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Questa è una pubblicazione di documenti inediti

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E-Mail: prof@francescorossi.it

 

 Raccolta di Poesie inedite e di Prose 

di  Don Lido 

 

  Don Lido

(un parroco di campagna)

 

 Scarica l'opera sul tuo computer (download ,in formato doc. zip. Kb. 32)

 

Prefazione

 

Poesie inedite

Sardegna

 Ponte della Pia

Marte

 Estate

Voci della natura

 Autunno

Una bimba

 Albero di Natale

L'acacia fiorita

 Natale presso il caminetto

Finzione

 Sul lago

L'ultima foglia

 Dalle materne braccia

Verso l'alto

 L'acqua saltella

Al pino di Baratti

 Sono tornate come rondinelle

Tempesta

 Alberi e uomini

Stella filante

 Come nere e operose formiche

Beatitudine arcana

 Roma nella bruma

Cimitero di campagna

Luce di notte

 

                                                                       Home

 

 Sardegna

Sardegna amata

parte vivente della patria mia

ancor nel cuor calda rimani

'si dolce e aspra come una malia;

quale ti vidi, in sogno or ti rivedo.

Vedo le tue cime disegnate

come merletti, da incantate mani

di fata, o da giganti pazzi

squassate, e in forme strane e belle

issarsi su fino alle stelle.

Vedo quel mare, tinto di cobalto

e di turchese, e di colore inesistente

fuorché nel sogno, adagiarsi quieto

in mille insenature, e tu non sai

se laghi o mare in sé racchiude

la costa aspra e  diruta, oppur ridente.

Vedo, sparsi nelle valli e a monte,

I tuoi nuraghi antichi e fieri,

che narran gesta di mistero vaghe;

E la tua gente vedo in apparenza,

come aguzzi monti asprigna,

ma come la conosci, al mare

dolce, quieto e incantato più somiglia

seppure del nuraghe fiero è figlia.

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Marte 20-7-76

Piccolo punto rosso, perso

nell'azzurro, Marte!

l'uomo ha tolto in parte

I veli ai tuoi misteri.

Costà la sete l'ha condotto

di sapere se vita esista,

di sapere se simile a sé qualcuno

un giorno lì dimora prese,

e se il dono della vita

e la sapienza spese

meglio di noi, in odio

gli uni contro gli altri armati.

 

 

Voci della natura

E' bello svuotare il cuore

e i sensi di umani suoni

di rumori artificiali,

sostare lì nel bosco

di fronte al mare senza orizzonte,

ad ascoltare nella quiete

lo stormir del vento,

che in modo diverso

fa cantare le diverse fronde,

ascoltare la voce del mare

quieto, o dell'onda spumeggiante

che a riva si riversa.

Suoni, che di vita nuovi

ti riempiono fin nel profondo

e danno nuova dimensione

al consueto

per non restar sommersi.

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Una bimba

Ho visto una bimba all'asilo:

correva, correva a darmi un saluto

e tendeva la piccola diafana mano,

gli occhi di cielo sul viso di rosa,

la veste: un fiore sull'ali del vento;

s'è fermata a guardarmi un momento

e ho letto in quel candido sguardo

come un piccolo vago sgomento.

Le ho donato un sorriso

una carezza, e quel viso

è tornato d'incanto sereno

come un cielo senz'ombra di nube.

Or la bimba giuliva m'invita

ai suoi giochi infantili, beati,

la seguo e incantato sorrido

mentre mi danzano intorno

altri bimbi e per poco mi trovo,

in un mondo irreale, felice

senza i gravi perché della vita,

cullato da una pace infinita.

 

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L'acacia fiorita

Mossa dal vento, acacia,

dondolando, a incensiere somigli,

che spande attorno acre profumo;

ma ti rivesti di pungenti spine,

come robusti artigli.

A difesa del fior tue spini poni,

o il fior è l'esca per sbranar la mano,

che vuol ghermirti invano?

 

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Finzione

Candida neve hai ovattato intorno,

cose belle e cose orripilanti,

pianificato tutto e ingentilito

in una vana e orrida finzione.

