo che abbiamo rilevato in precedenza, Marco reagisce, o modificando l'ordine narrativo o introducendo nuovi episodi inventati rielaborando in maniera plausibile, il materiale a sua disposizione e cercando di mantenere un nesso logico nella sequenza narrativa.

L'imbarazzo é, ancora una volta, la segnalazione della centralità di Pietro nella nascente Chiesa.

Il tema sul quale Marco intende lavorare per ampliare la narrazione, é quello della vista ispirato dal richiamo veterotestamentatio utilizzato in autonomia da Matteo, nel paragrafo precedente: "avete occhi per vedere e non vedete".

A questo punto torna indietro all'ultimo taglio effettuato per ripartire, come al solito, rielaborando quella parte di materiale.

Ecco, però, che si accorge che la sua narrazione manca completamente di un particolare essenziale. Matteo recita:

Mt 15,[30]Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. [31]E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.

Mancano miracoli di guarigione di ciechi!

Ma Matteo aveva mai parlato di ciechi?Certo lo aveva fatto in Mt 9,27 e seg., allora come gli era potuto sfuggire?

Riprende in mano la ricostruzione dell'uso di quel capitolo e scopre che aveva usato Mt 9,1-17 per il capitolo 2 dal paragrafo 1 al 22, poi c'era tornato per riusare il resto per il paragrafo 5, ma spera fermato al paragrafo 26, ignorando completamente i paragrafi dal 27 al 37, che non contenevano alcun elementodi pericolo dottrinario.

Come inventare, allora, un miracolo plausibile? Ricorrendo al medesimo artificio usato proprio in occasione del taglio effettuato in quella occasione: l'uso taumaturgico della salivaassociato al tocco.

L'episodio viene quindi montato in analogia a quanto già fatto per la guarigione del sordomuto. Per eccesso di zelo, nel garantire credibilità all'episodio, Marco lo divide in due fasi di guarigione operata sempre adoperando la saliva imposta sugli occhi del non vedente, quello della saliva é , se si vuole, l'unico tratto distintivo di Marco.

Ma poteva davvero evitare completamente, di parlare dell'episodio del riconoscimento del Cristo in gesù ad opera di Pietro?Evidentemente no.

Marco decide però, di farlo eliminando del tutto la dichiarazione di superiorità di Pietro che aveva creato non pochi problemi a Paolo.

Nell'episodio il riconoscimento di Pietro sembra essere un atto scontato che Pietro fa sulla base della conoscenza comunq acquistita da tutti gli apostoli, quindi é solamente il caso che fa parlare Pietro e non uno qualunque degli altri discepoli.

Vene quindi omessa letteramente, la dichiarazione della superiorità petrina.

Il fatto che, però, Pietro avesse comunque avuto la capacità di riconoscere Cristo denotava comunque la sua differenza rispetto ai 12, questa differenza doveva essere in qualche modo attenuata.

L'occasione per farlo la offre lo stesso Matteo nel paragrafo successivo in cui Pietro viene severamente redarguito.

[31]E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. [32]Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. [33]Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

 

Mt 16,[21]Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. [22]Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». [23]Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Il brano successivo viene ripreso integralmente

[34]Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. [35]Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. [36]Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? [37]E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? [38]Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Mt 16,[24]Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. [25]Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. [26]Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? [27]Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

 

Capitolo 9

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[1]E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza». Mt 16,[28]In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».

La differenza tra i due brani é fondamentale soprattutto alla luce della prima lettera ai Tessalonicesi ed ai problemi che reseri necessaria la stesura della seconda.

2Tess 2,[1]Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, [2]di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. [3]Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, [4]colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.

A ben guardare la forma di Matteo appare scorretta e poteva generare una attesa ingiustificata per la venuta imminente del regno di Dio, quello di cui invece, di certo sarebbero stati testimoni i presenti é la resurrezione. Il brano di Matteo può essere interpetrato in questa ottica: Gesù torna nel "suo regno" che é Israele, quello di Marco non lascia dubbi, invece, ed é proprio l'interpretazione che era nota a Paolo ancor prima della ipotetica stesura di questo testo.

Quello che però Marco elude con la sua modifica al testo di Matteo, é il ritorno di Cristo soffermandosi sulla manifestazione del suo regno, cioè manca in Marco la seconda venuta di Cristo che, come testimonia Tessalonicesi 2, cominciava ad essere ormai una speranza largamente scemata, sostituita da una più generica attesa del regno.

[2]Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro [3]e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. [4]E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. [5]Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». [6]Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. [7]Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». [8]E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù Mt 17,[1]Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. [2]E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. [3]Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. [4]Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». [5]Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». [6]All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. [7]Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». [8]Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

Il brano di Marco aggiunge il solito prolungamento narrativo inessenziale.Inserisce la metafora del lavandaio, cerca di trovare una giustificazione plausibile alla affermazione un pò infantile di Pietro ("non sapeva che cosa dire").Morco cancella unicamente il gesto di riverenza e timore dei dodici.

[9]Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. [10]Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. [11]E lo interrogarono: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». [12]Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. [13]Orbene, io vi dico che Elia è gia venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui». Mt 17,[9]E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

[10]Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». [11]Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. [12]Ma io vi dico: Elia è gia venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». [13]Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.

Anche in questo caso Marco si sofferma sulla incapacità di comprensione dei discepoli introducendo un prolungamento narrativo in linea con la omissione precedente: i discepoli si interrogano su che cosa volesse dire resurrezione dei morti, ma non avendo il coraggio di porre la domanda, ne rivolgono un'altra inerente l'Elia.

Ancora una volta c'è una omissione lampante: l'associazione tra l'Elia e Giovanni il Battista. Marco lascia ne dubbio sulla identificazione del personaggio in linea con il timori che attanagliavano Paolo inerenti la diffusione del battesimo di Giovanni ad Efeso.

[14]E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. [15]Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. [16]Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». [17]Gli rispose uno della folla: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. [18]Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».[19]Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». [20]E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. [21]Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; [22]anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». [23]Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». [24]Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità». [25]Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più». [26]E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «E' morto». [27]Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.

[28]Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». [29]Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Mt 17,[14]Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo [15]che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; [16]l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo».[17]E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». [18]E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.

[19]Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». [20]Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. [21]Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno]».

Nella narrazione Marco sostituisce l'epilessia identificata da Matteo con la possessione diabolica prolungano, come al solito, a dismisura la narrazione.

Marco non riesce, però, a dare un senso a quella che probabilmente era una metafora in Matteo. Il cadere nell'acqua e nel fuoco, possono essere intese come due manifestazioni tipiche della Epilessia: gli irrigidimenti uniti a brividi, parafonabili al cadere in acqua fredda, e le convulsioni con movimenti violenti paragoonabili ai mofimenti di una persona in balia delle fiamme.

Il senso della metafora, chiaramente sfuggito a Marco viene inteso come caduta letterale nel fuoco e nell'acuqa sollecitata dal demone.

Osserviamo, infine, come Marco elimina ogni possibilità di guarigione operata per mano dei discepoli, che invece é contemplata da Matteo. Matteo identifica la causa della mancata guarigione confermando il carisma dei didici, ed in più aggiunge la pratica formale del digiuno. Marco esclude la possibilità nell'ottica di una diminuzione di importanza dei dodici e elimina il digiuno che poteva suonare con un richiamo alla pratica rituale e quindi alla Legge.

[30]Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. [31]Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». [32]Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

[33]Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». [34]Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. [35]Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti». [36]E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:

[37]«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Mt 17,[22]Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini [23]e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.

[24]Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». [25]Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». [26]Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. [27]Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».

Mt 18,[1]In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». [2]Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: [3]«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. [4]Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.

[5]E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.

La rivelazione della Passione viene ampliata in Marco con l'aggiunta della incredulità dei discepoli, ancora in linea con le osservzioni ora avanzate.

L'imbarazzante episodio del pagamento del tributo che dichiara chiaramenete una posizione contraria e polemica di Gesù contro la tassa al Tempio, viene cancellato.

Gesù si dichiara, in Matteo, contrario alla tassa spiegando che essa non dovrebbe essee chiesta ai figli di Israele e polemizzando, chiaramente, su un uso scorretto di quella tassa che serviva ai Romani, i quali la imponevano agli Israeliti facendola passare per una tassa dovuta per il Tempi. Essi infatti imponevano agli "estranei" una loro tassa.

Gesù paga, ma la sua risposta ha un nemmeno tanto velato senso di rivolta antiromana che era chiaramente scomoda in un ambiente di rifugiati ebrei romani, qual'era quello di Efeso, e soprattutto poco opportuna tenedo conto della futura destinazione di quel Vangelo che era proprio la capitale.

