Cattolicesimo

La Chiesa Cattolica Romana

Le Origini

I Concili Ecumenici

 
 

La Chiesa Cattolica Romana

 

Le Origini

A quanto pare, la storia non è tanto una registrazione di eventi passati, quanto una rassegna di credenze predominanti esposte da individui interessati. Come ebbe a sottolineare George Orwell in 1984, sono sempre i vincitori a scrivere la storia e chiunque sia in grado di controllarne la stesura nei libri può dire di avere il passato in pugno. E dal momento che, negli ultimi duemila anni, la Chiesa cattolica è stata senza ombra di dubbio l'istituzione più potente e più costante nell'esercizio di questo potere, non di rado è accaduto che la storia finisse per corrispondere alle sue aspettative.

La Chiesa è sempre stata dispensatrice delle «verità» della cultura occidentale, ma con il graduale emergere di prove incontrovertibili si è vista tuttavia costretta a rinunciare alla secolare pretesa di infallibilità del papato. Per fare qualche esempio, Galileo fu condannato al carcere e le sue opere al rogo per avere sostenuto che la Terra si muoveva nello spazio, ma si dovette attendere il 1992 perché la condanna del tribunale dell'Inquisizione nei suoi confronti fosse riconosciuta erronea da una commissione pontificia; nel XIX secolo la Chiesa si accanì violentemente contro la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin, finché nel 1996, una volta di più, non giunse il mea culpa.

In passato la Chiesa forniva soluzioni agli enigmi della vita in quando nessuno era in grado di fare di meglio ma, con il progredire della scienza, il bisogno di miti è diminuito. Tuttavia, se il Vaticano procede con lentezza e circospezione quando si tratta di riconsiderare il ruolo dell'umanità nella creazione, non si sposta quasi dalle proprie posizioni quando si tratta di interpretare i fatti descritti nel Nuovo Testamento, nonostante la considerevole mole di nuove prove storiche. Un'efficace dimostrazione di questo «potere della storia» fu costituita dall'incontro tra papa Giovanni Paolo II e l'arcivescovo di Canterbury, capo della Chiesa anglicana, nel novembre del 1996, quando il pontefice sentì il dovere di ribadire la propria assoluta superiorità, riasserendo il proprio status storico di successore diretto di San Pietro, al quale, sottolineò, Cristo aveva affidato la sua Chiesa. La rivendicazione di una supremazia trasmessa direttamente da Gesù Cristo, nota come «successione apostolica», è fondata su una versione degli eventi propria della Chiesa Cattolica Romana che è stata ampiamente screditata dagli studiosi moderni alla luce di un riesame dei fatti riguardanti la Chiesa di Gerusalemme.

Oggi ci sono testimonianze consistenti a riprova del fatto che Gesù fu il capo di una setta esclusivamente ebraica, e che a succedergli non fu Pietro, bensì il fratello minore, Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme. Il ruolo di Giacomo, rappresentò sempre una minaccia agli occhi della Chiesa Cattolica Romana, ed essa fin dalle sue origini manipolò la storia tacendo i fatti relativi a questa figura estremamente importante. Recentemente (1996) papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in un documento pubblico che Gesù fu l'unico figlio di Maria e che, perciò, Giacomo non era affatto suo fratello, un'affermazione insolita e assolutamente infondata che andava a scontrarsi con le testimonianze bibliche e con le opinioni di gran parte degli studiosi.

L'autorità delle prove oggi acquisite conferma che, pur essendo stato in tutta probabilità alla testa della comunità cristiana a Roma dal 42 al 67 d.C., Pietro non fu certamente il capo della Chiesa. Al contrario, la carica di leader supremo di questa istituzione era ricoperta in quegli anni da Giacomo, fratello di Gesù e vescovo di Gerusalemme. Nessun biblista serio, ha mai messo in discussione questo fatto. Perfetto successore del fratello crocifisso, Giacomo offrì una guida solida sia alla comunità nota come Chiesa di Gerusalemme sia agli ebrei della Diaspora (la dispersione nel mondo greco-romano), tra cui per esempio le comunità stanziate a ' Efeso, in Turchia, ad Alessandria e a Roma stessa.

