Mute e ormoni |
La diapausa |
La termoregolazione |
La mirmecofilia |
Dimorfismo sessuale e polimorfismo |
Zampe tuttofare |
La migrazione |
Mute e ormoni
Quando l'armatura rigida costituita dal tegumento risulta
troppo piccola rispetto alle accresciute dimensioni della larva, avviene il
fenomento della muta: la vecchia cuticola, detta esuvia,
si fessura a livello del torace e con movimenti ripetuti dell'intero corpo
viene spinta, come una calza, verso l'estremità posteriore dell'addome.
Naturalmente, sotto l'esuvia è già pronta e funzionante la nuova
e più ampia cuticola.
Le mute sono regolate dell'interazione di diverse sostanze ormonali: fondamentale
è la presenza nell'emolinfa di ecdisione, chiamato
anche ormone della muta, che ha la funzione di attivare la formazione del
nuovo tegumento, e dell'ormone giovanile, senza il quale
non si genererà un'altra cuticola ma la crisalide.
La diapausa
La maggior parte delle farfalle che vivono nelle aree con
clima temperato o freddo passano l'inverno in un stato di quiescenza in cui
si ha l'arresto dello sviluppo.
Questo fenomeno, denominato diapausa, è regolato oltre
che geneticamente anche dalla temperatura, dal fotoperiodo o molto più
frequentemente da una combinazione dei questi due fattori.
Per superare il rigore dell'inverno, nei tessuti vengono accumulate delle
sostanze, come il glicerolo, che abbasssano il punto di congelmento
dei fluidi corporei ed aumentano di conseguenza la resistenza alle basse temperature.
A seconda della specie, la stagione sfavorevole può essere superata
in uno degli stadi del ciclo vitale: uovo, larva, crisalide o adulto.
Lo stadio larvale è di gran lunga il preferito fra le farfalle, ma
è anche estremamente delicato poichè, oltre che dal freddo,
è necessario difendersi dalla disidratazione operata dal vento a cui
le larve sono molto sensibili.
Per far fronte a questa difficoltà i bruchi sfruttano sovente ripari
naturali come ad esempio le fessure delle corteccie oppure, come nel caso
della Aporia crataegi, costruiscono essi stessi dei ricoveri utilizzando
le foglie tenute insieme da un secreto filamentoso.
La diapausa non è uin fenomeno prettamente invernale; infatti nelle
aree con clima mediterraneo dove le precipitazioni sono molto scarse durante
l'estate, alcune farfalle vanno in estivazione per superare
questi periodi di grande siccità.
La termoregolazione
Essendo ectoterme, le farfalle durante le
prime ore del mattino devono essere in grado, per poter volare, di portare
il proprio corpo ad una tempertaura adeguata; da esperimenti effettuati negli
Stati Uniti si è riscontrato che per i ropaloceri non deve essere inferiore
ai 25°C.
Il riscaldamento della muscolatura avviene tramite un processo denominato
termoregolazione con il quale la radiazione solare viene assorbita dalla superficie
corporea.
Esistono dei veri e propri siti di crogiolamento (foglie e rami ben esposti,
rocce scaldate dal sole, ecc.) dove le farfalle si concentrano e stazionano
prima di prendere il volo.
Le diverse specie adottano comportamenti differenti per ottimizzare l'assorbimento
del calore: alcune tengono le ali a "V", altre totalmente aperte
con l'addome sollevato, mentre i Teclini utilizzano una tecnica molto particolare.
Questi ultimi stanno sulle foglie con le ali chiuse a libro e letteralmente
sdraiati su di un fianco, una posizione decisamente "innaturale"
che li può far sembrare morti e che ha la duplice funzione di sfruttare
i raggi del sole ed il calore del substrato su cui sono posati.
Anche la colorazione può svolgere un importante ruolo nel processo
termoregolativo. Farfalle che vivono in climi freddi o in alta quota (come
le Erebie) presentano spesso pigmentazioni scure che favoriscono ed incrementano
l'assorbimento della radiazione solare.
La mirmecofilia
Sulla pianta nutrice le larve di molti Licenidi interagiscono,
in vario grado, con le formiche: a questo peculiare fenomeno si da il nome
di mirmecofilia.