Osserviamo, inoltre, come la necessità di divenire semplici e puri come bambini, sia omessa da Marco. Questo atteggiamento é in linea con l'ammorbidimento delle posizioni antifarisaiche in questo Vangelo e la cancellazione dei riferimenti contrari alla retoria tipica dei farisei, retorica nella quale Paolo era maestro.

La richiesta di semplicità stride fortemente con le contorte ed astruse lettere paoline, un simile richiamo non poteva essere tollerato nel Vangelo di Paolo.

[38]Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». [39]Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. [40]Chi non è contro di noi è per noi.

[41]Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.

 

Il pezzo che non ha corrispondenti in Matteo, mette in bocca a Gesù l'autorizzazione alla predicazione anche per chi non appartiene alla stretta cerchia dei 12. Questa autorizzazione serviva, ovviamente, a Paolo ed era stata messa in dubbio dai giudeo-cristiani di Corinto, pochi mesi prima della ipotetica stesura di questo Vangelo.

Quei giudeo-cristiani brandivano Matteo e Marco aggiunge a Matteo l'autorizzazione leggendola nelle pieghe dell'accogliemento dei bambini, che probabilmente vengono interpetrati da Marco come metafora dei nuovi predicatori come Paolo.

L'accoglienza dei bimbi, viene mutata in disponibilità all'accoglienza di chiunque parli in nome di Cristo e quindi di Paolo.

Questo brano, quindi, una dei rari brani chiaramente distintivi di Marco si configura come totalmente inattendibile, pur se indispensabile in quel momento per la predicazione paolina.Ed é proprio la sua indispensabilità che spinge Marco all'invenzione in altri casi sempre evitata o impiantata su eventi realmente accaduti.

[42]Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. [43]Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. [44]. [45]Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. [46]. [47]Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, [48]dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. [49]Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. [50]Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri». Mt 18,[6]Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. [7]Guai al mondo per gli scandali! E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!

[8]Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. [9]E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.

[10]Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [11]E' venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto].

La no accettazione dei nuovi missionari come Paolo crea scandalo, ecco la interpretazione del brano 42.

Ovviamente non poteva restare nel Vangelo di Marco, l'invettiva contro coloro che generavano scandali e la maledizione contro di essi, visto che proprio Paolo stava generando scandali a catena in tutte le regioni della grecia.

Marco a questo punto esclude la conclusione del brano di Matteo poichè questa identifica chiaramente i bambini non come i nuovi evangelizzatori come Paolo, ma come gli innocenti e le pecorelle smarrite.

L'imbarazzo di cui abbiamo più volte parlato, si traduce, ancora una volta nel recupero prima di un brano di Isaia come ampliamento del concetto in Matteo (una delle rare reminiscenze dell'autore di Marco),

Isaia 66:24 «Quando gli adoratori usciranno, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; poiché il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà; e saranno in orrore a ogni carne».

poi nel recupero di un prano del paragrafo 5. Ancora una volta il recupero di questi brani é effettuato su brani precedenti e non successivi di Matteo, il che chiarisce l'evoluzione lineare delle modiriche che l'autore di Marco apporta al Vangelo di Matteo.

Matteo 5:13 «Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Queste modifiche sono frutto di un lavoro che appare relativamente frettoloso e che é operato leggendo Matteo, ed escludendo brani di alcuni capitoli per poi recuperarli nei capitoli successivi di fronte a motivi di imbarazzo per una eccessiva riduzione del testo o per una forzatura del significato dello stesso.

Sembra quasi che questo Vangelo non solo sia stato scritto modificando Matteo, ma che il tutto sia stato fatto senza una approfondita lettura preliminare di questo testo con una preventiva pianificazione del progetto editoriale, che nasce man mano che la stesura di Marco prosegue.Questo é forse anche un metodo per evitare che eccessivi tagli potessero provocare contraddizioni o replicazioni nel testo (cosa che per altro l'autore non é comunque riuscito ad evitare).

Resta il fatto che proprio in questo recupero all'indietro c'è, a nostro avviso, un'altra evidente prova della modalità di redazione di questo testo a partire da Matteo, e quindi una ulteriore prov della sua dipendenza da quest'ultimo.

 

Capitolo 10

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La scelta di passare sotto silenzio qualunque riferimento al potere dei dodici in terra prosegue con la esclusione della parte restante del Capitolo 18, di esso segnaliamo in particolare il brano della pecorella smarrita che obbligava a non abbandonare alcuno dei convertiti che si allontanava dal messaggio evangelico (ricordiamo la scomunica che Paolo commina ad Alessandro).

La procedura di scomunica é proprio l'argomento successivo del capitolo 18 omesso da Marco:

Matteo 18:15 «Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo.E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli.Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

E' interessante notare l'affinità di questa procedura alle norme imposte dalla Legge che imponevano la presenza di almeno due testimoni per confermare un delitto di fronte al tribunale degli anziani.

Un'altra interessante affinità é quella con il documento di Damasco e con la procedura di scomunica ritrovata a Qumran, quella cui fu sottoposto, a nostro avviso Paolo a Gerusalemme.

Marcò, cioè, omette la centralità della Chiesa apostolica nella comminazione della pena e quindi omette di segnalare che la scomunica non era un atto che poteva esser comminato da chiunque ma che richiedeva l'intervento dei dodici, ma c'è di più.

Nella parte finale del brano citato é esclusa la possibilità che una simile decisione passi per una sola persona, sia esso anche un apostolo segnalando la necessità, comunque , di una decisione collegiale.

Ben sappiamo che Paolo, non essendo un apostolo si arrogava il diritto di scomunica e di decisione non passando per alcun tipo di coinfronto collegiale.

Nel brano successivo c'è, ancora una volta, chiamata rila centralità di Pietro che chiede a Gesù quante volte si poteva perdonare prima di proceder alla espulsione del membro dalla comunità:

Matteo 18:21 Allora Pietro si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?» E Gesù a lui: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Ancora una volta l'omissione é operata per nascondere, appunto, tale centralità del primo degli apostoli.

Insieme, però, alla scomparsa di Pietro con la cancellazione del brano, Marco cancella anche un importante passaggio, quello inerente la necessitò di perdonare il prossimo. Come vedremo in seguito, ritornerà su questa decisione unicamente, però, per rcuperare l'insegnamento.

Per quanto strano possa sembrare la parola "perdono" é pressocchè assente nell'epistolario Paolino: essa compare solo 3 volte:

2Corinzi 2:10 A chi voi perdonate qualcosa, perdono anch'io; perché anch'io quello che ho perdonato, se ho perdonato qualcosa, l'ho fatto per amor vostro, davanti a Cristo,

Efesini 1:7 In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia,

Colossesi 1:14 In lui abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.

In realtà solo una se ci riferiamo al perdono di una offesa (le altre due occorrenze riguardano il perdono dei peccati praticato da Gesù.

Nella lettera ai Corinti, in effetti, più che un invito a perdonare, c'è l'accettazione di una scelta di perdono o di non perdono che é ben diversa dall'invito che troviamo in Matteo.

L'ultima omissione riguarda la parabola del re che vende una intera famiglia per saldare in debito del servitore. In questo caso l'omissione é operata per il senso indubbiamente arduo e duro del brano.

La patristica ci conferma l'antichità di questo brano grazie alle parole di Gerolamo che scrive:

[15] Nella stessa opera (vangelo secondo gli Ebrei), si legge: "Se tuo fratello con la parola ha peccato contro di te e poi ti avrà dato soddisfazione, accoglilo sette volte al giorno. Simone, suo discepolo, gli domandò: "Sette volte al giorno?". Il Signore rispose e gli disse: "Sì, ti dico fino a settanta volte sette. E, infatti, anche nei profeti, dopo che erano stati unti dallo Spirito santo, si trovò qualcosa di peccaminoso"". (GEROLAMO, Contra Pelag., 3, 2).

La forma é assolutamente identica a quella proposta dal Vangelo di Matteo omessa in Marco: altro indizio della antichità di Matteo.

[1]Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. [2]E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E' lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». [3]Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». [4]Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». [5]Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. [6]Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; [7]per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. [8]Sicché non sono più due, ma una sola carne. [9]L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». [10]Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: [11]«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; [12]se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». Mt 19, [1]Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. [2]E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.

[3]Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». [4]Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: [5]Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? [6]Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi». [7]Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?». [8]Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. [9]Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».

La forma apparentemente identica rivela un particolare che qualifica chiaramente i destinatari e l'ambiente cui é rivolto il Vangelo di Marco.

