Farfalle | Ciclo biologico | Diversità |
Farfalle
Con il nome collettivo di "farfalle" ci si riferisce a quel gruppo piuttosto
omogeneo di insetti che, nel loro insieme, costituiscono l'ordine dei Lepidotteri,
uno degli ordini più importanti e più ricchi in specie. Come tutti gli insetti,
le farfalle adulte hanno il loro corpo protetto da un esoscheletro cuticolare
che risulta suddiviso in capo, torace e addome; presentano tre paia di zampe
e due paia di ali squamose.
Hanno uno sviluppo indiretto che passa attraverso
tre stadi principali tra loro profondamente diversi per morfologia ed ecologia.
Dall'uovo schiude la larva (bruco) che evolve in pupa (crisalide) e che si
trasforma in immagine (adulto).
Le farfalle diurne sono contraddistinte da antenne terminanti a clava e aventi
tendenzialmente colorazioni brillanti.
Il capo è piccolo, di forma sub-globulare, con due grandi occhi composti e
un paio, o più, di occhi semplici sempre presenti.
Le antenne,
composte da vari articoli, sono di lunghezza e forma molto varia, delineando
spesso un dimorfismo sessuale: possono essere infatti filiformi, clavate o
foggiate a pettine.
L'apparato
boccale è tipicamente succhiatore; si presenta a forma di tubo ed è di
lunghezza variabile (detto proboscide o spiritromba) e che in condizioni di
riposo viene tenuto sotto il capo avvolta a spirale più o meno stretta.
Il torace
dei Lepidotteri si presenta piuttosto compatto, con i tre segmenti intimamente
uniti.
Le zampe
sono gracili e tipicamente costituite da 5 parti articolate tra loro.
Le ali
sono costituite da una doppia membrana sostenuta da strutture tubulari dette
nervature o venulazioni; proprio in base a queste che seguono schemi rigorosi
è possibile eseguire la detrminazione delle diverse specie. Le ali hanno forma
generalmente triangolare con angoli più o meno arrotondati. La loro superficie
è ricoperta, più o meno densamente, da squame.
Sono proprio queste ultime la sede dei vari pigmenti responsabili delle colorazioni
sgargianti che spesso contraddistinguono le farfalle diurne.
L'addome
è cilindrico e fusiforme, più o meno allungato. E' costituito da 10 segmenti
(uriti) di cui gli ultimi due più o meno fusi tra di loro a formare l'apparato
genitale esterno. Anche l'addome è ricoperto da squame e setole, abbondanti
e molto sviluppati soprattutto all'estremità.
I disegni sono tratti da: "SBORDONI V., FORESTIERO S., 1984. Il mondo delle farfalle. Arnoldo Mondadori Editore, Milano".
Le farfalle subiscono nel corso del loro sviluppo una metamorfosi completa
che comprende, oltre all'uovo, tre stadi ben differenziati: larva (con più
mute), pupa e immagine. Questo tipo di sviluppo risulta particolarmente vantaggioso
nelle zone con climi temperati e negli ambienti caratterizzati da un deciso
alternarsi delle stagioni. Il cibo, infatti, diviene estremamente raro nella
stagione invernale.
Il ciclo biologico dei Lepidotteri (cioè, delle nostre farfalle) comincia
dall'uovo, che di norma viene deposto appena fecondato; all'interno
di esso l'embrione si sviluppa, in genere, nell'arco di alcuni giorni. Le
uova hanno forma molto varia: sferiche o semisferiche, ellittiche, a forma
di bastoncello, e possono essere diversamente colorate. Vengono deposte sempre
sulle piante o su eventuali altre risorse adatte all'alimentazione della larva,
o nelle immediate vicinanze. Alcune specie, al contrario, le depongono in
volo disperdendole così nell'ambiente.
Dall'uovo
fuoriesce una larva di tipo "polipode": il bruco.
Questo presenta una serie di tubercoli locomotori addominali (pseudozampe)
e altre tre paia di arti toracici articolati (zampe). La struttura fondamentale
del bruco è piuttosto uniforme: si distinguono esternamente un capo ed un
tronco. Il capo,
in genere globoso, più raramente appiattito, è provvisto di un paio di antenne
triarticolate, da tre paia di ocelli e da un apparato boccale masticatore
dotato di mandibole assai tozze e robuste. Le mascelle, parzialmente fuse
con il labbro inferiore, vanno a costituire una struttura detta filiera, al
cui apice sbocca il dotto delle ghiandole della seta. Queste ultime possono
essere enormemente sviluppate ed estendersi per quasi tutta la lunghezza del
bruco. Il prodotto della secrezione è inizialmente liquido, ma poi si indurisce
a contatto con l'aria. Il filo serve alla fabbricazione di bozzoli e di ricoveri
protettivi, ma è anche impiegato come ausilio alla locomozione e come riferimento
costante del percorso dell'animale. Il tegumento dei bruchi può essere più
o meno sclerificato, liscio o rugoso, ed è provvisto di un numero variabile
di peli e setole; alcune setole possono avere proprietà urticanti. A causa
della rigidità e inestensibilità del tegumento l'accrescimento del bruco non
può realizzarsi in maniera continua ma deve attraversare una serie di mute.