I bruchi delle specie mirmecofile sono dotati di particolari organi cutanei
localizzati generalmente sui segmenti dell'addome: si tratta di strutture
ghiandolari in grado di produrre sostanze chimiche volatili e, spesso, un
liquido zuccherino simile alla melata secreta dagli afidi.
Perchè tutto questo? L'ipotesi più avvalorata è che,
all'inizio della loro storia evolutiva, i Licenidi abbiamo cercato di difendersi
dagli attacchi delle formiche predatrici: i loro bruchi, in effetti, sono
muniti di una cuticola spessa e resistente, e la forma del corpo è
tozza e appiattita, a protezione delle zampe e della testa.
Certo meglio sarebbe evitare del tutto l'attacco disorientando l'agressore:
è quello di cui sno capaci i Licenidi. Infatti, essi sono in grado
di emettere sostanze volatili che imitano il linguaggio chimico delle formiche,
prevenendone le agressioni e anzi suscitandone l'interesse.
In più, molte specie di Licenidi producono sostanze zuccherine di cui
le formiche sono ghiotte e non è raro osservare questi Imenotteri mentre,
sul dorso dei bruchi, sono intenti a suggere gocce di melata.
Caso limite è rappresentato dalle specie del genere Maculinea
i cui bruchi vengono addirittura adottato dalle formiche e trasportati nel
formicaio, ove si accrescono divorando le larve mature delle loro ospiti.
E' questo un vero e proprio caso di parassitismo.
Zampe tuttofare
Le farfalle, come tutti gli insetti, sono munite di tre paia
di zampe. Tra i ropaloceri, Ninfalidi e Satiridi cositutiscono un'eccezione
in quanto il primo paio è assai ridotto e non utilizzabile. Le zampe
sono costiuite da cinque segmenti mobili: coxa, con cui si
articolano al torace, trocantere, femore,
tibia e tarso. Quest'ultimo consta di cinque
tarsomeri, di cui il più distale porta un paio di unghie ricurve ed
una complicata struttura detta empodium. Essa è formata
da un lobo carnoso mediano, l'arolium, e da due lobi laterali,
tutti e tre con la superficie densamente percorsa da sensilli, organi chemiocettori
a foggia di microscopiche spine.
Le zampe sono utilizzate primariamente per camminare e sospendersi ad un qualsiasi
sostegno grazie alle robuste unghie, ma sono in grado di pecepire anche i
sensi del tatto e dell'olfatto. Il primo è raccolto da sottili e lunghe
setole sensibili alle vibrazioni, mentre i numerisissimi sensilli sono responsabili
delle percezioni odorose e gustative.
Dimorfismo sessuale e polimorfismo
In molte specie di farfalle, maschio e femmina, possono essere
riconosciuti perchè hanno aspetto differente: può essere diversa
di taglia, la conformazione delle antenne, la struttura delle ali (in alcune
falene le femmine ne possono essere addiritttura prive), la pigmentazione
o il disegno della ali stesse.
Quest'ultimo aspetto è particolarmente evidente nella maggior parte
dei Licenidi: i maschi sono blu più o meno intenso mentre le femmine
assumono una tinta marrone scuro. La varibilità di questi caratteri,
i cui geni sono localizzati sugli stessi cromosomi che determinano il sesso,
prende il nome di dimorfisomo sessuale. La colorazione e
la conformazione delle ali, tuttavia, sono soggette a variazione anche vistose
nell'ambito degli individui della stessa generazione o di generazioni successive,
nel caso si specie polivoltine. Queste modificazioni morfologiche
possono dipendere da fattori genetici o da fattori ambientali.
I primi sono responsabili, tra l'altro, delle femmine a colorazione bianca
o giallastra, anzichè arancione, nella Coliade sulfurea, e delle femmine
con la pagina inferiore delle ali posteriori bianco latte nella Galatea. Si
tratta di una percentuale di individui varaibili, all'interno della popolazione,
secondo le caratteristiche dell'habitat, a cui meglio si adatterebbe un genotipo
rispetto all'altro.