Circa tre anni dopo la morte di Gesù, Paolo, un ebreo della Diaspora originario della città di Tarso nella Turchia meridionale, giunse in Israele. Grazie alla «storia» falsa divulgata oggi, molti credono che quest'uomo si chiamasse Saul all'epoca in cui perseguitava i cristiani e che avesse cambiato il proprio nome in Paolo quando si convertì improvvisamente al cristianesimo, dopo esser rimasto accecato sulla via di Damasco.

La realtà è completamente diversa. Tanto per cominciare, nel periodo in questione i cristiani ancora non esistevano: la Chiesa di Gerusalemme era ebraica e la religione detta «cristianesimo» sarebbe sorta soltanto molti anni dopo come esclusivamente romana. L'uomo che gettò le fondamenta di questa religione aveva sostituito il proprio nome ebraico, Saul, con il romano Paolo quando aveva acquisito la cittadinanza romana, perché voleva un nome che suonasse simile a quello originario.

Si dice che Paolo fosse un fanatico della Legge ebraica, cosa che lo indusse a vessare la Chiesa di Gerusalemme, a suo giudizio meritevole di annientamento in quanto setta israelitica infedele agli insegnamenti religiosi. Addirittura si parla di un suo coinvolgimento nella lapidazione di santo Stefano, il primo martire cristiano. Questa, comunque, va intesa soltanto come una controversia tra sette ebraiche in un'epoca in cui la Chiesa di Gerusalemme, guidata da Giacomo, era esclusivamente ebraica e nulla faceva pensare che Gesù fosse più che un martire israelita, morto nel tentativo di offrire un'opportunità di autogoverno alla propria gente. A un certo punto, sedotto dall'idea della natura sacrificale della morte di Gesù, Paolo entrò in dissenso con Giacomo, restio a riconoscere nel fratello un dio. Paolo esprime la sua piena indipendenza dalla Chiesa di Gerusalemme attribuendo le proprie accese convinzioni ad un messaggio speciale ricevuto direttamente da Dio e di essere il depositario di un vangelo unico, assai diverso da quello predicato da Giacomo e da altri che avevano conosciuto Gesù di persona. Le opinioni che Paolo elaborò, con tutto quello che poi gli evangelisti vi costruirono sopra, erano per lo più il frutto della sua immaginazione. Egli fraintese completamente la teologia ebraica, trasformandola in un culto congeniale ai cittadini romani.

Se da un lato siamo sicuri che Giacomo disapprova il vangelo predicato da Paolo, dall'altro gli studiosi del Nuovo Testamento hanno dimostrato che in Palestina alcuni rabbini riconobbero la necessità di presentare il giudaismo in una forma diversa, che potesse essere apprezzata dai fedeli cresciuti nelle tradizioni della cultura greco-romana. Paolo elaborò un credo eretico fondamentalmente non ebraico e disobbedì apertamente a una teologia che aveva sempre posto un divario assoluto tra Dio e l'essere umano. Destinato ai pagani, il suo curioso vangelo non è assolutamente confrontabile con nessuna delle testimonianze esistenti sul pensiero israelitico. Se davvero il Gesù degli insegnamenti di Paolo è agli antipodi rispetto a quello di Giacomo e della Chiesa di Gerusalemme, dobbiamo chiederci perché, questa forma eretica si sia salvata e la vera Chiesa sia venuta meno.

Si può ben dire che la leadership della Chiesa di Gerusalemme fosse una monarchica più che ecclesiastica, poiché, all'indomani dell'assassinio di Giacomo nel 62 d.C., a capo della comunità fu posto un primo cugino di Gesù, Simeone figlio di Cleopa, a sua volta condannato a morte dai romani quale pretendente al trono di Davide. Ciò che indusse numerosi commentari a considerare che la Chiesa di Gerusalemme fosse strutturata al pari di una monarchia ereditaria fu il fatto che, alla morte del cugino Giovanni Battista, Gesù avesse assunto il ruolo di guida assoluta, del quale poi si fecero carico Giacomo e quindi il parente maschio più prossimo. Proprio come c'era da aspettarsi dalla stirpe regale di Davide.

