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Perché non possiamo mollare

E’ vero: oltre a non volere, noi non possiamo mollare.

Accettare ora le funamboliche proposte aziendali – limite massimo di 150 euro per la conservazione dell’assegno ad personam, eventuali conteggi in base alla data dell’ultimo aumento e, perché no, numero di piede inferiore al 45, ma senza calli – significherebbe dare il nostro avvallo ad una gestione economica fantasista ed irrazionale incapace di perseguire una politica di crescita e consolidamento.

Se la congiuntura impone una rinnovata attenzione a rilancio e capacità competitiva, un’azienda determinata ad affrontare il mercato con una filosofia vincente dovrebbe operare un’analisi rigorosa e razionale di dati trasparenti; dovrebbe adottare una linea di condotta che non infierisca sulla sua risorsa fondamentale, quel capitale umano quotidianamente elogiato nella pubblicistica ufficiale di eds, ma costantemente svilito nella prosaica realtà.

Se la congiuntura impone risparmi, sfoderiamo la nostra capacità analitica e verifichiamo dove realmente si trovano gli sprechi, gli eccessi, i costi immorali.

L’aumento di retribuzione previsto dal contratto rappresenta, come stabilito nell’accordo del 1993 firmato da tutte le parti sociali, l’aggancio - tardivo e parziale, ma pur sempre un aggancio - dei salari al costo della vita; equiparare tale componente della retribuzione agli aumenti di natura meritocratica, operando di conseguenza l’assorbimento, prima ancora che legale è certamente immorale.

Doppiamente immorale se si tenta di giustificare l’operazione adducendo esigenze di risparmio, laddove i dati certificano inequivocabilmente che, mentre il costo del lavoro è rimasto al palo, altre voci di bilancio hanno segnato nuovi, ingiustificati e vergognosi record.

Accettare passivamente la vostra politica ottusa significherebbe realizzare effimeri e controproducenti risparmi, demotivando al contempo i lavoratori;
significherebbe mantenere nicchie di costi improduttivi e cristallizzati; significherebbe perdere l’occasione di agganciare nuovi e vecchi clienti con un’immagine più competitiva.

Se accettassimo, quest’azienda ed i suoi vertici si sentirebbero da noi autorizzati a proseguire su di una strada che non porta lontano.

Qui dentro qualcuno che ragioni ci vuole. Per questo noi non possiamo mollare.

In linea con quanto deciso dai lavoratori nell'assemblea del 7/6/2007 chiediamo ai lavoratori di usufruire tutti insieme della flessibilità oraria uscendo alle 15:40 di domani venerdì 15/6/2007.

Milano 14/06/2007

RSU Servizi ICT Milano

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