Basta il dolco dell'aria o un po' di sole,

e accanto al verde, al bosco ed alle aiuole,

ecco: c'è l'acqua putrida, stagnante,

rifiuti, concio ed altro luridume.

Perché lo spreco di candore  dura

poco, e nasconde tanto di sozzura?

 

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L'ultima foglia

Ultima foglia, guardi sbigottita 

Le tue compagne giù nella fanghiglia

marce, e tu resisti più accanita

al vento, che rapirti vuol senz'onta.

Eppur, tua vita, ormai, lassù che conta?

Fatti rapir dalla suadente brezza;

tua morte ha sol di morte la parvenza,

giacchè, a terra in umore trasformata

linfa sarai,a la pianta risvegliata.

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Verso l'alto

Nel delizioso oblio dei miei pensieri,

che come aspri diruti sentieri

tentan salire al monte, e in anfratti

van dispersi senza meta sortire,

la primavera posa i suoi colori

nuovi, come su linda tavolozza.

Vedo panni garrire in balia

del vento e del sole di marzo

come bandiere d'ignoti paesi;

i passeri garruli, tesi

a la ricerca di stecchi e falero

per una casa che accolga gl' implumi.

Vedo bimbi in trastulli contenti,

tra le gonne lunghe di nonne

che guardan stranite, ed assenti

dal brusco risveglio de la natura.

Vedo lontano i prati fioriti,

più lunghi, fiocchi di nubi: leggeri,

frettolosi, in azzurri sentieri

di cieli, e lassù per ora mi quieto

sovra i monti per altro cammino.

 

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Al pino di Baratti

O pino ricurvo e scorticato

come un osso roso e spolpato

da famelica muta di cani;

qual ginestra patita e sparuta

su pietrisco assolato

coi tuoi rami dagli aghi riarsi

io ti ammiro!

So delle titaniche lotte

Con il salso vento ruggente;

lì sei rimasto:

curvo, ma fermo alla terra aggrappato,

e ferrigno, sebbene piegato.

Io t'ammiro!

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Tempesta (vista dalla spiaggia)

Il mare torvo, nel profondo scosso,

inquieto ribolle e a riva

con gelido lamento irrompe.

La roccia attende ferma e lo respinge,

e il mare, la sua schiuma iroso,

al cielo avventa e la riversa

sull'incalzar dell'implacabil onda.

Tale titanica lotta perenne,

tra lo spirito e il multiforme male

sull'uomo giganteggia amara,

e non trova, talor, salda roccia

ad impedir, che il dilagar sommerga

in un sol balzo l'opre, con fatica,

a poco a poco, alzate.

 

 

 

Stella filante

Oscuro frammento di stella

di un mondo lontano,

vagavi sperduta,

in spazi infiniti di cieli;

poi ti affacciasti a la Terra

di vivida luce vestita,

ma fosti dal nulla di morte,

all'istante rapita.

Simile a stella cadente, pare,

l'uomo che sorte a la vita:

si accende, consuma e scompare.

Eppure non viene inghiottito

dal nulla, chè il solco tracciato,

splendente od opaco rimane,

a renderlo salvo o dannato.

 

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Beatitudine arcana,

dall'aspra scogliera, fissare

il cielo terso che s'immerge in mare,

spaziare oltre l'acqua colorata

di verde e di turchino,

riempire il vuoto dei sensi

d'infinita quiete.

Passa una vela, come in un sogno,

e subito scompare

dall'acqua, come dal pensiero.

Soli, davanti a me, si stanno

il cielo e il mare in ampia distesa

che, fuori del tempo, al cuore danno,

gaudio arcano, d'infinita pace.

 

 

 

Cimitero di campagna

Da un vetro di finestra incorniciato

da regoli di legno, vedo,

tra i rami ossuti di un ciliegio,

al di là dell'asfalto nero,

oltre il marrone campo arato,

il regno dei morti, il cimitero.