A fattori ambientali legati alle stagioni, come la temperatura, il tasso di
umidità o prolungati periodi di siccità, e agenti sugli stadi
larvali e sulle pupe, sono ricollegabili invece le cosiddette "forme
stagionali": ad esempio nelle cavolaie gli esemplari della prima generazione
esibiscono sulle ali vistose soffusioni di scaglie nerastre che mancano negli
individui dell'estate.
Caso particolare, perchè coinvolge la forma alare, è quello
della Tersamone. Questo licenidie polivoltino, insediato nei prati aridi,
presenta una livrea rosso dorato brillante con, nel maschio, riflessi violetto
sulle ali posteriori. Le femmine della generazione primaverile, nate dalle
larve che hanno svernato, mostrano il secondo paio di ali privo delle code
che sono invece ben evidenti negli esemplari delle due generazioni estive.
I maschi, precoci o tardivi, ne sono invece sempre sprovvisti.
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La bussola delle farfalle: le migrazioni
Le farfalle monarca
si spostano nei paesi caldi e poi ritornano ma non sono le stesse. La generazione
successiva conosce la via. La luce del sole e un "orologio" biologico
controllato dai geni. È l'interazione tra questi due elementi il segreto
delle straordinarie emigrazioni di massa delle farfalle monarca, un segreto
finalmente svelato da ricercatori dell'università del Massachussetts,
che hanno pubblicato il risultato dei loro esperimenti sull'ultimo numero
della rivista "Science".
Ogni anno, intorno alla fine di agosto, i lepidotteri color nero e arancio
si spostano dal Nord America a decine di milioni, dirigendosi a colpo sicuro
verso una area montagnosa grande appena una trentina di ettari che si trova
nel Messico centrale, ad ovest di Mexico City. Lì, ammassate in giganteschi
"tappeti di ali" (si calcola che vi sia una concentrazione di dieci
milioni di insetti per ettaro), le farfalle monarca trascorrono i lunghi mesi
invernali in undici riserve naturali, per poi ripartire verso nord ai primi
di marzo.
Gli esemplari scampati alla stagione fredda si spostano per migliaia di chilometri,
fino a disperdersi, in due distinte popolazioni migratorie che sciamano ai
due lati delle Montagne Rocciose, per i territori del Canada e degli Stati
Uniti, di cui popoleranno boschi e giardini fino alla fine dell'estate successiva.
Sebbene una farfalla monarca pesi meno di un grammo, uno sciame è capace
di coprire una distanza di 70 chilometri al giorno, attraversando in pochi
mesi l'intero continente nordamericano. Ma le farfalle che arrivano non sono
le stesse che sono partite. E poiché nessuna di quelle che ripartirà
in autunno ha mai trascorso l'inverno nel Messico né ha mai "visto"
i rifugi invernali, la migrazione verso sud è un comportamento totalmente
genetico.
L'ipotesi dei ricercatori americani, guidati da Steven Reppert, è stata
che la capacità delle farfalle monarca di "ritornare" senza
errori nei rifugi invernali del Messico da cui erano partiti i loro nonni
fosse legata ai loro ritmi circadiani, cioè da quell'orologio biologico
che aiuta buona parte degli esseri viventi (inclusi gli umani) ad adattarsi
all'alternanza del buio e della luce. Grazie alla precisione di questo orologio
naturale, le farfalle sarebbero in grado di servirsi del sole come di una
bussola, raggiungendo la destinazione a prescindere dal luogo di partenza.
Per dimostrarlo, Reppert e colleghi hanno rinchiuso per una settimana delle
farfalle adulte in un ambiente che simulava la luminosità di settembre
negli Stati Uniti orientali. Appena rimesse all'aperto, le farfalle si sono
dirette immediatamente a sud ovest, puntando dritte verso il Messico. Spostando
la luminosità in avanti di sei ore, invece, le farfalle andavano a
sud est, con un errore di rotta di oltre cento gradi.
Un'ulteriore prova dell'importanza dell'orologio biologico è poi venuta
dall'esame di gene, detto "per" (da "periodo"), che in
molti animali serve a regolare i ritmi circadiani. Un gene che è risultato
totalmente disattivo quando le farfalle sono state esposte a condizioni di
luce ininterrotta.
(27 maggio 2003)
Contenuti tratti dalla collana naturalistica edita dal Parco Fluviale Regionale del Taro "Farfalle". Autori vari, 1998.