Renzo Montagna

 

Nasce a Santa Giulietta (PV) il 13 marzo 1894 da una famiglia di agricoltori. Frequenta il liceo classico a Voghera (PV) e, il 31 gennaio 1914 si arruola volontario e viene ammesso al corso allievi ufficiali del Regio Esercito. Nominato Sotto Tenente, partecipa alla guerra nel neonato Corpo Bombardieri del Re combattendo in prima linea e meritandosi due medaglie di bronzo al valor militare (Case Boniti – Nuova Vas Quota 208 – 16.9.916 e Castagnevizza sul Carso – 18.8.917).

 Nel 1916 è tenente e comanda la 423^ Batteria d’Assalto da 87/B sull’altopiano di Asiago. Grazie al suo intuito militare gli austriaci non riusciranno a sfondare la linea del Tonale.

 Congedato il 15 ottobre 1920 col grado di Capitano di complemento, aderisce subito ai Fasci di Combattimento collaborando alla nascita del Fascio di Santa Giulietta, uno dei primi dell’Oltrepo pavese.

 Il suo animo di soldato lo tiene lontano dalla politica e lo spinge verso la componente squadristica. Si distingue per numerose azioni fra cui la repressione dello sciopero generale a Genova nel 1922.

 Il primo febbraio 1923 si arruola nella M.V.S.N. e intraprende una brillante carriera. Incaricato dal Capitano Forni di costituire i quadri dirigenziali del Piemonte e della Lomellina, nel 1924 è Console al comando della 38^ Legione di Asti.

 Dopo l’uccisione di Giacomo Matteotti fa parte del gruppo di consoli che, con Tarabella, spingono Mussolini alla svolta decisiva per l’nstaurazione del regime fascista.

 Durante la guerra d’Etiopia partecipa volontario al comando del 6° Gruppo Battaglione d’Assalto Camicie Nere, distinguendosi nelle battaglie di Macallè, Passo Mecan e Lago Ascianghi e acquistando grande fama per aver occupato, il 28 febbraio 1936, l’Amba Alagi con arditissima azione.

 Nel 1938 comanda la piazzaforte di Genova e nel 1940 è ufficiale di collegamento della 2^ Armata.

 Dal luglio 1942 all’aprile del 1943 presidia la piazza di Lubiana al comando del Gruppo Camicie Nere XXI aprile, decorato della Croce dell’Ordine Militare di Savoia.

 Rientra in Italia in convalescenza poco prima del colpo di Stato 25 luglio 1943. Badoglio lo fa arrestare dai carabinieri nell’agosto e viene condotto a Roma a Forte Boccea.

 L’8 settembre viene liberato da paracadutisti tedeschi e subito si adopera per la riapertura delle sedi del P.N.F. nella capitale e per la ricostituzione della M.V.S.N., di cui Mussolini lo nomina, il 23 di quello stesso mese, Comandante Tattico per l’Alta Italia.

 Aderisce subito alla R.S.I. e il Duce lo vuole fra i giudici del processo di Verona contro i traditori del Gran Consiglio.

 Il 4 ottobre 1944 viene nominato Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, cioè capo della polizia repubblicana, carica che manterrà fino al 25 aprile 1945.

 In tale veste, su incarico del Duce, contatta elementi moderati della resistenza (Bonfantini e Silvestri) favorevoli ad una pacifica resa della R.S.I. ma tale progetto fallisce.

 Dopo il 25 aprile 1945 si rifugia a Napoli eclissandosi con l’aiuto dell’amico Silvestri ed evita così la morte sicura giuratagli dai partigiani. Processato, viene assolto da reati di natura politica.

 Trascorre il resto della sua vita nel paese natale, dedito alla vitivinicoltura.

 Muore a Voghera il 6 luglio 1978.

 

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