In mezzo al verde caldo e riposante

bianca si staglia dal tenero grano,

come un giardino fiorito di gigli:

sono dei morti le candide croci,

stese lì in fila, le croci dei figli

tuoi o terra, che loro offri riposo

fino al tuonar delle angeliche voci.

Di lì dall'orrido asfalto; in quel verde

l'anima mia talvolta si perde,

come a braccia distese

fosse arrivata la quiete.

 

 

 

Alberi e uomini

Alberi tetri con i rami spolti,

aperti, come mani scheletrite,

volte in alto ad implorar mercede;

il ciel sarà con voi pietoso,

e veste vi darà di gran splendore

con la sua luce e il suo calore,

e, fatti belli per i fiori e frutti,

di vostri doni sazierete molti.

Così per voi il ciel sarà piegato

verso quei poveri mortali

dimentichi d'alzar le loro mani.

 

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Come nere e operose formiche,

che, in lunghe file smodate e confuse,

chicchi di grano, a fatica, al sicuro

portan pel tempo triste futuro;

nel labirinto di scale e cortili,

dalla Chiesa a le celle in silenzio,

vanno i preti con grani preziosi

che poi, porteranno lungi, dispersi,

in cibo per loro e per tutti,

perché nei tristi giorni, d'inedia

l'umana famiglia non muoia.

 

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Estate

Già fiume fosti rigoglioso e snello

d'acque gorgogliante in moto

or lurido rivolo, morto,

con fetide pozze di lato,

a stento , in mezzo a rovi e serpi, avanzi,

morte aspettando con lenta agonia;

tua vita è sospesa a lacrima pia

di nube piangente tua sorte.

L'uman travaglio in ugual modo scorre:

or nella gioia e quindi presto a morte

quale fiume riarso e succhiato,

che attenda aiuto dal cielo placato.

 

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Ponte della Pia

O ponte della Pia

roso dagli anni e teso ad arco

tra le verdi e tacite sponde

de la Rosia

quale mistero tra le pietre nere

in te si nasconde?

Vecchio, ricurvo, immobile ti specchi

sull'acqua sempre come il tempo in fuga.

Ormai non senti freddo o sole

assente, nel passato immerso

non ti desta il rumoroso asfalto

e ascolti il nitrire di cavalli

grida di briganti, il suon de' corni

ed il latrar dei cani

che riempivan le temute valli

triste passaggio a la maremma

ove morte disfece

chi in passar ti donò la fama e il nome.

I tuoi segreti, l'acqua andò a posare

oltre Maremma nel profondo mare.

 

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Autunno

Davvero malinconico sei

autunno, e mi costringi inerte

in umida stanza ed il mio sguardo

per poco spazia oltre la finestra,

che fitta nebbia l'orizzonte chiude,

solo alberi nudi o quasi vedo

e foglie gialle, ultime foglie

di una chioma folta e verde,

cadere a imputridire nella fanghiglia.

Quanta tristezza mi invade

quasi mi sento come foglia gialla

che nella nebbia dal suo ramo cade.

Ma l'autunno, primavera precorre

e il chicco, che nel solco muore,

sarà turgida spiga nell'estate:

così, contro ogni speme, spero.

 Home

 

Albero di Natale

Splende di luci variopinte,

oggi, l'albero di Natale:

ninnoli e palloncini a varie tinte

e un argenteo nastro messo lì a spirale

e poi, in mostra posti, tanti doni.

Ma per chi sono quelle cose appese?

Non so. Io però vedo tante mani,

o quante! Invano tese,

non per carpire inutil dono,

ma per avere un po' di pane

e non morir d'inedia.

Albero di Natale è una commedia

allora tutto il tuo splendore?

Non posso dir, ma il dono avuto,

come i tuoi aghi pungono, punge il mio cuore

che fino ad abbagliante stella sale

e vedo alzate tante mani vuote.

Vorrei esser albero gigante,

con rami, stesi al mondo intero,

piene di doni per dar gioia e vita;

e ciò darebbe al cuor pace infinita.

