L’orrore delle foibe istriane

 

E’ necessario dare uno spazio adeguato a questo orribile massacro di italiani, militari e non, perpetrato in Istria e Dalmazia dai feroci partigiani di Tito aiutati, purtroppo, anche da partigiani comunisti italiani.

 Tale impressionante serie di efferate uccisioni, iniziate già prima della fine della guerra, subito dopo l’8 settembre 1943, continuò anche dopo e a lungo, assumendo le caratteristiche di una vera e propria “pulizia etnica” che coinvolse oltre ventimila italiani infoibati e oltre trecentocinquantamila italiani costretti all’esilio.

 Gioverà ricordare che le foibe (dal latino “fovea” = baratro, crepaccio) sono un fenomeno carsico molto rilevante in Istria, dove si contano 1600 di queste cavità naturali. A queste vanno aggiunti anche alcuni pozzi artificiali realizzati per ricerche minerarie, spesso molto profondi (è il caso di Basovizza, presso Trieste).

 Quando, dopo l’8 settembre 1943, l’esercito italiano si dissolse, i partigiani slavi di Tito ebbero buon gioco nell’infiltrarsi in Istria e in Dalmazia, occupando diverse località e diventando, di fatto, padroni della situazione. Subito ebbero inizio le uccisioni di italiani, le sevizie e gli infoibamenti. Ricordiamo, doverosamente, Norma Cossetto, una delle prime vittime. Il 26 settembre 1943 i “titini” prelevarono Norma Cossetto, bella ragazza di 24 anni, laureanda, residente a Santa Domenica di Visinada (Pola) e la imprigionarono. Tante furono le sevizie che la giovane dovette patire, che essa è divenuta l’immagine simbolo di queste terribili vicende. Essa venne legata mani e piedi ad un tavolo e venne violentata da bel 17 bruti ubriachi. Fu, poi, seviziata con pugnalate al seno e altrove e, infine, inchiodata a una porta e gettata nella foiba vicino a Castellier di Visinada. Nella stessa foiba fu gettato il padre, Giuseppe Cossetto, che stava cercando notizie della figlia.

  La stessa orribile sorte subirono molti altri italiani che in questo periodo furono prelevati e fatti sparire.

 I partigiani di Tito, infatti, ebbero mano libera per circa quindici o venti giorni, fino a che i tedeschi non rioccuparono quei luoghi, costringendo i partigiani a ritirarsi sulle montagne.

 Ma quando, ai primi di maggio, le ultime resistenze tedesche e della R.S.I. ebbero termine, le uccisioni ripresero con furia selvaggia. I partigiani titini, coadiuvati da partigiani italiani comunisti, avevano stilato per ogni località delle vere e proprie liste di proscrizione, per cui innumerevoli furono le vittime, spesso colpevoli soltanto di essere italiani. Le foibe si riempirono di cadaveri legati a due a due con filo di ferro. Spesso si trattava di uomini o donne scaraventati vivi nel baratro e lasciati morire laggiù, spesso legati a un uomo già morto.

 Come non ricordare l’episodio di sei italiani che il 14 maggio 1945, a guerra ormai finita, dopo inenarrabili sevizie, vennero gettati nella foiba di Fianona presso Pola. L’eccezionalità di questo episodio sta nel fatto che due di questi, il S.Ten. della G.N.R.-M.D.T. Graziano Udovisi di 19 anni e il Milite Giovanni Radeticchio di 25 riuscirono a sopravvivere e a riemergere dalla foiba. Essi, che a quanto si sa sono gli unici sopravvissuti fra gli infoibati, hanno così potuto raccontare tutto l’orrore di quei momenti.

 Di fronte a tanta ferocia oltre 350.000 istriani e dalmati, appartenenti a famiglie che da secoli (talvolta da oltre mille anni) avevano vissuto in quei luoghi, furono costretti a fuggire in esilio. Immediatamente si diressero verso l’Italia, la loro Patria, ma la nuova Italia nata dalla resistenza fu loro disgustosa matrigna. Malvisti, considerati fascisti, maltrattati specie dai comunisti italiani amici di Tito, furono chiusi in campi di raccolta ove vissero quasi come in un campo di concentramento. Tanto che ben 150.000 di loro andarono a cercare più umana accoglienza in altre nazioni. Essi avevano perduto tutti i loro averi, ma lo stato italiano non ha mai saputo fare nulla in loro favore.

 E, per di più, per anni questa tragedia è stata volutamente ignorata e nascosta, perché non si osava mettere sotto accusa gli autori di questi assassinii, che non furono, come già detto, soltanto slavi ma anche comunisti italiani.

 Soltanto ora si stanno togliendo i veli a questa immane tragedia e i nomi di foibe come Monrupino, Basovizza, Bus de la Lum, Fianona, Castellier di Visinada…. cominciano ad essere conosciuti e a destare orrore. Pare che nella foiba di Basovizza siano stati calcolati 500 metri cubi di cadaveri, corrispondenti a circa 2000 persone. E questa è soltanto una delle tante foibe, la quasi totalità delle quali, però, si trova ora in territorio croato o sloveno per cui non è consentito fare ricerche su di esse.

 Va infine ricordato che non solo le foibe hanno visto la morte di tanti italiani. Moltissimi di loro, specie militari della R.S.I. che avevano difeso fino all’ultimo i confini orientali d’Italia, sono morti di stenti, di fame, di percosse nei tristemente famosi campi di concentra,mento jugoslavi di Borovnica, Aidusina, Idria, Lepoglava, Maribor… che, non dimentichiamolo, sono stati aperti e funzionanti fino al febbraio 1950.

 

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