Marco aggiunge la possibilità di ripudio della uomo da parte della donna che sebbene tipica della cultura latina era assolutamente sconosciuta a quella ebrea .

Questo brano, nella formulazione di Marco é quindi  inattendibile.

A questo punto Marco omette la conclusione che ritroviamo in Matteo:

Mt 19, [10]Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». [11]Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. [12]Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Questo brano, in apparenza favorevole alla posizione di Paolo inerente il celibato dei presbiteri, in realtà non li obbliga.

Il biasimo di Paolo nei confronti di Pietro e dei dodici che portavano una donna credente con se, non avrebbe avuto senso di fronte ad una concessione come quella espressa in questo brano.

1Corinzi 9:5 Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie, sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?

[13]Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. [14]Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. [15]In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». [16]E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.  

Mt 19,[13]Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. [14]Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli». [15]E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.

[17]Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». [18]Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. [19]Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».

[20]Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». [21]Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». [22]Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

[23]Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». [24]I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! [25]E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». [26]Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». [27]Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».

[16]Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». [17]Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». [18]Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, [19]onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». [20]Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». [21]Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». [22]Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

[23]Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. [24]Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». [25]A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». [26]E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

Ancora uan volta la narrazione simile di Marco é comunque più ampia di quella di Matteo.

Una interessante differenza é nella interpretazione che Macro da della domanda che Gesù rivolge all'uomo che lo interroga.

Marco interpetra la frase in maniera anomala "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.".

Ammetendo che Marco attinga da una fonte originaria in lingua aramaica o ebraica e supponendo che il traduttore greco di Matteo abbia messo più cura nella traduzione di quanto non faccia Marco, é probabile che la fontaepotesse generare un motivo di confusione tanto che lo stesso Matteo traduce:«Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti»

Il termine "buono" non é, probabilmente, riferito a Dio, come erroneamente interpetra Marco, ma alla Legge.

Gesù cioè, dice all'uomo che é inutile interrogarlo su ciò che é giusto in quanto la Legge descrive già ciò che lo é.

Quindi il buono é l'equivalente del Giusto e cioè colui che adempie ad oper di giustizia.

Che l'associazione Giusto con Buono non sia arbitraria é verificabile anche dagli stessi papiri di Qumran: nel documento 4Q399 Tabola 16 si legge riguardo a coloro che rispettano la Legge:

4Q399 (34) Allora tu gioirai ne Tempo Finale quando troverai che alcune delle tue opere erano vere.Così <<Ciò ti sarà accreditato a Giustizia>> poichè avrai fatto quanto era Giusto e Buono di fronte a Lui per il tuo Bene e per quell di Israele.

E' interessante notare come questo concetto sia connesso anche al concetto di perdono nello stesso brano, ma anche a quello di maledizioni e scomuniche e delle cause di esse, e soprattutto agli Ultimi Tempi ed al ritrovamento della Legge da parte di Israele.

Il perdono si ottiene se si si torna comunque a seguire la Legge.

Vediamo, come di consueto, la forma che assumeva il testo Ebionita secondo la patristica,: Origene Scrive:

[5] In un certo vangelo secondo gli Ebrei, se uno vuole accettarlo non come un'autorità, ma come delucidazione della presente questione, sta scritto: "Un altro ricco gli domandò: "Che cosa debbo fare di bene per vivere?". Gli rispose: "Uomo, pratica la Legge e i Profeti". Gli rispose: "L'ho fatto!". Gli disse: "Va', vendi tutto quanto possiedi, distribuiscilo ai poveri, poi vieni e seguimi". Ma il ricco iniziò a grattarsi la testa. Non gli andava! Il Signore gli disse: "Come puoi dire di avere praticato la Legge e i Profeti? Nella Legge sta scritto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. E molti tuoi fratelli, figli di Abramo, sono coperti di cenci e muoiono di fame, mentre la tua casa - piena di molti beni: non ne esce proprio nulla per quelli!". E rivolto al suo discepolo Simone, che sedeva presso di lui, disse: "Simone, figlio di Giovanni, - più facile che un cammello entri per la cruna di un ago che un ricco nel regno dei cieli"" (ORIGENE, In Math., 15, 14, solo testo lat.).

Sebbene Origene si discosti da entrambe i testi, la forma che propone pare quella più attendibile. In essa si evita la enunciazione dei comandamenti della Legge e si focalizza l'attenzione sull'amore per il prossimo che é perfettamente correlato con la richiesta che Gesù rivolge al ricco: tale correlazione manca sia in Marco che in Matteo.

[28]Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». [29]Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, [30]che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. [31]E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi». Mt 19,[27]Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». [28]E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. [29]Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

[30]Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».

Questo é uno dei rari casi in cui le parole di Pietro vengono riprese in Marco, ma il motivo é evidente, nel brano Pietro ne esce sconfitto.Non c'è alcuna sua superiorità se egli é il primo diverrà l'ultimo.

Perchè, però, il brano possa avere l'effetto desiderato é necessario omettere una sequenza che capovolgerebbe completamente l'effetto segnando non solo l'importanza dei dodici, ma il loro stretto legame con le dodici tribuù di Israele M719,28.

Questo é uno dei brani che meglio dimostra il modo in cui Marco opera ai tagli e che a nostro avviso rende evidente l'intento che l'autore di questo "opportuno sunto" si pone.

Il concetto é approfondito, in Matteo, da una parabola che viene omessa in Marco: la parabola dei vignaioli.

[32]Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: [33]«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, [34]lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà». Mt 20,[17]Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: [18]«Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte [19]e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà».

Al taglio praticato per sintesi, fa da contraltare io solito ampliamento della versione di Matteo, con i tradizionali elementi narrativi inessenziali.

[35]E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». [36]Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: [37]«Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». [38]Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». [39]E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. [40]Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».  

Mt 20,[20]Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. [21]Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». [22]Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». [23]Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».

Si noti la differenza ne senso della denigrazione esistente tra la versione Marciana e quella di Matteo, nel brano ora proposto.

In Matteo la richiesta di privilegio viene rivolta dalla Madre dei due discepoli a Gesù, mentre in Marco sono i due discepoli stessi che chiedono il privilegio

La parte successiva é pressocchè identica.

41]All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. [42]Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. [43]Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, [44]e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. [45]Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» Mt 20,[24]Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; [25]ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. [26]Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, [27]e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; [28]appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

 

[46]E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. [47]Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». [48]Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

[49]Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». [50]Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. [51]Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». [52]E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.

Mt 20,[29]Mentre uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù. [30]Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: «Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!». [31]La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: «Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!». [32]Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: «Che volete che io vi faccia?». [33]Gli risposero: «Signore, che i nostri occhi si aprano!». [34]Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.

Il brano, allungato con l'ormai tradizionale metodologia di Marco contiene un unico elemento di distinzione: la denominazione del cieco:Bartimeo, figlio di Timeo.

Questa identificazione dettagliata rientra nelle informazioni che Marco aggiunge per rinforzare la credibilità della sua versione e la sua originalità. Non é da escludere che i due pesonaggi siano realmente esistiti.

Bartimeo contiene il prefisso Bar che stà, appunto, per "Figlio di". Questò potrebbe essere un segno di auteticità o una oculata scelta di un nome di fantasia con lo scopo di adoperare un termine volutamente ebraico.

 

Capitolo 11

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[1]Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli [2]e disse loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. [3]E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito».

 

Mt 21,[1]Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli [2]dicendo loro: «Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. [3]Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito». [4]Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:
  [5]Dite alla figlia di Sion:
Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un'asina,
con un puledro figlio di bestia da soma.
[4]Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. [5]E alcuni dei presenti però dissero loro: «Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?». [6]Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. [7]Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. [8]E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. [9]Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: [6]I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: [7]condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. [8]La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. [9]La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:
Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
[10]Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!

[11]Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

Osanna al figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna nel più alto dei cieli!

[10]Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: «Chi è costui?». [11]E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea»

L'episodio ripreso da Marco é pressocchè identico eccezion fatta per la consueta espansione narrativa inessenziale e per una correzione: Marco ritiene inattendibile ed inessenziale la presenza dell'asino e del puledro insieme. Di conseguenza semplifica l'episodio e lo "normalizza" eliminando sia il puledro sia la citazione della profezia di Zaccaria.

A ben guardare l'interpretazione di Matteo si rivela errata o comunque una forzatura del brano di Zaccaria che riportiamo di seguito:

Zaccaria 9:9 Esulta grandemente, o figlia di Sion,manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme;ecco, il tuo re viene a te;egli è giusto e vittorioso,umile, in groppa a un asino,sopra un puledro, il piccolo dell'asina.