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Natale presso il caminetto

(Vigilia di Natale 1964)

E' freddo! Il caminetto acceso

sprigiona il suo tepor gioviale,

nell'ozio di un momento, preso

sono dai miei ricordi, ed il passato

oggi ritorna e come un libro amato

si sfoglia davanti a me veloce,

come legna che arde si consuma.

Ed ecco al crepitar delle ginestre,

una pagina scorgo ed il tuo viso,

come d'incanto, vedo e il tuo sorriso

alto risuona come una sorgente

che improvvisa zampilla.

Ma presto guizza l'ultima scintilla;

ora sotto poca cenere grigia,

ancora sono due carboni accesi

come orchi che guardano dal buio.

Senza un perché, d'impulso

con la cenere i tizzi copro

e tu scompari come sogno, amico.

Forse là sotto non morirà quel fuoco

domani vedrò se è spento o acceso.

Frattanto scorgo splendere una luce

che a povera grotta a forza mi conduce

ove gran foco in picciol cuor racchiuso

il mondo scalda, ed io là poso.

Se vuoi, là presso anche per te c'è posto;

là, se ti fermi, puoi trovar riposo.

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 Sul lago

Tra il verde degli agresti prati

e il bosco ombroso,

quieto riposa il lago

in un bacile d'alghe,

di giunchi orlato e di canneti.

Presso la riva vi brillano i girini,

in moto, come lingua

di ramarro al sole ozioso;

una ranocchia con la voce roca

dà il via a un assordante coro

mentre dall'altra riva sullo stesso tono

rispondono i germani in branco

intenti a spollinarsi pigri;

anche l'usignolo ora compone

con zampillo di note

un'armoniosa sinfonia.

Il fagiano stizzito vola via

con canto sgraziato verso il folto.

Poi come d'incanto uno zittire

pieno di paura:

volteggia un falco ad ali aperte

e guarda quale preda può ghermire.

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Dalle materne braccia, robuste,

di tigli dalle frondose chiome,

al cielo superbo ti innalzi, come

faro che splende in isola deserta.

La voce tua or lieta festa

Or triste e a singulti, invano risuona.

E tu spesso, assorto e smarrito taci,

ascoltando, stupito, le atone voci,

a volte nemiche, di gente

ignara del Bene, che tu, vessillo

in alto teso, a' mortali additi.

 

 Home

L'acqua saltella e canta nel ruscello,

che in trasparenza cristallina il fondo

lascia vedere ancor dov'è men bello.

Corra il ruscello o tardi è pur giocando.

 

In grande e torbo fiume indi va snello

Ma il canto muta in lamentio profondo

Maestoso avanza, e asconde fello

Sott'acqua minaccioso ignoto mondo.

 

Tal è la vita somigliante a un rio,

all'albeggiar lieta e serena scorre,

e ha l'occhio acceso di un candor beato.

 

Poiché l'età maggior paga un desio

La forza ahi! quanto la bontà precorre,

e rende la doppiezza l'uomo ingrato.

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Sono tornate come rondinelle

implumi e già ai voli

avvezze. Sono tornate a

godere dell'ebbrezza del mare del sole

e di quest'aria che dà salute.

Sono tornati e i loro gridi

rivestono di armoniosa vita

la Colonia.

Com'eri sola senza di loro

e triste e…ora

ti sei vestita a festa qui e

nel mare sotto l'azzurro

del cielo e sulla spiaggia

e al mare che all'infinito

sull'onde portano i vostri canti

di gioia.

 

Sono tornate come rondinelle

implumi molte, e l'altre ai voli avvezze.

Sono tornate per…l'ebbrezza

del sole marino e di quest'aria pura

che l'alma allieta e sempre il corpo cura.

Sono tornate garrule a gridare

e la colonia d'armoniosa vita

dopo lunghi mesi rivestita

è come ornata a festa e là sul mare

sotto l'arco del cielo tinto d'azzurro

l'onda raccoglie…grida e canti

e poi li porta a svanir in un sussurro.

 Home

 

Roma nella bruma

 

Roma, dai colli che ti fan corona,

tra la bruma leggera, le tue case

e i palazzi pallidi, vedo;

da lungi di fioca luce vestita:

a vasto cimitero,

con ineguali lapidi, somigli.

