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Da quì inizia la mia carriera di stampatore.
Prima di tutto l'attrezzatura: ingranditore con lampada alogena,diffusore
facoltativo per stampe più morbide,cassetto dei filtri colorati in gelatina
per eventuale stampa a colori,luce rossa di camera oscura,un temporizzatore
conta secondi per i tempi di esposizione,carta fotografica,bacinelle per
sviluppo arresto e fissaggio,pinzette in acciaio inox per agitare,mettere e
togliere la carta nelle bacinelle,resistenze elettriche per mantenere la
temperatura costante dello sviluppo.
SVILUPPO NEGATIVO
Tanichetta per lo sviluppo con spirale per avvolgervi il negativo e agitatore
manuale ,bacinelle termostatate per mantenere costante la temperatura,
temporizzatore conta secondi per i tempi di sviluppo e fissaggio,soluzioni
acquose di sviluppo,arresto ,fissaggio e imbibente,quest'ultimo per fare
scorrere l'acqua di lavaggio e non creare macchie di calcare sulla superfice
del negativo,pinzette in acciaio inox per appendere i negativi e armadio
essicatore per l'asciugatura.
Spiegherò più avanti e più dettagliatamente le varie fasi del processo.
Il mio impegno era ormai scattare le foto al sabato,mattina e pomeriggio,
stamparle di notte tra sabato e domenica per poi consegnarle la domenica
ai box durante le prove e le gare.
Dopo le prime esperienze di stampa (non vi dico le ore passate al buio)
mi resi conto che la camera oscura mi appassionava molto di più della ripresa
fotografica,mi impegnai quindi ad ottenere dei risultati sempre più perfetti
in fase di stampa.
Di giorno in giorno aumentava la mia voglia di cercare soluzioni sempre più
nuove e perfezionate per ottenere i risultati migliori.
Mi comprai dei libri e andai alla ricerca di argomenti che potessero soddisfare
il mio forte senso di miglioramento.
Tutte queste nozioni acquisite le passai poi alla pratica effettuando prove su
prove giocando sui cambiamenti delle regole standard del processo di sviluppo.
Vi spiego ora in cosa consiste ciò.
L'esposizione e lo sviluppo della carta fotografica hanno dei parametri fissi ai
quali attenersi per ottenere dei risultati sicuri ma standardizzati ,variando
l'uno o l'altro di questi otterremo dei risultati diciamo personalizzati.
I fattori in gioco sono questi.
TEMPO DI ESPOSIZIONE
Questo parametro si può variare in diversi modi.
Ammettiamo che per un negativo calibrato cioè con contrasto e luminosità
media occorrano tre secondi per una giusta esposizione della carta questo
tempo può essere variato aprendo o chiudendo il diaframma dell'obbiettivo
usato sull'ingranditore.
A diaframma più chiuso avremo un aumento del tempo di esposizione che però
non varierà in maniera proporzionale,cioè tornando ai tre secondi di stampa
con diaframma f8 a f11 quindi un diaframma più chiuso il tempo non sarà di sei
secondi ma di più per                                       della carta.
Succede la stessa cosa anche al contrario.
Un altro fattore entra in gioco : la nitidezza dell'immagine stampata.
Con diaframma più chiuso aumenterà la nitidezza della stampa ma aumenteranno
notevolmente i tempi di esposizione e il contrasto dell'immagine stessa,questo
effetto si può paragonare anche se in maniera meno evidente al filtro di
Photoshop "MASCHERA DI CONTRASTO" o "SHARPEN".
TEMPO E TEMPERATURA DI SVILUPPO
Questi due sono i parametri fondamentali per un buona qualità di stampa.
Per un risultato ottimale la temperatura del bagno di sviluppo dovrebbe
restare il più possibile costante,le eventuali variazioni devono essere contenute
nell'ordine di + o  - due o tre decimi di grado centigrado mentre quello che potrà
variare anche notevolmente sarà il tempo di esposizione della carta in relazione
sopratutto alla densità del negativo.Restando costante la luce della lampada
usata nell'ingranditore per esporre la carta è evidente che più il negativo  sarà
scuro o sovraesposto più il tempo di esposizione sarà lungo,viceversa più il
negativo sarà chiaro e trasparente quindi sottoesposto più il tempo di esposizione
sarà breve.Come si fà a stabilire tutto questo? La risposta è semplice,dovremo fare
un provino.Esistevano i famosi esposimetri da stampa che erano composti da una
sonda mobile collegata ad una piccola centralina elettronica .Una volta stabilita
l'altezza della testa dell'ingranditore in base alla dimensione finale della stampa
si poneva questa sonda nei vari punti di densità diversa proiettati sul piano di
stampa , si faceva poi una media dei rispettivi valori letti sul display della centralina
per esempio punto nero=16 secondi,punto grigio=9 secondi ,punto chiaro=2 secondi
che sommati danno 27 secondi diviso 3 si aveva un tempo medio di 9 secondi.
A questo punto,sempre al buio si tagliava una strisciolina di carta ,si poneva
adeguatamente sul piano di stampa e si accendeva l'ingranditore con il timer
impostato sui 9 secondi.Allo spegnimento dell'ingranditore si poneva questa
striscia di carta nella bacinella dello sviluppo e si osservava ,sempre con la
lampadina rossa di camera oscura accesa ,la nascita della nostra immagine
fotografica.Devo fermarmi un attimo su questo momento perchè per me è il
più bello e affascinante ,è quello che mi ha fatto innamorare della fotografia
tanto che fino a due anni fa prima di chiudere definitivamente la mia attività
ancora correvo alla macchina dello sviluppo al momento dell'uscita delle stampe.