In Messia no può cavalcare due animali come si legge nella profezia, il puledro e l'asino sono la medesima bestia, Zaccaria, cioè, sottolinea la giovane età della bestia.

Ma Zaccaria non é l'unica citazione cui si rifà Gesù, ne esiste un altra in cui la differenziazione dei due animali é più netta:

Genesi 49:10 Lo scettro non sarà rimosso da Giuda,né sarà allontanato il bastone del comando dai suoi piedi,finché venga colui al quale esso appartienee a cui ubbidiranno i popoli.

Egli lega il suo asinello alla vite e il puledro della sua asina alla vite migliore;lava la sua veste col vinoe il suo mantello col sangue dell'uva.

Egli ha gli occhi rossi dal vino e i denti bianchi dal latte.

Matteo, conoscitore delle scritture, probabilmente ha in mente entrambe le profezie e le interpetra alla lettera. Marco, dal canto suo, scarso conoscitore della scrittura ritiene che quella di Matteo sia una ispiegabile forzatura e nell'indecisione elimina sia il secondo animale che la citazione ambigua.

Esiste, comunque, un'altra possibile interpretazione avvalorata dalle omissioni di riferimenti alla profezia di Zaccaria che vedremo anche in saguito: il pastore stolto che chiude quella profezia e che segue immediatamente la morte dei due pastori Vincolo (Giovanni?) e Benevolenza (Gesù) sembra essere associabile ad un solo personaggio: Paolo.

Paolo é infatti l'unico giudeo che alla morte di Gesù inizierà a mangiare carni grasse, come previsto dalla profezia: che Paolo lo sappia e abbia voluto evitare l'accostamento?

Anche questa operazione é, a nostro avviso, un chiaro segno di rielaborazione del testo di Matteo da parte di Marco.

La parte finale del brano é lievemente diversa. Marco interpetra senza mezze misure la funzione regale di Gesù, la folla non ha dubbi é arrivato il nuovo regno di Davide.

Questo genere di chiarificazione é assente in Matteo che invece lascia alla folla il solo riconoscimento di un profeta e non del re del nuovo regno, ciò é altra chiara rielaborazione di Marco.

[12]La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. [13]E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. [14]E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti». E i discepoli l'udirono. Mt 21,[18]La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. [19]Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: «Non nasca mai più frutto da te». E subito quel fico si seccò.

Il cambio dio ordine che Marco opera ne caso del brano successivo é un'altro evidente segno di rielaborazione.

Marco si rende conto che dopo una azione come quella del ribaltamento dei tavoli dei cambia valute era alquanto improbabile che Gesù venisse lasciato libero di predicare nel Tempioe di guarire, sia quel giorno che il seguente..

Egli, allora, decide di rielaborare la narrazione in forma più probabile.

Con un artificio già visto altre volte, divide in due il brano del fico sterile rendendo anche questa narrazione più probabile.

Il fico seccato all'istante sarebbe stato difficile da osservare, quindi egli scinde l'episodio della maledizione  in due parti.

Il giorno prima avviene la maledizione, il successivo i discepoli osservano il ridultato probabilmente notando i rami secchi dlel'albero.

Così come aveva fatto per la guarigione del cieco, Marco si sofferma sul processo temporale del miracolo che da istantaneo diviene diluito nel tempo e più credibile.

[15]Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe [16]e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. [17]Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:

La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?
Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!».

[18]L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento. [19]Quando venne la sera uscirono dalla città.

Mt 21,[12]Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe [13]e disse loro: «La Scrittura dice:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
ma voi ne fate una spelonca di ladri».

[17]E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

[14]Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. [15]Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide», si sdegnarono [16]e gli dissero: «Non senti quello che dicono?». Gesù rispose loro: «Sì, non avete mai letto:

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
ti sei procurata una lode?».

Come sìè detto, a differenza di Matteo in Marco mancano le guarigioni nel Tempio, cosa che Marco evidentemente considera improbabile dopo il gesto di sfida del ribaltamento dei tavoli dei cambiavalute.

A sottolineare questa, del resto giosta osservazione, c'è la decisione di sommi sacerdoti di uccidere Gesù che segue immediatamente lazione del ribaltamento.

Marco omette anche l'episodio dei fanciulli ritenendolo inessenziale. Infatti con l'entrata a Gerusalemme egli aveva già affermato che Gesù era in figlio di Davide e quindi il re di Israele.

A ben guardare come potrebbe spiegarsi altrimenti il gesto di stendere mantelli suo suolo al passaggio di Gesù?

[20]La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. [21]Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato». [22]Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! [23]In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. [24]Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. [25]Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati». [26]. Mt 21,[20]Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: «Come mai il fico si è seccato immediatamente?». [21]Rispose Gesù: «In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà. [22]E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete»

Ecco la seconda parte del miracolo del fico sterile. I discepoli si rendono conto dell'effetto della maledizione solo il giorno dopo poichè essa aveva avuto effetto durante la notte.

Il brano successivo ci riporta ad un'altro degli motivazioni tipiche che guidano Marco nella stesura del testo. Sebbene all'apparenza i due brani siano simili, a ben guardare in quello di Marco, il potere dei miracoli é allargato a chiunque abbia fede, mentre in Matteo appare chiaramente riferito solo ai dodici.

Nello scrivere il brano, Marco, come é ormai consueto, si ricorda di un taglio fatto in precedenza nel capitolo 18 che aveva comportato la scomparsa di un insegnamento fondamentale, quello del perdono.

Il taglio era stato provocato, come abbiano già fatto notare in precedenz, dalla necessità di nascondere ancora una volta la centralità di Pietro protagonista dell'episodio escluso da Marco.

Con l'ormai consueto recupero all'indietro, Marco sana la mancanza e inventa di sana pianta il brano giustificando la necessità del perdono con quella dell'essere perdonati dal Padre.

[27]Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: [28]«Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?». [29]Ma Gesù disse loro: «Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. [30]Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». [31]Ed essi discutevano tra sé dicendo: «Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? [32]Diciamo dunque "dagli uomini"?». Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. [33]Allora diedero a Gesù questa risposta: «Non sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Mt 21,[23]Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: «Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?». [24]Gesù rispose: «Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. [25]Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Ed essi riflettevano tra sé dicendo: «Se diciamo: "dal Cielò', ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?''; [26]se diciamo "dagli uominì', abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». [27]Rispondendo perciò a Gesù, dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch'egli disse loro: «Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Si noti come la presenza di Gesù viene indicata come un "aggirarsi nel tempio" a differenza di Matteo che, invece, parla diguarigioni e di inegnamenti impartiti nel Tempio.

Il Gesù di Marco sembra nascondersi, ed é questo l'effetto che Marco vuol dare ritenendo, probabilmente, inattendibile la versione di Matteo.

 

Capitolo 12

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Il dodicesimo capitolo prosegue l'estrapolazione dal 21 capitolo di Matteo, ma omette il seguente brano:

Matteo 21:28 «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si avvicinò al primo e gli disse: "Figliolo, va' a lavorare nella vigna oggi". 29 Ed egli rispose: "Vado, signore"; ma non vi andò. 30 Il padre si avvicinò al secondo e gli disse la stessa cosa. Egli rispose: "Non ne ho voglia"; ma poi, pentitosi, vi andò. 31 Quale dei due fece la volontà del padre?» Essi gli dissero: «L'ultimo». E Gesù a loro: «Io vi dico in verità: I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio. 32 Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le prostitute gli hanno creduto; e voi, che avete visto questo, non vi siete pentiti neppure dopo per credere a lui.

L'omissione é in linea con la più volte segnalata, volontà di sminuire la funzione preparatoria di Giovanni Battista.

 

[1] Poi cominciò a parlare loro in parabole: «Un uomo piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. 

[2] Al tempo della raccolta mandò a quei vignaiuoli un servo per ricevere da loro la sua parte dei frutti della vigna. 

[3]Ma essi lo presero, lo picchiarono e lo rimandarono a mani vuote.

[4] Egli mandò loro un altro servo; e anche questo insultarono e ferirono alla testa.

[5] Egli ne mandò un altro, e quelli lo uccisero; poi molti altri che picchiarono o uccisero.

[6] Aveva ancora un unico figlio diletto e quello glielo mandò per ultimo, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio".

[7]Ma quei vignaiuoli dissero tra di loro: "Costui è l'erede; venite, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra".

[8] Così lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori dalla vigna.

[9] Che farà dunque il padrone della vigna? Egli verrà, farà perire quei vignaiuoli e darà la vigna ad altri.