La muta è periodica e si realizza quando le dimensioni del bruco diventano
troppo grandi rispetto a quelle dell'involucro. Il fenomeno è regolato da
complessi meccanismi ormonali. La vecchia cuticola, sotto la pressione del
corpo del bruco, si fende facendo liberare quest'ultimo dalla sua veste originale
(esuvie). La nuova cuticola è all'inizio ancora molle e sottile; successivamente
si indurisce per sclerificazione delle proteine modellandosi sul bruco che,
nel frattempo, ha dilatato al massimo la propria mole deglutendo aria o acqua.
Anche in questo caso giocano un ruolo fondamentale alcuni importatnti ormoni.
La velocità di accrescimento è molto variabile e dipende largamente dalla
temperatura e dalla quantità e qualità del nutrimento.
Una
volta completato l'accrescimento, il bruco maturo smette di nutrirsi e cerca
un luogo adatto ove trasformarsi in pupa (o crisalide). Questa fase
è caratterizzata da profonde trasformazioni, complessivamente note come metamorfosi.
L'attività della crisalide è ridotta. L'escrezione è interrotta e la perdita
d'acqua è minimizzata dall'impermeabilità della cuticola. Il passaggio dalla
crisalide alla forma adulta prende il nome di sfarfallamento. Sotto l'azione
di stimoli ambientali appropriati l'insetto si gonfia determinando la rottura
della cuticola lungo una linea predeterminata, da cui la farfalla fuoriesce
a poco a poco liberando dapprima le zampe e poi l'addome. Con le ali ancora
molli e non completamente spiegate la farfalla si appende con il dorso verso
il basso; le ali si stendono allora a poco a poco sotto l'effetto dell'emolinfa
che viene pompata all'interno delle venature.
Al termine del processo l'adulto neosfarfallato vola via per nutrirsi
ed accoppiarsi; il ciclo biologico può quindi ripetersi anche più volte l'anno
(forme bivoltine e plurivoltine), generando adulti di prima, di seconda e
in qualche caso di terza generazione.
L'osservazione comune porta, davanti agli occhi di tutti, la grande diversità
morfologica delle farfalle che interessa dimensioni, forma, colore e disegno
delle ali.
Da un'analisi un po' più attenta si verifica facilmente che le differenze
osservate riguardano sia individui della stessa specie, dello stesso sesso
o di sessi opposti, sia individui di specie diverse tra loro affini (ad
esempio dello stesso genere), oppure lontane (appartenenti a generi e a
famiglie diverse).
Abbiamo quindi a che fare essenzialmente con due tipi di differenze: infraspecifiche
(quelle tra individui di una stessa popolazione) e eterospecifiche (quelle
tra individui appartenenti a specie diverse).
L'esistenza di variabilità tra gli individui di una stessa specie è una
caratteristica fondamentale di tutti gli organismi che si riproducono sessualmente.
Una prima considerazione da fare è che, sulle caratteristiche diversificanti
gli individui, agiscono contemporaneamente due componenti distinte: una
interna, la costituzione genetica (genotipo), e una esterna, l'ambiente.
Il risultato biologico (fenotipo) è dato dall'interazione della base genetica
con le pressioni ecologiche e ambientali.
E' da notare che, per un determinato carattere, la variazione fenotipica
può manifestarsi in maniera continua o discontinua a seconda che, tra una
variante e l'altra, esista o meno tutta una serie di forme intermedie. La
variabilità genetica discontinua prende il nome di polimorfismo. In questo
fenomeno si riconoscono individui appartenenti a due o più "tipi" distinti,
detti forme o morfi. Nelle farfalle esistono numerosi esempi di polimorfismo
per la colorazione e il disegno delle ali; ma esso si manifesta ancora più
frequentemente in differenze fisiologiche o biochimiche, come la costituzione
molecolare di una certa proteina o di un particolare enzima.
Una delle variazioni è indubbiamente quella riscontrabile tra individui
di sesso diverso. Si parla di "dimorfismo sessuale" quando esistono differenze
più o meno marcate tra maschi e femmina per caratteri diversi da quelli
riguardanti gli apparati riproduttori. Tra le farfalle si possono osservare
differenze tra i sessi nel colore, nella forma e dimensione delle ali e
delle antenne. Spesso le femmine sono più grandi dei rispettivi maschi e
presentano colorazioni criptiche che le nascondono alla vista dei predatori;
i maschi, invece, mostrano di frequente colorazioni brillanti e vistose
utili per il riconoscimento sia intraspecifico che durante la fase di corteggiamento.
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