Piero Pisenti

 

 

 

Nasce a Perugia nel 1887. Discendente da una famiglia di docenti universitari, si laurea in legge a Bologna nel 1912. Dal 1913 si stabilisce a Pordenone, dove si associa a uno studio professionale e inizia la carriera politica. Consigliere e assessore comunale di Pordenone (1915-19), in congedo militare per ragioni sanitarie, segue con crescente attenzione le vicende dei primi Fasci e fonda a Udine un gruppo politico denominato “Unione del lavoro” (agosto 1920).

 Iscrittosi al Fascismo nel gennaio 1921, si impone come capo dello squadrismo friulano. E’ segretario del Fascio di Udine (1922-23), segretario federale (1922-24), alto commissario politico del Fascismo (1923), intendente generale per i debiti di guerra, direttore del  “Giornale del Friuli” (1923-25) e presidente della sezione udinese dell’Istituto di Cultura Fascista.

 Refrattario alla normalizzazione interna del partito, è espulso dal PNF per indisciplina nel marzo 1926 e riammesso dopo circa un anno. Mussolini disse di lui: “quell’uomo che durante tutto il ventennio fascista ha avuto il coraggio d’una sua illuminata eterodossia”.

 Durante il regime diviene un devoto di Mussolini, che lo ripaga conferendogli incarichi di prestigiio: deputato (1924-39), segretario del Sindacato fascista degli avvocati, procuratore di Udine (1937-43), membro della Corporazione previdenza e credito e consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (1939-43).

 Dopo l’8 settembre 1943 aderisce alla RSI, nella quale rappresenta l’ala moderata, e regge dal 7 novembre 1943 al 26 aprile 1945 il ministero della Giustizia. Durante il suo ministero si adopererà in ogni modo per salvaguardare l’indipendenza della Magistratura e la correttezza delle procedure. Fu lui che il 28 ottobre 1944 ottenne da Mussolini il decreto di amnistia e condono non solo per i renitenti alla leva militare e per i disertori, ma anche per il reato dell’art.282 del Codice Penale (offesa al Capo dello Stato).

 Scampato ai massacri della primavera ’45, verrà processato per collaborazionismo, ma assolto con formula piena dopo un anno di carcere, riprenderà la sua attività forense a Pordenone.

 Tra i suoi scritti: Una repubblica necessaria – RSI  (1977)

  Muore a Pordenone nel settembre 1980, alla bella età di 93 anni.

 

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