[10]  Non avete neppure letto questa Scrittura: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata, è diventata pietra angolare;

[11]  ciò è stato fatto dal Signore, ed è una cosa meravigliosa ai nostri occhi?"»

[12]  Essi cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro. E, lasciatolo, se ne andarono.

Mt 21,[33] «Udite un'altra parabola: C'era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; poi l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio.

[34] Quando fu vicina la stagione dei frutti, mandò i suoi servi dai vignaiuoli per ricevere i frutti della vigna.

[35] Ma i vignaiuoli presero i servi e ne picchiarono uno, ne uccisero un altro e un altro lo lapidarono.

[36] Da capo mandò degli altri servi, in numero maggiore dei primi; ma quelli li trattarono allo stesso modo.

[37] Finalmente, mandò loro suo figlio, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio".

[38] Ma i vignaiuoli, veduto il figlio, dissero tra di loro: "Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciamo nostra la sua eredità".

[39] Lo presero, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.

[40] Quando verrà il padrone della vigna, che farà a quei vignaiuoli?»

[41] Essi gli risposero: «Li farà perire malamente, quei malvagi, e affiderà la vigna ad altri vignaiuoli i quali gliene renderanno il frutto a suo tempo».

[42] Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri"?

[43] Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato a gente che ne faccia i frutti. [44] Chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; ed essa stritolerà colui sul quale cadrà».

[45]I capi dei sacerdoti e i farisei, udite le sue parabole, capirono che parlava di loro;[46] e cercavano di prenderlo, ma ebbero paura della folla, che lo riteneva un profeta.

Il brano, in apparenza identico a quello in Matteo, rivela le ormai note, azioni dell'autore del Vangelo di Marco, tese ad "allungare" artificialmente, il testo pur senza nulla aggiungere al contenuto.

In particolare il verso 35 di Matteo viene decomposto nei versi 3,4,5 di Marco, con l'aggiunta di altri invii che seguono i primi tre, ma anche con la sostituzione della generica lapidazione con un ferimento alla testa di uno dei servi, desunto, chiaramente, dal probabile ferimento per lancio di pietre.

Marco, probabilmente, pensa che ad una lapidazione non si sopravvive e non avrebbe senso distinguere la lapidazione dalla uccisione, come avviene in Matteo.

L'autore di Marco, aggiunge poi, l'attributo "diletto" al figlio inviato dal padrone della vigna, desiderando, con chiarezza, agganciare la parabola di Matteo, direttamente alla vicenda di Gesù.

Unica contrazione si ha nei versi 41 e 42. Il Marco, l'autore,  far seguire alla domanda di Gesù la immediata risposta nella, ormai, tradizionale ottica di marginalizzazione dei discepoli e della loro comprensione dell'insegnamento evangelico.

L'ultima omissione é, ancora, in linea con la volontà di attenure la polemica antifarisaica di Matteo ed in tal modo quelli che in Matteo vengono identificati come Scribi e Farisei, divengono semplicemente "Essi".

[13] Gli mandarono alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo con una domanda.

[14] Essi andarono da lui e gli dissero: «Maestro, noi sappiamo che tu sei sincero, e che non hai riguardi per nessuno, perché non badi all'apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare? Dobbiamo darlo o non darlo?»

[15] Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro, ché io lo veda». Marco

[16] Essi glielo portarono ed egli disse loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?» Essi gli dissero: «Di Cesare». Marco

[17] Allora Gesù disse loro: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio». Ed essi si meravigliarono di lui

Mt 22,[15] Allora i farisei si ritirarono e tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nelle sue parole.

[16] E gli mandarono i loro discepoli con gli erodiani a dirgli: «Maestro, noi sappiamo che sei sincero e insegni la via di Dio secondo verità, e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all'apparenza delle persone.

[17] Dicci dunque: Che te ne pare? È lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?»

[18]Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, disse: «Perché mi tentate, ipocriti?

[19] Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli porsero un denaro.

[20] Ed egli domandò loro: «Di chi è questa effigie e questa iscrizione?»

[21] Gli risposero: «Di Cesare». E Gesù disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio».

[22] Ed essi, udito ciò, si stupirono e, lasciatolo, se ne andarono.

In Marco vengono omessi i paragrafi del capitolo 22 da 1 a 14..Ci troviamo di fronte ad una omissione,che però, all'apparenza, é più difficilemente spiegabile rispetto a quelle viste in precedenza, vediamone il contenuto:

Matteo 22:1 Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: 2 «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. 3 Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. 4 Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze". 5 Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; 6 altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. 7 Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città.8 Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. 9 Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete". 10 E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. 11 Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. 12 E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. 13 Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". 14 Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti».

La parabola ripresenta il tema del padrone che invia messi che vengono puntualmente uccisi, in pratica replica, all'apparenza, il concetto visto nella precedente parabola, ma solo all'apparenza.

Cominciamo con l'osservare che il padrone della parabola é la metafora di un Dio vendicativo che fa giustizia per le reiterate violazioni, e questo Dio, sebbene in linea con quello del Vecchio testamento, probabilmente sembrava non consono alla visione del Dio buono del vangelo di Marco, ma non é certo questo il principale motivo della omissione.

L'invito degli estranei alla menza, metafora utilizzabile da Paolo, in chiave di destinazione del Vangelo ai pagani, non é incondizionato: é necessario indossare l'abito nuziale, e cosa, metaforicamente, può significare l'abito nuziale, se non il rispetto della Legge di Mosè e quindi della osservanza formale delle consuetudini gradite al padrone di casa?

Ecco quindi il motivo dell'omissione.

Ma passiamo al brano ripreso da Marco.

In esso si nota con estrema chiarezza la volontà di attenuazione della polemica antifarisaica notata nei precedenti paragrafi.

I farisei non sono i mandanti della provocazione a Gesù, in pratica non sono i farisei che, attraverso i loro discepoli, cercano di cogliere Gesù in fallo, ma non ben identificati personaggi che inviano alcuni farisei.ed erodiani

Per il resto l'episodio é identico a meno di un lieve prolungamento narrativo, sempre presente in Marco, che richiede che la moneta sia "andata a prendere", anzicchè disponibile immediatamente e porta a Gesù.

[18] Poi vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e gli domandarono:

[19] «Maestro, Mosè ci lasciò scritto che se il fratello di uno muore e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie e dia una discendenza a suo fratello.

[20] C'erano sette fratelli. Il primo prese moglie; morì e non lasciò figli.

[21]Il secondo la prese e morì senza lasciare discendenti. Così il terzo.

[22] I sette non lasciarono discendenti. Infine, dopo tutti loro, morì anche la donna.  

[23] Nella risurrezione, quando saranno risuscitati, di quale dei sette sarà la moglie? Perché tutti e sette l'hanno avuta in moglie».

[24] Gesù disse loro: «Non errate voi proprio perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?

[25] Infatti quando gli uomini risuscitano dai morti, né prendono né danno moglie, ma sono come angeli nel cielo.

[26] Quanto poi ai morti e alla loro risurrezione, non avete letto nel libro di Mosè, nel passo del «pruno», come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"?

[27] Egli non è Dio dei morti, ma dei viventi. Voi errate di molto».

Mt 22,[23] In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e gli domandarono:

[24] «Maestro, Mosè ha detto: "Se uno muore senza figli, il fratello suo sposi la moglie di lui e dia una discendenza a suo fratello".

[25]Vi erano tra di noi sette fratelli; il primo, ammogliatosi, morì; e, non avendo prole, lasciò sua moglie a suo fratello.

[26] Lo stesso fece pure il secondo, poi il terzo, fino al settimo.

[27] Infine, dopo tutti, morì anche la donna.

[28] Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette sarà ella moglie? Poiché tutti l'hanno avuta».

[29] Ma Gesù rispose loro: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio.

[30] Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli.

[31] Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:

[32] "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi».

[33]E la folla, udite queste cose, stupiva del suo insegnamento.

I due Vangeli  procedono, in questo caso, parallelamente con lievissimi differenze.

[41]Sedutosi di fronte alla cassa delle offerte, Gesù guardava come la gente metteva denaro nella cassa; molti ricchi ne mettevano assai.

[42] Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli che fanno un quarto di soldo.

[43]  Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte p

iù di tutti gli altri:

[44]  poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere».

Lc 21,[1]  Poi, alzati gli occhi, Gesù vide dei ricchi che mettevano i loro doni nella cassa delle offerte.

