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Il seguente comunicato
unitario delle RSU Servizi ICT di Milano e del
CentroSud viene spedito,
oltre a tutti i lavoratori Servizi ICT, alle RSU
del Gruppo EDS e a quelle del Gruppo ENI,
con la richiesta di inoltrarlo ai Lavoratori di
tali aziende, al fine di rendere noto a tali
Lavoratori
il nostro stato di agitazione e le motivazioni
che lo determinano.
COMUNICATO
SINDACALE
RESISTERE,
PER DIFENDERE I LAVORATORI,
IL RUOLO DEL SINDACATO
E IL VALORE DEL NOSTRO CCNL
DAI NUOVI CORSARI DEL MERCATO GLOBALE
Da metà maggio le RSU di Servizi ICT hanno dato
inizio allo stato di agitazione e, come prima
iniziativa, al blocco delle attività fuori
orario, ovvero lo straordinario e la
reperibilità, utilizzati massivamente nella
nostra azienda.
Come molti sanno, Servizi ICT Srl è una società
nata nel 1999 dalla cessione di ramo d’azienda
di EniData e composta principalmente da
dipendenti provenienti da società del Gruppo
ENI, ceduti tra il 1999 e il 2002. La proprietà
di Servizi ICT è al 100% EDS Italia, a sua volta
posseduta al 100% dalla corporation statunitense
EDS.
Le RSU hanno attivato lo stato di agitazione
perché l’EDS ha improvvisamente deciso di
assorbire dagli assegni ad personam (AP) dei
Lavoratori Servizi ICT l’aumento contrattuale di
maggio, previsto nell’ultimo rinnovo del CCNL
Energia e Petrolio ad inizio 2006. Tale
assorbimento è solo l’inizio di una strategia
aziendale tesa al contenimento del costo del
lavoro, che progressivamente intende colpire una
serie di trattamenti economici, legati al CCNL e
ad accordi sindacali, di cui usufruiscono i
Lavoratori della nostra società.
L’erogazione degli AP è stata fin dall’inizio
prassi comune nella nostra azienda e non è
quindi un privilegio di pochi, ma un
riconoscimento economico erogato a molti
Lavoratori a seguito di risultati raggiunti nel
corso di attività di progetto o di servizio.
Parte degli AP, inoltre, erano stati ricevuti
all’interno delle aziende del gruppo ENI, quindi
assorbirli comporta un abbassamento delle
condizioni economiche percepite nelle aziende di
provenienza al momento della cessione.
Seppure l’assorbimento degli AP sia legalmente
consentito, la sua legittimità nel caso di
aumenti contrattuali è tutta da discutere: gli
aumenti collettivi contrattuali sono legati dal
luglio del 1993 alla compensazione dell’aumento
del costo della vita, quindi provvederne
l’assorbimento dagli AP significa provocare, nei
fatti, un abbassamento del potere di acquisto
degli stipendi.
Inoltre, nonostante la scelta aziendale di
privilegiare l’erogazione degli AP invece degli
incrementi previsti dal contratto Energia sia
stata sempre contestata dalle RSU, in quanto
ritenuta un tentativo di estromettere il
Sindacato dalla gestione delle retribuzioni dei
Lavoratori, le RSU ritengono che l’assorbimento
dei previsti aumenti contrattuali e la volontà
di rendere permanente tale modalità di
assorbimento significa voler ancor di più
colpire, oltre agli stipendi dei dipendenti, la
possibilità del Sindacato di contrattare la
retribuzione dei Lavoratori e voler svilire il
ruolo della contrattazione collettiva nazionale
svolta dalle organizzazioni sindacali di
categoria.
Le motivazioni della nostra azienda derivano, a
suo dire, dalla necessità di abbassare il costo
del lavoro che rende eccessivamente oneroso il
prezzo del servizio verso ENI, non più
sostenibile rispetto alle richieste di riduzione
di ENI e ai prezzi proposti dalla nostra
concorrenza. La minaccia latente posta
dall'Azienda, nel caso non si intervenga subito
con la riduzione del costo del lavoro, è quella
di dover intervenire in un prossimo futuro con
tagli all'occupazione. Ma risulta evidente che
l'assorbimento degli aumenti contrattuali è per
l'Azienda un intervento di insignificante
efficacia allo scopo di ridurre il costo del
lavoro, mentre risulta pesantemente percepito da
Sindacato e Lavoratori.
Inoltre, fino ad ora nessun dato concreto sulla
problematicità del costo del lavoro è stato
presentato ai Sindacati, nonostante le RSU
stiano chiedendo da due mesi all’Azienda di
avere dati oggettivi e visibilità reale della
situazione. I dati ad oggi ricavabili dai
bilanci di Servizi ICT evidenziano invece un
aumento annuo del costo del lavoro assai
contenuto, inferiore al 2%, mentre sono
esponenzialmente cresciuti i costi dei servizi
esterni pagati dalla nostra azienda, una
crescita persino superiore a quella del
fatturato. Quindi apparentemente il principale
problema non sembra essere il costo del lavoro.
