Dopo qualche mese di pratica passato completamente al buio a stampare foto
fatte da me mi sentii pronto a provare la stampa di foto non mie.
Provai a girare per negozi di fotografia chiedendo se qualche loro cliente fosse
interessato ad avere stampe fatte a mano(a quel tempo molto richieste) e urgenti
presentando alcune stampe fatte da me, naturalmente le migliori.
Passava il tempo ma i risultati non arrivavano finché un giorno mi telefonò
un fotografo che aveva un negozio di fotografia non molto distante dalla mia
abitazione dicendomi che aveva dei negativi a colore da stampare per un suo
cliente con una certa urgenza.
Tutto felice mi presentai al negozio e visionando insieme i negativi decidemmo
quali stampare e in che formato.
Alla consegna il fotografo, molto soddisfatto del risultato, mi disse che alla
prossima occasione mi avrebbe ancora contattato.
Fu una grande soddisfazione per me, dopo tanti sacrifici i primi frutti
cominciavano ad arrivare.
Le cose stavano andando abbastanza bene ,il mio lavoro era apprezzato e
con il passa parola anche altri fotografi ebbero bisogno della mia opera.
Nel frattempo il mio impiego da geometra mi pesava un pochino dal momento
che oltre a non appassionarmi troppo mi teneva impegnato tutta la giornata
lasciandomi solo la sera e la notte per coltivare la mia passione.
Come geometra avevo la mansione di progettare e disegnare le strutture in
cemento armato degli edifici di civile abitazione ,era un lavoro abbastanza
pesante poichè richiedeva la mia presenza al tavolo da disegno per tutta
la giornata.Lo svolgevo con molto impegno anche perchè era l'unico mio
vero sostegno economico.
Un bel giorno conobbi un fotografo titolare di un negozio che dopo avermi fatto
stampare delle foto di prova ,visionando il risultato esclamò"finalmente ho
trovato la persona che cercavo".
Mi propose di aprire un piccolo laboratorio in locali che lui aveva e che poi
ci saremmo messi d'accordo sul come gestire il tutto,io sarei stato il titolare,
lui mi avrebbe affidato tutto il suo lavoro di stampa e mi avrebbe procurato
altri clienti suoi colleghi fotografi,naturalmente avrei dovuto attrezzarmi con
macchine da stampa allora abbastanza costose.
Ci lasciammo promettendogli che ci avrei pensato e mi sarei fatto vivo
al più presto.La decisione da prendere era molto importante,per qualche
giorno non pensai cha a quello,mi interessai intanto attraverso persone che
avevo conosciuto ,titolari di laboratorio,sui prezzi di macchine usate che
mi sarebbero andate bene per iniziare.Trovai in Brianza uno stampatore
che vendeva una stampatrice semiautomatica di seconda mano in buone
condizioni,il prezzo era abbastanza abbordabile e la tenni in considerazione
trovai poi da un altro una sviluppatrice carta a telaio abbastanza vecchia
ma ancora funzionante.Si trattava ora di decidere,avrei dovuto lasciare
il mio impiego da geometra con tutti i rischi relativi e affrontare questa
nuova realtà.Feci quattro conti,con la mia liquidazione avrei potuto acquistare
quelle due macchine rimanendo però con pochissime risorse,ma mi fidavo
molto delle mie capacità visti i risultati fino allora raggiunti.
Devo premettere che già conoscevo le macchine da laboratorio perchè
negli anni precedenti mi ero sempre interessato recandomi alla Fiera
Campionaria di Milano ogni volta che si svolgevano le mostre di questo settore.
Ricontattai il fotografo e accettai la sua proposta,diedi le dimissioni dal mio
impiego da geometra e con la liquidazione acquistai quelle due macchine
con i relativi accessori.
Inizia da qui la mia vita da titolare di laboratorio fotografico,quello che dentro
di me da sinceramente sognavo.
Gli inizi furono un pò difficili, dovevo fare un pò di esperienza su quelle macchine
che conoscevo in teoria ma in pratica le cose erano un pò più complicate.
La passione era molto forte,mi studiavo tutte le possibilità di conoscerle meglio
e poter trarre da loro i migliori risultati possibili.
Parliamo un pò di queste attrezzatura.
La stampatrice era costituita da un mobiletto ,alto come una scrivania con
due ante apribili sulla cui sommità era piazzata la testa illuminante ,tipo quella
di un ingranditore ,contenente due lampade alogene , una ventola per
il raffreddamento e la slitta con il portanegativi.
All'interno c'era il piano carta ,sul quale si poggiava la carta da stampa in formato
cioè a fogli singoli, due motori per il trasporto della carta in bobina e la torretta
con i filtri in vetro colorato per le correzioni chiamati
Si appoggiava il negativo sulla slitta si spingeva all'interno della testa e in
automatico partiva l'esposizione.
Alla fine si estraeva la carta esposta e al buio completo si metteva nella
sviluppatrice che trasportandola nei vari bagni chimici svolgeva il processo
di sviluppo.
La sviluppatrice era composta da vasche in pvc che contenevano i bagni
per lo sviluppo e le vasche di lavaggio,da cestelli in plastica per mettere i fogli
di carta esposta,un motore di trasporto,le pompe di agitazione per i bagni e
un forno per l'asciugatura e smaltatura delle stampe finite.
Il funzionamento di questa macchina era abbastanza semplice,il motore
di trasporto mediante una catena alzava il braccio che sosteneva i cestelli
trasportandoli a tempo determinato da un timer nei vari bagni naturalmente
termostatati fino al completamento del ciclo.
Al buio non potevi sbagliare,dovevi quindi procedere lentamente ponendo
molta attenzione a quello che stavi facendo.
Il lavoro procedeva bene i clienti aumentavano e arrivato ad un certo punto
dopo circa un anno mi accorsi, pur lavorando tutto il giorno senza mai
fermarmi ,che l'attrezzatura non mi consentiva una maggiore produzione.
Qualche soldo ero riuscito ad accantonarlo così pensai di rinnovare i macchinari
comprandoli a rate visto l'andamento positivo del lavoro.
Per prima cosa cambiai la sviluppatrice della carta in modo da poter usare la
carta in bobina potenziando quindi il lavoro della stampatrice,acquistai una
sviluppatrice allora chiamata a "leader"composta da due nastri in nylon che
mossi da un motore trasportavano la carta mediante una barra in acciaio inox
collegata ad essi nei vari bagni fino alla fine del processo.
C'era anche il vantaggio che solo il caricamento della carta era fatto al buio,
per il resto essendo la macchina chiusa da coperchi , potevo lavorare alla luce controllandone il corretto andamento.
I negativi da sviluppare erano aumentati considerevolmente per cui dovetti
acquistare anche una sviluppatrice dei negativi anch'essa usata ma in buono
stato.Il funzionamento di questa macchina era abbastanza semplice,era così
detta sviluppatrice a telaio.La parte del lavoro al buio era solo il caricamento
dei rullini.Tutta la parte dello sviluppo era posto in una cabina di legno da me
costruita con doppia porta in modo che sia all'entrata che all'uscita non
potesse filtrare il benchè minimo raggio di luce,la macchina era composta da
un motore di trasporto collegato a un temporizzatore che scattando faceva
alzare una barra in metallo alla quale erano collegati dei ganci in pvc che
alzandosi trasportavano dei telai in nylon ai quali erano appesi i negativi con
dei pesi attaccati alle estremità per tenerli distesi.
Tutto il resto comprendeva i soliti componenti di una sviluppatrice:
le pompe di agitazione dei singoli bagni,resistenze termostatate per mantenere
costante la temperatura e così via.