Lc 21,[2] Vide anche una vedova poveretta che vi metteva due spiccioli;

Lc 21,[3] e disse: «In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti;

Lc,21[4]  perché tutti costoro hanno messo nelle offerte del loro superfluo; ma lei vi ha messo del suo necessario, tutto quello che aveva per vivere».

Vediamo, in questo caso, un emblematico esempio delle modalità con le quali sono avvenute le aggiunte postume ai testi evangelici.

In questo caso il brano di Marco riprende in forma pressocchè identica quello che troviamo in Luca.

A nostro avviso in una redazione successiva a quella originale, é stato aggiunto in coda al 12mo paragrafo in modo analogo a quello adoperato per aggiungere in coda al Vangelo di Marco l'episodio inerente la resurrezione assente nella versione originaria.

 

Capitolo 13

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La violentissima invettiva contro gli Scribi e i Farisei presente nell'intero 23mo capitolo di Matteo con la maledizione finale, viene, in linea con quanto evidenziato in precedenza, interamente omessa in Marco attraverso il passaggio diretto al capitolo 24mo di Matteo.

[1]Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». [2]Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta». [3]Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: [4]«Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?». Mt 24,[1]Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. [2]Gesù disse loro: «Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata».

[3]Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».

[5]Gesù si mise a dire loro: «Guardate che nessuno v'inganni! [6]Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. [7]E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. [8]Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.

[9]Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. [10]Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. [11]E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. [12]Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. [13]Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

[4]Gesù rispose: «Guardate che nessuno vi inganni; [5]molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. [6]Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. [7]Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi; [8]ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. [9]Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. [10]Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. [11]Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; [12]per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà. [13]Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato. [14]Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.

I due Vangeli procedono in forma pressocchè identica dino al paragrago 9 di Marco. Qui Marco preferisce aggiungere una costatazione che rivela chiaramente il clima antiebraico di questo testo in linea con la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi, schitta solo pochi anni prima (fermo restando la datazione da noi supposta al 52 d.c. di questo testo).

La persecuzione arriva dalle sinagoghe e dai sinedri.

Nulla di tutto ciò é in Matteo.

Anche la modalità di risposta é un chiaro insegnamento che Paolo probabilmente, ha tratto dalle sue amare vicende personali e ha fatto in modo che fosse inserito in Marco per mano del suo discepolo.

[14]Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; [15]chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; [16]chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. [17]Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! [18]Pregate che ciò non accada d'inverno; [19]perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. [20]Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. [21]Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete; [22]perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. [23]Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto. Mt 24,[15]Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, [16]allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, [17]chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, [18]e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. [19]Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. [20]Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.

[21]Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. [22]E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. [23]Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: E' là, non ci credete. [24]Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. [25]Ecco, io ve l'ho predetto.

[24]Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel deserto", non v'andate; "eccolo, è nelle stanze interne", non lo credete;

[27] infatti, come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.

[28] Dovunque sarà il cadavere, lì si raduneranno le aquile

Questo é uno dei brano che a nostro avviso non può non svelare, anche ad un occhio poco attento, la posteriorità di Marco rispetto a Matteo.

I due brani sono identici a meno della sostituzione del "sabato" di Matteo con "l'inverno" di Marco. E' evidente che é inntuitivamente scontato che la parola usata da Gesù non potesse essere quella di Marco ma dovesse essere quella di Matteo consona alla cultura ed all'ambiente cui il messaggio era rivolto.

La modifica introdotta da Marco é chiaramente orientata al superamento della Legge e quindi dello stesso sabato in linea con le osservazioni fatte per i precedenti capitoli.

Il brano di Matteo 24-28 é uno dei rarissimi casi in cui Matteo appare più lungo di Marco.Moarco probabilmente omette il brano ritenuto una replicazione di quanto già detto.

Il brano stesso, invece, sarà ritenuto essenziale da Luca che lo riprende in forma più curata ma identica nel suo Vangelo.

[24]In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore
[25]e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

[26]Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. [27]Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

Parabola del fico

[28]Dal fico imparate questa parabola: quando gia il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; [29]così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. [30]In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. [31]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. [32]Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

Mt 24,[29]Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte.

[30]Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. [31]Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.

[32]Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. [33]Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte. [34]In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. [35]Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

[36]Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

Nessuna differenza di rilievo c'è da segnalare nei precedenti brani

33]State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. [34]E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. [35]Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, [36]perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. [37]Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!». Mt 24,[37]Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. [38]Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, [39]e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. [40]Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. [41]Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.

[42]Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. [43]Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. [44]Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

Marco omette il richiamo veterotestamentario come ormai consueto, mentre amplia narrativamente Matteo nei paragravi 42-44.

In linea con l'esigenza di semplificazione e di non replicazione, Marco omette due parabole (quella del servo fedele e delle vergini stolte) contenute nei paragrafi di Matteo dal 24,45 al 25,13. I due brani, che riprendono il tema della ipossibilità di conoscere il momento della fine, omessi da Marco,  vengono ripresi da Luca attento a raccogliere quanto più materiale possibile più che a tagliare e semplificare.

Per l'omissione, invece, della parabola dei Talenti (Mt 25,14,30),

Mt26,[14]Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. [15]A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. [16]Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. [17]Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. [18]Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. [19]Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. [20]Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. [21]Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. [22]Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. [23]Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. [24]Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; [25]per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. [26]Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; [27]avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. [28]Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. [29]Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. [30]E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

c'è una spiegazione diversa.

La parabola parla di necessità di investire il danaro che si é avuto e di mettere a frutto quanto sì é ricevuto.Paolo, che aveva iniziato la raccolta della misteriosa colletta (mai consegnata) cerca di evitar, come già avvenuto in precedenza, riverimenti anche vagli alla possibilità di raccogliere danaro e metterlo a frutto.

Riteniamo sia questo il motivo per il quale questa parabola, ripresa da Luca, é prudenzialmente eliminata da Marco.

Un'altro possibile motivo é l'ambiguità della parabola stessa ed é Eusebio che ce lo suggerisce confermandoci, nel contempo, la presenza di questa parabola nel più antico Vangelo (a nostro avviso Matteo) in ebraico: Eusebio scrive

[6] Dato che il vangelo scritto in caratteri ebraici, pervenuto nelle nostre mani, commina il castigo non contro colui che ha nascosto (il talento), ma contro colui che ha condotto una vita licenziosa - aveva, infatti, tre servi: uno ha sperperato le sostanze del suo signore con le prostitute e donne di piacere, l'altro le fece fruttificare, ed il terzo nascose il talento; di questi, uno fu lodato, un altro rimproverato e il terzo messo in prigione -, mi sorge dunque la domanda se il castigo, che secondo Matteo sembra comminato contro colui che non ha fatto nulla, non sia da riferire a costui bensì, secondo la regola del regresso, a quello che ha mangiato e bevuto con gli ubriaconi (EUSEBIO DI CES., Theoph., 4, 12).

Caso diverso é, ancora, il brano Mt 25,31-46 omesso sia da Marco che da Luca e che riportiamo di seguito:

Mt 26,[31]Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. [32]E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, [33]e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. [34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. [35]Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, [36]nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. [37]Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? [38]Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? [39]E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? [40]Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. [41]Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. [42]Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; [43]ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. [44]Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? [45]Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. [46]E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

Il termine "Giusto", richiamato nel brano é chiaramente mutuato dal linguagio giudaico-cristiano e dalla Legge.

Il concetto di separazione dei giusti e quindi di compimento delle opere di carità previste dalla Legge, probabilmente viene ritenuto  non consono alla teologia Paolina della giustificazione per sola fede.

In questo brano viene segnalata la necessità delle opere e, come nella lettera di Giacomo e la ipossibilità di giungere a Dio senza compiere le opere, in questo caso le opere di carità.

Una omissione a nostro avviso che getta una luce sinistra sul pensiero paolino, e sulle distorsioni del messaggio evangelico determinate da Paolo sulla base di una sua ferma e sorda convinzione nella correttezza del proprio pensiero anche contro l'evidenza storica di Gesù.

Anche in questo caso ci viene in aiuto la patristica confermandoci che il brano era presente nel più antico dei Vangeli ed era presente proprio nell'ordine presente in Matteo.

Eusebio, immediatamente dopo il brano già citato scrive:

[7] Egli (Gesù C.) stesso ha insegnato quale sia, nelle famiglie, il motivo del formarsi delle divisioni tra le anime, come abbiamo trovato in qualche parte del vangelo (diffuso) tra gli Ebrei in lingua ebraica, ove - detto:

"Mi sono scelto i migliori. I migliori sono coloro che mi ha dato il Padre mio che - nei cieli" (EUSEBIO DI CES., Theoph., 4, 12).