Ma se scendo tra il caro incomposto

di voci stridenti che sembra

l'intima vita dell'uomo appiattire;

se tendo l'orecchio

dell'anima mia

non tardo a sentire voci di bimbi, suonar di campane

un intenso sommesso pregare

la voce del Padre accorata

e il cimitero moderno sparisce.

 

Luce di notte

In solitario loco, lungi, in passato

timida mammoletta sei sbocciata;

per chi la tua bellezza delicata

e il tuo profumo spandi a te d'intorno?

 

Meraviglie marine negli abissi immerse

viventi in forme vaghe e il colori

per chi stanno nascosti gli splendori

che mai forse vedrà nessuno al mondo?

 

Galassie opache di sperduti mondi

che niuno mai nel cosmo vedere potrà

per chi tracciate luminosa via

ove il finito bacia l'eterno?

 

Quanti perché buia mente a scandagliare

spesso adusa, come in acqua sorgiva

vedere vorrebbe fino in fondo viva

la verità, ma troppa nebbia è intorno.

 

Solo il caso bastardo e onnipotente

potrebbe aver bene così scherzato

oppur l'Amore d'uno che ha pensato

che un bimbo o un genio un dì forse vedrebbe. 

 

Prose

Dio mi vuole felice

Il buon seme

C'è una virtù poco praticata

Riforma per un mondo migliore

 

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Dio mi vuole felice

C'è un denominatore comune in fondo ad ogni

 nostra azione in cima ai nostri desideri: essere felici.

  Non è solo un istinto ma la ragione e la volontà

sono esse pure indirizzate alla ricerca della felicità .

Come può Dio aver messo un desiderio così essenziale non

realizzabile: sarebbe ingiusto.

Eppure una felicità piena duratura senza ombre

sembra che non si possa trovare. E allora?

Non cammineremo forse in una strada diversa da

quella che Dio ci aveva assegnato? Qual è il progetto

di Dio per rendere felice l'uomo? Bisogna risalire

alle origine guidati dalla Bibbia  e da una sua

interpretazione giusta Vorrei premettere che

quando leggerete i primi capitoli del Genesi

dovete tener presente che non va inteso tutto

in senso letterale ma sotto una descrizione

allegorica, mitologica, ripresa da altre tradizioni

religiose, c'è un messaggio religioso che riguarda

la nostra esistenza ed è quello che dobbiamo scoprire

e far nostro per capire il progetto di Dio sull'uomo.

 Dalla lettura del Genesi emergono tre idee base

Che ci fanno capire come Dio voleva l'uomo felice.

 Queste idee hanno come origine l'amore di Dio

Che si vuole comunicare alle sue creature.

1)      L'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio

2)      L'uomo è chiamato da Dio e con Lui ad essere il dominatore, concreatore, collaboratore suo.

3)       L'uomo si completa nell'amore verso gli altri - uomo - donna - uomo inserito nella società.

 

L'uomo chiamato a seguire queste direttive , si realizzerà

pienamente e sarà felice.

Ma allora! Perché questo non avviene? Perché l'uomo

fin dall'inizio ha detto no al suo creatore che

lo chiamava a vivere nella felicità accanto a sé?

 Come sono andate le cose? La risposta sarà per forza

di cose un po' inadeguata, perché sia la scienza che

la Bibbia non ci danno un quadro esatto della situazione.

In che cosa è consistita questa disobbedienza? Quando l'uomo

nel suo sviluppo ordinato e voluto da Dio è arrivato alla

coscienza di sé  e ha potuto dire un sì libero a Dio che

gli prometteva la felicità in una dipendenza ed in uno scambio

di amore , egli non ha detto di sì ma al posto di Dio ha messo

se stesso, il suo punto di vista, l'amore di sé, cioè l'egoismo

e ha detto di no. Qui ci sono vari problemi che

leggendo il genesi verranno fuori , non si può dir tutto

lo scoprirete da voi.