Il ruolo di Giacomo, il fratello di Gesù, venne deliberatamente minimizzato dalla Chiesa Cattolica Romana, la quale enfatizzò l'importanza di Pietro e Paolo in modo da garantire che l'autorità dei pontefici romani fosse considerata come diretta emanazione di Cristo stesso.

Dopo l'assassinio di Giacomo gli ebrei intrapresero una guerra contro Roma, Gerusalemme fu rasa al suolo dal generale romano Tito nel 70 d.C., il Tempio di Erode fu distrutto, così come una vasta parte della nazione ebraica, inclusi quasi tutti gli individui legati all'originaria Chiesa di Gerusalemme. Scomparso anche Paolo prima della fine del conflitto, il nuovo seme dei gentili convertitisi al cristianesimo fu libero di sviluppare un culto che poco aveva in comune con le dottrine dei suoi fondatori. Prima della distruzione del santuario, i manoscritti e i tesori più preziosi della Chiesa di Gerusalemme vennero interrati sotto le rovine del Tempio di Erode e la verità riguardo a Gesù e agli arcani rituali rimase nascosta, ma non andò smarrita: i Templari avrebbero alla fine riportato alla luce i segreti perduti.

I Concili Ecumenici

Dei 21 concili accettati dalla Chiesa Cattolica, la Chiesa Ortodossa e i Protestanti accettano soltanto i primi sette, la Chiesa Assira soltanto i primi due, e le Chiese Non Trinitarìe nessuno.

1. Primo Concilio di Nicea (325): condanna dell'arianesimo; consustanzialita del Figlio col Padre; prima formulazione del Credo.

2. Primo Concilio di Costantinopoli (381): processione dello Spirito Santo dal Padre; seconda formulazione del Credo.

3. Concilio di Efeso (431): condanna del nestorianesimo; Cristo ha un'unica persona, in cui umanità e divinità sono in-scindibili; Maria è Deipara o Madre di Dio.

4. Concilio di Calcedonia (451): condanna del monofìsismo; Cristo ha due nature (umana e divina).

5. Secondo Concilio di Costantinopoli (553).

6. Terzo Concilio di Costantinopoli (680-681): condanna del monotelismo; Cristo ha due volontà (umana e divina).

7. Secondo Concilio di Nicea (787): condanna dell'iconoclastìa; ripristino del culto delle immagini.

8. Quarto Concilio di Costantinopoli (869-870).

9. Primo Concilio Lateranense (1123): modalità della consacrazione dei vescovi.

10. Secondo Concilio Lateranense (1139): canoni della disciplina del clero, in particolare il celibato.

11. Terzo Concilio Lateranense (1179): condanna dei Catari; modalità dell'elezione del papa.

12. Quarto Concilio Lateranense (1215): condanna dei Valdesi e degli Albigesi; obbligo per Ebrei e Musulmani di portare segni di riconoscimento; dottrina della transustanziazione.

13. Primo Concilio di Lione (1245): dottrina dei sacramenti e del Purgatorio.

14. Secondo Concilio dì Lione (1274): approvazione delle Crociate; modalità del Conclave.

15. Concilio di Vienne (1311-1312): soppressione dell'ordine dei Templari.

16. Concilio di Costanza (1414-1418): composizione del Grande Scisma d'Occidente (dimissioni di Gregorio XII, Giovanni XXIII e Benedetto XIII ed elezione di Martino V).

17. Concilio di Basilea (1431-1437), Ferrara (1437-1439) e Firenze (1439-1445): processione dello Spirito Santo anche dal Figlio (Filioqué).

18. Quinto Concilio Lateranense (1512-1517): condanna del neoaristotelismo e definizione dell'anima.

19. Concilio di Trento (1545-1563): condanna della Riforma di Luterò e Calvino; principi della Controriforma.

20. Concilio Vaticano I (1869-1870): condanna del razionalismo; affermazione del primato e dell'infallibilità pontificia; proclamazione del primato apostolico di Pietro e la sua trasmissione ereditaria al papa di Roma.

21. Concilio Vaticano II (1962-1965): rinnovamento della liturgia.

(Tratto da "Il secondo Messia" di Christopher Knight e Robert Lomas)