Piuttosto, le RSU stanno segnalando da un anno
la cervellotica burocratizzazione del lavoro;
l’utilizzo di strumenti standard EDS non
adeguati ai servizi da erogare ad ENI; lo
spezzatino gestionale derivato dal continuo
spezzettamento dei servizi tra vari gruppi e
varie sedi, effettuato sempre più spesso al di
fuori di Servizi ICT ed anche all’estero. Oltre
all’utilizzo sempre più elevato di consulenti
esterni.
Ci è stato ripetutamente risposto che
l’organizzazione e gli strumenti erano stati
adeguati allo scopo di affrontare al meglio, in
termini di qualità e di costi, il mercato
attuale e futuro.
Ma i dati di bilancio degli ultimi anni
evidenziano un aumento esponenziale dei costi
dei servizi pagati dalla nostra azienda; i
consulenti esterni che lavorano presso di noi
sono spesso sfruttati dalle proprie aziende
tramite condizioni capestro, come i contratti a
progetto, illegali se utilizzati con vincoli
gerarchici e di orario; sentiamo crescenti
lamentele da parte dei clienti sulla qualità del
servizio che eroghiamo; ed ora ci viene riferita
l’improvvisa necessità di dover ridurre il costo
del lavoro per mantenere un costo del servizio
competitivo.
E’ insomma evidente che diverse cose in questa
azienda non funzionano come dovrebbero e che i
nostri manager hanno deciso di riversarne
responsabilità e costi sui Lavoratori.
I nostri manager, degni di moderni corsari,
negli ultimi anni si sono prodigati nel creare
una gestione dell’organizzazione e dei
riconoscimenti economici fuori dagli accordi
sindacali, fidelizzando e convincendo una parte
dei Lavoratori con soluzioni ad hoc, la cui
economicità e reale efficacia sono tutte da
dimostrare.
Un management corsaro che si è sforzato di
svilire sotterraneamente il ruolo del Sindacato
e il cui nuovo capo procede ora apertamente
nell’attacco frontale e diretto al valore del
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro,
rendendone nulli gli aumenti retributivi. Per
dare una prova di forza e poter poi essere
libero in futuro di colpire quanto riterrà
opportuno.
Parliamo di un management che si è contraddetto
da un mese all’altro, smentendo ad aprile quanto
ci aveva riferito a marzo, e che improvvisamente
e clamorosamente sta contraddicendo tutto quanto
ci è stato raccontato dal 1999 ad oggi sulla
centralità e sull’importanza delle risorse umane
nella nostra azienda. La qualità, la
professionalità e le motivazioni dei Lavoratori
sono oggi divenuti argomenti irrilevanti. Ora
conta solo il costo.
Nella logica del mondo globalizzato delle
multinazionali, il management corsaro vede in ex
dipendenti ENI di 40-50 anni, assunti a tempo
indeterminato, con CCNL Energia e in grado di
difendere i propri diritti tramite il Sindacato,
un semplice costo da sopprimere. Ma anche per i
Lavoratori più giovani e non provenienti da ENI
non appaiono prospettive rosee: basteranno pochi
anni di lavoro perché si trovino nelle identiche
condizioni dei loro colleghi più maturi.
Peccato che durante il periodo di cessioni di
ramo d’impresa, tra il 1999 e il 2002, ENI ed
EDS avessero raccontato ai Lavoratori e al
Sindacato ben altra storia, una bella favola che
narrava di grandi opportunità professionali e di
crescita economica per i Lavoratori ceduti.
Ed arriviamo alla questione di fondo, che
riguarda genericamente tutte le cessioni di ramo
d’impresa: è ormai dimostrato nei fatti che
queste cessioni possono alle volte offrire dei
vantaggi per chi cede; quasi sempre
costituiscono un vantaggio per chi acquista; ma
sempre costituiscono un danno, più o meno grave,
per i Lavoratori che sono stati ceduti.
Seppure le cessioni dal gruppo ENI ad EDS siano
state finora assai meno traumatiche di altre,
citiamo ad esempio quelle spesso drammatiche dei
Lavoratori della Telecom, la valutazione
politica rimane la stessa: in queste cessioni le
aziende, quella che cede e quella che acquista,
traggono sempre vantaggio a danno dei Lavoratori
ceduti.
E’ una questione fondamentale che i Lavoratori e
il Sindacato dovranno costantemente valutare per
le scelte future.
Nel frattempo, noi ci stiamo battendo per i
diritti dei Lavoratori che rappresentiamo, per
il mantenimento del ruolo del Sindacato e per la
dignità del nostro Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro.
Sarà una battaglia lunga e dura, ma resisteremo;
fin quando i Lavoratori crederanno in noi e in
questa lotta.
Milano e Pomezia, 14 giugno 2007
RSU Servizi ICT Centro Sud e RSU Servizi ICT
Milano
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