Il fatto che il brano segua immediatamente la parabola dei Talenti ci fa ritenere che Eusebio segua l'ordine di scrittura del testo ebraico che ha innanzi e non a caso la selettività di Gesù nella scelta dei discepoli che Eusebio constata in quel testo é presente subito dopo la parabola dei talenti nel seguente brano(omesso in Marco):

Mt 26,[34]Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo

 

Capitolo 14

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[1]Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo. [2]Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo».

[3]Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. [4]Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? [5]Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

[6]Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona; [7]i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre. [8]Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. [9]In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto».

[10]Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù. [11]Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.

Mt 26,[1]Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli: [2]«Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso».

[3]Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, [4]e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. [5]Ma dicevano: «Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo».

[6]Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso, [7]gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa. [8]I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: «Perché questo spreco? [9]Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!». [10]Ma Gesù, accortosene, disse loro: «Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me. [11]I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. [12]Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura. [13]In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei».

[14]Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti [15]e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. [16]Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

La distorsione che Marco provoca nel brano ora illustrato é evidente.

Marco parla unicamente dei "sommi sacerdoti" evitando l'accusa diretta a Caifa cosa che ripeterà anche nel successivo brano.

Un'altra finta ingenuità stà nel fornire una spiegazione all'azione dell'unzione che ritrociamo in Matteo.

L'unzione é chiaramente, il momento più alto della missione di Gesù che lo configura definitivamente come il principe di Israele il Messia cioè l'Unto.

Marco travisa volutamente questo significato chiiarissimo nella cultura ebraica del tempo,  tanto da non aver bisogno di spiegazione alcuna in Matteo inventando l'idea dell'unzione del cadavere.

Infine é emblematica l'omissione delle trenta monete d'oro che Matteo usa per riagganciarsi alla profezia di Zaccaria.

Matteo identifica, chiaramente Gesù con ilbastone benevolenza con Gesù e, probabilmente, il bastone vincolo con lo stesso Giuda.

Matteo richiama le trenta monete richiamate anche in quella profezia ma nulla ci dice per identificare il pastore stolto, nei cui connotati, probabilmente, Paolo riusciva a vedre se stesso: paralizzato all'occhio desto ed alla gamna destra e soprattutto mangiatore di carni grasse, caratteristica che poteva essere solamente di Paolo e di nessun'altro.

Questo é anostro, a nostro avviso, il motivo che spinge Paolo ad ordinare la rimozione del particolare con l'implicito riferimento a quella profezia.

[12]Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?». [13]Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo [14]e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? [15]Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, gia pronta; là preparate per noi». [16]I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.

Annunzio del tradimento di Giuda

[17]Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. [18]Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». [19]Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». [20]Ed egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto. [21]Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!».

 

Mt 26,[17]Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?». [18]Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». [19]I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Annunzio del tradimento di Giuda

[20]Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. [21]Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». [22]Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». [23]Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. [24]Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». [25]Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».

Marco amplia con inutili e, a questo punto, fortemente improbabili orpelli narrativi, la narrazione di Matteo, aggiungendo una stanza con tappeti ed  la brocca come segno di riconoscimento, ritenendo, probabilmente, che la mancata citazione del nome dell'uomo che avrebbe ospitato l'ultima Cena nella sua dimora, creasse un controsenso.

Ancora una volta ci viene in aiuto la patristica per identificare la forma più antica del Vangelo, Epifanio scrive:

[6] Abbandonando il vero ordine delle parole, alterano la frase, sebbene sia chiara da tutto il contesto delle parole, e fanno dire ai discepoli:

"Dove vuoi che ti prepariamo da mangiare la pasqua?".

Al che egli rispose:

"Forse che io ho desiderato mangiare carne con voi in questa pasqua?" (EPIFANIO, op. cit., 30, 22, 4).

Sebbene la seconda parte del testo non compaia in Matteo é evidente che la prima riprende la medesima forma che le parole di gesù hanno in questo Vangelo attestandone la vetustità.

 

[22]Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». [23]Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. [24]E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti. [25]In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio».

[26]E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. [27]Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.

[28]Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». [29]Allora Pietro gli disse: «Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò». [30]Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». [31]Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.

Mt 26,[26]Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». [27]Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, [28]perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. [29]Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

[30]E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. [31]Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,

[32]ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». [33]E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». [34]Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». [35]E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

Marno non può evitare, come aveva fatto in precednza, la citazione inerente il pastore ricavata da Zaccaria, ma l'aver omesso le trenta monete gli consente un legame non diretto a quella profezia.

Sebbene il pastore percosso e la disperzione delle pecore sia solo in zaccaria, é anche vero che la figura del pastore é presente pressocchè in tutte le profezie a partire da Isaia, che ne prevede anche la morte ingiusta.

Ecco come Marco rende vaga l'aggancio a Zaccaria e la consegunete  connessione del pastore stolto a Paolo.

L'autore del Vangelo di Marco si guarda, comunque, bene dall'eliminare l'imbarazzante episodio di Pietro che é certo di non tradire Gesù e che prepara all'incredibile evento che avverà di lì a poco.

E' interessante notare il parallelo con il seguente prano tratto dalla prima lettera di Paolo ai Corinti:

1Cor 11,[23]Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane [24]e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». [25]Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». [26]Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. [27]Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. [28]Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; [29]perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

E ancora

1Cor 15,[3]Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture

ed infine:

1Cor 15,[17]ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.

La scena é identica a quella che troviamo nei due Vangeli, ma c'è di più: Paolo ha ben chiara l'associazione del sangue con la remissione dei peccati presente in Matteo ma non in Marco e sebbene non la citi direttamente nell'episodio la segnala immediatamente dopo nella stessa lettera.

Questo é un'altro indizio che ci porta a credere che Paolo abbia letto Matteo a Corinto qualche anno prima che fosse redatta questa lettera scritta nella stesso luogo (Efeso) in cui fu stilato, a nostro avviso, il Vangelo di Marco a partire da Matteo.

[32]Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». [33]Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. [34]Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». [35]Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. [36]E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». [37]Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? [38]Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». [39]Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. [40]Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.

[41]Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. [42]Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Mt 26,[36]Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». [37]E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. [38]Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». [39]E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». [40]Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? [41]Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». [42]E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». [43]E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. [44]E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. [45]Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. [46]Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

Ancora una volta si nosta in Marco la volontà denigratoria nei confronti del primo degli apostoli.

Quella che in Matteo é una accusa generica rivolta ai tre discepoli, diviene una accusa diretta al solo Pietro.

 

[43]E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. [44]Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». [45]Allora gli si accostò dicendo: «Rabbì» e lo baciò. [46]Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono. [47]Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio. [48]Allora Gesù disse loro: «Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi. [49]Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!».

[50]Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono. [51]Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. [52]Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo

Mt 26,[47]Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. [48]Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». [49]E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. [50]E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. [51]Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.

[52]Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. [53]Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? [54]Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». [55]In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. [56]Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

Ancora una volta é evidente la volontà dell'autore del Vangelo di Marco, di attenuare la funzione politica di Gesù, chiarissima in Matteo.

In Matteo uno dei tre discepoli estrae la spada e viene bloccato da Gesù che lo redarguisce, in Marco, l'episodio c'è ma la mano che recide l'orecchi del servo del sommo sacerdote é una nel mucchio.

Non avendo identificato quella mano con una di un discepoli Marco evita di attribuire la colpa ad uno dei tre (Pietro, Giacomo e Giovanni) e fa sembrare l'episodio un incidente.

Per questo motivo omette le parole di Gesù che identificano il colpevole, chiaramente, come un discepolo.

[53]Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. [54]Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. [55]Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. [56]Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi. [57]Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: [58]«Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo». [59]Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. [60]Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». [61]Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». [62]Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».

[63]Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? [64]Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.

[65]Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano.

Mt 26,[57]Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale gia si erano riuniti gli scribi e gli anziani. [58]Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.

[59]I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; [60]ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. [61]Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni». [62]Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». [63]Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». [64]«Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo».

[65]Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; [66]che ve ne pare?». E quelli risposero: «E' reo di morte!». [67]Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, [68]dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».

Ancora una volta é evidente la modifica apportata da Marco operando su Matteo.

Prima di tutto il disprezzo per Pietro che quasi sprezzante ed indifferente, in Marco, si scalda al fuoco con i servi.

Innanzitutto in Matteo la colpa ricade principalmente su Caifa e quindi sui sommi sacerdoti, in Marco, invece, é generica.

Marco poi, espande la narrazione cercando di trovare una motivazione credibile nella impossibilità che il sinedrio ha di trovare una accusa valida nonostante il notevole numero di testimonianze false.

Questa impossibilità viene spiegata con la contraddizione esistente tra le testimonianze.

La stessa accusa inerente il tempio ciene modificata introducendo l'autoidentificazione divina assente in Matteo.

