Gen. Rodolfo Graziani

 

 

 

 

 

Rodolfo Graziani nasce a Filettino in provincia di Frosinone l’ 11 agosto 1882, quarto di nove figli, dal padre Filippo e dalla madre Adelia Clementi. Il 1° maggio 1904, al termine del servizio militare di leva, fu nominato sottotenente e, nel 1906, vincendo un concorso divenne  ufficiale effettivo nel 1° Rgt Granatieri. Nel 1908 e fino al 1912 fu in Eritrea dove fece preziose esperienze col mondo coloniale. Nel 1913, subito dopo il matrimonio con Ines Chionetti, fu inviato in Cirenaica a combattere nella campagna libica. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu al fronte col grado di capitano e si distinse per coraggio e decisione, rimanendo ferito più volte, decorato al valore e promosso per meriti di guerra. Alla fine, a soli 36 anni, fu il più giovane colonnello dell’esercito italiano. Dopo la guerra viene inviato in Libia, dove porta a termine, con grande energia, la riconquista della Tripolitania (1924) e della Cirenaica (1928-1930) di cui diviene governatore. Generale di Brigata dal 1929, nel 1934 consegna la Cirenaica pacificata al nuovo governatore generale Maresciallo Italo Balbo ed è nominato governatore della Somalia. Nel marzo 1935 diviene Generale di Corpo d’Armata. Durante la conquista dell’impero d’Abissinia guida le operazioni sul fronte sud. Dopo aver ricevuto il titolo di maresciallo d’Italia, nel giugno 1936 succede a Bagoglio come Vicerè d’Etiopia. In questa funzione opera durissime repressioni contro i ribelli e il 7 febbraio 1937 subisce un attentato. Successivamente torna in Italia e ottiene il titolo di Marchese di Neghelli.

  Il 3 novembre 1939 è nominato Capo di Stato Maggiore dell’esercito e, dopo lo scoppio della seconga guerra mondiale comanda le forze armate italiane in Africa Settentrionale. Ma dopo i rovesci militari dell’inverno 1940-41, causati da grave impreparazione e armamento del nostro esercito, Graziani chiede di essere esonerato dall’incarico e rientra in Italia l’11 febbraio 1941, ritirandosi nella sua tenuta sugli altipiani di Arcinazzo. Il tentativo di addossargli la responsabilità dei rovesci militari in Cirenaica fu vanificato dalla presentazione di un suo memoriale che chiarì le vere cause.

 Rientra nella vita militare e politica dopo l’8 settembre 1943, quando si schiera con la R.S.I. divenendo Ministro della Difesa Nazionale e comandante del nuovo esercito repubblicano.

 Con un memorabile discorso al Teatro Adriano di Roma, cui assistettero migliaia di ufficiali, richiamò tutti al dovere di difendere la Patria tradita dall’infame armistizio, ottenendo migliaia di adesioni.

 Con il consenso dei tedeschi ebbe il comando dell’Armata Liguria avendo sotto il suo comando anche divisioni tedesche.

 Parte della sua Armata ebbe il compito di bloccare l’avanzata anglo-americana in Garfagnana e all’Abetone ove furono impegnati reparti delle Divisioni Monterosa, San Marco e Italia, mentre altri reparti e la divisione Littorio erano schierati a difesa del confine occidentale.

 Si arrese agli americani nella notte fra il 29 e il 30 aprile, i quali pretesero che firmasse, per conto del governo italiano, la resa di Caserta, ufficializzando, così, il riconoscimento della R.S.I. quale avversaria insieme alla Germania. Dopo un mese circa di prigionia nel campo di Cinecittà a Roma, il 12 giugno fu trasferito ad Algeri, quale prigioniero di guerra, nel campo P.O.W. 211. La prigionia ad Algeri si concluse il 16.2.1946 ma subito fu internato a Procida dove trovò Gambara, Borghese ed altri. Qui scrisse “Ho difeso la Patria”, “Africa settentrionale 1940-41”, “Libia redenta”.

 Graziani fu processato a Roma e condannato, il 2 maggio 1950, quale collaborazionista coi tedeschi, a 19 anni di carcere, di cui 13 e 8 mesi condonatie gli altri già scontati.

Liberato nell’agosto del  1950, si ritira a vita privata. Nel 1954, però, ha rapporti col M.S.I. che si avvale del suo nome prestigioso nelle sue campagne.

 Muore a Roma alle ore 6 dell’11 gennaio 1955, a 73 anni. Ai suoi funerali e alla traslazione della salma da Roma ad Affile partecipò una folla enorme.

 

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