Carlo Borsani

 

Era nato a Legnano il 29 agosto 1917. Figlio di un operaio metallurgico che morì in un incidente di lavoro, rimase orfano prestissimo e visse in povertà. Ma la madre, facendo la lavandaia, con grandi sacrifici riuscì a fargli continuare gli studi fino all’università. Ma allo scoppio della guerra egli aveva già fatto il corso allievi ufficiali e al comando del suo plotone combattè sul fronte francese nel 1940 guadagnandosi una prima medaglia. Subito dopo il suo reggimento, del quale lui, da sempre amante della poesia, aveva composto l’inno, fu inviato in Albania, per la campagna di Grecia. E fu qui, durante la lotta per la conquista della famosa quota 1252, che Carlo Borsani, già ferito, continua l’attacco fino a quando un colpo di mortaio non lo colpisce scoperchiandogli letteralmente il cranio. Era il 9 marzo 1941. Fu creduto morto ma, invece, sopravvisse, rimanendo, però, completamente cieco.

 Decorato di Medaglia d’Oro, fu dichiarato mutilato di guerra e grande invalido. Durante gli anni successivi fu Prefetto, giornalista, Presidente dell’Associazione Mutilati di Guerra. Carica, quest’ultima, che aveva mantenuto anche durante la RSI, cui aveva prontamente aderito. Fino al luglio del 1944 fu Direttore del quotidiano La Repubblica Fascista.  Il 29 aprile 1945 fu catturato dai partigiani e barbaramente assassinato a Milano in Piazzale Susa con un colpo alla nuca.

 

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