L'accusa in Matteo é chiaramente insufficiente se é assente la blasfemia e per questo viene ignorata.

In Marco, invece, l'accusa é chiaramente blasfema identificando in Gesù un uomo con poteri sovrannaturali, e di conseguenza Marco inventa la contraddizione come causa della insufficienza dell'accusa.

Infine il provocatorio "Tu lo dici" di Matteo diviene un riconoscimento esplicito in Marco.

[66]Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote [67]e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». [68]Ma egli negò: «Non so e non capisco quello che vuoi dire». Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò. [69]E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è di quelli». [70]Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo». [71]Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo che voi dite». [72]Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte». E scoppiò in pianto. Mt 26,[69]Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». [70]Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». [71]Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». [72]Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell'uomo». [73]Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». [74]Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo!». E subito un gallo cantò. [75]E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E uscito all'aperto, pianse amaramente.

.L'intento denigratorio si ripete anche in questo brano.

Mentre in Matteo il gallo canta unicamente alla fine delle tre rinnegazioni, in Marco le scandisce senza che Pietro faccia nulla per evitarle.

Pietro, nella versione di Marco, viene avvisato tre volte e gli vengono rammentate per tre volte le parole di Gesù ingigantento il già di per se, miserabile gesto.

Sempre in Marco viene ripresa la scena del fuoco per aggiungere al già miserevole tradimento, il fardello della indifferenza.

 

Capitolo 15

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[1]Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. [2]Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». [3]I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. [4]Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». [5]Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.

[6]Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. [7]Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. [8]La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. [9]Allora Pilato rispose loro: «Volete che vi rilasci il re dei Giudei?». [10]Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. [11]Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. [12]Pilato replicò: «Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». [13]Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». [14]Ma Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Allora essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». [15]E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

 

Mt 27,[1]Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. [2]Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

[11]Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose «Tu lo dici». [12]E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. [13]Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose attestano contro di te?». [14]Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.

[15]Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. [16]Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. [17]Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». [18]Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

[19]Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». [20]Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. [21]Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!». [22]Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!». [23]Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!».

[24]Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». [25]E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». [26]Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

Il brano del suicidio di Giuda che identifica definitivamente, la profezia di Zaccaria in Matteo, viene omesso dichiarando, se ve ne fosse ancora bisogno, la esplicita volontò dell'autore di Marco di evitare una associazione del "pastore stolto con Paolo di Tarso".

Il brano, nella versione di Matteo, si presenta, comunque, enigmatico.

Esso aggiunge l'episodio inerente la moglie di Pilato ed il suo avvertimento, il timore di Pilato e il gesto del lavaggio delle mani per discolparsi.

Nonostante il mistero insito in questa esplicita volontà di discolpare i romani per la morte di Gesù, non conona ad un Vangelo che riteniamo giudeo-cristiano (Matteo), é innegabile che i paragrafi 24-26 suonano stranamente vicini alle parole che ritroviamo in Atti, pronunciate da Paolo a Corinto quando decide di abbandonare la predicazione ai Giudei:

Atti 18,[6]Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani».

Anche in questo caso l'innocenza di Paolo si contrappone alla colpevolezza dei giudei attraverso la immagine della ricaduta del sangue.

Come abbiamo avuto occasione di dire questo é un'altro degli elementi che adduciamo per identificare nel 52 ad Efeso la data ed il luogo di stesura per Marco (a nostro avviso Paolo aveva conosciuto il Vangelo di Matteo proprio a Corinto).

[16]Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. [17]Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. [18]Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». [19]E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. [20]Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

[21]Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. [22]Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, [23]e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

[24]Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. [25]Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. [26]E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. [27]Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. [28].

Mt 27,[27]Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. [28]Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto [29]e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». [30]E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. [31]Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

[32]Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. [33]Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, [34]gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. [35]Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. [36]E sedutisi, gli facevano la guardia. [37]Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: «Questi è Gesù, il re dei Giudei».

[38]Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

La narrazione é pressocchè identica salvo per l'accortezza usata da Marco nel riferimento alla canna data a Gesù.

Marco semplifica la narrazione evitando lo strano episodio della canna prima offerta e poi ripresa dai soldati ed usata come mezzo per bastonare Gesù.

Più semplicemente Marco segnala la sola bastonatura omettendo l'offerta della canna come scettro.

Non ritorniamo, in questa sede, sull'argomento Alessandro e Rufo che ci ha consentito la datazione certa di Marco.

[29]I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, [30]salva te stesso scendendo dalla croce!». [31]Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! [32]Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Mt 27,[39]E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: [40]«Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». [41]Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: [42]«Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E' il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. [43]Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». [44]Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

In Marco l'episodio é simile ma manca del tutto il temine Figlio di Dio usato in Matteo.

L'assenza appare alquanto strana come strana appare la citazione in Matteo, che, a differenza del solito appare stranamente ripetitivo tanto da far pensare, anche in questo caso, ad una aggiunta postuma almeno del verso 43.

[33]Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. [34]Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? [35]Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». [36]Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». [37]Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

[38]Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.

[39]Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!».

Mt 27,[45]Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. [46]Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». [47]Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». [48]E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. [49]Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». [50]E Gesù, emesso un alto grido, spirò.

[51]Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, [52]i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. [53]E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. [54]Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

La resurrezione dei morti,   in Matteo avviene alla morte di Gesù, ed é in linea con quanto previsto dalle scritture qumramiche, come abbiamo già visto.

Il Marco, probabimente sia per l'ignoranza dell'autore in merito alle scritture essene sia per la problematica teologica sollevata dai corpi che resuscitano prima della resurrezione di Gesù, elimina il brano.

Gerolamo ci segnala la presenza dell' squarcio anche nel Vangelo degli Ebrei anche se segnala che lo squarcio era relativo all'architrave e non al velo, infatti scrive:

[18] Nel vangelo che spesso ho menzionato, leggiamo che (non il velo del tempio) ma "l'architrave del tempio, d'infinita grandezza, si spezzò e divise" (GEROLAMO, In Math., 27, 51)

[19] Nel vangelo scritto in lettere ebraiche leggiamo che non - il velo del tempio che s'- stracciato ma che fu:

"l'architrave del tempio a cadere, ch'era di una grandezza straordinaria" (GEROLAMO, Epist., 120, 8).

[40]C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, [41]che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

[42]Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, [43]Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. [44]Pilato si meravigliò che fosse gia morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. [45]Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. [46]Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. [47]Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.

 

Mt 27,[55]C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. [56]Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

[57]Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. [58]Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. [59]Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo [60]e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. [61]Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

I due brani sono simili ad eccezione degli ormai, consueti prolungamentinarrativi inessenziali di Marco.

Osserviamo anche, che, come approfondito negli altri capitoli del Ns lavoro, partendo, a nostro avviso, da un testo ebraico, Marco interpetra la sequenza Ever Pesah con il termine greco Parasceve e quindi come vigilia del Sabato generando quelle anomalie dei testi successivi: Luca e Giovanni.

L'episodio presente in Matteo

Mt 27,[62]Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: [63]«Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. [64]Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». [65]Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». [66]Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

viene cancellato da Marco, che però evidentemente, lo conosce in quanto lo usa per interpetrare il termine Parasceve in esso presente.

Il motivo per cui Marco omette l'episodio é da ricercarsi nel dubbio che esso solleva relativamente alla alla possibilità che i discepoli avessero trafugato il corpo per simulare la resurrezione.

Sebbene l'episodio voglia furage il sospetto é indubbio che lo fa nello stesso momento in cui lo solleva.

Per evitare il problema in Marco si procede semplicemente alla sua omissione.

[1]Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. [2]Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. [3]Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?».[4]Ma, guardando, videro che il masso era gia stato rotolato via, benché fosse molto grande. [5]Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. [6]Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. [7]Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». [8]Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. Mt 27,[62]Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: [63]«Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. [64]Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E' risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». [65]Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». [66]Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

 

Capitolo 16

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[1]Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. [2]Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. [3]Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?».[4]Ma, guardando, videro che il masso era gia stato rotolato via, benché fosse molto grande. [5]Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. [6]Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. [7]Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». [8]Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.  

Mt 28,[1]Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. [2]Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. [3]Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. [4]Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. [5]Ma l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. [6]Non è qui. E' risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. [7]Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E' risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto». [8]Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.

Marco, nella versione originaria, terminava al paragrago 8 eliminando le parti di seguito riportate:

[9]Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. [10]Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. [11]Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.

[12]Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. [13]Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.

[14]Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.

[15]Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. [16]Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. [17]E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18]prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

[19]Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.

[20]Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

Mt 28,[9]Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. [10]Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».

[11]Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. [12]Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: [13]«Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. [14]E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». [15]Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

[16]Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. [17]Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. [18]E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. [19]Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, [20]insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».