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C'è una virtù, poco praticata anche dai cristiani

perché si pensa che debiliti l'uomo e lo diminuisca

questa virtù si chiama umiltà.

Eppure l'umiltà non è altro che verità

l'uomo spesso si costruisce un piccolo

mondo falso nel suo cuore, un regno di cartone

di cui egli si fa re.

A pensare bene, l'uomo dinanzi al cosmo infinito

dinanzi agli esseri viventi che possono, persino i più

piccoli, minacciare la sua vita è

muto, piccolo e misero. Anche dinanzi

ai suoi simili egli non deve credersi troppo

al di sopra , perché quasi sempre è fitta di….

La scala su cui l'uomo sale per guardare in basso.

 Gesù ci raccomanda la pratica di questa virtù

con le parole e soprattutto con l'esempio. Dalla culla di Betlemme

alla croce del calvario, la sua vita è esempio

di profonda umiltà. Questa virtù è la roccia salda

su cui poggiano gli uomini di valore ed è

necessaria per ogni cristiano  che voglia essere

seguace di Gesù non solo a parole.

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  Il buon seme

 

Racconta Gesù: Un giorno un padrone di un

campo comandò ai suoi sottoposti che buttassero

buon grano nel terreno preparato. Tutto fu fatto a

perfezione. Ma di notte un uomo cattivo gettò

mal seme in quel terreno. Quando il grano

nacque se n'accorsero i contadini e, andati

dal padrone, chiesero il permesso di sradicare

le erbacce. Il permesso non fu dato perché

era facile insieme alle erbacce sradicare anche

il buon grano. Alla mietitura avvenne

la separazione: il grano fu messo nei granai

le erbacce finirono nel fuoco.

Il terreno preparato per la semina è il

nostro cuore, il battesimo ha messo il

seme della grazia di Dio insieme

ai piccoli preziosi semi della virtù.

Stiamo attenti che di notte non venga

il nemico a gettare il mal seme nel

nostro cuore. La notte è la dissipazione,

l'apatia, l'indifferenza, la mancanza

di vigilanza. Vegliamo affinché il seme

della grazia di Dio e della virtù non

vengano soffocati dai mal semi delle

nostre piccole e grandi passioni.

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Riforma per un mondo migliore

 Convinto della necessità di un mondo migliore da rifare dalle fondamenta e convinto che io come sacerdote secondo le mie possibilità sono chiamato a codificarlo facendomi docile strumento nelle mani di Gesù, prendo le seguenti risoluzioni.

 Farò le mie pratiche spirituali secondo la lettera dell'"Azione Apostolica" alla quale sono iscritto, con lo spirito di rifare un mondo migliore.

 Almeno ogni mattina alla vista del S.S. Sacramento e all'esame di coscienza farò l'offerta di me stesso e delle mie cose a Gesù per le mani di Maria S.S. cercando che questa offerta non abbia stonature nella pratica.

 Umiltà: Ricorderò nel santo Sacrificio coloro che nella giornata mi hanno fatto un torto. Ogni primo giovedì del mese dirò un Te Deum di ringraziamento per il bene che hanno fatto i miei confratelli.

Ubbidienza: Salvi i diritti alla vita dei miei genitori, mi metterò completamente nelle mani del mio Vescovo perché egli disponga di me come vuole.

Castità: Esporrò sempre sinceramente al confessore ed al direttore spirituale lo stato dell'anima mia e seguirò alla lettera i loro consigli. Ogni mio Rosario avrà una posta per chiedere alla Madonna di essere sempre più puro.

Carità: In ogni mio simile cercherò di vedere attualmente e potenzialmente Gesù e io ricorderò sempre che ha festa nel mio cuore. Cercherò di amare tutti noi: i bimbi, i poveri, i malati, i peccatori avranno tutte le mie preferenze.

  Un'ora del mio breviario per i sacerdoti apostati.

 Tre Ave Maria del Rosario per la conversione dei dirigenti comunisti. Ogni sera prima di andare a letto rileggerò questi propositi.

 

Don Lido

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