Terminato il tempo di sviluppo si prendeva con le pinzette la striscia di carta
ormai diventata foto la si metteva nel bagno di arresto che fermava lo sviluppo
e poi nel bagno di fissaggio che togliendo qualsiasi traccia di sviluppo dava
alla fotografia la possibilità di durare nel tempo,si terminava poi il processo con
un abbondante lavaggio in acqua corrente. Si lasciava poi asciugare o
se si voleva velocizzare si usava un phon o, per i più attrezzati ,si metteva in
una macchina chiamata smaltatrice composta da rulli scaldati elettricamente
che davano alla superfice della stampa quell'aspetto lucido e brillante che
per certi tipi di foto era importante.
Si valutava poi alla luce l'esito del provino che nel caso si ripeteva più volte
variando se necessario il tempo di esposizione fino ad ottenere il risultato migliore.
Si procedeva quindi con la stampa completa.
E' evidente a questo punto come la ripresa fotografica e la stampa siano
due procedimenti completamente identici ma contrari.La macchina fotografica
non è niente altro che un ingranditore capovolto,la luce passando attraverso
l'obbiettivo va a impressionare il negativo che composto da elementi chimici
fotosensibili trattiene l'immagine registrata o latente per poi rivelarla al momento
dello siluppo, a sua volta l'ingranditore manda la luce filtrata dal negativo a
impressionare la carta fotografica sempre composta da elementi chimici
fotosensibili che trattiene l'immagine così creata per poi rivelarla con il
processo di sviluppo.
Vi ho parlato delle fasi del procedimento di stampa come si faceva parecchi anni
fa ,lo sviluppo del negativo invece andava fatto completamente al buio più
assoluto poichè il negativo era molto più sensibile della carta e registrava
anche la più flebile fonte di luce.
Al buio più completo quindi si toglieva il rullino dalla macchina fotografica lo si apriva con apposite pinzette si avvolgeva su una spirale che era fatta o di plastica o di acciaio inox e si poneva in una tanichetta a chiusura ermetica.Fatto questo si poteva procedere alla luce,si versava all'interno della tanichetta lo sviluppo ad opportuna temperatura e si agitava ogni minuto con un apposito agitatore,terminato il tempo di sviluppo si vuotava la tanica e la si riempiva con il bagno di arresto ,completato questo si versava il fissaggio , si agitava per il tempo necessario poi si apriva la tanica si estraeva la spirale contenente il negativo e la si lavava abbondantemente con acqua corrente,si riempiva la tanica  con l'imbibente vi si riponeva la spirale con il negativo,si agitava per il tempo necessario e infine si toglieva il negativo dalla spirale appendendolo ad asciugare.
Devo dire che le tanichette usate erano di varie grandezze per poter
contenere più di un negativo in modo da sveltire le operazioni avendo da trattare
magari una decina o più di negativi ,le spirali poi erano anch'esse di dimensioni
diverse per potervi  avvolgere i diversi formati di negati, il formato 135 che era
il famoso 24x36 mm. o il 120 che era il formato 60x60 mm.
Dopo circa due anni,acquisita ormai una certa esperienza,mi decisi
ad affrontare la prova della stampa a colori.
A quei tempi questo era concesso solo ai laboratori che avevano attrezzature
adatte allo scopo ma volli provare comunque da solo la grande avventura.
La prima prova la feci con lo sviluppo di un rullino di diapositive,non vi dico
la mia gioia quando al termine dello sviluppo,molto più complicato e lungo
di quello in bianco e nero,mi trovai davanti,mi ricordo ancora,la mia diapositiva
stesa a lavare nella vasca da bagno di casa mia ,con tutti quei bei colori.
Venne poi la volta del negativo, anche questa una procedura più lunga e precisa
che non quella in bianco e nero.Ero in possesso ora della possibilità di affrontare
la difficile prova della stampa a colori.La stampa a colori fatta con gli strumenti
a mia disposizione era davvero molto difficile e complicata.Innanzitutto la
camera oscura doveva essere completamente al buio, senza alcuno spiraglio
di luce,immaginatevi voi già la prima esperienza molto dura da affrontare,
dovevo prima di spegnere la luce, avere tutte le cose esattamente al proprio
posto e ricordarmi poi al buio tutte le loro posizioni,cosa non facile,ma la grande
passione vince sempre.
Vi spiegherò ora in breve la tecnica della stampa a colori manuale.
La carta a colori ha un supporto composto da una superfice inferiore di
cartoncino politenato che dà un pò di robustezza a tutto e tre strati di emulsione
ognuno sensibile ai tre colori primari rosso verde e blu.
Veniamo all'attrezzatura:l'ingranditore era lo stesso ma fornito di filtri colorati in gelatina nei tre colori complementari che sono,il giallo Yellow contrario al blu,
magenta Magenta contrario al verde e ciano Cyan contrario al rosso.
La funzione  di questi tre filtri era la correzzione della dominante colore
che si riscontrava nell'immagine stampata.
Di solito si usavano solo i due filtri giallo e magenta per correggere la
dominante rossa che solitamente risultava la più ricorrente in stampa.
Aumentando la densità del filtro giallo si toglieva la dominante ad esso
collegata cioè il colore giallo e così per gli altri due colori.
Ci volle un pò di tempo perchè prendessi dimestichezza con queste tecniche
per me allora completamente sconosciute.






difetto di reciprocità
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