Giorgio Pini

 

Nasce a Bologna il 1.2.899. Il 15.11.1914, quindicenne, lesse l’articolo “Audacia” sul nuovo giornale di Mussolini Il Popolo d’Italia e ne fu conquistato. Si arruolò volontario per partecipare alla Prima Guerra Mondiale e, nel 1920, aderì al movimento fascista. Proprio quell’anno Arpinati faceva nascere L’Assalto che sarà il battagliero giornale della Federazione Fascista di Bologna. Pini , laureatosi in giurisprudenza, iniziò proprio con questo giornale, di cui in seguito assunse la direzione, la sua brillante carriera di giornalista. Anche nel 1925, quando il Fascismo si stava avviando verso il regime dittatoriale, difese con efficacia e con fermezza l’autonomia del suo giornale. Questo fu apprezzato e gli valse la nomina di direttore de Il Resto del Carlino col compito assegnatogli direttamente da Mussolini, di animarlo, cosa che fece ottimamente. Nel 1930 fu direttore del Giornale di Genova e perfezionò potenziandolo il pomeridiano Corriere Mercantile.

 Successivamente fu inviato, sempre come direttore, a risollevare le sorti de Il Gazzettino di Venezia. Ovunque Pini fece valere le sue doti, tanto che, nel 1936, fu chiamato a ricoprire la carica di Caporedattore al Popolo d’Italia. Fu il 22 dicembre del 1936 che Giorgio Pini ricevette direttamente dal suo fondatore, Mussolini, l’incarico di rinnovare e rilanciare Il Popolo d’Italia. Ed egli lo fece con la sua solita abilità, portando in breve la tiratura da 150000 copie via via sempre più in alto fino a toccare, nel 1940, le 435000 copie. Durante questo periodo ebbe con Mussolini centinaia di colloqui telefonici e diverse udienze. Il 25.7.43 il giornale cessò le pubblicazioni e non le riprese più.

 Con la nascita della R.S.I. egli fu ancora direttore del Resto del Carlino e fu uno dei più validi sostenitori del Fascismo e di Mussolini, sollecitando sempre il partito ad ascoltare la voce dei fascisti di base.

 Dopo la guerra subì le persecuzione del CLN, ma egli rimase coerentemente fedele ai propri ideali e, insieme a Duilio Susmel, nel 1955 approntò l’opera Mussolini, l’Uomo e l’opera.

 Aderì al Movimento Sociale Italiano e si batté sempre appassionatamente affinchè il partito si mantenesse sempre coerente con gli ideali del Fascismo e della R.S.I., denunciando  sempre le degenerazioni e le deviazioni.

 Morì a Bologna il 30 marzo 1987.

 

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